Curiosità
Il vino italiano parte alla conquista della Cina
Nonostante il declino delle importazioni enoiche in Cina, con un primo trimestre 2019 in calo per tutti i produttori, ad uscirne meglio è l’Italia che limita le perdite, rispetto agli altri Paesi.
Questa diminuzione si può considerare fisiologica ed è dovuta alle tensioni tra USA e Cina, ma anche ai gusti dei consumatori orientali che in particolare nella Cina Settentrionale continuano a preferire i superalcolici, al contrario delle città più evolute tra cui anche Guangdong, Zhejiang e Fujian.
È cambiato però l’atteggiamento dei produttori italiani che iniziano a investire nella promozione anche nel Sol Levante. Un buon segnale in questo senso è la visita di Sun Yongjian, presidente di ShenYang Mengze, colosso della distribuzione di vini in Cina collegata all’azienda australiana Penfolds, alle cantine italiane in Toscana per una sorta di scouting di vini italiani da proporre al mercato cinese.
Durante il suo tour è stato accompagnato dal vicepresidente dell’Unione Italiana Vini, Lamberto Frescobaldi che ha sottolineato la necessità di muoversi con azioni mirate nelle diverse zone della Cina, che presentano poteri d’acquisto, gusti e a volte anche lingua diversi.
Secondo Frescobaldi non si può non considerare il forte cambiamento nel modo di stare a tavola dei cinesi che si sono aperti anche a prodotti più europei, come i formaggi, prima assenti dal mercato.
Non bisogna mai dimenticare, però, che le abitudini orientali sono diverse dalle nostre e vedono piatti e bevande presentate tutte insieme con un mix di dolce, salato e di vari superalcolici, senza badare all’ordine di consumo.
In particolare sarebbe meglio partire con vini rossi, dato che il bianco è legato al lutto e i cinesi tendono a non bere bibite refrigerate. In particolare quelli più apprezzati sono i fruttati, poco acidi ma non dolci, come l’Amarone, che è quello più apprezzato o il Sangiovese, mentre il Chianti continua a essere quello più conosciuto.
Per ottenere dei risultati, però sono fondamentali le campagne che trasmettano la cultura del vino italiano, sfruttando anche il fatto che i cinesi nutrono un forte interesse per il nostro paese, con una strategia univoca e uno sforzo congiunto di produttori e operatori del settore.
https://quifinanza.it – 12/05/2019
Luca Maroni (Enologo): “Leonardo Da Vinci e il vino”
In occasione dei 500 anni dalla scomparsa del maestro del Rinascimento Leonardo Da Vicìnci, occasione celebrata in tutta Italia e non solo con mostre ed esposizioni, tra i vari aspetti dell’uomo artista e scienziato che sono stati approfonditi e ricordati, ve n’è uno che risalta e che dona una dimensione molto intima e umana di chi fosse Leonardo.
Nel suo rapporto con il vino, di cui ben poco si è saputo per secoli, è celata una natura segreta, personale del rapporto tra il genio e la terra. La sua splendida Vinci, con i suoi pendii, ma anche la più caotica e industriosa Milano, dove Leonardo riuscì a ritagliarsi un angolo di vita campestre, dedicando alla sua vigna non solo il sudore della fronte, ma tutto il suo acume e impegno.
«Il rapporto familiare, quotidiano e profondo che ha sempre legato Leonardo al vino – afferma l’enologo Luca Maroni al quotidiano online Spraynews.it – gli derivò dal fatto di essere nato in una famiglia originaria di un piccolo borgo della meravigliosa campagna toscana: Vinci. Situata alle pendici del Montalbano ad una quota di circa 200 metri sul livello del mare, un morbido paesaggio collinare, un’esposizione solare luminosissima che culmina in radiosi tramonti, un vero paradiso naturalistico-elementare per la vite e per l’olivo.
Altro aspetto importante, – continua Luca Maroni – Leggi il resto di questo articolo »
Vino: campagna promozione Soave in Giappone e Gran Bretagna
Addio alla tradizionale anteprima che lascerà spazio ad un nuovo format inedito. Questa la scelta del Consorzio per la tutela vini Soave e Recioto che lancia una campagna promozionale in Gran Bretagna e Giappone.
