Curiosità

Come 12 soci stanno riportando il vino Nas-cëtta al suo natural splendore

La storia di riscoperta moderna della Nas-cëtta di Novello è una delle conferme, ce ne fosse bisogno, di quanto inestimabile sia il patrimonio varietale dell’Italia in ambito vitivinicolo. L’ampliarsi del movimento sta infatti favorendo il riaffiorare (non casuale, bensì figlio di piani, di lavoro e di comunicazione, ben allestiti) di territoriali colpevolmente sacrificati dalla storia.

Che questo recupero avvenga al centro del territorio che ha inaugurato il periodo di rinomanza moderna del movimento, ovverosia le Langhe, è fatto ancora più ragguardevole. Novello, quindi, areale dove l’uva bianca Nascetta (o Anascetta, ora indicato perlopiù con il localismo Nas-cëtta), era conosciuta già alla fine dell’800 quale tipologia di grande potenzialità, ma che le rese scarse e la lavorazione complessa fecero sacrificare alla causa del Nebbiolo.

Un ritrovamento quasi casuale, all’inizio degli anni ’90, di una manciata di bottiglie superstiti – figlie tra l’altro di una vendemmia incredibile come la 1983 – fecero gridare al miracolo. Da lì il lungo cammino che porterà al riconoscimento della Doc Langhe Nas-cëtta del comune di Novello (ottenuta nel 2010) figlia degli sforzi di un movimento unitario, dato che è del 2014 la nascita dell’Associazione produttori di Nas-cëtta del comune di Novello, che attualmente annovera 12 soci, tutti agguerritissimi nella missione di riportare la Nas-cëtta al ruolo che le spetta nel panorama vitivinicolo

https://forbes.it – 07/06/2022

Vini Centanni, premiata miglior cantina dell’anno a Vinitaly, nel quasi silenzio generale

Vini Centanni, azienda familiare di Montefiore dell’Aso in provincia di Ascoli Piceno nelle Marche, è stata premiata come miglior cantina biologica dell’anno Selezione Green nel recente Vinitaly di Verona, ed è stata vincitrice assoluta nel concorso internazionale Wine Without Walls che vedeva la presenza di 35 nazioni con 4000 cantine per un totale di 40000 vini degustati.

Un Pecorino, una Passerina di Offida ed un rosato dell’azienda Centanni hanno ottenuto grandi punteggi in tre diverse categorie di vini: rispettivamente affinato in legno, vendemmia tardiva e in acciaio, i punteggi più alti in assoluto con il Cimula Offida Passerina Docg che ha raggiunto la perfezione sfiorando i 100 punti.

Purtroppo la notizia ha avuto poco eco nazionale e, anche noi giornalisti, abbiamo speso poco inchiostro per celebrare il vanto di un’azienda e di una famiglia che rappresenta un territorio meraviglioso: il Piceno. Una regione da scoprire come Le Marche ed una enologia che grazie al Pecorino, alla Passerina e al verdicchio Bucci, quale miglior vino bianco del mondo, sa raccontare un messaggio d’amore e di rispetto attraverso il territorio che lo genera.

Il giornalismo dev’essere vero e puro, senza amici e nemici aldilà se ci fa comodo o meno, ma deve informare sempre e comunque anche se certi ambienti non rientrano tra quelli che fanno audience.

Noi Accademici riteniamo che il vino sia un grande corteggiatore del tartufo e che questo premio sia un evento di spettacolare portata culturale e di promozione per l’intera Regione Marche.

https://www.italiaatavola.net – 22/05/2022

La società segreta di chi considera il Lambrusco di Sorbara il miglior vino del mondo

Sono un ragazzo fortunato e uno schifoso privilegiato, ho passato un pomeriggio a bere Sorbara supremo in un casolare fuori Modena (resto nel vago perché è un Sorbara fuori commercio, il produttore non ha nemmeno la partita Iva).

Seduto allo spartano tavolo della rustica cantina c’era un altro lambruschista grandissimo ma non citerò nemmeno lui, meglio non fornire troppi indizi.

Abbiamo bevuto per quattro ore di fila, prima un formidabile Trebbiano di Spagna (il miglior bianco emiliano di sempre?) e poi una raffica di Sorbara di varie annate: tutti vini rifermentati in bottiglia, ciò che chiamo “metodo romantico”. Obiettivo del produttore è fare vini “eleganti e fini”. Superbamente centrato.

Per quattro ore bevo e ammiro la sua capacità di eliminare i difetti (la maledizione dei rifermentati in bottiglia) e al contempo di conservare l’anima (ciò che smarriscono i vini metodo classico e metodo autoclave). Per quattro ore beviamo e compatiamo il volgo ignaro, la gente convinta che il Lambrusco sia un vino dolciastro da supermercato.

