Vezzola: «Il segreto del rosé? Avere il dubbio che sia… rosé»
André Dubois, rinomato chef de cave di leggendarie Case della Champagne, indicava un criterio preciso per riconoscere l’autentico rosé: «Quando lo guardi devi avere il dubbio che sia… rosé». Perché deve’essere fatto con le uve rosse di qualità, non con quelle “sbagliate”. Dev’essere un vino vero, non un rosato di risulta.
Mattia Vezzola, enologo di fama internazionale, riconosciuto quest’anno come il migliore in Italia agli “Oscar del Vino” di Franco Maria Ricci di Bibenda, cita l’illustre collega e spiega la sua filosofia in fatto di rosé, che produce nella sua tenuta a Moniga del Garda, con l’etichetta Costaripa.
Vezzola si sta impegnando sempre di più nell’azienda di famiglia, anche se resta l’enologo che cura (anzi, ha inventato) il Bellavista, Franciacorta di altissimo prestigio.
Ma il rosè per lui è una grande sfida: le sue etichette in rosa, con il Rosamara su tutte, rappresentano 170mila bottiglie sulle 400mila che produce nella Valtenesi, affacciato sul lago.
Ne ha presentate alcune di recente in una serata organizzata alla Vecchia Osteria Toni Cuco, con i piatti preparati da Marino Zanella e dalla mamma Miresa Trentin.
Da sottolineare lo strudel di zucchine e Asiago con crema di caprino e fiore di zucca croccante; gli gnocchi di patata con crema di zucca stufata e ricotta affumicata.
Splendido l’abbinamento con il brut rosè metodo classico. Confida Vezzola: «Mi chiedono: ma chi te lo fa fare? Non hai già abbastanza soddisfazioni con le bollicine? Rispondo: è una vocazione.
La Valtenesi è un pezzo di Provenza messo vicino al Garda. Vini potenti non ne vengono. Meglio puntare su rosé di alta qualità.
Fare rosé è una sfida, perché è costosissimo e difficilissimo».
www.ilgiornaledivicenza.it – 30/11/2014