Curiosità

Europa. No al teschio sulla bottiglia di vino si può accusare l’abuso, non l’uso

La campagna europea sugli alert sanitari in etichetta Francamente, non me l’aspettavo. Bruxelles ha dato l’ok agli alert sanitari sulle bottiglie di vino. Già non capisco che senso abbiano gli allarmi sui pacchetti di sigarette: tu sei lo Stato, hai messo nella Costituzione che il tuo compito è proteggere la salute dei tuoi cittadini, allora come puoi vendere, in regime di monopolio (cioè: tu vendi questo prodotto, ma impedisci che chiunque altro possa venderlo), un prodotto ma nel contempo decidi di contrassegnarlo con l’ammonimento che chi lo usa può ammalarsi e addirittura morire?

Il messaggio che trasmetti contraddice la ragione per cui esisti, perché con quel messaggio tu Stato dici: io fabbrico (ieri) o faccio fabbricare (oggi) e vendo questo prodotto altamente nocivo, dunque faccio del male a voi cittadini, ma con questo mercato ci guadagno, quindi faccio del bene a me. Perciò: morite ma datemi soldi. Ho sempre pensato, ma so che scriverlo è audace, che fabbricare e vendere sigarette sia incostituzionale. Lo Stato potrebbe (anzi, dovrebbe) essere condannato per questo. Credo d’averlo anche scritto. Ma non succede nulla. Una volta, quando prendeva piede l’informazione sui mali prodotti dal fumo, sui pacchetti di sigarette veniva stampigliato il teschio della morte, con la scritta: “Il fumo uccide”.

Per lo Stato era un problema economico: era enorme la somma che lo Stato ci rimetteva per le malattie polmonari e per le assenze dal lavoro. Il fumo, e lo dico da non-fumatore, era indicato come causa di molti malanni e di nessun beneficio, se non la rilassatezza che conferisce a chi ormai ne patisce la dipendenza. Ma per il vino non è così. Per il vino si può accusare l’abuso ma non l’uso. L’uso ha una tradizione trimillenaria e ha creato una cultura raffinata.

Ci sono i popoli del vino e i popoli della birra, e i popoli della birra considerano più raffinati i popoli del vino. “Volete qualcosa da bere?” chiede una sorella Buddenbrook al fratello che la va a trovare. “Sì, grazie” risponde quello. “Birra o vino?”. “Come volete voi”. “No no, come volete voi”. “ Vino, grazie”. “Davvero non volete birra?”. “Come volete voi”. “No no, come volete voi”. “Allora vino, grazie” risponde lui piccato. Thomas Mann mette questo dialogo nei Buddenbrook come esempio di rozzezza: tutti, anche quelli che bevono birra, sanno che il vino è più raffinato. Il vino è cultura: bevendo vino nei lirici greci si festeggiava la morte del tiranno. Col vino si concludono gli affari, e il mediatore offre un bicchiere al compratore e uno al venditore.

Nel vino si può sentire, io la sento, la composizione minerale delle colline che l’han prodotto. Sull’Amarone della Valpolicella sento il sole del lago di Garda. È come bere il sole. Perciò dico: sulla bottiglia mettiamo una foto delle colline che han nutrito le vigne, non un simbolo mortuario. Se poi all’estero vogliono boicottare i nostri vini perché loro non reggono il confronto, cerchino di migliorare.

https://www.avvenire.it – 17/01/2022

L’ultima follia Ue Etichette del vino come quelle delle sigarette

“Il vino nuoce gravemente alla salute”. Presto potremo leggere questa frase su apposite etichette applicate alle bottiglie di vino. Sì, sulla falsa riga di quelle usate per i pacchetti di sigarette. E’ l’ultima, assurda, iniziativa targata Ue.

I cosiddetti “alert sanitari in etichetta”, mettono così vino e birra sullo stesso piano del tabacco. Si tratta per l’esattezza di una normativa irlandese a cui Bruxelles ha dato il via libera, consentendo a Dublino di adottarla. Al momento, dunque, soltanto l’Irlanda dovrebbe equiparare tutti gli alcolici al tabacco, con specifiche etichettature del tipo: “Il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”.