Si parte a maggio con Soave Stories, una 2 giorni dedicata al “Mondo Soave” che vedrà protagonisti alcuni dei massimi esperti a livello internazionale. A parlare di Soave sono stati chiamati Sarah Abbott MW a Kerin O’Keefe fino a John Szabo MS.
“Dopo molti confronti con i produttori – dice Sandro Gini, presidente del Consorzio – abbiamo convenuto che era a settembre che il Soave dava il meglio e deciso di unire l’anteprima a Soave Versus, un contenitore poliedrico che cade proprio alla fine dell’estate”.
Soave Stories sarà anche il trampolino di lancio delle due campagne promozionali “Summer of Soave” nel Regno Unito e “Soave Style” in Giappone che coinvolgeranno in prima persona gli operatori di ristoranti e wine bar.
corrierequotidiano.it – 29/04/2019
Alla scoperta di vitigni e vini rari
Il Piemonte è famoso nel mondo per i suoi vini nobili, Barolo, Barbaresco in primis. Poi ci sono altri vini, forse non altrettanto famosi, ma ugualmente apprezzati e conosciuti: Barbera, Dolcetto, Freisa, Grignolino, Moscato, Asti, Ruchè, Pelaverga, Erbaluce, Bonarda, Carema… e ne dimentico sicuramente qualcuno.
Ma pochi sanno che la nostra regione ha una ricchezza – infinita quanto semisconosciuta - di vini e vitigni rari. Piccole coltivazioni e produzioni ridotte che però rappresentano un tesoro da scoprire e valorizzare.
Alle porte di Torino, sui pendi della Sacra di San Michele, è nata l’ Associazione tutela Baratuciat e vitigni minori. Il Baratuciat è un vino bianco che nasce in circa 8 ettari di vigneti nei territori della bassa Valsusa fra Trana, Buttigliera, Condove, Giaveno, Villarbasse: vinificato in purezza, ha profumi erbacei di sambuco, mela e eucalipto, ben strutturato..si beve che è un piacere.
Se ci spostiamo in provincia di Cuneo ecco la Nascetta di Novello, vitigno semiaromatico coltivato in 85 aziende vitivinicole per un massimo di 390mila bottiglie. Il vino si accompagna bene con antipasti freddi, formaggi, pesce crudo, crostacei e carni bianche.
Dall’ Astigiano arriva il Gamba di Pernice coltivato nei vigneti di Calosso, un rosso con profumo speziato, morbido al palato, di medio corpo tendenzialmente amarognolo. Quest’ anno viene messo in commercio, dopo 3 anni di affinamento, il prodotto del 2016, poche migliaia di bottiglie da non perdere.
E ancora l’ astigiano Uveline Uceline, vino di lusso che un tempo si regalava al dottore, al parroco, al podestà o al farmacista.
Solo per citarne altri – sempre segnalati dalla Coldiretti – per la provincia di Alessandria il Slarina o Cellerina della Val Cerrina e dal Vercellese il Clone Cobianco di Ghemme.
Insomma, è una vera e propria caccia al tesoro quella che si può fare alla ricerca di vitigni e vini rari del nostro Piemonte. L’ invito è di provarli e di segnalarcene altri.
www.targatocn.it – 29/04/2019
A Bolzano inaugurata la “Cattedrale del vino”
Il vescovo di Bolzano Ivo Muser, guardandola, ha detto: «Ecco la cattedrale del vino». E certo lo sembra, almeno come dimensioni.
E pure in quanto prova a coniugare sostanza (lì si produce il vino “a caduta libera”) con forma (l’estetica del cubo ricoperto di foglie di vite in fibra), e ad essere l’idea stessa della cantina, come luogo di creazione del prodotto, rispetto al paesaggio che la circonda: il “tetto” della Kellerei Bozen, la Cantina Bolzano, è infatti la prosecuzione della collina di San Maurizio attraverso la sistemazione di lunghi filari di vite sul crinale mentre sotto, fino a 31 metri di profondità, avviene il processo di vinificazione in verticale.
