Curiosità

Dopo la Slovenia, ora anche Cipro attacca l’aceto balsamico

In Europa non si fermano gli attacchi nei confronti delle Dop italiane. Dopo i tentativi della Croazia di insidiare la Doc del Prosecco, e dopo la sfida lanciata dalla Slovenia all’aceto balsamico di Modena, ora anche Cipro si aggiunge alla lista: così come fece un anno fa Lubiana, il 22 giugno scorso Nicosia ha notificato alla Commissione europea la legge che introduce la possibilità di chiamare “aceto balsamico” una miscela di aceto, mosto d’uva e zucchero prodotta dalle imprese locali.

Il Consorzio di tutela dell’aceto modenese, che ha appreso della notifica solo in questi giorni, è insorto: «È in atto un attacco inaudito da parte dei Paesi europei, che cercano di appropriarsi del nome e sfruttare il successo dell’originale prodotto modenese Igp conosciuto e consumato in tutto il mondo». Come nel caso della Slovenia, l’Italia può fare opposizione a Bruxelles.

Ma il tempo a disposizione è molto poco: i tre mesi per presentare le contromosse scadono il 22 settembre, troppo poco per poter preparare i documenti necessari. Proprio per questo il Consorzio di tutela ritiene di estrema gravità il fatto che il ministero dell’Agricoltura abbia comunicato soltanto il 7 di settembre quando avvenuto nelle sedi europee, Leggi il resto di questo articolo »

Attica, il vino della capitale Greca si reinventa

L’Attica è una delle regioni di maggiore tradizione vitivinicola dell’intera Grecia, un areale di prim’ordine in piena trasformazione che vanta non meno di 26 aziende vitivinicole e professionisti della gastronomia che hanno saputo crescere facendo squadra. La vicinanza del mare, la cui salsedine svolge un’ottima azione antiparassitaria per le viti, la continua ventilazione, i terreni perlopiù calcarei, la rendono particolarmente adatta alla viticoltura. Il vitigno principe della zona è il Savatianò, uva indigena a bacca bianca da millenni viene coltivata nella zona e con la quale si produce il tipico Retsina, vino bianco fermo a cui si aggiunge la resina del pino di Aleppo.

Il pieno sviluppo del suo potenziale qualitativo, la diversità dei terroir disponibili, il numero crescente di dinamiche aziende vinicole, stanno guidando il rinnovamento dell’Attica e dei vigneti della zona. Le nuove generazioni di vignaioli lavorano con uve autoctone e internazionali offrendo un’interessante gamma di stili. Si sperimenta la viticoltura moderna, si vinifica in vasi alternativi mantenendo sempre il focus su tradizioni di lunga data. Pet-Nats, vini a basso intervento e privi di solfiti, affinamenti sulle fecce fini, Leggi il resto di questo articolo »

Vino biologico, naturale e biodinamico: qual è la differenza tra i 3?

Il vino è una delle bevande più antiche e apprezzate al mondo. Già nei poemi omerici veniva fatta menzione di questa bevanda inebriante così come dei molti rituali ad essa legati come i culti a Dioniso, poi elaborati nella versione romana dei baccanali.

Iniziamo col dire che i vini biologici e quelli naturali sono gli unici a rispondere ad una chiara definizione impartita dal regolamento europeo. Crerchiamo di approndire la differenza fra i vini biologici, quelli naturali e quelli biodinamici.

Un vino organico (ovvero biologico) deve provenire da vigneti a certificato biologico, ovvero deve essere il frutto di una piantagione non trattata con sostanze chimiche come pesticidi, fertilizzanti o erbicidi. Gli unici composti utilizzabili sono lo zolfo e il solfato di rame.

I fertilizzanti anche devono essere biologici, non intaccare, cioè, il normale equilibrio dell’ecosistema e della biodiversità del terreno. I vini biologici presentano sull’etichetta una foglia su sfondo verde circondata da stelle, quelle dell’unione. Se il vino è spagnolo, la certificazione biologica sarà quella di un sole su un cielo blu, un terreno marrone e delle linee in diagonale di colore verde.

I vii biologici sono più espressivi nel gusto perchè derivati Leggi il resto di questo articolo »

Il sorprendente vino di Israele

Per quanto testimonianze scritte facciano risalire la presenza della viticultura e produzione di vino in Galilea a oltre 3000 anni fa, la viticultura moderna in Israele ha radici recenti. Fu il barone Edmond de Rothschild di origini ebraiche nel 1882 a fondare la cantina Carmel, finanziando iniziative vitivinicole in Terra Santa sperando che diventasse il cuore produttivo dei vini Kosher per gli ebrei di tutto il mondo.