Il semaforo verde dell’Unione europea è arrivato nonostante i pareri contrari dei principali produttori di vino: Italia, Francia e Spagna. Oltre ad altri sei Paesi membri che hanno bocciato la misura in questione. Peraltro la Commissione europea ha pure annunciato iniziative comuni sull’etichettatura degli alcolici per ridurre il “consumo dannoso” di alcolici, tra cui anche dichiarazioni nutrizionali e avvertenze per la salute.

Sull’autorizzazione Ue concessa all’Irlanda, è durissima la presa di posizione di Coldiretti, che denuncia un vero e proprio “attacco diretto all’Italia, principale produttore ed esportatore mondiale (di vino) con oltre 14 miliardi di fatturato di cui più della metà all’estero”. Secondo Coldiretti si tratta infatti di un pericoloso precedente che potrebbe aprire le porte a una normativa che metterebbe a rischio una filiera che in Italia dal campo alla tavola “garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro”.

Per questo “è del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici – fa notare il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino, diventato in Italia l’emblema di uno stile di vita attento all’equilibrio psico-fisico, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol”. Di conseguenza, il giusto impegno Ue per tutelare la salute dei cittadini, secondo Coldiretti “non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”.

https://www.ilprimatonazionale.it – 11/01/2023

La valle del Douro è “città” europea del vino 2023

Recevin, il network europeo che riunisce le Città del Vino, che nel quadriennio 2022-2026 è guidato dall’Asociación española de Ciudades del Vino (Acevin), ha assegnato, lo scorso 15 giugno alla regione vitivinicola portoghese del Douro, il titolo di “Città europea del vino 2023”, riconoscimento di un’iniziativa che fin dal 2012 ha lo scopo di promuovere i territori vitivinicoli europei.

A sei mesi dalla nomina, lo scorso 2 gennaio, la Comunità Intercomunale del Douro (Cim Douro) l’associazione dei comuni della regione, ha emesso un comunicato stampa (si legga qui) in merito a questo riconoscimento. La regione – già da alcuni anni parte del patrimonio UNESCO – aveva presentato la sua candidatura come European Wine City 2023 con il motto “All Aroud Wine, All Around Douro”, con lo scopo, dunque, di aprire “al mondo” una regione che per secoli si è dedicata alla sola produzione di vino. Quello del Douro – si legge nel comunicato del CIM – è un territorio ricco di paesaggi carismatici, con un fiume navigabile; ciò crea un valore aggiunto alla produzione del vino: un’opportunità dunque per promuovere l’enoturismo e la cultura locale, evidenziando quanto il vino sia elemento strategico ed essenza dell’attività economica del territorio.

I diciannove sindaci della regione si dicono dunque pronti a raccogliere la sfida di Douro European City of Wine 2023, insieme agli enti locali e regionali e ai circa 22mila produttori, assumendo l’urgenza di valorizzare il prodotto vino e di costruire insieme una regione equilibrata e sostenibile .

Il gala di presentazione della Città europea del vino del Douro si svolgerà il 4 febbraio, alle 21:00, presso il Centro Multiusos de Lamego.

https://news.unioneitalianavini.it – 07/01/2023

Smettetela di chiamarli rifugi

“Smettetela di chiamarli rifugi”. E’ chiaro il commento del Cai Alto Adige sull’iniziativa “Sommelier in pista” organizzata dall’Alta Badia che propone degustazioni dei migliori vini dell’Alto Adige lungo le piste da sci, nei rifugi partner Ütia I Tablà, Las Vegas, Rifugio Lé, Tamá, Ütia de Bioch, Ütia Pic Pré, Moritzino e Pic Pré.

“Non ho nulla contro queste iniziative che portano turismo e introiti sul territorio – sostiene Carlo Alberto Zanella, presidente del Cai Alto Adige -. Ma per rispetto nei confronti dei rifugisti, chiamate questi locali con il loro vero nome: sono ristoranti a tutti gli effetti, non rifugi”.

La critica quindi non è diretta alla proposta in sé, (i cui appuntamenti partiranno da gennaio 2023), che prevede di portare gli sciatori, accompagnati da una guida e da un sommelier esperto, da un rifugio all’altro per la degustazione di “pregiati vini altoatesini”, quanto invece alla denominazione delle strutture partner.