Insomma, si è presentata bene ieri pomeriggio la nuova sede delle cantine riunite della conca.
Intorno, almeno 500 persone, tanti soci e pure la politica.
«Ci abbiamo messo un bel po’ a far trovare l’accordo tra le cooperative storicamente rivali -ricorda l’ex governatorre Luis Durnwalder – ma visto i tanti anni passati tra piani urbanistici e permessi mi sento anche parte di tutto questo…».
In effetti la cantina di Santa Maddalena e quella di Gries avrebbero voluto ognuno costruirsi la cattedrale vicino ai propri vigneti, chi a Rencio e chi nella parte sud ovest della conca.
«Sì, ma era una sana concorrenza. Tuttavia adesso – sorride soddisfatto Michl Bradlwarter, l’Obmann della cantina finalmente riunita – tutti siamo qui a festeggiare”.
www.giornaletrentino.it – 14/04/2019
Presentato a Vinitaly il primo dizionario italo-cinese dei vini
Il manuale, intitolato “Il dizionario italo-cinese di Vini e di Viti”, include circa 600 voci corrispondenti a diverse varietà di uva e definisce gli standard per tradurre il nome dei vini italiani in lingua cinese. Sarà presto disponibile in libreria sia in Cina che in Italia.
Strumento di conoscenza per rafforzare il mercato cinese.
Ci sono voluti quattro anni di ricerca per ultimare il libro, scritto dagli accademici di entrambi i Paesi con l’obiettivo di aiutare i consumatori cinesi a conoscere meglio i vini italiani, e favorire l’entrata del nostro Paese nel mercato cinese del vino, dove si sono già insediati Francia e Cile.
“L’Italia è ancora poco presente e abbiamo la speranza che rendere i vini italiani più facili da conoscere possa accrescere la loro presenza in Cina”, spiega Denis Pantini, direttore della sezione dedicata all’agro-industria del think tank Nomisma.
Dalla ricerca si evince inoltre che solo il 7% dei consumatori cinesi nelle aree urbane è in grado di riconoscere il vino italiano.
www.ilsole24ore.com – 11/04/2019
I viticoltori della Georgia ora vogliono produrre vino su Marte
Siete pronti per il primo vino prodotto su Marte? Mentre Curiosity ha scavato il primo foro nella superficie del pianeta rosso, i vignaioli della Georgia stanno studiando come produrre una delle bevande più amate dagli abitanti della Terra, su Marte.
La notizia è stata riportata in anteprima di Phys.org, secondo cui un gruppo di ricercatori ed imprenditori attivi nel settore starebbero studiando come coltivare l’uva su Marte.
“I georgiani sono stati i primi vignaioli sulla Terra ed ora speriamo di fare lo stesso anche su Marte” ha spiegato uno dei cofondatori del progetto, Nikoloz Doborjgindze.
Il progetto rientra in quello più ampio lanciato tempo fa dalla NASA, che è alla ricerca di idee per favorire lo sviluppo di una presenza umana sul pianeta rosso. E’ chiaro che qualora dovesse realmente vedere la luce la colonia umana su Marte, anche bevande come il vino potrebbero servire.
La sfida però è tutt’altro che semplice, a causa delle proprietà della superficie del pianeta, come ci ha insegnato Matt Damon in The Martian.
Il team georgiano però spera di superare questo ostacolo, e sta anche studiando le varie tipologie di uve georgiane per determinare quali potrebbero essere in grado di resistere agli alti livelli di radiazioni UV a cui le viti sarebbero esposte.
Il primo passo consisterà nel testare l’uva in condizioni simili a quelle di Marte, con temperature fredde, livelli di anidride carbonica alti e bassa pressione.
tech.everyeye.it – 10/04/2019
Macché “sovranista”! Il vino è una cosa seria
Ultimo giorno di Vinitaly, che si appresta a chiudere la 53ª edizione con tanti buoni affari indotti dai buyer di tutto il mondo.
E tante emozioni per il Vinitaly a Verona, dove le enoteche tematiche allestite nelle piazze hanno introdotto i wine lovers al piacere di un’esperienza italiana in una bella città fra musica, arte e gusto del genius loci.
