L’ultimo gradino per il futuro del vino italiano
Nei corsi e ricorsi della storia, il momento di stallo, benché previsto, è poi arrivato. E, così, quello che già si diceva da tempo con toni più o meno allarmistici, ovvero che per un concatenamento di cause il vino avrebbe dovuto fare i conti con un ridimensionamento dei consumi, si è avverato e la scia lunga sembra debba proseguire anche quest’anno.
Gli italiani bevono meno e i dati hanno confermato questa tendenza. Rispetto al 2019 pre-pandemico i consumi di vino in Gdo sono diminuiti dell’8% nel 2023, complice il calo in doppia cifra di vini Igt (-13%) e vini comuni (-17%), a fronte di una ‘tenuta’ dei Dop
(-2 per cento). La fotografia delinea una ridefinizione dei comportamenti d’acquisto: se è vero che calano i consumi, aumenta però la selezione, optando per la fascia più alta.
Il problema, tuttavia, è che il settore vinicolo italiano, che per anni ha vissuto di rendita all’estero, si scontra ora con un momento di riassestamento anche fuori dai confini nazionali. Basti pensare agli Stati Uniti, alle prese con vendite di vino in calo anche nel corso di quest’anno e con magazzini pieni, e alla Francia dove i consumi interni vacillano e, per sostenere il sistema vinicolo francese, è stato proposto di applicare uno sconto sulle tasse per i ristoranti che promuovono i vini locali.
Il panorama è dunque sfidante per la galassia delle aziende italiane del settore, che si scontra anche con una vendemmia scarsa, il cui riflesso, secondo Paolo Castelletti, segretario generale di Unione italiana vini, si vedrà particolarmente nel mondo dello sfuso, per il quale sono previsti “aumenti difficilmente riassorbibili a livello distributivo”.
Tuttavia, questi elementi accendono un faro in una precisa direzione, che è quella verso cui il sistema del vino italiano da tempo cerca di inserirsi: il salto di qualità. Già un anno e mezzo fa si parlava della necessità, per la nostra offerta vinicola, di salire quel gradino ulteriore che mancava per essere inserita nel top, il luogo che ci compete come ‘Paese del bello e del bel vivere’. Ora quel gradino diventa oltremodo strategico perché, di fronte ad una evoluzione dei consumi e delle abitudini a livello globale, solo continuando a lavorare sul posizionamento si porranno le basi per un’auspicata ripresa del mercato nel 2025.
https://wine.pambianconews.com – 30/01/2024