Dopo quattro ore è buio e salgo in macchina perfettamente vigile.

Il mattino dopo mi sveglio benissimo. Con la sensazione di aver vissuto un’iniziazione, di essere entrato a far parte di una società segreta: composta da coloro che considerano il Lambrusco di Sorbara il miglior vino del mondo.

https://www.ilfoglio.it – 19/05/2022

La Garganega di Ilario Vignato, espressione piena del territorio

La Garganega è il più importante vitigno coltivato nelle province di Vicenza e Verona in particolare sulle colline dei territori delle denominazioni Soave e Gambellara DOC. Proprio in queste due particolari zone il vitigno ha trovato, grazie alla coltivazione curata e attenta, le migliori espressioni delle sue potenzialità sia nei vini secchi che in quelli passiti, come Recioto e Vin Santo.

La qualità è dovuta al terreno che nella zona di Gambellara è caratterizzato da un suolo di matrice vulcanica, composto principalmente da tufo e basalto e dotato di particolare ricchezza di materiali rocciosi e minerali. Qualità e tipicità sono i tratti distintivi di questo piccolo angolo di Veneto capace di sorprendere con vini di straordinaria complessità e piacevolezza, freschezza e longevità. I suoli ricchi di basalti neri di origine vulcanica si traducono nel calice in una spiccata mineralità e in una bevibilità moderna ed elegante.

L’azienda agricola Virgilio Vignato di Gambellara (VI) vanta una tradizione di oltre 60 anni, oggi guidata con grande passione, da Ilario Vignato, terza generazione della famiglia. La cantina è situata nel cuore dell’area di produzione del Recioto di Gambellara DOCG e lavora in completa declinazione il vitigno Garganega.

Ilario Vignato lavora con cura e riesce a rendere il vitigno protagonista delle diverse tipologie di vini, in particolare nei secchi e nella sua eccezionale versione del Vin Santo di Gambellara. L’azienda ha anche vinto una difficile scommessa, realizzando un metodo classico ovviamente da uve garganega.

Nel 2008 quando una pergola di vigneto è stata lasciata ad appassire in vigna e vendemmiata a novembre inoltrato, dopo la prima neve, viene lavorato un mosto ricco di carattere e struttura, aromatico e particolare. Da qui nasce il “Caliverna”, un vino bianco da uve garganega raccolte in condizione di surmaturazione, che ha affascinato gli appassionati e vinto diversi premi. L’origine vulcanica del terreno, consente alla cantina Vignato di far parte del progetto di proposta vini “Vini Vulcanici” nato per valorizzare i vitigni coltivati su terreni vulcanici.

L’attività eruttiva dei vulcani italiani ha dato vita a terreni con caratteristiche del tutto originali e peculiari. Infatti le rocce create dalle attività vulcaniche hanno origini e composizioni incredibilmente diverse che portano alla produzione di vini sorprendenti, ciascuno con una storia diversa da raccontare.

https://www.fsnews.it – 17/05/2022

L’itinerario europeo del vino, nato in Sicilia, segna un’altra tappa nell’Isola

Forse non tutti sanno che esiste un itinerario culturale, riconosciuto dal Consiglio d’Europa, che attraversa i luoghi più importanti della viticoltura europea.

Il progetto di questo percorso, che si chiama “Iter Vitis”, è nato nel 2007 a Sambuca di Sicilia, Borgo più Bello d’Italia 2016, e coinvolge 25 Paesi del Vecchio Continente. Oggi ad entrare a pieno titolo in questo circuito internazionale è nuovamente la Sicilia – dove tutto è partito – con Castiglione di Sicilia, Borgo più Bello d’Italia 2017.

Il territorio di Castiglione, tra l’Etna e l’Alcantara, vanta una storia importante nel settore della viticoltura sia nei secoli passati che attualmente. Oggi, infatti, conta circa 70 aziende vitivinicole, è sede dell’Enoteca Regionale, del Consorzio Etna Doc, si trova al centro della Strada del Vino dell’Etna ed è ritenuta tra le capitali dell’enoturismo in Sicilia.

“Aderiamo a Iter Vitis – ha detto il sindaco di Castiglione, Antonio Camarda – perché riconosciamo un ruolo determinante nel progetto dei cammini attraverso i vigneti e la storia e la cultura del paesaggio rurale che attraversano. L’itinerario così strutturato, che ci proietta in un quadro di collaborazione e promozione europea, diventa ulteriore elemento di attrazione e sviluppo dell’enoturismo e del turismo culturale, permettendo di far scoprire le eccellenze paesaggistiche ed enogastronomiche del nostro territorio che così consolida la sua vocazione turistica internazionale”.

