E dopo due bottiglie di buon vino, la risposta la trovi nell’etichetta

I territori vanno apprezzati per le tante sfumature. Un bel paesaggio non sarà mai un solo ulivo, ma un bosco con tanti alberi immerso in una macchia mediterranea su una terra color del sangue che si riflette in un tramonto…etc., etc… Insomma il tutto, l’insieme, è fatto di tante parti e questo vale anche per il vino.

Nonostante quel che ho dovuto dire per tanti anni, oggi faccio outing e vi dico che sono per un vino frutto di blend, “sinfonico e non solista”, come direbbe il prof. Moio e sono convinto che l’abilità di un grande enologo sia nei giusti tagli, nell’accordo dei profumi, degli aromi, nell’uso di antichi sapori rivissuti in chiave di attualità di gusti.

In coerenza a tutto ciò ho scelto un vino che non conoscevo di una nuova casa produttrice del territorio che mi dicevano aveva i vigneti ben esposti tra Torricella e Maruggio.

Conoscevo tutte le aziende produttrici presenti sul menù, tutte di buon livello con ottimi vini, ma la curiosità, novello Ulisse enoico, mi ha spinto verso un 13° con un blend di Fiano, Malvasia e Sauvignon.

Devo dire un buon vino: un colore di un giallo intenso “vecchia maniera” che faceva pensare ad una giusta prevalenza di base della malvasia; profumi intesi come si immaginava dalla composizione; la gradazione sostenuta era all’altezza di quanto si aspetta un nuovo e giovane consumatore e non confondeva la struttura equilibrata che accompagnava ottimamente i gamberi degli spaghetti ed il dentice al forno.

Insomma una buona scelta, due bottiglie, se non fossi andato a fondo…

Nell’approfondire l’etichetta e saperne di più sulla casa produttrice che era l’unica a me sconosciuta della lista dei vini, ho scoperto che era un vino imbottigliato a Lavis (Trento).

Ecco perché non lo conoscevo.

Non aggiungo altro se non …”Ahi serva Italia di dolore ostello…” per continuare con Ulisse….!

www.lavocedimanduria.it – Luigi Primicerj – 14/06/2019

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