Addio a Giacomo Tachis, il più grande di tutti
Se ne è andato in punta di piedi ad 82 anni, come allo stesso modo ha condotto la sua professione, che tanto ha dato al vino tricolore.
È morto Giacomo Tachis, uno dei “padri fondatori” dell’enologia italiana e tra gli uomini che hanno cambiato il corso del vino del Belpaese, sprovincializzandolo e consegnandolo al successo mondiale.
Tra gli artefici del cosidetto “Rinascimento” enologico italiano, con alcune delle etichette più importanti del Belpaese e non solo, le sue scelte, a distanza di anni,
restano fra i contributi più preziosi al successo dei nostri vini, metodologie ormai “codificate” come la selezione clonale, gli impianti ad alta densità, l’abbassamento delle rese, la fermentazione malolattica, l’invecchiamento in rovere piccolo, tutti elementi capaci di far dialogare la tradizione italiana con quella francese, come lui dialogava con il suo mentore Emile Peynaud.
Giacomo Tachis, ritiratosi definitivamente dall’attività professionale nella primavera 2010, è stato l’amico del vino italiano, colui che con professionalità, umiltà e cultura ha saputo accompagnare e indicare la strada della rinascita enoica del Belpaese, a partire dalla seconda metà del XX sec.
Enologo, ma questa etichetta gli è sempre andata stretta, Tachis è stato senz’altro qualcosa di più.
Un umanista, che sapeva citare Archestrato di Gela, poeta della Magna Grecia, come fondatore della gastronomia.
Il suo studio era un universo di libri.
Un po’ alchimista e un po’ scienziato era un grande conoscitore della chimica e un
curioso viaggiatore attraverso i sentieri della storia e della letteratura.
Giacomo Tachis, forte di una cultura, di una conoscenza e di una sensibilità straordinarie, nel labirinto dell’insuccesso in cui l’Italia vitivinicola sembrava intrappolata, ha saputo cambiare.
Ipotesi, concetti e tesi innovative, nate dalla conoscenza del passato, hanno scritto il suo cammino.
Un cammino in cui l’enologo piemontese è sempre rimasto con i piedi ben piantati a terra, nella consapevolezza della forza della natura, tanto da poter sintetizzare il tutto in un’affermazione che resta immortale: “il vino è l’interpretazione umana
dell’uva”.
Ripercorrere la sua carriera significa, in sintesi, analizzare l’evoluzione dell’enologia italiana.
www.winenews.it – 08/02/2016