In Sardegna c’è un nuovo Consorzio del vino che tutela vini d’altura e vigneti ad alberello

In Sardegna c’è un nuovo Consorzio del vino : quello della Doc Mandrolisai che raggruppa già 18 produttori. Si tratta di uno dei numerosi consorzi del settore vitivinicolo che in Italia si sono costituiti recentemente, anche se sulla carta il nuovo ente è datato 2024. Atzara, Desulo, Meana Sardo, Ortueri, Samugheo, Sorgono, Tonara sono i comuni che ospitano gli antichi vigneti ad alberello della Doc, l’unica che tra quelle isolane ha scelto di chiamarsi col nome dell’areale di produzione anziché con quello del vitigno.

Il neo consorzio ha scelto di investire su immagine e comunicazione, nominando Francesco Saverio Russo come ambasciatore della denominazione. Al divulgatore ed enonauta, è affidato il compito di illustrare e promuovere il territorio situato al centro della Sardegna, . L’iniziativa si inserisce in un progetto di promozione che si legherà a numerose attività nazionali (a partire dall’imminente Merano wine festival) e internazionali.

«Il nostro territorio – sottolinea il presidente del Consorzio vini Mandrolisai, Massimiliano Mura – ha una ricchezza ancora oggi testimoniata non solo dalla tipologia delle coltivazioni e dall’età delle vigne, ma anche dalla diversità delle uve autoctone tipiche della zona come muristellu, cannonau e monica. Abbiamo ritenuto che fosse giunto il momento di far conoscere meglio la nostra storia, anche grazie all’arrivo di un testimonial di eccezione».

Tra gli asset della Doc ci sono anche elementi paesaggistici. Il Mandrolisai, i cui vigneti sono caratterizzati spesso da viti ad alberello, soprattutto cannonau, è inserito nel Registro nazionale dei Paesaggi rurali storici, curato dal Masaf, che ha riconosciuto il valore di un’agricoltura policolturale, imperniata sulla coltivazione di vigneti, cereali, orti e frutteti e multifunzionali pascoli arborati quercini che integrano le produzioni foraggere e alimentano le locali filiere della legna e del sughero.

Un territorio in cui le uve crescono e maturano in alta collina, con buone esposizioni e forti escursioni termiche. I vitigni (a bacca nera) ammessi dal disciplinare sono tre muristellu (bovale sardo), cannonau e monica. E i relativi vini (rossi e rosati) si stanno facendo notare negli ultimi anni. Alcuni dei quali sono presenti nel prezioso elenco e nella selezione dei vini rari, a cui la Guida vini d’Italia del Gambero Rosso ha deciso di dedicare un’apposita sezione già dall’edizione 2025. Con cantine che già hanno ricevuto diversi importanti riconoscimenti, da Fradiles a Bentu Luna.

https://www.gamberorosso.iT – 05/11/2025

La Doc Garda si gioca tutte le carte: via libera al vino low alcol e alla versione cremant

L’idea del vino in lattina è stata messa da parte ma per la Doc Garda quella del vino a bassa gradazione è realtà. Il settimanale Tre bicchieri del Gambero Rosso ne aveva parlato a febbraio 2025 e ora, per il Consorzio di tutela presieduto da Paolo Fiorini, è arrivata l’ufficialità, con la pubblicazione del decreto ministeriale del 24 settembre 2025, che contiene il nuovo disciplinare di produzione, sulla Gazzetta ufficiale (Serie generale n. 234 dell’8 ottobre 2025). E che fa della denominazione interregionale (che insiste sui territori delle province di Mantova e Brescia per la Lombardia e Verona per il Veneto) la prima italiana dedicata a un vino fermo con bassa gradazione alcolica.

