Curiosità

Vinitaly: Cotarella, Gaja e Scienza tra i più potenti del vino in Italia

I soliti noti, ma non solo, nella lista dei 100 personaggi più potenti del vino in Italia. A stilare la classifica il giornale online Cronache di Gusto che dal 2014, in concomitanza con il Vinitaly, pubblica un magazine in carta stampata (distribuito gratuitamente nei giorni della fiera) con la Wine Power List con i profili dei 100 personaggi che, tra istituzioni e mercato, lasciano il segno nel mondo del vino.

Alla vigilia della pubblicazione, secondo quanto Ansa è in grado di anticipare, ai posti Top of the Top, una sorta di fuori lista per tre nomi che negli anni hanno sempre occupato il primo posto e mantengono ancora oggi un ruolo di primissimo piano, il presidente degli enologi Riccardo Cotarella (nella foto), il produttore piemontese Angelo Gaja e del docente universitario e presidente del Comitato nazionale Vini Attilio Scienza.

Mentre la top ten di questa speciale classifica sul wine power annovera: al primo posto l’euro parlamentare Paolo De Castro (era n.9 nel 2019); secondo posizione per Luigi Moio (49); terzo l’alto dirigente Mipaaf Giuseppe Blasi (18); in quarta posizione il sottosegretario alla Politiche agricole con delega al Vino Gian Marco Centinaio (stabile rispetto al 2019).

A seguire, sempre in ascesa al quinto posto Piero Antinori (13), Leggi il resto di questo articolo »

Vino: Grignolino conquista giovani, stranieri e importatori

Successo per la prima edizione di ‘Grignolino, il Nobile Ribelle’, una due giorni ospitata a Grazzano Badoglio (Asti) e dedicata alle numerose interpretazioni di questo vitigno che, con i suoi tannini vivaci, si presta a diversi tipi di vinificazione e d’invecchiamento.

In tanti sono arrivati a degustare le oltre cento etichette prodotte nelle 85 aziende vitivinicole dell’Astigiano e del Monferrato Casalese che hanno risposto alla chiamata dell’Ais – l’Associazione Italiana Sommelier del Piemonte con le delegazioni di Asti e Casale.

“Una prima edizione straordinaria – commentano gli organizzatori – Il Grignolino coinvolge e suscita curiosità anche tra i palati più esperti. Abbiamo avuto giornalisti che tornavano dai Grands Jours de Bourgogne e hanno fatto tappa a Grazzano Badoglio interessati a scoprire questo vino. È la dimostrazione che siamo all’inizio di una nuova era felice per questo vitigno che esprime bene l’anima del Monferrato”.

La produzione di Grignolino si avvicina oggi ai 2 milioni e mezzo di bottiglie, ma la potenzialità supera i 5 milioni: quasi un milione sono doc Grignolino d’Asti, 450 mila doc Grignolino del Monferrato Casalese, 940 mila doc Piemonte Grignolino.

https://www.ansa.it/piemonte – 27/03/2022

Ghemme candidata a diventare Città del vino europea 2024

Candidatura del Comune di Ghemme come città del vino europea 2024: se n’è tornato a parlare nel pomeriggio del 16 marzo durante una riunione che si è tenuta nel Municipio di Ghemme.

“In questa sede – riferiscono i consiglieri della Provincia di Novara Davide Ferrari e Luigi Laterza, rispettivamente delegati ai rapporti con il mondo dell’agricoltura e associazioni agricole e al turismo e marketing territoriale – siamo tornati a condividere il progetto che vede Ghemme capofila dei comuni produttori vitivinicoli novaresi, vercellesi, biellesi e del Vco affiancati dai rispettivi Enti provinciali,

La Provincia ha ribadito nuovamente la propria disponibilità nel coordinamento del progetto di promozione del territorio: in questo senso e con la finalità di valorizzare al meglio i nostri prodotti abbiamo concordato di confrontarci anche con il consorzio Gran Monferrato”.

https://www.newsnovara.it – 19/03/2022

Meno vino sfuso, più reddito

Broni (Pavia) – “Vendendo il vino come sfuso, non si va da nessuna parte. Siamo in ritardo, ma dobbiamo invertire subito la rotta commerciale.” Enrico Bardone, 80 anni, ingegnere e una lunga esperienza manageriale di vertice nel gruppo Eni, è da quattro giorni alla guida del colosso vinicolo lombardo Terre d’Oltrepò: “Devo ancora avere piena conoscenza di tutti i dati”, premette. In Terre d’Oltrepò è stato consigliere, ma solo per due anni, dal 2016 al 2017: “Da allora, però, diverse cose, dentro e fuori della cantina, sono cambiate. Oggi – ribadisce – la remunerazione delle uve conferite non copre i costi di produzione. Ci sono tante aziende che non riescono più a pagare i fertilizzanti”.