Il vino dunque come collante anche della politica, visto che Salvini, Di Maio e Conte hanno scelto Vinitaly per stemperare tensioni.
Il caso più emblematico è stato quello del Piemonte, dove i due candidati alla presidenza della Regione, Sergio Chiamparino e Alberto Cirio, si sono fatti immortalare intorno a un prosciutto e a un bicchiere di vino, dichiarando la volontà di fare una campagna elettorale leale, senza colpi bassi.
È poi quanto vuole la gente, che ha infatti commentato: «Sono due che hanno fatto tanto per il Piemonte». Una dichiarazione non banale per dire una cosa chiara: c’è una politica del personalismo che cerca il voto di pancia e una che dimostra di avere a cuore il bene comune. Poi vinca il migliore.
In ogni caso è emblematica la parata di questi giorni: ci si associa al vino perché è un prodotto vincente, qualcosa che anche negli anni della crisi si è affermato nel mondo. Certo è curioso apprendere che c’è il “Vino sovranista”, così battezzato per indicare la scelta dei vitigni autoctoni.
Alt: il vino è una cosa seria, non superiamo il limite di volerlo annacquare con le nenie del politichese.
Ma basta un cartello esposto in uno stand che la nuova congiunzione diventa virale e spadroneggia sui social. Una volta ci bastava Gaber a chiedersi cosa è di destra e cosa di sinistra, ora si va su Instagram. Leggi il resto di questo articolo »
Vino e pizza? Si può fare: la dimostrazione al Vinitaly
Vino e pizza sono un’accoppiata vincente. A dimostrarlo, al piano terra di uno stand del Veneto al Vinitaly gremito in ogni ordine di posti, sono stati il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, in divisa bianca d’ordinanza, e Stefano Miozzo, pizzaiolo veneto pluripremiato con locali a Cerea e Verona, che di recente si è aggiudicato l’oscar della pizza a Napoli, sbaragliando la concorrenza degli chef campani.
Vino e pizza? Perché no? In attesa di chi ci possa “illuminare” sui migliori o possibili abbinamenti, sotto gli occhi attenti di Miozzo, il Governatore ha preparato una pizza esclusiva e inedita, utilizzando i migliori ingredienti della Bassa Veronese. I fortunati che hanno potuto assaggiarla hanno molto apprezzato la cottura e gli ingredienti.
La pasta della pizza è realizzata con farine italiane, lievito madre e acqua di sorgente. E’ condita con salsa di pomodoro italiano, mozzarella fiordilatte emiliana, stortina della Bassa veronese (presidio Slow food) e asparago di Arcole.
gds.it/articoli/vinitaly – 09042019
Pure il vino è 4.0 Il digitale dalle vigne alla tavola
Il vino italiano continua a conquistare i mercati internazionali e si fa, con misura, sempre più «tecnologico».
Grandi etichette cariche di glorie, accanto a dignitosi vini da tavola che insieme danno vita a qualcosa che vale (solo parlando di esportazioni), circa 6,2 miliardi di euro. Quello del vino è certamente un settore che corre, e che riesce a collezionare margini in crescita del 6% circa nell’ultimo quinquennio.
Senza parlare dell’occupazione, visto che ad oggi, in Italia, gli addetti arrivano a circa un milione e 300mila. Qualità e concorrenza, dunque, che in questi giorni al Vinitaly di Verona (da sempre punto d’incontro di vecchie e nuove tendenze di settore), si traducono anche in un’attenzione particolare alle nuove tecnologie che fanno riferimento al paradigma di Impresa 4.0.
App, quindi, ma non solo per cercare l’etichetta migliore. La digitalizzazione del vino passa anche per strade diverse. In Francia, per esempio, nella regione di Bordeaux le tecniche digitali sono usate per la mappatura del vigore vegetativo ed hanno consentito di risparmiare dal 10 al 30% sui costi per la fertilizzazione; mentre in California droni e mappature satellitari vengono adoperate per monitorare lo stato di salute dei terreni di produzione. Leggi il resto di questo articolo »