Farnese, Benetton fa crescere i vini del Sud
«Le similitudini con il mondo della moda? Serve rispettare i gusti dei Paesi diversi, allinearsi alla domanda del mercato ma senza perdere gli elementi distintivi e la propria identità.
È un esercizio che ogni stilista deve fare e che vale anche per il mondo del vino». Nel 2013 il fondo 21 Investimenti guidato da Alessandro Benetton ha rilevato la maggioranza di Farnese Vini, la casa vitivinicola con sede a Chieti fondata nel 1994 da Valentino Sciotti, Filippo Baccalero e Camillo De Iulis con la volontà di valorizzare il patrimonio del Sud.
«Da quando siamo entrati – racconta l’imprenditore trevigiano – abbiamo raggiunto l’obiettivo dei 50 milioni di euro di fatturato con una crescita a doppia cifra e un ebitda del 20%».
Dalle sette cantine del gruppo – Caldora e Fantini (Abruzzo), Cellaro e Vigneti Zabù (Sicilia), Vigneti del Salento (Puglia), Vesevo (Campania), Vigneti del Vulture (Basilicata) – oggi escono 16 milioni di bottiglie suddivise in 80 etichette diverse, di cui oltre il 93% dirette in 78 Paesi all’estero, soprattutto in Germania, Giappone e Canada ma con l’ambizione di crescere sempre di più negli Usa e in Asia.
«L’esperienza e la professionalità di 21 Investimenti in termini di contenuto industriale e progettuale – prosegue Benetton – ha consentito un’internazionalizzazione, una piattaforma distributiva importante e un controllo della qualità, anche sul packaging, che è particolarmente innovativo.
Allo stesso tempo il nostro business model rispetta il lavoro degli operatori locali e fa crescere il territorio. Noi affittimo le vigne e tra i nostri 470 conferitori adottiamo un sistema di incentivi per stimolare l’eccellenza. Nessuno meglio dei contadini proprietari sa interpretare il terroir».
Il 97% della produzione è caratterizzata da uve autoctone del Meridione, l’etichetta simbolo “Edizione Cinque Autoctoni” di Fantini è un raffinato blend dei cinque vitigni più rappresentativi (Montepulciano, Primitivo, Sangiovese, Negroamaro e Malvasia Nera) di Abruzzo e Puglia.
«È l’essenza di ciò che siamo – interviene proprio Valentino Sciotti (che oggi mantiene il 27,38% dell’azienda) -, un vino che si fa giudicare solo per la sua qualità, senza condizionamenti legati alla fama del singolo vitigno o denominazione.
È importante controllare con attenzione tutte le fasi della coltivazione e vinificazione, per questo non volevo semplici consulenti ma enologi in organico (sono ben 13 e tutti giovani, nda). Ecco perché possiamo considerarci la più grande boutique winery del Sud Italia».
www.ilsole24ore.com – 07/01/2016