“E’ vero che si trovano lungo le piste da sci, quindi in quota – aggiunge -, ma non sono rifugi: con questo nome si intende una struttura volta ad accogliere l’escursionista che cerca un riparo per dormire in montagna. In un secondo momento anche i rifugi si sono adeguati a offrire anche un pasto caldo, ma ricordiamoci che rimane un posto ‘spartano’”.

Negli ultimi anni come più volte è stato sottolineato, il concetto di rifugio è cambiato, diventando una vera e propria meta “dove andare a mangiare”, piuttosto che un punto d’appoggio e un luogo di passaggio. “Il problema però è che si creano confusione e false aspettative nel turista se si continua a promuovere questa idea del rifugio-ristorante. Ampliare così tanto la denominazione è chiaramente una questione di marketing, per creare un immaginario più romantico”.

Tutto questo si riflette sui rifugisti “che gestiscono strutture in zone spesso impervie – conclude il presidente -, affrontano una serie di problematiche, come solo l’approvvigionamento, che li mette a dura prova. E spesso si trovano ad avere a che fare con una clientela ‘difficile’ e sempre più esigente, le cui richieste spesso non possono essere soddisfatte per mancanza di una ‘cultura della montagna’”.

https://www.ildolomiti.it – 03/01/2023

Vino novello e vino nuovo, conosci la differenza?

Se sei un estimatore o un’estimatrice di vini, devi necessariamente conoscere la differenza tra un vino novello ed un vino nuovo. In molti credono siano la stessa cosa ma non è così.

A differenza di quanto si pensi, il vino novello ed il vino nuovo, non sono la stessa cosa, anzi! Entrambi conservano una loro peculiarità, l’unica assonanza è la parentela ma uno non ha nulla a che vedere con l’altro. Tali caratteristiche dovrebbero essere conosciute da tutti, anche dai meno esperti, al fine di non chiedere una bottiglia sbagliata e quindi fare brutta figura magari ad una cena.

E’ giusto che tutti sappiano cosa gli è stato versato nel bicchiere, essere consapevoli del prodotto con il quale si sta avendo a che fare è sicuramente una marcia in più anche per cultura personale. La caratteristica fondamentale è che entrambi i vini si differenziano a seconda del tipo di vinificazione.

Possiamo definire il vino novello come un cugino stretto del vino francese, il Beaujolais nouveau. Questa bevanda è ottenuta da uva appena raccolta nell’annata in corso con una tecnica di vinificazione diversa da quelle usuali, ovvero viene adoperata la macerazione carbonica. I grappoli interi vengono chiusi in silos di acciaio ermetici con dell’anidride carbonica la quale avvia il processo di fermentazione intracellulare. In questo modo l’uva non è pigiata ma macera in assenza di ossigeno per 10 giorni ad una temperatura costante di 30°C.

Considerate che è un processo di produzione molto veloce quindi il vino non sviluppa una struttura importante, a tal fine le normative italiane impongono che venga consumato dal 30 ottobre al 31 dicembre.

Il vino nuovo invece, è il vino fresco, ovvero prodotto dalla classica vendemmia. L’uva viene pigiata e fatta invecchiare secondo i metodi tradizionali, a differenza del vino novello è più strutturato dalle note particolari a seconda della zona di produzione.

https://www.orizzontenergia.it – 31/12/2022

Vini dealcolati? La nuova normativa provoca polemiche e perplessità

Dopo il recente successo in sede europea (forse meglio dire scampato pericolo) che ha fatto sì che il che il vino non debba esser etichettato come “bevanda dannosa per la salute”, altre nubi si addensano sul futuro di questa bevanda, che fa parte della storia e tradizione di tutti i popoli mediterranei.
Non ci si può oramai più nascondere di fronte al fatto che le normative europee consentono di produrre vini privi di alcol o quasi, e di conseguenza anche la normativa italiana dovrà in qualche modo adeguarsi e trovare una propria via per sottostare all’indirizzo proveniente dall’Europa.

Il governo sta dunque preparandosi a mettere mano alla normativa vigente per far sì che siano chiare le regole in questo settore così importante per l’Italia.

