Curiosità
Girlan, il Pinot Nero è il futuro dell’Alto Adige
“Il Pinot Nero è il futuro dell’Alto Adige”. Lo ha detto il direttore della cantina cooperativa altoatesina Girlan, Oscar Lorandi, nel presentare a Roma Vigna Gunger, un Pinot Nero Riserva 2015 affinato in barrique, in una degustazione guidata da Luca Gardini, “Miglior Sommelier del Mondo” nel 2010, nonché co-curatore della classifica The Winesider Best Italian Wine Awards.
“Un vitigno molto interessante, coltivato in Alto Adige fin dal 1800, e oggi considerato – ha sottolineato l’enotecnico Gerhard Kofler – uno dei più nobili tra i vini rossi. Difficile in vigna e in cantina, è una vera e propria sfida anche per i viticoltori più esperti”.
La cantina sociale ha investito dieci ettari nella zona di Mazzon, a Nord del fiume Adige, dove è stato individuato un ‘cru’ in una vigna vecchia di 20 anni che, per geologia, storia e pendenze che variano dal 4% al 5%, risulta particolarmente vocato per questa varietà di origini francesi.
“Nel 2008 abbiamo avviato la sperimentazione – ha ricordato Lorandi – con prima vendemmia nel 2012. Ora è in commercio l’annata 2015, e l’auspicio è di aver dimostrato, sia pure con poche annate d’esperienza, che l’Alto Adige merita un suo posto nell’Olimpo dei Pinot Noir.
Abbiamo in particolare voluto dimostrare che il nostro Pinot, prodotto in sole 2300 bottiglie, ha uno spazio e voce al pari delle altre eccellenze.
E siamo ottimisti, io e i 200 soci conferitori e produttori, sull’evolversi della raccolta 2018, dopo l’annata 2016 che è stata bellissima”.
Giornale di Sicilia – 04/02/2019
Una botta d’orgoglio per il vino di Rimini
“I vini bevibili soprattutto con amore sono come le belle donne, differenti, misteriosi e volubili, ed ogni vino come una donna va preso.
Luigi Veronelli”
Inizia oggi al Teatro degli Atti, la tre giorni dedicata al vino Riminese.
Quando, in illo tempore, pontificavo sul vino delle nostre splendide colline a Furlè, in te Zitadoun, mi guardavano storto, pensando in cuor loro che bestemmiassi…
Avevano ragione, i raspaterra del Consorzio Agrario, loro erano più avanti in campo enologico di almeno vent’anni.
In casa nostra è mancata quella nobiltà agricola illimitata presente in Toscana e in Piemonte.
I nostri contadini che avevano fame e voglia di lavorare sono diventati albergatori, bagnini, ristoratori e se non fossero arrivati, che Dio li benedica, quelli che noi chiamavamo con sufficienza “maruchin” i marocchini/marchigiani che bussavano con i piedi, la cultura della vite sarebbe scomparsa nell’agro riminese.
Ma questa non è storia, è preistoria. Guardiamo al presente, anzi al futuro.
Abbiamo la possibilità di conoscere lo stato dell’arte sulla nostra viticoltura e volendo, assaggiare, gustare, centellinare il meglio della produzione locale. Una botta d’orgoglio, ogni tanto, fa bene.
www.riminiduepuntozero.it – 02/02/2019
Vino su Marte e cotone sulla Luna?
Avete capito bene … nel 2024 gli astronauti dovrebbero poter brindare con del vino marziano DOC. Come è possibile?
Da recenti scoperte archeologiche gli scienziati hanno stabilito che la Georgia possieda una tradizione vinicola di oltre 8000 anni e che producesse vino già nel Neolitico.
Ma che cosa centra tutto questo con il pianeta rosso? Il fatto è che proprio la Georgia progetta di coltivare dei grappoli su terreni marziani, in base al progetto IX Millennium.
Nikoloz Doborjginidze, fondatore dell’agenzia di ricerca spaziale della Georgia, ha affermato: “I nostri antenati hanno diffuso il vino sulla Terra, così possiamo fare lo stesso su Marte”.
Questa idea è nata dall’invito della Nasa a presentare proposte per facilitare la presenza umana prolungata su Marte, l’idea degli scienziati della Business Technology University di Tblisi è quella di individuare, assieme al progetto IX Millennium, la varietà di vite in grado di spuntarla su basse temperature, alti livelli di monossido di carbonio e bassa pressione.
Per ora il progetto sta testando la coltivazione idroponica (fuori suolo) di viti in serre verticali in un hotel di Tblisi.
Per ora non si conosce nulla sulla fermentazione, imbottigliamento e invecchiamento dei vini, ma secondo la Nasa pare che la fermentazione in microgravità sia possibile.
L’unica certezza è che il primo vino marziano sarà un vino bianco, Leggi il resto di questo articolo »
Un bicchiere di vino al giorno? Ecco cosa succede al nostro organismo
A quanto pare un bicchiere di vino al giorno diminuisce il rischio di finire nelle mani dei medici. Un recente studio effettuato da un gruppo di scienziati italiani dell’IRCCS NEUROMED di Pozzilli (Isernia) ha confermato che chi beve un bicchiere di vino al giorno ha più probabilità di non finire all’ospedale, rispetto a chi non consuma alcol per niente.
