Curiosità
C’è troppo vino, riunione d’emergenza al Ministero
Che non andasse tutto bene era chiaro da un po’. E non poteva essere altrimenti con l’Italia reduce da due vendemmie a 50 milioni di ettolitri, giacenze in aumento e tensione sui prezzi. Senza contare il rallentamento delle vendite in Gdo, non solo in Italia ma anche all’estero.
Tre Bicchieri aveva già fatto un giro di ricognizione a dicembre scorso (vedi storia di copertina “C’è troppo vino, Serve un piano per il vino italiano”) sentendo i principali territori sotto pressione. Anche allora il responso era stato unanime: bisogna intervenire. Ma come? Intanto sono passati cinque mesi: tra tre mesi sarà di nuovo tempo di vendemmia e la soluzione non è ancora stata trovata.
Il Tavolo di oggi, convocato dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare su richiesta delle Commissione Ue per capire lo stato del settore, doveva servire proprio a questo: trovare una soluzione condivisa. Ma di condiviso c’è ancora poco.
L’ipotesi più concreta è quella della distillazione di crisi, ovvero la pratica, remunerata con i fondi pubblici, che permettere di trasformare in alcol il vino in eccesso e destinarlo ad altre produzioni (alcol etilico e, quindi, disinfettati comuni). La ratio è quella di non produrre vino in eccesso ed essere pagati propri per non farlo, in questo modo si toglierebbero i vini generici dal mercato per permettere ai vini di maggiore qualità di non subire la concorrenza di quelli di fascia più bassa.
Delle nove sigle di settore coinvolte dal ministro Francesco Lollobrigida, Leggi il resto di questo articolo »
MaWi: il vino sostenibile e resistente di Maculan
MaWi è il primo vino PIWI dell’azienda Maculan, storica realtà vitivinicola con sede a Breganze (Vicenza). L’etichetta nasce da uve Cabernet Volos e Merlot Khorus, varietà resistenti alle malattie fungine che richiedono minori trattamenti in vigna. Con MaWi Maculan esplora un’esperienza vitivinicola che unisce la tutela del territorio ai tratti stilistici dell’azienda. Anche il packaging pensa all’ambiente e alla sostenibilità: la bottiglia in vetro dal peso inferiore ai 450 grammi veste un’etichetta ottenuta interamente da cotone riciclato.
La Cantina avvia il progetto PIWI nel 2017, con l’iniziale messa dimora di 4000 viti di Merlot Khorus e Sauvignon Rytos, due varietà selezionate dall’Università di Udine, e in seguito di 4300 viti di Cabernet Volos.
Nel 2020 Maculan è tra le sette aziende protagoniste dell’iniziativa Passaporto Ambientale per i prodotti agroalimentari della Montagna Vicentina grazie all’introduzione di varietà resistenti in vigneto, ottenendo così il Passaporto Ambientale che favorisce la progettazione e la commercializzazione di nuovi prodotti agroalimentari, rispettosi dell’ambiente. L’iniziativa, finanziata dal Programma di sviluppo rurale della Regione Veneto, ha visto la stipula dell’accordo volontario con l’allora Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), per cui le realtà coinvolte si impegnavano nella riduzione dell’impronta ambientale di uno o più prodotti sotto la guida del
Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova.
“I vigneti di MaWi – spiega Maria Vittoria Maculan, enologo dell’azienda breganzese – Leggi il resto di questo articolo »
In Olanda un gruppo di suore lancia un appello per vendere il vino “o lo berremo tutto”
Un meraviglioso video di presentazione, la mission dell’azienda ben spiegata e un messaggio d’appello a tutti i bevitori: potrebbe essere il video di una cantina vitivinicola multimilionaria e invece è stato realizzato dalle suore del monastero di Sint-Catharinadal a Oosterhout, in Olanda. Ma che vogliono queste consorelle? La vendemmia dello scorso anno è stata super abbondante e quindi hanno tante bottiglie in eccesso prodotte dal vigneto. Le vogliono vendere e per farlo si sono affidate a uno strumento che ancora non conoscono molto bene: internet.