Piantò due vitigni, il Chenin Blanc e il Carignan dando il via così alla nuova viticoltura israeliana. L’inizio non fu fortunato: il primo raccolto fu bruciato da un’ondata di caldo, poi arrivò la fillossera. Il successivo turbolento periodo storico non aiutò. Bisogna aspettare il 1983, un secolo dopo, quando un noto professore di enologia della California University, Cornelius Ough, fonda la Golan Heights Winery sulle alture del Golan, una delle zone più vocate del paese.

Notevoli i risultati enologici di questa azienda, la prima a puntare sulla qualità. Dalla fine degli anni ’80 si è registrato un proliferare di aziende, che vanno dalle più grandi certificate Kosher fino alle piccole wine boutique. Secondo i dati di Assovini 2021, attualmente si contano circa 300 aziende con vigneti che coprono circa 6.000 ettari. Per quasi quattro quinti sono dedicati a uve rosse. La produzione è dedicata al mercato interno, anche se un buon 15% è destinato all’esportazione.

Le varietà più diffuse sono Cabernet, Carignan e Merlot, che coprono il 50% della produzione. I territori vocati passano dal mare alle montagne, dalle valli fertili al deserto. Tra le aree più vocate, la Galilea, al nord del paese. Qui hanno sede alcune delle cantine migliori di Israele – tra cui appunto la Golan Heights Winery – che conta quattro sottozone, Alta e Bassa Galilea, Tabor e appunto Golan Heights.

L’area è caratterizzata da buoni rilievi, escursioni termiche tra il giorno e la notte e terreni drenati al punto giusto. Un territorio vario, in cui la vite viene coltivata tra i 400 e i 1200 metri s.l.m., con picchi fino a oltre 2000 metri di altezza, Leggi il resto di questo articolo »

Perchè si dice vendemmia?

La produzione del vino, quantomeno per gli amanti della bevanda, ha un fascino particolare. Uno dei passaggi cruciali del processo è senza ombra di dubbio la vendemmia, vale a dire la raccolta dell’uva destinata a essere trasformata in rossi, bianchi, rosé, spumanti e via dicendo. Tempi e sistemi di raccolta variano di zona in zona, anche se in Italia, così come nel resto dell’emisfero Nord del pianeta, l’attività si svolge nel periodo compreso tra luglio e novembre. Ma perché si dice “vendemmia” e “vendemmiare”? Qual è il significato di queste parole? Scopriamolo…

Fare la vendemmia, periodo di vendemmia, vendemmia tardiva. Le espressioni che contengono la parola con cui ci si riferisce all’operazione di prelievo dei grappoli d’uva dalle viti per la produzione del vino sono tantissime. Anche per questo di sicuro a qualche curioso è capitato di interrogarsi sul significato di questo termine, soprattutto se la zona in cui si abita non è a vocazione vitivinicola e quindi, per un motivo o l’altro, non si è contatto con la cultura del vino.

La parola “vendemmia” deriva dal latino vīndēmia e dal tardo latino vĭndēmia, e sua volta è il risultato dell’unione del sostantivo vīnum (vino) con il verbo demĕre (levare). Insomma, una perfetta sintesi dell’attività che indica e alla quale veniva attribuita una grande importanza nell’Antica Roma.

Gli antichi romani, infatti, ogni 19 agosto celebravano la cosiddetta “Vinalia Rustica”, una festa in onore di Giove che dava ritualmente inizio alla vendemmia. L’uva veniva raccolta a mano con l’aiuto di utensili simili a coltelli, depositata in piccoli contenitori e poi gettata nelle “lacus vinaria”, vere e proprie vasche nelle quali veniva pigiata.

Nel periodo della “Vinalia Rustica” tutte le attività venivano sospese, in modo tale che tutta la famiglia o la cerchia famigliare potesse riunirsi e dedicarsi esclusivamente al lavoro nelle vigne. È da qui che deriva il carattere sociale e conviviale della vendemmia. L’attività era qualcosa che univa, un’occasione per festeggiare e passare del tempo insieme.