Un bicchiere di vino al giorno riduce il rischio di cancro e malattie cardiovascolari Louis Pasteur, in uno dei suoi momenti di riflessione, diceva: “C’è più filosofia in una bottiglia di vino che in tutti i libri”.
I ricercatori nel campo della salute hanno sempre cercare di portare alla luce cosa succede all’organismo, nel momento in cui si consuma un bicchiere di vino al giorno.
Bisogna sapere che il vino è ricco di composti antiossidanti, porta benefici per la salute e contiene una grande quantità di minerali, come ad esempio: potassio, calcio, magnesio, vitamine idrosolubili (B1, B2, B5 e B6), acido folico, vitamina B12 e vitamina C.
Il vino ha proprietà antiossidanti. Attenzione! Il consumo deve essere moderato, solo cosi aiuta a prevenire malattie cardiovascolari, migliora il sistema immunitario, produce energia e migliora le prestazioni della memoria. Leggi il resto di questo articolo »
Verso la prima DOC BIO – MASARI
“Il progetto di questi due giovani si proietta in quello che dovrà essere il futuro dell’agricoltura. Bravi e lungimiranti. La Regione è al loro fianco per accompagnarli in ogni forma possibile verso la realizzazione del loro sogno”.
Con queste parole, il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, esprime la sua ammirazione e i suoi complimenti per il progetto, portato avanti all’Azienda Vinicola Masari di Maglio di Sopra, in provincia di Vicenza, dove sta per nascere il primo vino Doc Bio d’Europa.
“I protagonisti, Massimo Dal Lago e Arianna Tessari – aggiunge Zaia – hanno compiuto una scelta strategica, molto difficile, ma che costituisce il futuro del settore”.
“Ho avuto modo di vedere di persona il vigneto in questione – dice Zaia – ed è davvero un esempio di scuola, ma anche di passione. Mi auguro, e la Regione è e resta a disposizione di Massimo e Arianna con l’assistenza tecnica necessaria, che al più presto si possa arrivare anche all’approvazione governativa come biodistretto”.
Comunicato stampa della Regione Veneto N° 30 del 10/01/2019
(AVN) Venezia, 10 gennaio 2019
Magner Bein: A Modena del maiale non si butta via niente
C’è chi dice che la provincia di Modena sia geograficamente legata al maiale perché infatti ha la forma di uno zampone, ma forse è solo un caso infatti il maiale non è sempre stato l’animale più importante nell’alimentazione dei modenesi, in quanto fu portato nel nostro territorio dai celti circa un secolo prima dei Romani determinando il nome delle nostre città, così come i dialetti e anche l’enogastronomia.
Si pensa, infatti, che la tradizione del gnocco fritto derivi dai celti, così come l’usanza del lardo e più in generale l’importanza del maiale nell’alimentazione.
Di Modena si può dire che del maiale non si butta via proprio nulla tanto che a Castelnuovo Rangone ve ne è una statua nella piazza principale a pochi passi dalla chiesa del comune.
Tuttavia la nostra tradizione è giunta fin ai nostri giorni poiché dopo i celti, i contadini, specialmente nel medioevo, compresero il carico energetico e calorico fornito dalle interiora e dal grasso dell’animale, parti che invece i ricchi buttavano via.
Non è un caso sia il gnocco fritto che i borlenghi siano a base di strutto o che siano così diffusi i ciccioli nella cucina povera modenese.
Infatti, se ci pensiamo a differenza dell’Aceto Balsamico Tradizionale che era fatto nelle cantine dei signorotti modenesi, i prodotti gastronomici a base di maiale o che prevedono l’uso di una sua parte sono di origine contadina e più povera.
Così partendo dalla bassa troviamo il salame di San Felice e poi la città di Mirandola dove nacque lo zampone, e poi la diffusione del cotechino, per non parlare dell’industria alimentare suina del territorio di Castelnuovo Rangone, e dell’uso dello strutto e del lardo nella cucina della montagna e in particolare del Frignano, a cui si aggiungono il prosciutto cotto di Vignola e i ciccioli.
www.modenatoday.it – 08/01/2019
La Russia ha annullato i dazi sulle importazioni di frutta, verdura e vino dalla Moldavia
A partire dal 1 gennaio 2019, la Russia ha annullato i dazi sulle importazioni dalla Moldavia di frutta, verdure fresche e conservate e sul vino.
Lo ha annunciato il Presidente della Repubblica di Moldavia, Igor Dodon, sottolineando che il governo russo ha adottato un decreto relativo alla soppressione, con effetto dal 1 gennaio 2019, dei dazi sulle importazioni nella Federazione russa di ortaggi, frutta (mele, ciliegie, prugne, nettarine, ecc.), verdura e verdura in scatola, uva e prodotti vitivinicoli.
Igor Dodon ha dichiarato che la cancellazione dei dazi doganali è stata possibile in seguito agli accordi che aveva raggiunto in precedenza con il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin.