Tutto ruota attorno all’uva garganega, principale varietà autoctona a bacca bianca di questa Doc (che accomuna 250 imprese vitivinicole) che entra sia nei bianchi fermi sia negli spumanti e nei bivarietali (in coppia con chardonnay o con pinot grigio). La sperimentazione di tipo agronomico ha consentito di passare da un vino con un titolo alcolometrico minimo a 10,5% vol a un vino con titolo alcolometrico di 9% vol. Da sottolineare che già dalla vendemmia 2025 i produttori potranno commercializzare il vino nella versione low alcol.

«Un passaggio strategico per la Doc e i produttori che ne fanno parte», è il commento del presidente Fiorini sul nuovo disciplinare. L’obiettivo è «ampliare le potenzialità produttive e commerciali, così come rispondere alle nuove esigenze del mercato e dei consumatori, oggi sempre più attenti a vini identitari, versatili e contemporanei».

Le regole produttive della Doc Garda introducono, per la categoria spumante, il termine “cremant“, Leggi il resto di questo articolo »

Il vino è morto? Riflessioni dal nuovo mondo

Sono appena tornato dalla New York Wine Experience, che è un buon punto per sentire quel che agita le acque. Lì ci sono i proprietari e gli amministratori delle duecento aziende selezionate da Wine Spectator, importatori da ogni Paese, operatori della ristorazione e del commercio di altissimo livello, tanti appassionati paganti (molto) e tutti hanno voglia di parlare. Si vive, si tratta, si mangia e soprattutto si beve insieme per due giorni, e le novità arrivano dalle vive voci dei protagonisti. Non per sentito dire.

La più curiosa (almeno per me) è che molti importatori e distributori di vino considerano le bevande a base di marijuana un rischio in crescita: sono legali in molti Stati USA, hanno un blando effetto euforizzante non così dissimile da quello di vino e birra, zero calorie e niente anatema dell’OMS. Potrebbero addirittura aromatizzarle e colorarle chimicamente per somigliare al vino, con packaging e nomi simili. Anche se non ho mai usato marijuana, capisco il rischio.

Poi c’è il problema dello smart working: ormai molti in USA il venerdì lavorano da casa, e quello era il giorno d’oro dei ristoranti cittadini. L’atmosfera rilassata di fine impegno favoriva i consumi, e il vino scorreva a fiumi. Ora meno, molto meno, perché il venerdì la gente resta a casa e molti locali denunciano cali importanti. Voi direte che non ci riguarda, che quello che non consumano al ristorante sarà bevuto tra le mura domestiche, ma non è così: a casa manca la socialità conviviale, quella che fa alzare un buon bicchiere di rosso tra amici. Semmai si beve birra guardando la partita in tv.

In USA, come in Europa, i giovani non amano il vino e questa non è una novità. Casomai è da notare che da tempo qui le ragazze bevono alcolici quanto i maschi e pure di più, Leggi il resto di questo articolo »

Il Recioto, vino storico della Valpolicella DOCG diventa Presidio Slow Food

Vino storico della Valpolicella – la cui produzione ha ceduto il passo a quelle di Amarone, Valpolicella e Ripasso, ed è diventata residuale nei numeri – il Recioto, da oggi, oltre che essere tutelato dalla Docg, è anche un nuovo Presidio Slow Food del Veneto. “Il Recioto è il vino simbolo della Valpolicella, “padre” di quell’Amarone, chiamato inizialmente Recioto Amaro, che ha reso questa regione vitivinicola celebre nel mondo.

La sua storia è millenaria, proprio come lo è l’appassimento, tecnica antichissima utilizzata nelle terre veronesi per conservare la frutta nei lunghi mesi invernali”, spiega Slow Food. Che ricorda come “il primo a citare il vino acinaticum, ottenuto dalla spremitura di queste uve disidratate, è Plinio il Vecchio nel I secolo d.C. Successivamente Cassiodoro, storico e letterato del IV secolo d.C. al servizio di Teodorico, descrive questo succo denso e così ricco di zuccheri che i lieviti faticano a trasformare del tutto in alcol, come “mosto invernale, freddo sangue delle uve”. Il nome deriva da rècie (orecchie, nel dialetto locale), ovvero le ali dei grappoli attraverso i quali l’uva era appesa ai tralicci per il laborioso processo di appassimento. Il Recioto si ottiene da grappoli accuratamente selezionati di vitigni locali: Corvina, Corvinone e Rondinella, ma anche, sebbene in misura minore, da altre varietà autoctone a bacca rossa come Molinara, Oseleta, Pelara, Dindarella, Spigamonti e Turchetta”, spiega ancora la Chiocciola.