Questo spirito sacrale è stato tramandato nel tempo. Tanto che spesso il momento della vendemmia è stato associato alla celebrazione dedicate a diversi santi che venivano ringraziati per l’uva prodotta. La ritualità dell’attività si è un po’ persa a partire dalla metà del ‘900, complice la meccanizzazione delle operazioni in nome della produttività. Tuttavia, si possono trovare ancora in alcune zone d’Italia realtà e aziende che conservano le usanze del passato e interpretano la vendemmia come rito collettivo e di festa.

https://www.innaturale.com – 01/08/2022

Il vino va nello spazio, i sommelier affidano le barbatelle all’Agenzia Spaziale Italiana

Consegnate oggi a Roma dalla Fondazione italiana sommelier barbatelle di Nebbiolo, Sangiovese e Aglianico all’Agenzia spaziale Italiana (Asi) per avviare un progetto di sperimentazione in orbita, nella stazione spaziale internazionale.

L’affidamento, fatto in maniera rappresentativa con barbatelle rappresentative del Nord, Centro e Sud del territorio italiano e con una cerimonia solenne presso il Rome Cavalieri, è avvenuto con lo svolgimento del Forum della cultura del vino.

L’incontro, giunto alla quindicesima edizione e dal titolo “Spazio infinito, eternità del vino”, è stato dedicato al compianto giornalista, conduttore televisivo e politico italiano David Sassoli.

I tempi sull’avvio del progetto di sperimentazione del vino in orbita non sono invece stati comunicati. Obiettivi dell’iniziativa – informa Asi – sono quelli legati al tema della nutrizione degli astronauti ma anche alla possibilità di produrre piante e cibo in assenza di gravità.

Nei mesi scorsi Asi, relativamente al tema agroalimentare, ha avviato, tra i diversi già in campo, il progetto “Evoo” con una selezione di quattro oli extravergini italiani che sono bonus food per gli astronauti e protagonisti di un esperimento sugli effetti della permanenza nello spazio.

“Il progetto di sperimentazione sul vino – ha commentato il presidente dell’agenzia spaziale italiana Giorgio Saccoccia – rientra nel filone della nutrizione degli astronauti, per la produzione di cibo e per l’ottenimento di risultati scientifici utili. Sarebbe bello bere una calice di vino nello spazio, prodotto in orbita”.

https://www.ansa.it – 04/07/2022

Vino: in UK quelli del Sussex ottengono lo status di Denominazione di Origine Protetta (DOP)

Nel firmamento del vino DOP da adesso annoveriamo anche i vini fermi e spumanti del Sussex (quelli prodotti sia nell’East che nel West Sussex): questi vini hanno ottenuto lo status di Denominazione di Origine Protetta.

A dare la notizia è stato il Dipartimento per l’ambiente: la domanda, presentata per la prima volta nel 2015, è stata finalmente accolta. Da adesso, dunque, i vini del Sussex andranno a fare compagnia a Prosecco, Champagne e Bordeaux (tutte DOP).

In patria, invece, i vini del Sussex troveranno anche altri prodotti DOP ad aspettarli come il famoso whisky scozzese, l’agnello del Galles, il sidro Herefordshire, la panna della Cornovaglia e anche i tortini di maiale Melton Mowbray.

Victoria Prentis, ministro dell’alimentazione e dell’agricoltura, ha dichiarato con soddisfazione che il Regno Unito ha sviluppato una reputazione in costante crescita per quanto riguarda il vino di alta qualità. In particolare il vino del Sussex sta ricevendo ampi riconoscimenti e investimenti anche internazionali.

Come tutte le DOP, anche il vino del Sussex deve essere prodotto, trasformato e preparato all’interno di una precisa area che viene identificata anche all’interno del disciplinare di produzione della DOP in questione. Inoltre deve avere anche caratteristiche peculiari che dipendono dalla zona di produzione.

https://www.dissapore.com – 27/06/2022

Il vino italiano pronto ad entrare in orbita

Qualche tempo fa, durante l’imperversare della pandemia, l’azienda Chateau Petrus inviò 11 bottiglie nello spazio per 14 mesi, per studiare gli effetti sulla vite e sul vino in assenza di gravità.

Successivamente, 1 bottiglia di quella partita, fu battuta all’asta, da Christie’s raggiungendo il prezzo stellare superiore a 1 milione di euro. Questa volta – stando a quanto riporta Wine News- saranno le barbatelle italiane a conquistare lo spazio e in particolare quelle di 3 territori iconici nella produzione del vino: il Sangiovese del Brunello di Montalcino, il Nebbiolo del Barolo e Barbaresco piemontese e l’Aglianico del Sud.