Il convento nel Sud dei Paesi Bassi ha avviato l’attività del vigneto nel 2014 perché particolarmente adatto alla crescita della vite: puro business dunque ma a fin di bene, ovvero mantenere economicamente le suore e aiutare chi ne ha bisogno. Finora hanno prodotto lo stretto necessario: qualche bottiglia per il consumo personale, qualcun altra da vendere all’emporio del Sint-Catharinadal ma l’anno scorso qualcosa è cambiato: “Abbiamo avuto una bella estate — dice Suor Magdalena — con temperature calde che ci hanno permesso di ottenere oltre 60 mila bottiglie di vino”. Un prodotto figlio del cambiamento climatico dunque: in linea teorica i Paesi Bassi non dovrebbero neanche lontanamente poter avere questa resa.
Il costo delle bottiglie è di 14,50 euro e ci sono auxerrois, pinot bianco e pinot grigio, o un pinot nero/gamay rosé. A chi le chiede come mai non abbiano puntato sulla birra, Leggi il resto di questo articolo »
Il vino ad alta quota: le etichette migliori sui voli di Emirates, Qatar Aiways e Virgin Atlantic
È sempre il momento per un buon bicchiere di vino. Anche a 10.000 metri di quota, sorvolando l’Oceano, ammesso di aver scelto la compagnia aerea giusta. Oggi, infatti, la concorrenza corre non solo sul binario della puntualità, ma anche su quello, parallelo, della qualità del servizio proposto. Che riguarda molti aspetti, dall’imbarco al bagaglio, passando per il menu del pranzo e della cena, vino compreso. A mettere in fila le compagnie aeree che offrono la miglior selezione di vino, liquori e persino cocktail, ci hanno pensato i lettori del magazine “Food & Wine”, che, tra le tante categorie dei suoi “Global Tastemakers”, ne ha dedicata una proprio ai “Best Airline Wine Programs”.
In vetta, senza grandi sorprese, la selezione dedicata alla prima classe della Emirates, la “Emirates Vintage Collection”, Leggi il resto di questo articolo »
Per Cotarella sfida di rilanciare il vino della Georgia
Nuova sfida professionale per l’enologo orvietano Riccardo Cotarella, presidente mondiale della categoria, chiamato a rilanciare il vino della Georgia, il Paese dove nacque la viticoltura.
Attraverso un progetto privato, con la collaborazione dell’Università di Tbilisi, Cotarella darà infatti vita a una sperimentazione su alcuni vitigni tipici del territorio, a iniziare dalle uve Saperavi e Rhatsiteli. Inizierà su 10 ettari già impiantati su terreni che si trovano a una quarantina di chilometri dalla capitale, a seguire su altri 100 ettari sempre all’interno dell’area su cui sarà costruita anche una moderna cantina.
“Sono onorato ed emozionato per essere stato coinvolto dagli imprenditori Bacho Bugdiashvili e Vato Otkhmezuri in questo affascinante progetto che mi porta in connessione con la terra madre della viticoltura mondiale, qual è la Georgia e con i suoi protagonisti che sono i produttori”, ha detto Cotarella. “In tanti anni di professione – ha aggiunto – mai mi era capitato di cimentarmi in questo meraviglioso Paese. Adesso ho l’opportunità di lavorare partendo dalle origini della vite. Si tratta di una sfida complessa, fatta di ricerca e studio. Sono certo che, assieme ai miei collaboratori, a iniziare dal direttore Pier Paolo Chiasso, riusciremo a dare un nuovo impulso al vino georgiano innalzando il livello qualitativo dei prodotti.
L’obiettivo è proprio quello di dare ai vini e quindi ai vitigni georgiani, l’importanza della storia che possono vantare. Ci riusciremo perché il nostro bagaglio di conoscenza si sposerà alla perfezione con la passione e l’amore che i georgiani hanno per il vino e per la vitivinicoltura”.
La sperimentazione porterà alla produzione iniziale di mezzo milione di bottiglie. La prima vendemmia guidata da Cotarella sarà quella del 2024.
https://www.ansa.it – 18/04/2023
In Abruzzo la prima fontana di vino in Italia
L’idea è stata lanciata nel 2016 ma ultimamente se ne sta parlando sul web. Storie Instagram e contenuti raccontano qualcosa di magico, quasi rituale: la Cantina Dora Sarchese di Ortona, in Abruzzo, che accoglie i propri visitatori con una fontana da cui sgorga vino rosso Montepulciano.
La fontana, è una sorta di monumento al vino d’Abruzzo. Precisamente si trova a Villa Caldari, una frazione di Ortona che è in provincia di Chieti. Ma le sue radici sono lontane dall’Italia.
