Il vino greco al tempo di Tsipras
Calano i consumi, ma aumenta l’interesse internazionale. Quali sono le reali difficoltà in questo momento per i produttori ellenici? Dalle limitazioni dei pagamenti alla fine di tappi e imballaggi.
In attesa di capire cosa succederà con l’aumento dell’Iva.
L’export
Dall’inizio della crisi nel 2008/2009, non tutto è andato male per il vino greco. Così come è successo in altri Paesi la contrazione del consumo interno di vino è stata assai sensibile, ma le aziende hanno cercato di recuperare le quote di mercato perdute, incrementando le esportazioni. Un fenomeno che, in Italia, conosciamo molto bene.
In Grecia le esportazioni complessive sono aumentate del 2% dall’inizio del 2014, raggiungendo un totale di 83 milioni di dollari (fonte USDA Foreign Agricultural Service Wine Annual Report 2015), ma soprattutto è aumentato – e di molto – l’interesse della stampa internazionale, specializzata e non, nei confronti del vino greco.
Nei primi 11 mesi del 2014 le esportazioni vinicole della Grecia sono aumentate del 2% a 25 milioni di litri (per un valore di 83 milioni di dollari). I principali Paesi di sbocco sono stati Germania (11.8 milioni di litri valutati a 35 Milioni di dollari), Francia (3,6 milioni di litri valutati 7,2 milioni di dollari), Stati Uniti (1,9 milioni di litri, valutati 11,3 milioni di dollari) e Cipro (1 milione di litri valutati, 4,4 milioni di dollari). (fonte USDA foreign agricultural service – Annual report 2015).
Periklis Drakos, direttore export di Tsantali Vineyards and Wineries, una delle più grandi aziende del Paese, ha detto che le esportazioni “sono cresciute dell’8% nel 2014 e anche nel 2015 il trend continua con un altro + 5%”.
Secondo Sofia Perpera, enologa e direttrice Bureau-North America dell’associazione All About Greek Wine, che raccoglie 16 tra le più dinamiche cantine del Paese, “La crisi ha contribuito ad aumentare le vendite nei mercati in crescita come gli Stati Uniti e il Canada. E molte delle migliori cantine, che erano concentrate da almeno 10 anni sulle esportazioni, ora stanno partecipando ai programmi nazionali di promozione”.
Lo scorso anno, infatti, l’allora ministro greco dell’Agricoltura, Georgios Karasmanis aveva stanziato 16 milioni di euro per la promozione in Usa, Canada, Russia, Cina e Svizzera per il triennio 2005-2018.
“La Grecia” continua Perpera“ ha sfruttato il vantaggio di commercializzare le varietà autoctone, aprendo la strada con l’Assyrtiko da Santorini, mentre negli Usa il vino greco è posizionato nella fascia media e alta del consumo e sta finalmente conquistando un proprio spazio autonomo, entrando nella top wine list”.
I consumi interni
Sul fronte interno, già da qualche anno si era affermata una tendenza generale verso il consumo di vini più economici, come spiega Perpera: “La crisi ha avuto molto effetto sui ristoranti perché la gente li frequenta di meno e non può spendere molto, viste anche le limitazioni ai prelievi bancari.
È aumentata la richiesta di vino sfuso – è più della metà del vino attualmente consumato – mentre i vini di qualità più costosi, adesso stanno soffrendo in favore di quelli più economici”. Da un paio di anni specialmente ad Atene, ma anche fuori, si stanno diffondendo i wine bar, dove è possibile consumare una buona bottiglia di vino oppure calici a prezzi diversi insieme a qualcosa da mangiare, ma senza svenarsi.
“Bere buon vino è diventato di moda e i wine bar promuovono e spiegano ai consumatori le diverse varietà e i diversi stili di vino che produttori greci stanno proponendo” continua Perpera “Un trend che sta anche spingendo i ristoranti tradizionali e i bar ad includere dei buoni vini al bicchiere nei loro menu”.
Fortunatamente il boom del turismo in Grecia continua. Da gennaio a giugno -primo mese di un’estate molto calda, con oltre 17 milioni di visitatori attesi – le entrate turistiche sono arrivate a quota 3 miliardi e 320 milioni di euro (stando ai dati Euronews). Un buon segno che fa ben sperare anche per i consumi di vino. In attesa della prossima vendemmia.
L’import della Grecia e il ruolo dell’Italia
Le importazioni di vino della Grecia nei primi 11 mesi del 2014, sono diminuite del 7% a 16 milioni di litri (per un valore di 39 milioni di dollari) soprattutto a causa della riduzione dell’offerta da Bulgaria (-84%).