Cosa fare?
“La resa per ettaro deve passare dagli attuali 5-6mila euro a 8-10mila euro. Ci riusciremo puntando più sulla vendita in bottiglia e sull’estero”.

Già ma per un colosso come Terre d’Oltrepò che vinifica mezzo milione di quintali di uva, non è semplice.
“In Veneto e in Trentino ci sono realtà aziendali che fatturano più del triplo di Terre d’Oltrepò (l’ultimo bilancio di Terre era sui 35 milioni di euro di fatturato, ndr) e ci sono riusciti. Io l’avevo suggerito già dieci anni fa perché vendendo sfuso siamo in balia del prezzo imposto da altri e non rende”.

C’è un altro punto da affrontare: solo Terre d’Oltrepo ha più di 70 etichette per altrettanti vini… Leggi il resto di questo articolo »

Il vino buono e le storie di quotidiana resistenza

Il vino ha unito la politica, se è vero che in Europa tutti i rappresentanti italiani hanno fatto fronte comune contro la proposta del “bollino nero” sulle bottiglie di vino per indicare un pericolo cancerogeno. Un piccolo esempio di unità intorno a un bene comune, che dovrebbe far sperare, se non ci fosse una campagna elettorale in atto.

Ma il buon vino crea consensi, mi ricordò il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, quando lo intervistai per i 50 anni di Vinitaly e lui mi raccontò della crescente presenza, negli anni, di politici con ruoli istituzionali altissimi (presidenti della Repubblica, del Consiglio, ministri) alla fiera.

Ci si accosta a ciò che vince, e questo va da sé, ma qualche pronunciamento più profondo da parte loro non farebbe male, analizzando ad esempio il motivo per cui gli italiani sono fra i popoli più longevi al mondo. E pazienza se qualche multinazionale che “rosica” per il successo dei nostri prodotti si innervosisce, convinta che le differenze rovinino il disegno di omologare tutto e ovunque.

Oggi che la pandemia non è aggressiva come nelle primavere scorse, restano tuttavia a rischio 40mila posti di lavoro nell’industria alimentare e molti di più in agricoltura. Si guarda con preoccupazione all’evoluzione della crisi russa, che potrebbe avere ripercussioni non solo in campo energetico, ma sull’approvvigionamento stesso di materie prime. E il mondo agricolo si è mobilitato, per far presente quanto vale un settore che nei proclami della politica è l’eterna Cenerentola.

In viaggio fra il Monferrato e la Franciacorta, a Rovato, Vittorio Moretti, patron di Bellavista, mi ha fatto assaggiare un vino che nasce sotto il Convento dell’Annunciata sul Monte Orfano, luogo dello spirito dal 1449 che lui, per una legge mai scritta che si rifà al “principio di restituzione”, ha salvato dalla possibile incuria. A San Damiano d’Asti invece la famiglia CarlindePaolo, ha ristrutturato il pilone dedicato a Maria Assunta, che domina i vigneti di barbera. Lo hanno fatto quattro fratelli, in memoria del loro papà Francesco, che tre anni fa, a 74 anni, li ha lasciati dopo un infarto, mentre portavano avanti un progetto nato dal nulla nel 2000.

