Caro bevitore di vini naturali, qui i conti non tornano proprio

Perché bevi vini naturali? Perché rispettano la natura e fanno meno male, semplice. La solforosa è responsabile del mal di testa il giorno dopo, insieme all’alcol con cui condivide questo primato.

Le sostanze chimiche utilizzate in vigna sono tossiche e lo sappiamo, inquinano l’ambiente e il nostro organismo, quindi il ragionamento é lineare, non fa una piega e personalmente lo condivido.

Trovo piuttosto coerenti alcuni paladini del vinnaturismo, soprattutto quei produttori che hanno fatto da apripista ma anche chi ne ha parlato e scritto per primo, chi ha pensato di fare come in Francia dove tutto questo ha avuto origine.

Non amo le mode e nemmeno i radicalismi ma cerco di prendere quello che mi sembra utile per migliorare.

Cosa mi infastidisce in tutto questo allora, avendo appena dichiarato totale sintonia con l’assunto principale e cioè che se il vino naturale fa meno male sarà bene cominciare a produrne di più e a bere solo quello?

Mi infastidisce la mancanza di coerenza, la malafede e ce n’é tanta in mezzo a voi, movimentisti vinnaturisti che non fate il vino ma lo bevete e giudicate dall’alto del vostro palato dotto.

Bevete il vino naturale perché fa meno male, però la maggior parte di voi cucina con l’olio Bertelli o Carapolli, compera scatolame al supermercato, i ragù della nonna in offerta, lo stracchino di suo marito Nanni, i tortelloni del cugino Giovanni che mentre mangiavate sfoglia grezza ha fatto i soldi a palate. I salumi preconfezionati, i prodotti surgelati, il baccalà pieno di solforosa.

Ho letto alcuni di voi che celebravano il consumo della nota crema di nocciole Tunella in pubblico e sui social, sbancando il contatore dei like. Però sul vino no, sul vino non si scherza, perdioniso!

Conosco persone che non perdono una fiera di vini naturali, pronte a difendere un vino puzzolente in nome della naturalità, facili a ignorare le origini dell’olio extravergine di oliva che aggiungono sulla bruschetta.

Non parliamo dei ristoranti con le carte di vini naturali che utilizzano oli economici (perché comprare olio buono italiano costa caro) verdure irrigate con acque tossiche, frutta trattata coi pesticidi e via dicendo.

Per debellare la cocciniglia sui limoni del mio terrazzo mi sono ritrovata il rosmarino radioattivo e non posso più cucinare le patate al forno.

Un noto marchio di abbigliamento di lusso ha dichiarato nei giorni scorsi l’intento di abolire in breve tempo e su tutta la produzione, le componenti chimiche ritenute tossiche.

Qualche movimentista vinnaturista che conosco io, se ne frega altamente dei colori tossici sui filati dei suoi mutandoni e utilizza regolarmente tessuti sintetici a contatto con la pelle, cosa che evinco da sgarbati olezzi a distanza nemmeno troppo ravvicinata.

E allora? I conti non tornano, c’è un corto circuito, una mancanza totale di coerenza.

D’altra parte i vignaioli naturali quest’anno a Roma ci faranno degustare le loro ambrosie nei lussuosissimi locali dell’hotel Excelsior di via Veneto.

Avranno capito questi poveri produttori che la location stavolta c’entra ben poco con Cerea e Fornovo e che se non si puliscono le scarpine prima di entrare in cotanto lusso faranno la figura dei barboni?

Quello è l’hotel degli emiri con le maniglie d’oro nella Limousine, dei russi col sigaro in mano che accompagnano la biondina molto gnocca a fare shopping da Chanel.

Quello è il grand hotel Excelsior di via Veneto, quello sontuoso, lussuoso, chicchissimo.

Quello dove io, se fossi un vignaiolo naturale, non andrei perché mi sentirei a disagio.

intravino.com – 14 febbraio 2014

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