Siria: il vino più pericoloso del mondo

È stato denominato “il vino più pericoloso del mondo”. È il vino rosso prodotto dal Domaine de Bargylus Grand Vin de Syrie.

Il pericolo non sta nel berlo quanto nella coltivazione dei vigneti visto che la Siria è dilaniata dalla guerra e spesso piovono missili.

Il proprietario del vigneto Karim Saade rivela: “ogni sei o sette mesi abbiamo un po’ di bombardamenti. Grazie a Dio non abbiamo avuto perdite umane. L’unico danno è stato materiale e il materiale può essere sostituito”.

Ma non sono solo i missili a rendere pericolosa la coltivazione della vite, gli estremisti dell’Isis che controllano una parte sempre maggiore del Paese non consentono il consumo di alcol a causa della rigida applicazione della legge islamica.

Ma con l’avvicinarsi della vendemmia, i campioni di uva devono essere portati per 125 miglia in taxi sino al vicino Libano per verificare se sono pronte. Karim produce ancora 60.000 bottiglie all’anno.

“Siamo appassionati di vino, anche se i pericoli sono stati resi più complicati dalla guerra. Abbiamo 30 famiglie che vivono della vigna così come i lavoratori stagionali. È il loro sostentamento.

Sono persone che sono stati con noi fin dall’inizio e sono di diverse religioni – cristiani, musulmani, alawiti – ma lavoriamo insieme e pensiamo alla tenuta come una grande famiglia.

Lavorare la vigna è un atto di resistenza, un simbolo di perseveranza”. Lewis Panther, autore dell’articolo, scrive che “ho avuto la fortuna di assaggiare il bianco 2009 e il rosso 2008 ottenute dai vigneti della famiglia Saade nella nazione più devastata dalla guerra.

Entrambe le bottiglie sono sulla lista dei vini nel ristorante libanese Meejana, nei pressi della stazione della metropolitana di Earls Court, a Londra e sono giustamente classificati come due dei migliori vini della carta.

Ho preferito il rosso corposo, con una miscela ricca di sapori di frutta scura da uve Cabernet Sauvignon, Syrah e Merlot che rimanevano a lungo sul palato. Era un vino da gustare, una testimonianza della abilità dei viticoltori. Il bianco, da uve Chardonnay, era delicato e rinfrescante”.

Mentre la guerra continua a distruggere tante vite in Siria, sembra banale pensare ad un vino.

Ma la produzione del Domaine de Bargylus fornisce un debole barlume di speranza di qualcosa di positivo per un paese con un futuro assolutamente desolante.

www.winenews.it – 05/11/2015

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