Quanta bellezza, quanta determinazione, quanto senso di famiglia ho visto in queste storie che parlano di vino, non solo come consumo, ma come cultura, quando essa diventa la capacità di raccordare un particolare al tutto. Di questo si dovrebbe argomentare, mettendo a tema dell’agenda politica quei valori che ci uniscono e connotano, anziché i distinguo che dividono.

https://www.avvenire.it – 23/02/2022

Vino, l’UVA D’ORO degli Este promossa in Cina

Gli antichi vitigni ferraresi, nati dalle sabbie, approderanno presto in tv in Cina. In questi giorni infatti una troupe della società di produzione Italiana Wine Channel srl, del Canale 19Pindao (in cinese si pronuncia Yi Jiu Pindao e significa “Canale del vino italiano”)  ha girato tra Ferrara e Comacchio in alcuni dei luoghi più caratteristici del territorio per far conoscere e per illustrare la storia e i segreti della Russiola e della Fortana, i due antichi e unici vitigni autoctoni del ferrarese. Il servizio televisivo è stato condotto e coordinato dal sommelier professionista Marco Simoni: “Leghiamo la riscoperta dei nostri vitigni al territorio, alle sue eccellenze, alla sua storia”, spiega l’esperto, che ha girato tra il Castello, il locale ‘Al Brindisi’ (la più antica enoteca al mondo datata 1435) – dove Simoni ha iniziato la sua carriera – palazzo Schifanoia e le antiche manifatture dei marinati delle anguille tra i celeberrimi ponti di Comacchio, proponendo anche abbinamenti storici.

“Quello della DOC Bosco Eliceo – dichiara Simoni – è un territorio enografico che stiamo continuando a studiare, sottoponendolo a lavoro, sperimentazione e ricerca. Si tratta di una Doc nata nel 1989 e diventata pure Consorzio Vini delle Sabbie nel 1991. L’origine viticola enologica ferrarese è antichissima e risale addirittura all’epoca degli Etruschi, che abitavano la città di Spina. In seguito un fondamentale impulso è stato apportato dai monaci benedettini insediatisi nella storica abbazia di Pomposa.  Leggi il resto di questo articolo »

Nasce linea cocktail ispirata a processo affinamento vino

Nasce nel mondo dei cocktail “The Key Cocktail”, linea di premiscelati prêt-à-porter ispirata al processo di affinamento del buon vino e con erbe raccolte a mano nel segno dell’antica arte delle herbarie, pratica esercitata da donne nell’antichità e che prevede la raccolta e lo studio delle erbe, lasciate a macerare in alcol e utilizzate per scopi medicamentosi.

A proporre la nuova linea con cocktail “riposati” e ready to drink è Valeria Sebastiani, bartender romana con esperienza nel mondo dei cocktail e del catering. La proposta prevede cheI miscelati siano lasciati in botti di legno per un tempo variabile dai 15 giorni ai 3 mesi, insieme a un mix di erbe e spezie, alcune delle quali raccolte in Lazio e Abruzzo grazie al foraging, elemento, quest’ultimo che permette di gustare i cocktail “ovunque senza bisogno di aggiungere alcun ingrediente, garnish e ghiaccio compresi”.

La collezione oggi è composta da sette preparazioni diverse, per sette differenti identità di gusto: Negroni, Mi.To, Old Fashioned, Gin Martini, Velvet, Manhattan e Martinez. Le preparazioni prendono forma all’interno del liquorificio di 180 mq situato nel quartiere residenziale romano di Quarto Miglio.

https://www.ansa.it – 26/01/2022

Scienziati cinesi: champagne, vino rosso e bianco riducono il rischio di infezione da coronavirus.

Bere champagne, vino rosso e bianco può ridurre il rischio di contrarre il coronavirus, affermano gli esperti del Kangning Hospital di Shenzhen (Cina). I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Nutrition.

Gli scienziati hanno studiato i dati di 473.957 persone, di cui 16.559 sono risultate positive al COVID-19. I partecipanti sono stati divisi in tre gruppi: non bevitori, bevitori in passato e bevitori attivi. I ricercatori hanno concluso che le persone che preferivano il vino rosso avevano una maggiore protezione contro il SARS-CoV-2: ad esempio, bevendo più di cinque bicchieri di questa bevanda alla settimana, il rischio di infezione si riduceva del 17%.

I bevitori di vino bianco e champagne che bevevano da uno a quattro bicchieri a settimana avevano l’8% in meno di probabilità di contrarre il Covid-19, ma con un consumo eccessivo (oltre cinque bicchieri a settimana), l’effetto protettivo diventava irrilevante.