“Il Ministero è da tempo impegnato nella elaborazione di una disciplina chiara ed efficace sulla produzione e la commercializzazione dei vini dealcolati e parzialmente dealcolati”, ha detto recentemente il Sottosegretario all’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste, Luigi D’Eramo, in una interrogazione a risposta immediata in Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati.

La normativa proveniente da Bruxelles sta provocando tante polemiche, perplessità e paure tra chi da sempre produce vino e non vuole sentire chiamare con lo stesso nome una bevanda diversa e priva, oltre che dell’alcol, della tradizione millenaria che a essa è associata in Italia ma non solo.

La posizione del governo italiano non è di contrarietà a questa apertura verso una nuova produzione, quanto più di perplessità riguardo il fatto che questa possa essere chiamata vino.

Recentemente infatti il ministro all’agricoltura e la sovranità alimentare Francesco Lollobrigida in occasione di un suo intervento a Eima a Bologna fiere, aveva dichiarato che un vino senza alcol, semplicemente non avrebbe potuto chiamarsi vino; la partita dunque è aperta. La fase di confronto con il settore è avviata, i prossimi mesi saranno decisivi per scrivere la storia futura del vino tradizionale e di quello senz’alcol.

https://www.apetimemagazine.com – 31/12/2022

Il “Bianco di Custoza” veronese cambia nome: da ora si chiamerà solo “Custoza”

Il “Bianco di Custoza”, vino simbolo di Verona, tra poco si chiamerà solo “Custoza“: il 26 dicembre infatti entrerà in vigore il Regolamento di esecuzione UE che conclude il complesso iter di modifica del disciplinare di produzione del vino Custoza DOC.

Il processo di revisione è iniziato diversi anni fa: una prima parte di competenza nazionale si è già positivamente conclusa con l’approvazione da parte del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali il 7 giugno 2019.

“Festeggiamo un traguardo fondamentale per la denominazione che rappresenta un importante passo per la cres crescita della nostra immagine”, afferma la presidente del Consorzio tutela vino Custoza DOC, Roberta Bricolo. “Il nome Custoza, senza altre specifiche, semplifica la comunicazione nei confronti del mercato e rafforza il legame con il territorio che ci identifica”.

Già dal 2019 dunque la denominazione è forte della revisione dei criteri che ne definiscono la base: in primis la “rielaborazione” dell’uvaggio, che, pur mantenendo le caratteristiche della denominazione che si fonda su diverse tipologie di vitigni e l’obbligo di assemblarne un minimo di 3 per garantirne l’identità unica ed irriproducibile, ha “eliminato” le percentuali minime obbligatorie di ciascun vitigno.

In secondo luogo, sempre con efficacia dal 2019, la riduzione della resa /ettaro a 13 t ha rappresentato certamente un grande passo avanti verso la ricerca della qualità Leggi il resto di questo articolo »

Umbria Jazz Winter, Masterclass ‘Note di Vino’ a Orvieto

Nell’ambito della 29/a edizione di Umbria Jazz Winter, saranno due le Masterclass organizzate dal Consorzio Tutela Vini di Orvieto per raccontare i terroir e l’affascinante storia dei vini orvietani. Avranno come filo conduttore la musica, da qui “Note di Vino”, che accompagnerà le degustazioni che saranno guidate da due grandi esperti del mondo enologico, quali sono Chiara Giannotti, Fondatrice di Vino.tv e Maurizio Dante Filippi “Best Italian Sommelier 2016″.

Le Masterclass sono in programma per i giorni 28 e 29 dicembre 2022, a iniziare dalle ore 17, presso il Ridotto del Teatro Mancinelli di Orvieto. Saranno gratuite e si consiglia la prenotazione da inviare a info@orvietodoc.it fino a esaurimento dei posti disponibili.
Si comincerà il 28 dicembre con “Vini e Terroir: le tante anime dell’Orvieto” a cura di Maurizio Dante Filippi che racconterà i vini selezionati con un approccio tecnico-scientifico, ma allo stesso tempo accattivante.
Il 29 dicembre sarà, invece, la volta di “Vino, arte e cultura: Orvieto una denominazione affascinante” con Chiara Giannotti chiamata a raccontare i vini del territorio attraverso un viaggio semplicemente unico tra presente e passato.