I principali fornitori del mercato greco sono stati l’Italia (9 milioni di litri del valore di 13 milioni di dollari), la Spagna (4 milioni di litri del valore di 3 milioni di dollari), la Germania (1,1 milioni di litri del valore di 5 milioni di dollari), e la Francia (1,1 milioni di litri valutati 13 milioni di dollari).
È pressoché stabile nel primo trimestre 2015 l’export di vini e mosti italiani verso la Grecia. In tre mesi, ammonta a 2,17 milioni di euro il valore dell’export, rispetto ai 2,18 dello stesso periodo 2014. I volumi sono invece in aumento, da 1,4 milioni di litri del primo trimestre 2014 a 1,8 milioni di litri del trimestre 2015. (fonte ISTAT)
Le difficoltà dei produttori
Ana Aga, responsabile sia della produzione, sia degli eventi culturali dell’azienda Ktima Kokotou in Attica, dice che “le cantine greche sono state molto influenzate dalla crisi.
Certo è andata meglio a chi era già orientato all’export rispetto a chi vende soprattutto nel mercato domestico, ma i problemi nascono dalle limitazioni al movimento dei capitali e alle difficoltà nei pagamenti. Molte cantine” prosegue Aga “si chiedono se avranno abbastanza tappi, bottiglie, fusti, imballaggi, ecc.(tutto materiale di provenienza estera; ndr) per produrre il loro vino, visto che molti fornitori hanno chiesto di essere pagati in contanti e in anticipo”. Ora si tratta di vedere quale sarà l’effetto sui consumi e sui ristoranti dell’aumento dell’Iva al 23%.
La viticoltura greca
Il vigneto greco si estende complessivamente per 66.474 ettari cioè lo 0,9 del totale mondiale (fonte Oiv, 2012). Nell’anno 2014-2015,la produzione greca di vino è calata del 16,24%. Si tratta di un totale di 2,8 milioni di ettolitri, mentre nel periodo precedente sono stati prodotti 3,343 milioni di ettolitri di vino. Causa dei questo calo sarebbero soprattutto le cattive condizioni atmosferiche verificatesi nella primavera e nell’estate 2014.
La produzione di vini a denominazione di origine è stata di 237 mila ettolitri (in calo dai 315 mila ettolitri della stagione precedente), quella di vini a indicazione geografica di 439 mila ettolitri (in calo dai precedenti 600 mila ettolitri). Cresce invece, da 70 mila a 114 mila ettolitri, la produzione di vini varietali (fonte Corriere Vinicolo).
Lo scorso anno il Ministero dell’Agricoltura ha destinato 44 milioni di euro per la ristrutturazione di 8,084 acri di vigneto per il periodo 2014-2018. Ora si tratta di vedere quale sarà l’effetto sui consumi e sui ristoranti dell’aumento dell’Iva al 23%.
La Retsina, dall’antica Grecia ai giorni nostri
Solitamente è un vino bianco, e più raramente un rosato, al quale è stata aggiunta, all’inizio della fermentazione, della resina di pino di Aleppo. Ai tempi degli antichi greci, la resina veniva utilizzata per sigillare le anfore, successivamente come protezione dall’ossidazione, oggi è usata in funzione di aromatizzante.
In epoca moderna la Retsina, ottenuta dalle uve saviatano, si poteva trovare solo nell’Attica, la regione di Atene ricca di vigneti e di pini, ed era spillata dalle botti nelle taverne della città. Dagli anni Sessanta con l’avvento della versione in bottiglia ebbe ampia diffusione anche nel resto del Paese. Dagli anni Settanta con la scomparsa di gran parte dei vigneti dell’Attica e le modifiche urbanistiche della città, il consumo ebbe una forte contrazione.
Oggi, specialmente con la rinascita del vino e dell’enologia greca, il ruolo della Retsina è più che altro un must per turisti in cerca di sapore e folklore locale. Infatti la qualità dei vini di base, non è sempre eccelsa e la resina con l’afrore balsamico/mentolato e il gusto di trementina che la caratterizza, maschera bene gli eventuali difetti.
Ciò non toglie che si possono trovare anche delle versioni molto curate, anche allo stato sfuso.
Quanto all’imbottigliato è da consigliare la versione Ritinitis Nobilis di Gaia Wines, da uve Roditis coltivate nell’area di Corinto, elegante e rinfrescante. Oppure la versione della Tetramythos Winery, prodotta dall’enologo Panagiotis Papagiannoupoulos da uve Roditis da agricoltura biologica allevate tra i 750 e 1000 metri.
Il vino fermenta con la resina (1 kg x 1000 litri di vino) in anfore provenienti da Creta.
La Retsina è ideale con i fritti vegetali, i pomodori ripieni e le classiche mezedes ad iniziare da feta, origano e olive nere.
www.gamberorosso.it – 18/08/2015