L’obiettivo degli itinerari europei è iniziato con un censimento dei Comuni da inserire in tutti gli Stati membri, in modo da poter dare visibilità anche a piccoli Borghi e poter lavorare a livello capillare sul territorio con progetti che promuovano i valori del Consiglio d’Europa, il turismo culturale, sostenibile e legato ai territori del vino.

“La Sicilia è stata la culla di Iter Vitis, oggi abbiamo 25 Nazioni socie. Fino ad ora, non avevamo purtroppo una presenza in Sicilia Orientale e soprattutto in un’area unica come l’Etna per terroir, paesaggio, tradizione: grazie alla partnership con i Borghi più belli d’Italia  oggi annoveriamo Castiglione di Sicilia cui diamo il benvenuto  tra le nostre città Iter Vitis” afferma Emanuela Panke, presidente dell’Itinerario e in passato direttrice anche della Strada del Vino dell’Etna.

https://www.guidasicilia.it – 13/05/2022

Lavorare nel mondo del vino

Fino a qualche anno fa, lavorare nel mondo del vino per i più significava fare il Sommelier. In realtà questo settore, che nel nostro territorio dà lavoro a molte persone, richiede diverse e sempre più specifiche competenze.

Diventare sommelier è il punto di partenza per la conoscenza dei procedimenti di cantina, di come si degusta e si abbina al cibo, ma sono pochissimi i sommelier che esercitano la professione. La figura in assoluto più richiesta è l’enologo, il maestro di cantina. Oggi gli enologi devono essere bravi a conoscere i segreti del mestiere, a sperimentare nuove tecniche, a valorizzare la ricchezza del territorio e ad estrarne le caratteristiche organolettiche perfette. Per questo, occorre fare un percorso formativo appropriato nelle Università e magari anche qualche tirocinio all’estero.

L’enologo lavora a fianco dell’agronomo, che cura la coltivazione della vigna, fondamentale per riuscire a fronteggiare le malattie e tutte le problematiche legate ai cambiamenti climatici. Fondamentale in un’azienda è avere un canale di vendita ben strutturato. Per cui, sono ricercati profili che si dedicano interamente all’Export, e viaggiano continuamente all’estero tra fiere ed eventi, o per visitare i clienti più importanti (importatori, distributori, ristoranti etc. etc.). Ai manager dell’Export sono affiancati impiegati, che fungono da referenti per tutte le pratiche legate all’esportazione (spedizione, fatturazione etc.) e assistono il cliente nella vendita.

Per lavorare in questo settore, è fondamentale la conoscenza approfondita delle lingue straniere Leggi il resto di questo articolo »

Col caro energia anche il vetro delle bottiglie di vino costa di più

Allarme vetro per le industrie vitivinicole italiane. Forniture a rischio e prezzi in crescita. Pesano la crisi globale e l’aumento dei costi energetici, nonché una eccessiva dipendenza di prodotto finito dall’estero: il 2022 non sarà un anno facile per gli approvvigionamenti di materia prima per l’intera industria vitivinicola che la richiede in maniera massiccia.

L’Sos arriva dalle più importanti associazioni di settore come Federvini, Unione italiana vini e Alleanza cooperative, che hanno ribadito – anche al recente Vinitaly – il rischio di una situazione che vede i rincari dell’energia unirsi a una crisi logistica, ciò che potrebbe riverberarsi negativamente sulla competitività del settore.

Tra i principali imputati c’è proprio l’industria del vetro, che risulta essere una voce economica non indifferente, e che, da un lato, ha dovuto fronteggiare con maggiori importazioni (anche da Russia e Ucraina) la forte richiesta di bottiglie di vino il cui mercato è progressivamente cresciuto tra 2016 e 2021 – se si esclude la brusca frenata del 2020 – e, dall’altro lato, ha dovuto tamponare gli effetti dell’aumento dei costi dell’energia (soprattutto il gas per far funzionare i forni) attraverso un ritocco al rialzo dei listini.

Col 45% delle quote a volume, il settore vitivinicolo è a tutti gli effetti tra i principali vettori del segmento industriale del vetro cavo, che vanta una produzione di oltre 5 milioni di tonnellate – in continua e costante crescita dai 4 mln del 2016 – per un giro d’affari di 2,4 miliardi di euro. A spingere è, in particolare, la voce spumanti.