“Abbiamo deciso di avviare un Presidio sul Recioto – spiega Roberto Covallero, presidente Slow Food Veneto Leggi il resto di questo articolo »

Mazara del Vallo, Giubileo produttori vini da messa

Martedì 11 novembre, ore 18, nella parrocchia Cristo Re di Mazara del Vallo, il Vescovo monsignor Angelo Giurdanella presiederà la celebrazione eucaristica giubilare per i produttori dei vini della santa messa. Concelebra don Daniele Donato, nuovo delegato vescovile per il vino della santa messa.

https://www.diocesimazara.eu – 14/10/2025

Perché a breve berrai vino bianco spagnolo

Per decenni il vino spagnolo è stato raccontato con i toni caldi e profondi del rosso, simbolo di tradizione e di potenza tannica. Ma oggi il racconto si tinge di nuove sfumature: il bianco iberico avanza, conquista spazi, e inizia a farsi riconoscere come espressione autentica dei territori che lo generano. Albariño, Godello, Verdejo, Viura e varietà meno conosciute come Treixadura o Garnacha Blanca costruiscono un mosaico di vini freschi, minerali, austeri o complessi, capaci di parlare una lingua diversa, internazionale eppure radicata nella loro origine.

In Rioja, culla storica del Tempranillo, il dato è eloquente: nel 2021 i bianchi erano quasi il dieci per cento della produzione totale, il doppio rispetto a meno di dieci anni prima. Le superfici a varietà bianche sono cresciute del cinquanta per cento e la narrazione stessa della denominazione sembra volgere lo sguardo a un futuro più luminoso, come spiega Mercedes García Rupérez di Bodegas Montecillo: «Il futuro della Rioja è sempre più legato a bianchi e rosati».

Ma è la Galizia, affacciata sull’Atlantico, a vivere il vero fermento. L’Albariño della Rías Baixas ha ormai conquistato il mondo e viene vinificato in interpretazioni sempre più strutturate, con salinità e tensione che lo avvicinano persino a uno Chablis. Accanto a lui, il Godello si affaccia come vitigno di rara versatilità e capacità di invecchiamento. Non a caso, colossi come Vega Sicilia e CVNE hanno deciso di investire milioni nella regione, consapevoli del suo potenziale.

Il cambiamento non riguarda soltanto l’export. Anche i consumi interni raccontano la trasformazione: nel 2024, in Spagna, i bianchi hanno guadagnato l’1,7 per cento, mentre i rossi hanno perso il 2,7 per cento. Numeri piccoli, ma emblematici: lo stile fresco, l’alcol più misurato, la bevibilità immediata e la capacità di dialogare con cucine moderne e leggere incontrano il gusto delle nuove generazioni. Una Spagna che beve diversamente e che si riconosce sempre più anche nel bianco.

E proprio in questo contesto si collocano alcune etichette emblematiche. Leggi il resto di questo articolo »

Chianti Classico e Vino Nobile di Montepulciano investono sul Canada, con l’Ithq

Il futuro del vino italiano nel mondo si costruisce investendo in promozione, anche stringendo collaborazioni con Paesi in cui sono attivi importanti scambi commerciali e che hanno, allo stesso tempo, tutte le potenzialità per crescere ancora di più. E’ il caso del Canada, il quarto mercato in assoluto in valore per il vino italiano, e che, nel primo semestre 2025, come dimostrano i dati Istat, analizzati da WineNews, ha generato un export, in crescita, salito a 197,7 milioni di euro (+12,8%) e 34,9 milioni di litri (+6,6%) sul primo semestre 2024, complice anche la “freddezza” dei rapporti con gli Usa che hanno frenato gli acquisti.