Chi beveva birra e sidro aveva un rischio maggiore del 28% di contrarre il coronavirus a prescindere dalla quantità consumata, che era pressoché irrilevante.

https://it.sputniknews.com – 24/01/2022

Pinot e Lagrein i vini che vengono dal freddo

Attorno al lago di Caldaro (Bassa Atesina, estremo sud della provincia di Bolzano) c’è un distretto del vino che è stato il cuore propulsivo del rilancio della vitivinicoltura dell’estremo nord d’Italia. Le cantine sociali qui si sono rinnovate all’insegna della qualità e dell’identità. Qui è nata la moda dei vini “che vengono dal freddo”, sia rossi (Pinot nero , Schiave, Lagrein) che bianchi (Gewuztraminer, Pinot bianco, Sauvignon).

È lo spirito che anima Erste+Neue, storica cantina i cui vigneti vanno dai pendii più bassi della Costiera della Mendola fino alle pendici delle Dolomiti. Originale anche nel nome (il + simboleggia la fusione fatta nel 1986 di due cooperative sorte nello scorso secolo) la cantina fa parte della storia della viticoltura altoatesina e ha recentemente rinnovato l’immagine dei suoi vini e dell’azienda. La montagna, la freschezza, l’eleganza, la sapidità sono i segni che danno la cifra di tutti i vini. I vigneti, infatti, sono distribuiti in parcelle, esposte a sud, dislocate a partire dai pendii più bassi fino a quasi 900 metri sul livello del mare. Una posizione che consente alla luce del sole di avere un effetto ideale durante il giorno, mentre la notte garantisce una importante escursione termica.

Sono tre le linee dei vini Erste+Neue. La linea di selezione Puntay rappresenta l’eccellenza della cantina che coniuga lo spirito montano e l’eccellenza organolettica dei singoli vitigni. Per fare questo vengono selezionate solo le uve degli appezzamenti più storici, raccolte a mano e a perfetta maturazione. Poi ci sono le linee Classic e Basic con prodotti onesti, autentici, e con un rapporto qualità-prezzo entusiasmante.

Gli assaggi. Dalla linea Puntay vanno segnalati fra i rossi il Pinot nero Riserva 2018 e il Lagrein Riserva 2019 di grande personalità, profumi, finezza; e fra i bianchi un Pinot Bianco, uno Chardonnay e un Sauvignon 2019 di grande ricchezza espressiva e freschezza.
Dalla linea Classic da scegliere a occhi chiusi il Kalterersee Classico Superiore 2020 e il Gewuztraminer 2020.

https://www.quotidiano.net – 16/01/2022

Vigneti eroici a un passo dal cielo

Vini d’altitudine. Se ne sente parlare molto negli ultimi anni. In tempi di riscaldamento globale, non c’è produttore che non evidenzi i metri sul livello del mare dei suoi vigneti, al primo accenno di collina, è un modo di fare ampiamente diffuso. Una sottolineatura spesso anche abusata, come se altitudine fosse automaticamente garanzia di qualità.

Il discorso cambia però radicalmente di fronte alla Cave Mont Blanc, cantina cooperativa ai piedi del Monte Bianco, il massiccio più alto d’Europa, produttrice di quel Blanc de Morgex et de La Salle, sottozona della Doc Valle d’Aosta, che è la denominazione più alta d’Europa. Un vino ottenuto da Prié Blanc, vitigno autoctono coltivato pressoché esclusivamente nei comuni di Morgex e La Salle, nei 18 ettari della cantina che conta una settantina di soci, a un’altitudine compresa fra i 900 e i 1.250 metri. Ecco allora che i concetti di vino di montagna e di legame col territorio assumono caratteri autentici, non dettati da ragioni di marketing o mode passeggere.

“Il Prié Blanc è un vitigno pre-fillossera, franco di piede – spiega Nicolas Bovard, presidente di Cave Mont Blanc (nella foto in alto il suo staff) – ha un’ottima acidità che lo rende particolarmente adatto alla spumantizzazione e lo caratterizza nella versione ferma.

Un vino tutto unico nel suo genere, che lavoriamo nello stesso periodo per entrambe le versioni, a differenza di Chardonnay e Pinot Nero che per le basi spumanti vengono vendemmiati in anticipo”. Le 140mila bottiglie che escono ogni anno da Morgex sono tutte di Prié Blanc: una mono-cantina, più che un monovitigno. Leggi il resto di questo articolo »