Il 2021, secondo stime di Assovetro, Leggi il resto di questo articolo »

Scoperta la più antica testimonianza del vino in Europa: resti di vinaccioli e vinacce del 4300 a.C.

Resti di vinaccioli e vinacce, che si sono conservati da un incendio avvenuto in un’abitazione a Filippi, nel Nord-Ovest della Grecia, intorno al 4300 a.C., sarebbero la più antica testimonianza del consumo di vino in Europa.

A scoprirli, come riporta “The Drinks Business”, gli studiosi della Aristotle University di Salonicco, nella campagna di scavo dei siti archeologici della Grecia settentrionale, che, grazie alla ricchezza dei dati raccolti, stanno fornendo molte informazioni sull’organizzazione sociale ed economica, le attività quotidiane delle persone, la loro agricoltura e le pratiche agricole in epoca preistorica.

Il ritrovamento archeologico è avvenuto grazie alla tecnica della flottazione, con la quale il deposito si dissolve in acqua e frammenti di materia conservata galleggiano verso l’alto.

Non è chiaro se le uve di cui sono stati ritrovati i resti fossero coltivate o utilizzate per il foraggio, fatto sta che il ritrovamento testimonia come la Grecia della prima Età del Bronzo avesse sviluppato una società in cui il vino faceva parte della dieta e della vita delle persone.

La viticoltura potrebbe essere arrivata dal vicino Oriente, dove la viticoltura in Georgia precede quella greca di circa due millenni. Ma potrebbe essersi sviluppata anche nello stesso periodo.

Come è nato, il vino assunse in seguito grande importanza nell’antica Grecia come bevanda preferita nei simposi accademici, e sotto l’Impero Romano, quando la Grecia era una potenza nella produzione di vino, che aveva nel Mediterraneo un vasto mercato di esportazione.

https://winenews.it – 20/04/2022

Vinitaly, Zaia: “Chiediamo i danni per il Prosek, non è un vino”

Prosek, questo nome è nostro. C’è una riserva del nome con un decreto del 2009 che firmai quand’ero Ministro, riconosciuto dall’Europa, e c’è il pronunciamento dell’Unesco che, nel 2019, ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità le Colline del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene.

Ma c’è pure una motivazione storica: le prime citazioni del nome “Prosecco”, con riferimento al vino, risalgono infatti al XIV secolo, ed esiste una cartina geografica storica in cui la città di Prosecco, situata poco a occidente di Trieste, è denominata Proseck, in ragione dell’assoggettamento, in quel periodo storico, dell’area al dominio asburgico”.

Lo dice il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, mostrando la bottiglia di Prosek croato assieme al Presidente di Coldiretti, Ettore Prandini.

“Questo non è il nostro Prosecco, ma è un prodotto che crea solamente confusione nel mercato dei vini italiani e veneti, ma soprattutto nel consumatore – continua il Governatore -. Dobbiamo andare all’attacco contro la menzione speciale del Prosek chiedendo i danni. Rovesciamo la visione e facciamo togliere quel nome ingannevole dalle etichette croate”.

https://www.lapiazzaweb.it – 17/04/2022

Non chiamatelo vino: tutti gli inganni nelle bottiglie a cui fare attenzione

Vengono chiamati vino, ma non lo sono. Però bisogna conoscerli, questi veri e propri inganni enologici, per evitare di cadere nei tranelli che danneggiano sia il settore, che il consumatore. Stiamo parlando, ad esempio, del vino dealcolato, di quello zuccherato, del vino in polvere, di quello annacquato: sono solo alcune delle ultime clamorose pratiche enologiche che si stanno diffondendo nel mondo. E che Coldiretti ha scelto di mettere al centro della mostra «Non chiamatelo vino», al Vinitaly di Verona.

Questi tranelli in bottiglia sono favoriti dall’estensione della produzione a territori non sempre vocati e senza una radicata cultura enologica. E colpiscono direttamente anche i Paesi con una storia del vino millenaria, come l’Italia, per via della globalizzazione.

«Si tratta di un precedente pericoloso che apre la strada all’introduzione di derive che mettono fortemente a rischio l’identità del vino italiano, che è la principale voce dell’export agroalimentare nazionale», spiega Ettore Prandini. «È in atto una demonizzazione indiscriminata, pilotata da alcune multinazionali, che punta ad affermare un nuovo modello alimentare e culturale che danneggia il settore e mette in discussione storia, cultura e valori fortemente radicati nel cibo e nei vini made in Italy, la dieta mediterranea stessa, patrimonio Unesco e il consumo moderato e responsabile che contraddistingue il vino in Italia».

Per Approfondire: Leggi il resto di questo articolo »