L’interesse del vino italiano per il Canada è testimoniato anche da due partnership che vedono protagoniste altrettante denominazioni tra le più prestigiose della Toscana e non solo: il Chianti Classico e il Vino Nobile di Montepulciano. I due Consorzi di tutela hanno, infatti, raggiunto un’intesa con l’Institut de Tourisme et d’Hôtellerie du Québec (Ithq), istituzione canadese di riferimento per la formazione nei settori dell’ospitalità, della ristorazione e del turismo. Si tratta dell’unica scuola del Paese a offrire programmi a livello professionale, tecnico e universitario ed è dotata di strutture come una scuola alberghiera, due ristoranti didattici e un bar, ospitando anche due unità di ricerca (GastronomiQc Lab ed ExperiSens) e un centro di consulenza alberghiera. L’Ithq, inoltre, offre formazione a professionisti, servizi ad aziende e istituzioni e workshop per il grande pubblico.

La nuova intesa di partenariato tra il Consorzio Vino Chianti Classico e l’Institut de Tourisme et d’Hôtellerie du Québec (Ithq) dura di tre anni e prevede l’organizzazione di programmi formativi in Toscana per gli studenti del corso internazionale in Servizio e Sommellerie di ristorazione dell’Ithq. Due volte l’anno, gruppi di 12-17 studenti saranno accolti nel Chianti Classico per un soggiorno di tre giorni, con visite a produttori, degustazioni, attività culturali e gastronomiche. L’Ithq, da parte sua, si impegna a valorizzare i vini del Chianti Classico a Montréal, integrandoli nei programmi didattici e garantendo visibilità al Consorzio attraverso i propri canali istituzionali. Il Consorzio ospiterà presentazioni, incontri e degustazioni nella propria sede e le aziende associate, offrendo agli studenti un’esperienza formativa completa che unisce la tecnica alla scoperta del territorio.

“Per il Chianti Classico – ha dichiarato Giovanni Manetti, presidente del Consorzio Vino Chianti Classico Leggi il resto di questo articolo »

AI, nasce il primo “sommelier artificiale” del mondo: “Conosce e abbina 400 vini”

Vi fidereste di un consiglio sul vino dato da qualcuno che non lo ha mai annusato, studiato o assaggiato? Molti direbbero di no, eppure l’intelligenza artificiale sta diventando una nuova alleata sia per i produttori sia per i consumatori, rivoluzionando il modo in cui scegliamo e degustiamo le etichette.

La conferma arriva dall’Heilbronn Wine Village, storica festa del vino in Germania, dove i fratelli Simon e David Blank hanno presentato la loro creazione: un’app che, semplicemente inquadrando i QR code presenti negli stand, suggerisce in tempo reale il vino più adatto da provare e l’abbinamento perfetto con i piatti della fiera, che si tratti di un hamburger gourmet, di ravioli di pane o di un currywurst fumante.

Cresciuti nella regione vitivinicola del Tauberfranken, da sempre affascinati dal mondo del vino, Simon e David hanno ideato Vinolin durante gli studi di informatica aziendale all’Università di Mannheim, ispirati da un progetto che prevedeva consulenze digitali per alcune cantine. Oggi l’app mette a disposizione una banca dati alimentata sia da sommelier professionisti sia dagli stessi produttori, capace di fornire descrizioni sensoriali e suggerimenti di abbinamento mirati. Il successo non si è fatto attendere: già a inizio 2025 quindici aziende vinicole hanno adottato Vinolin, con utenti che arrivano a registrare fino a quindici interazioni al giorno con questo “sommelier digitale”.

I fratelli Blank tengono a precisarlo: Vinolin non vuole sostituire sommelier ed enologi in carne e ossa, ma offrire un supporto prezioso, soprattutto in un momento in cui il settore soffre la mancanza di personale qualificato. Forte di una sovvenzione e di un finanziamento pre-seed da 200.000 euro della Landeskreditbank Baden-Württemberg, il progetto si prepara ora a crescere, puntando al mercato tedesco, europeo e persino oltreoceano.