L’idea della realizzazione nasce sì da Dina Cespa e Luigi Narcisi, ortonesi doc promotori del Cammino di San Tommaso. Ma pare che la coppia, appassionata di percorsi di tutto il mondo sia stata ispirata a un qualcosa di simile visto in Spagna.
Dove? Lungo il Cammino di Santiago, precisamente, a Estella, in Navarra, avevano visitato infatti una cantina che aveva istallato una fontana di vino. Sembra fosse la prima al mondo.
Il passo successivo è stato chiedere a Nicola D’Auria, della Cantina Dora Sarchese, di realizzare la fontana del vino proprio in Abruzzo, lungo il percorso che collega Roma con Ortona. Il progetto è stato accolto subito con grande entusiasmo.
L’opera, così, è stata affidata all’architetto Rocco Valentini che l’ha realizzata utilizzando una botte molto antica da 50 ettolitri. Ha spiegato D’Auria, che per la fontana sono stati utilizzati materiali di recupero.
L’idea dietro l’opera è che le persone entrino all’interno per prendere il vino, che proviene da un serbatoio interrato da tremila litri. Chiunque può servirsi gratuitamente con un bicchiere o un calice. Oggi la fontana è una vera e propria attrazione turistica ed è l’occasione per visitare Ortona e la Costa dei Trabocchi. Terra che offre numerose attrattive, oltre a diverse soluzioni per l’enoturismo.
https://www.innaturale.com – 14/04/2023
Vino, Tobiassen (importatori USA): i produttori parlino in modo diretto e empatico
“Il vino italiano negli Usa non deve indugiare su dettagli del prodotto o delle denominazioni, ma parlare ai consumatori in modo più diretto, empatico: deve saper anticipare l’experience”. Lo ha detto a Vinitaly il presidente degli importatori wine & beverage USA (Nabi), Robert Tobiassen, protagonista del question time organizzato da Unione italiana vini in collaborazione con Veronafiere per approfondire gli ultimi trend di mercato nel primo mercato della domanda enologica made in Italy.
“È importante non solo utilizzare un linguaggio immediato, ma anche trovare i giusti canali di dialogo con il grande pubblico; penso al Super Bowl o alle partite di basket per i nuovi formati. Nel presentarsi al pubblico americano il produttore italiano deve soprattutto saper identificare il valore aggiunto del suo prodotto in termini di piacere e gusto: qual è l’enhancement, l’arricchimento che il calice del suo vino dà all’esperienza”. Un approccio più sensuale che culturale, quindi, che va oltre la profilazione dei consumatori e lo sviluppo di un’awareness sull’offerta italiana.
Quello del vino, ha spiegato poi Tobiassen ai produttori coinvolti nel dibattito, è un mercato diverso dagli altri prodotti, fortemente connotato culturalmente e legato per questo alla normativa statale piuttosto che federale. Si tratta di un sistema che rende quindi complicato anche il direct to customer per i prodotti stranieri, rendendo di fatto la filiera italiana dipendente dagli importatori.
Secondo l’Osservatorio del vino Uiv sono profondamente cambiate le abitudini al consumo delle tipologie di prodotti italiani: il segmento sparkling (34% l’incidenza sui consumi) ha infatti superato i vini rossi (28%) e ora tallona i bianchi fermi (36%) con una quota di mercato quadruplicata. Ancora nanoshare per i rosé (2%).
https://horecanews.it – 05/04/2023
Tappo a vite o di sughero quale mantiene la qualità del vino intatta
Amanti del vino, questo articolo è per voi: è meglio il tappo a vite o di sughero? Quale dei due mantiene intatta la qualità del vino? Solitamente il tappo a vite gode di una pessima reputazione, ma è davvero un tappo da evitare in tutti i casi? Scopriamolo insieme, dando la parola agli esperti sommelier.
Il tappo di sughero è la tradizione, è la prima scelta da sempre e forse continuerà ad essere così. Questo piccolo pezzo ricavato dalla corteccia della quercia è davvero in grado di preservare la qualità del vino contenuto nella bottiglia?
Vi siete mai chiesti perché viene scelta proprio la corteccia della quercia per fare i tappi di sughero? La risposta è semplice: questo tappo non risente dello scorrere del tempo, rimane intatto, identico e perfetto a differenza di tappi realizzati in altri tipi di materiali. Inoltre è resistente al fuoco e all’acqua e consente al vino di invecchiare bene. Il sughero garantisce comunque al vino la possibilità di respirare, ma senza eccessi.