Il progetto ideato dalla Federazione Italiana Sommelier verrà presentato il prossimo 4 luglio presso il Salone dei Cavalieri dell’hotel Rome Cavalieri sede di Fondazione Italiana Sommelier, durante il 15° Forum della Cultura Internazionale del Vino, che quest’anno ha per titolo “Spazio infinito, eternità del Vino” e sarà dedicato a Davide Sassoli. Per il Convegno del 2020 “il titolo proposto era stato: il vino radice dell’identità d’Europa e Sassoli aderì immediatamente – commenta il presidente della Fis Franco Maria Ricci. Poi il Covid portò via tutto. Oggi David non c’è più. Siamo certi di saperlo felice di donare all’Italia e all’Europa un altro motivo di Unione, quello delle grandi emozioni”.

La coltivazione della vite, infatti, racchiude tutti gli elementi del viaggio dell’Umanità sul nostro Pianeta. Dalla prima scoperta degli effetti di una sperimentazione spontanea di frutti maturi, allo studio del DNA dei singoli vitigni e delle caratteristiche del terreno dove le viti crescono per avere il migliore risultato, sono passati millenni di sperimentazioni. È un incredibile percorso avvenuto in tutti i campi del progresso.

Nel forum si indagherà su quale collegamento vi sia tra l’Uomo e lo Spazio e come l’Uomo lo sperimenterà in via definitiva. Oltre al presidente della Fis, interverranno Giorgio Saccoccia, Presidente Agenzia Spaziale Italiana, Massimo Claudio Comparini, A.D. Thales Alenia Space Italia, Nicolas Gaume, Founder Space Cargo Unlimited, Walter Cugno, Vice Presidente Esplorazione e Scienza Thales Alenia Space Italia, Franco Malerba, primo astronauta italiano – fondatore Space V, e Donato Lanati, Enologo Enosis Sperimentazioni.

https://www.sienanews.it – 19/06/2022

A Talamone 9mila bottiglie di vino in mare a 35 metri di profondità: riemerge la cantina da record

Scegliere il mare per affinare per un anno un complesso vino rosso maremmano, che ha già passato 18 mesi in barrique: è la scommessa fatta dalla cantina Terre di Talamo che in questi giorni ha ritirato dal mare tra l’Argentario e Talamone il Talamo IGT “a mare”, portando a compimento il primo esperimento di cantina subacquea per un vino fermo. 9.000 bottiglie di un blend con uve Syrah, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot sono state sul fondale marino a 35 metri di profondità, dove la temperatura è stazionaria a 16 gradi e ad una pressione di 4,5 tonnellate. Bottiglia tradizionale, che regge tranquillamente lo stress dell’immersione e tappo in vetro per proteggere il vino da eventuali infiltrazioni.

Le bottiglie sono messe in gabbie di ferro saldate e sono state ritirate con l’ausilio di esperti sub e messe su un pontone che dopo un breve tratto di navigazione è arrivato a terra, con sistemi di protezione dal sole e dal caldo sofisticati ma anche tradizionali, come le “coperte della nonna” stese sulle gabbie.

Le bottiglie sono poi messe ad asciugare in cantina, Leggi il resto di questo articolo »

Putin spinge la produzione di vini locali

In Russia, nei ristoranti, la disponibilità di vino di importazione si sta riducendo perché diversi operatori europei dopo lo scoppio della guerra in Ucraina si sono rifiutati di spedire le loro bottiglie a Mosca. Una scelta condivisa anche da produttori di altri Paesi, come Australia e Argentina. Così i locali della Federazione di Vladimir Putin devono rivedere la propria carta dei vini: le scorte, secondo gli esperti, sono sufficienti per circa un annetto, ma non per tutte le tipologie. La soluzione, come riportato dall’agenzia Ria Novosti, è la vinificazione nazionale: strada autarchica, in ossequio alla propaganda putiniana, che si scontra però con oggettive difficoltà: dai vigneti insufficienti fino al know-how necessario e al terroir: inoltre le bollicine tanto amate in Russia sono difficili da ottenere nella Federazione.

«La situazione con gli alcolici, in modo particolare con il vino, non è molto buona», ha detto alla Ria Novosti il sommelier del ristorante Roze&Dance di San Pietroburgo, Dmitry Bogdanov, «non si intravedono prospettive brillanti e la gamma di vini e distillati sul mercato sta lentamente diminuendo perché molti produttori europei si rifiutano di collaborare con noi. I maggiori fornitori di champagne hanno ritirato il loro prodotto dal nostro mercato».

«Attualmente abbiamo una piccola scorta di vino», Leggi il resto di questo articolo »