Le cantine che hanno aderito alle Masterclass con i loro vini sono 19.
“Vino e jazz e più in generale vino e musica è un connubio collaudato e vincente che anche quest’anno abbiamo deciso di riproporre in occasione di Umbria Jazz Winter, in cui il Consorzio Tutela Vini di Orvieto è ancora una volta presente in qualità di partner.

Le Masterclass che abbiamo organizzato saranno di grande livello qualitativo, grazie anche alla indiscussa professionalità di chi sarà chiamato a guidarle. Il nostro intento, ancora una volta, è far conoscere i nostri vini a una platea sempre più ampia e il contesto internazionale di Ujw è sicuramente un palcoscenico privilegiato in tal senso. La competenza, l’amore e la passione che i produttori orvietani mettono nella realizzazione dei loro vini ha permesso negli ultimi anni di portare sulle tavole di tutto il mondo e nelle migliori enoteche e ristoranti vini di grande qualità che oggi sono diventati anche ambasciatori di un territorio meraviglioso quale è il nostro”, hanno detto il presidente del Consorzio, Vincenzo Cecci e la vicepresidente con delega agli eventi, Giulia Di Cosimo.

https://tg24.sky.it – 23/12/2022

Alberto Merico, sommelier “Il vino non ha più segreti”

Il vino per lui non ha segreti: Alberto Merico, varedese residente a Bovisio Masciago, è da annoverare a pieno titolo tra i sommelier di altissimo livello. Da 13 anni è il sommelier responsabile degli eventi di Davittorio 3 stelle Michelin di Brusaporto (Bergamo).

Proprio l’umiltà e la preparazione gli hanno permesso di diventare ciò che è. La passione per il settore del food and beverage l’aveva fin dall’infanzia. “Finite le scuole medie – racconta – ho scelto l’indirizzo alberghiero pensando che quello del cuoco fosse il lavoro giusto per me. Mi sono pertanto iscritto all’istituto alberghiero “Carlo Porta” di Milano. Il percorso di studi sperimentale prevedeva cucina, sala-bar e segreteria.

In terza la decisione di continuare con la specializzazione sala, il cuoco non era più il lavoro che faceva per me. La svolta in quinta superiore. Spinto da una figura emblematica della sommellerie mondiale, Giuseppe Vaccarini (campione del mondo nel 1978), sono stato incoraggiato a frequentare dei corsi per diventare sommelier. L’attestato sono riuscito a ottenerlo poco prima di partire per il servizio militare”.

Dopo la leva, Merico si è messo alla prova: due anni come sommelier a Londra, poi un anno a Parigi al “Four Seasons George V”. Leggi il resto di questo articolo »

Il vino italiano va negli Usa in barca a vela.

Il vino italiano diretto negli Usa ora viaggia in barca a vela. La novità arriva da un imprenditore toscano leader nella logistica dei prodotti enologici che ha annunciato un risparmio energetico e nelle emissioni tra il 90 e il 97%. Il primo carico è partito lo scorso 10 novembre dal porto di Brest, nel dipartimento di Finistère in Normandia ed è previsto in arrivo a New York tra il 5 e il 6 dicembre prossimi. Circa 20-25 giorni di veleggiata attraverso l’Atlantico, un viaggio 10 giorni più breve di quello delle navi cargo e di solo una settimana circa più lungo rispetto al traffico aereo.

A spiegarlo è lo stesso Alessio Piccardi, titolare della Bencienni srl, società di logistica del vino e appassionato velista. «I cargo oggi viaggiano lenti per risparmiare carburante e hanno rotte più complesse, ma soprattutto quando arrivano a destinazioni come Port Elizabeth, uno dei più grandi terminal di tutta la Costa Est del Nord America, vanno in coda allo sbarco delle merci. Occorrono giorni perché il vino possa essere liberato. L’aereo è ovviamente più veloce ma a destinazione ha lo stesso effetto imbuto dei grandi terminal navali.

Invece la barca a vela scarica la merce con priorità». I costi, sempre secondo l’imprenditore toscano, sono gli stessi. Leggi il resto di questo articolo »