Nel frattempo il team si amplia, con nuove assunzioni e una sede in apertura entro fine anno, mentre si studiano ulteriori sviluppi: dalla visualizzazione interattiva dei vigneti nell’app a collaborazioni con catene di supermercati, fino a forme di consulenza sempre più personalizzate. Un sorso di futuro, dunque, che promette di cambiare il modo in cui ci lasciamo guidare nella scelta del vino.

https://reportergourmet.com/it – 26/09/2025

Vernaccia vs Varnacia: il “vino di Dante” vince la battaglia del marchio in Spagna

Dopo una lunga disputa legale, il Consorzio del Vino Vernaccia di San Gimignano ottiene la cancellazione del marchio spagnolo “Varnacia 1321″, reo di aver sfruttato indebitamente la notorietà della Dop italiana.

Vernaccia (italiana) vs Varnacia (spagnola): non una sfida per stabilire quale sia il vino migliore tra i due, ma una battaglia in tribunale con accuse di sfruttamento illegale del marchio iniziata nel 2022 e che ha visto il Consorzio del Vino Vernaccia di San Gimignano ottenere la cancellazione del marchio spagnolo Varnacia 1321, reo di aver sfruttato indebitamente la notorietà della Dop italiana. Un risultato importante per la tutela della denominazione, conseguito grazie alla strategia legale dei consulenti di Bugnion Spa.

La vicenda che ha coinvolto il vino toscano, citato già da Dante nel Purgatorio, ha inizio il 13 maggio 2022, quando la società spagnola Gmarket fa richiesta di registrazione del marchio figurativo Varnacia 1321 per vini in classe 33. Un nome che richiama in modo piuttosto esplicito e ingannevole la Dop Vernaccia, peraltro con l’aggiunta dell’anno 1321, che rievoca proprio l’anno di pubblicazione della Divina Commedia e la citazione di questo vitigno toscano da parte di Dante Alighieri. Pronta la risposta del Consorzio di tutela, che ha dato avvio a una battaglia legale la cui conclusione prevede che il Varnacia 1321 venga cancellato dal registro dei marchi spagnoli.

“Il Consorzio nasce prima di tutto come espressione giuridica della comunità di tutti i viticoltori della città di San Gimignano – spiega Manrico Biagini, presidente del Consorzio del Vino Vernaccia di San Gimignano -, con il compito di proteggere e valorizzare quei vini che da secoli, ormai, rappresentano al meglio la nostra città e il nostro territorio. Ecco perché oggi siamo ancora più orgogliosi di aver ottenuto questo importante risultato, frutto di un lavoro che parte da lontano, con un attento monitoraggio non solo del mercato estero e internazionale, ma anche e soprattutto dei diversi registri marchi nazionali.

Il modo più efficace per bloccare sul nascere una minaccia è proprio quello di intercettare questi marchi prima che arrivino sul mercato, tramite un servizio di sorveglianza, limitando così al massimo qualsiasi eventuale danno di immagine, per noi e per i nostri viticoltori”.

https://vinonews24.it – 24/09/2025

“Sul tema vino e salute, l’Oms tornerà a combattere l’abuso e non il consumo tout-court”

“Il “Pacchetto Vino” Ue deve andare alle aziende che investono in enoturismo, promozione, comunicazione, qualità, e anche nel no alcol, e per agganciare le nuove generazioni. Vino e salute? In una bozza di documento Oms, che abbiamo visionato, si riafferma il concetto di non contrastare il consumo tout-court di alcol, ma di combattere l’abuso. E di questo siamo relativamente contenti”.
Ignacio Sanchez Recarte, segretario generale Ceev-Comité Européen des Entreprises Vins, dalle previsioni vendemmiali 2025 by Assoenologi, Unione Italiana Vini (Uiv) e Ismea, a Roma.

https://winenews.it – 17/09/2025