Gavi a due velocità: vola il vino, città trascurata

Un miracolo o una contraddizione? Il vino Gavi sta conoscendo una costante crescita ed affermazione sopratutto sui mercati esteri, ma il territorio dal quale nasce “arranca”.

E’ una delle sintesi che sono emerse dal primo Laboratorio Gavi “La Buona Italia”, promosso dal Consorzio Produttori del Gavi in occasione del quarantennale dalla Doc e nell’ambito della manifestazione di Gavi in Gavi. Per dirla con le parole dell’ospite d’onore, Philippe Daverio, “c’è una volontà privata” fatta da produttori, imprenditori, dal tessuto sociale, che si muove, e una “volontà pubblica”, ferma, statica.

Condotto dalla giornalista Roberta Schira, il Laboratorio si poneva l’obiettivo di trovare un modello, valido non solo per il gaviese, per la promozione del territorio sui mercati internazionali. La risposta emersa dal dibattito viaggia su più piani dove, però, cultura, radici e tutela del patrimonio artistico e naturale sono elementi comuni. Daverio ha usato parole dure per descrivere la realtà: “Gavi è una cittadina distrutta, non curata”.

E questo “fa la differenza” rispetto alle realtà francesi sulla promozione turistica. Corregge, poi, il tiro: “è un problema di tutta Italia, del Piemonte. Gavi, con un po’ più di attenzione e di restauro può essere accogliente, invece oggi è obsoleta. Questo territorio sembra essere stato dimenticato. Il Forte, che ha ospitato questo convegno, è un bene prezioso ed è impensabile che i tre quarti della fortezza siano crollati. Colpisce la non consapevolezza del patrimonio che abbiamo ereditato”.

Il Presidente del Consorzio di Tutela del Gavi, Giampiero Broglia, dà un nome alla “trascuratezza” e si chiama “classe politica”. Il vino Gavi “è posizionato a livello internazionale al pari dei crue francesi. L’80% del prodotto è venduto all’estero e quest’anno la produzione di 13 milioni di bottiglie è tutta venduta.

Ma alla base di un prodotto c’è sempre un territorio – dice – Il nostro obiettivo è quello di promuovere il vino partendo dal territorio, di aumentare l’immagine del prodotto, che è ambasciatore”.

L’obiettivo, per il vino, è il mercato cinese a cui il Gavi si è da poco affacciato e su cui andrà l’impegno del Consorzio nei prossimi anni. Dietro l’angolo, poi, c’è Expo 2015, “che deve essere colta come un’opportunità di crescita e di cambiamento di coscienza” per usare le parole di Giampietro Comolli, chairman del progetto UnPoExpo2015.

Imprenditori e testimonial hanno portato al Laboratorio le proprie esperienze: Maria Sebregondi, vice presidente del marchio Moleskine (che ha prodotto per Gavi 972 un’edizione della prestigiosa agenda), Barbara Santoro italo-canadese inventore del “metodo Shenker” e co-autrice di un libro dal titolo “Italian Factor”.

Il fattore italiano, appunto, i “cento campanili” che possono diventare opportunità, e non elemento di divisione, tradizioni. Fa un esempio la Santoro: “l’accademia del Raviolo, in cui si incontrano generazioni per tramandare cose che, altrimenti, andrebbero perse”. E ancora: “gli stranieri voglioni ‘vedere’ dentro le nostre case”, capire e condividere, appunto, l’Italian Factor.

 Lavorare insieme, recupero della consapevolezza del patrimonio, valorizzazione della cultura (e coltura), imparare a comunicare, sono le parole chiave affisse in un grande pannello realizzato nel corso del Laboratorio. A futura memoria.

Oggi, domenica, la parentesi dell’evento dedicata tutta al pubblico, con le degustazioni, la sfilata storica, i cortili aperti.

www.alessandrianews.it – 31/08/2014

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