Rivoluzione nelle cantine italiane; per il vino si userà il cocciopesto
Stop all’utilizzo di botti e barrique nelle cantine: nella produzione del vino si potrà utilizzare il cocciopesto.
La novità è stata presentata al Vinitaly e richiama la tradizione della vinificazione in argilla utilizzata in Georgia e nell’impero romano; tre le innovazioni tecniche: la forma del contenitore, interamente ovoidale, come quella delle anfore in terracotta, che facilita la condensazione dei gas della fermentazione e la creazione di moti convettivi utili al mosto; le dimensioni, più ampie di quelle delle anfore; e il cocciopesto, totalmente naturale e traspirante, che non ha bisogno né di cottura, né di forni.
La società che li ha inventati, Drunk Turtle, ha sede a Ponsacco (Pisa), ed è composta da un designer, Moreno Chiarugi, un avvocato, Duccio Brini, proprietario di una tenuta vinicola a Montalcino, il Conventino, e Mario Poggianti, imprenditore toscano.
Il cocciopesto nasce dalla mescola cruda di laterizi macinati, sabbia, legante cementizio, scarti lapidei, acqua, fibre di canapa e di cotone, che una volta seccata dà vita a un materiale resistente e poroso, che consente una micro ossigenazione del liquido contenuto.
www.unionesarda.it – 0804/2015