Il tappo di sughero per gli intenditori di vino non è un “semplice tappo”, ma rientra all’interno di un rituale cerimoniale di apertura della bottiglia. I puristi amano questo materiale naturale, ma sono sedotti soprattutto dal rumore al momento dell’apertura della bottiglia.
Pochi sanno inoltre che le foreste di sughero fermano l’avanzare della desertificazione Leggi il resto di questo articolo »
L’arte del vino bianco di Lomellina
Per completare il ricco panorama enologico di una regione di grande vocazione come il Piemonte, è necessaria una visita ai dintorni di Alessandria. Qui, oltre a riscoprire una bella – e ingiustamente misconosciuta – zona della Penisola, si può familiarizzare con il concetto che, oltre a rossi apprezzati in tutto il mondo, la Regione pedemontana regala bianchi di valore assoluto. Un esempio per tutti è proprio il Gavi.
Prodotto da uve Cortese, semplificando si potrebbe dire che il Gavi è tutto quello che il Barolo non è, mentre in realtà si tratta di ideali compagni di squadra. La famiglia Broglia è qui, a Lomellina di Gavi, fin dal 1972, ovvero da quando l’imprenditore tessile Bruno acquistò questi 100 ettari, di cui 65 vitati, dal Conte Edilio Raggio. La Meirana, poi, sviluppata grazie al lavoro di Piero (ex parlamentare della XII legislatura) e del fratello Paolo, che nonostante si sia occupato dell’attività tessile di famiglia ha sempre seguito le sorti dell’azienda vinicola, è tuttora la proprietà accorpata di maggiore estensione della zona. Ottima esposizione, marne calcaree, 350 metri di altitudine.
Una piattaforma ideale per la produzione di qualità. Ora, arrivati alla terza generazione, al timone ci sono Roberto e Filippo, figli di Piero, e Bruno, figlio di Paolo, che hanno consolidato la visione iniziale. Nel solco della territorialità: vini puliti, vinificati il più linearmente possibile, ad evidenziare la qualità della materia prima. Con un pallino, quello di esplorarne i confini in termini di longevità ed espressione, forse l’unica maniera per avvicinarsi al grande mistero della pianta meravigliosa che è la vite. Conferma sono l’iconico Gavi DOCG Vecchia Annata, più di 100 mesi sui lieviti, albicocca, fiori di acacia, tocchi di frutta secca tostata al naso, salmastro-fruttato alla beva, e il Metodo Classico Broglia Blanc de Blancs, olfazione di cedro, timo citrino e biancospino, al palato teso, succoso-sapido, con ritorno agrumato-officinale.
https://espresso.repubblica.it – 27/03/2023
Vino, tra sostenibilità e biodiversità
Buono, pulito e giusto. È molto più che uno slogan. Dal cibo al vino, è la filosofia slow, che ha conquistato il mondo per opera di Carlo Petrini, l’aedo che dagli Anni Ottanta ha messo al centro dello sviluppo agricolo la biodiversità, l’equilibrio, il mondo contadino. Tanto amato quanto a volte scansato, Petrini ha conquistato persino Papa Francesco, col quale ha condiviso idee, siglando l’introduzione all’Enciclica Laudato Si’ e trasportando nel volume “TerraFutura” i dialoghi che Petrini ha avuto con Papa Bergoglio.
Nei giorni scorsi si è conclusa a Bologna Slow Wine, rassegna dedicata al mondo del vino appunto “Buono, pulito e giusto”, un modello che sempre più sta intercettando un modo di vivere e di consumare più attento e sostenibile, a tutte le latitudini.
È il caso, abbastanza curioso, dei maialini assoldati per mantenere pulita l’interfila sotto i vigneti. Una variante alle pecore e all’utilizzo del cavallo per le lavorazioni soffici.
Non vuole essere un elogio del passato, un ritorno al mondo rurale manuale dove la fatica si mescolava alla scarsa speranza di uscire da una spirale di povertà. Oggi vi sono tutti i segnali per poter coniugare la sostenibilità, anche ambientale, in chiave moderna.
Una prima risposta deve essere data all’impiego dei mezzi tecnici. Scegliere di abolirli non deve essere un obbligo, Leggi il resto di questo articolo »