“Questa decisione contribuirà senza dubbio ad un aumento significativo delle esportazioni di merci moldave sul mercato russo, la creazione di posti di lavoro ed influirà sulla crescita del bilancio statale”, ha detto il presidente Dodon, ringraziando Vladimir Putin per il sostegno al popolo moldavo.
fai.informazione.it – 05/01/2019
Un bicchiere per ogni vino e la festa continua
Un bicchiere per ogni vino e la festa continua
Le Festività religiose sono appena trascorse ma le occasioni di far festa non sono terminate, anzi con il nuovo anno abbiamo dodici mesi davanti a noi per brindare a qualsiasi evento che riunisca delle persone, e pure quando ne abbiamo voglia in solitudine.
Chi ha organizzato incontri in casa tra parenti ed amici per trascorrere in letizia i Cenoni e i pranzi solenni degli ultimi giorni, ha certamente dovuto fare i conti, oltre ai vini da servire in armonia alle pietanze, anche e soprattutto con i bicchieri giusti per farli apprezzare al meglio.
Siamo certi di non dire un’eresia nell’affermare che i bicchieri sono diventati uno «status symbol», non sono molte le famiglie italiane che possono permettersi di rinnovare i propri servizi di bicchieri ad ogni moda che si impone in un tot di annate, oltre a quelli acquistati/ricevuti/inseriti nella lista in occasione delle nozze e cioè quelli che offriva il mercato in quel momento.
Chi non ha ancora da qualche parte il tris di calici di cristallo di Boemia con gambo lungo per acqua, vino, spumante o quelli per wodka, whiskey, limoncello, grappa, cognac, e altre bevande, targati anni ’70-80? Leggi il resto di questo articolo »
Vino italiano sempre più apprezzato all’estero
Lo abbiamo scritto e lo ribadiamo: dicembre è il mese delle bollicine. Nonostante la passione per i vini mossi che trainano l’export italiano, i vini fermi si fanno ‘rispettare’ sul mercato internazionale.
Gli Usa sono i primi consumatori di prodotti italiani, dal bianco, rosso e rosato alle bollicine mentre i tedeschi amano Verdicchio, Passerina e Friulano.
In Russia si privilegiano i vini bianchi e rosati corposi provenienti da Puglia e Sicilia mentre in Cina si stappano prevalentemente Barbera e Nero d’Avola.
Secondo i dati dell’Osservatorio vini spumanti effervescenti (Ovse) saranno stappate nel mondo circa 220 milioni di bottiglie che, insieme alle 70 milioni di vino frizzante, raggiungeranno un giro d’affari al consumo di 5 miliardi di euro.
Valori estremamente positivi, con qualche numero in meno di bottiglie consumate rispetto allo scorso anno, ma con alcuni dollari in più.
In cinque, anni, a partire dal 2013, l’incremento in valore è stato di 200 milioni di euro per i soli consumi dei vini delle feste.
I più richiesti in questo momento dell’anno sono Brunello, Bolgheri, Sangiovese, Soave, Nero d’Avola e soprattutto Puglia per i vini rosati, Emilia per il Lambrusco, Veneto e Trentino con il bianco fermo Pinot Grigio.
www.maximitalia.it – 28/12/2018
Gli australiani si inventano il vino che parla
Per sedurre i millennial e tutta quella fetta di popolazione che vede nello smartphone il prolungamento ideale della propria mano, gli australiani si sono inventati… il vino che parla.
L’idea del gruppo australiano Treasury Wine Estates, colosso del settore vitivinicolo (è proprietario di 13 mila ettari di vigne in tutto il mondo e produce di più di 400 milioni di bottiglie), è stata quella di portare la realtà aumentata sulle etichette del vino.
Sulle bottiglie di cabernet sauvignon, di chardonnay o di shiraz della serie «19 Crimes», campeggia un’etichetta gialla con l’immagine in tonalità seppia di giovani uomini in tenuta da carcerati.
Questi uomini si chiamano John Boyle O’Reilly, Michael Harrington, Cornelius Dwyer Kane e sono tutti stati condannati all’esilio in Australia.
La grafica è molto originale e ben riuscita. Ma la sorpresa comincia dopo che l’acquirente ha scaricato la app dedicata Living Wine Labels: basta dirigere l’obiettivo della fotocamera dello smartphone verso l’etichetta per vedere i detenuti animarsi sullo schermo e raccontare ciascuno la propria storia.
Il lancio della app è stato realizzato in pompa magna nei paesi interessati. Basti pensare che, per presentare «19 Crimes» negli Stati Uniti, Treasury Wine Estates ha affittato in esclusiva nientemeno che il penitenziario di Alcatraz. L’impatto commerciale è stato anch’esso enorme.
«In diciotto mesi», ha spiegato a Le Figaro Gregory Joos de ter Beerst, che cura la distribuzione in Europa di Treasury Wine, «le vendite di 19 Crimes sono passate da 4 milioni a 18 milioni di bottiglie.
L’applicazione piace tantissimo. Scommettiamo su un miliardo di download nel 2020».
www.italiaoggi.it – 27/12/2018