Curiosità
La Vitovska: che sia in anfora o tini di pietra, naturalità senza compromessi
Se l’enogastronomia traina il turismo in Friuli Venezia Giulia – mangiare e bere bene attira il 30% dei visitatori, soprattutto stranieri – il merito è anche dei vini autoctoni come la Vitovska e di quei viticoltori che lavorano “come si faceva una volta”, con rigorosa etica ambientale e soprattutto con una passione tramandata per generazioni, volta alla difesa delle tradizioni, della qualità e dell’integrità del territorio.
Solo 500mila bottiglie l’anno
La Vitovska, tutelata dalla DOC Carso dal 1985, è un vitigno tipico di quest’area, che nasce da un incrocio spontaneo di glera e malvasia. Sul Carso se ne occupano piccoli produttori, aziende quasi totalmente artigianali e di tipo familiare. Produrre vino in questa zona è difficilissimo, pura viticoltura eroica. Significa strappare spazi alla roccia, metro dopo metro, con il piccone, Leggi il resto di questo articolo »
Gelato e vino. O gelato al vino?
Gelato e vino. O gelato al vino? Il piacere è comunque assicurato.
Al Moscato d’Asti, al Recioto di Soave, al Marsala. Tanti quanto ce ne possono stare nelle decine di doc e docg italiane.
Non una moda passeggera, quella dei gelati al gusto di vino. Alcune recenti ricette infatti, risalgono a qualche secolo fa.
Ideali in serata o a fine pasto, in luogo di amari e digestivi. Ma solo se prima non si è bevuto troppo. La “winecream” è apprezzata non solo in Italia ma anche all’estero.
Utilizzando vini dolci o secchi, purché espressione del territorio. Mangiare un gelato al Marsala in Friuli non avrebbe lo stesso sapore che in Sicilia. Magari davanti al mare delle Egadi.
Un gelato al Ramandolo avrebbe forse senso se non degustato alle pendici dell’Etna?
Che vini usare Leggi il resto di questo articolo »
La riscoperta del Barbera bianco
Nel registro dei vitigni della regione Piemonte è indicato come “Barbera bianco” o “Monferrato bianco”.
Sulle colline tra Gavi e Bosio lo chiamano Caricalasino, «proprio così come si pronuncia, tutto attaccato e senza apostrofo».
«Me ne parlava mio nonno, viticoltore, di quest’uva dall’acino ovale, a buccia spessa e molto scura, che veniva a volte mischiata con il cortese», racconta Roberto Ghio, viticoltore di Bosio.
Dopo la morte del nonno, «volevo fare qualcosa per ricordarlo, un’etichetta con il suo nome». Ha fatto di più, ha impiantato nuovamente il Caricalasino, dove il nonno gli aveva indicato.
Ne è nato un vino bianco con una decisa acidità e una gradazione alcolica spiccata, adatto anche all’invecchiamento. Leggi il resto di questo articolo »
Cinghiali golosi devastano la vigna
Ora è ufficiale.
Le uve di Chardonnay soddisfano il gusto delicato dei cinghiali, elbani, provetti sommelier. Gli assaggiatori ungulati si aggirano qua e là nei poderi dell’isola, mangiandosi l’uva che si trova sulle viti.
Ne sa qualcosa Antonio Arrighi, noto imprenditore vinicolo di Porto Azzurro, che in questi giorni ha dovuto fare i conti con l’ennesima razzìa dei cinghiali, golosi di frutta e uva.
Si è sfogato su Facebook, dopo aver constatato come gli ungulati si siano specializzati in assaggi di uva elbana. Hanno fatto fuori 100 metri di filare di vigna, piena di grappoli quasi maturi, coltivata a Chardonnay.
L’imprenditore, tra i più attivi per la valorizzazione del prodotto isolano vitivinicolo, è salito alla ribalta in passato anche per il suo vino Tresse, prodotto in anfora di terracotta. Insomma, lo sforzo per produrre vino di qualità c’è tutto. Ma a mettere i bastoni tra le ruote di Arrighi ci si sono messi i cinghiali nella sua proprietà di 12 ettari.
«Evviva! I cinghiali hanno apprezzato il grado di maturazione del mio Chardonnay – ha scritto l’imprenditore su Facebook – Leggi il resto di questo articolo »
Egitto, rivive l’industria del vino
Egitto, rivive l’industria del vino
In Egitto, uomini e donne raccolgono uva Merlot sotto il sole cocente.
Il Paese si sta sforzando di conquistare gli intenditori di vino internazionali senza farsi intimorire dal clima, che è una grande sfida per i viticoltori.
Infatti, questi devono tenere conto delle temperature torride a cui è soggetto l’Egitto e devono essere in grado di compensare la quasi totale assenza di pioggia utilizzando sofisticati sistemi di irrigazione.
In un vigneto a nord della capitale egiziana Il Cairo, vi è un vigneto che è uno dei numerosi presenti nella nazione nordafricana e che fornisce uva per ben due aziende vinicole del Paese.
«Stiamo creando una nuova pagina nella produzione del vino» dichiara nel video Labib Kallas, manager di una delle vigne del Nilo, la Kouroum. Leggi il resto di questo articolo »
Meno alcol e più semplicità. E’ il futuro per il vino italiano.
Gli italiani sono sempre più attenti a quello che bevono.
Leggono l’etichetta e prediligono bevande alcoliche, vino compreso, a bassa gradazione.
E’ quanto riscontrato da Nielsen attraverso una recente ricerca condotta per Federvini – Federazione Italiana Industriali produttori, Esportatori e Importatori di vini, acquaviti, liquori, sciroppi, aceti ed affini – sul consumo delle bevande alcoliche in Italia nel quinquennio 2011-2015.
Negli ultimi 5 anni si è assistito ad una diminuzione del 5% pari a 1,8 milioni di consumatori in meno soprattutto nella categoria delle bevande a più alta gradazione alcolica ovvero liquori, distillati e cocktail. Leggi il resto di questo articolo »
Federico Staderini, quello che sciacqua i fiaschi coi piombini
Federico Staderini è una forza della natura e, del resto, come tutti i fiorentini, pare avere il diavolo addosso tanta è la vivacità e la carica che si porta dentro.
Cinquantotto anni, abita da sempre in via Maroncelli a Campo di Marte, giusto due passi dallo stadio Franchi anche se, spiega, lui allo stadio, a vedere la Fiorentina, c’è stato solamente una volta e nemmeno si ricorda più quando.
All’Enoteca Marcucci di via Garibaldi, regno incontrastato, di questi tempi, di chi ama trascorrere una serata nell’illusione che il tempo si sia fermato, c’era anche lui che non ha esitato a confessarsi e a confessare le sue passioni professionali.
Innanzitutto rifiuta di essere etichettato come un enologo anche se Michele Marcucci, di lui, dice che è il migliore in assoluto.
No, Staderini dice di sentirsi un contadino specializzato e la differenza è presto detta: “L’enologo si è fermato alla nozione che i vini bianchi devono avere perlomeno una acidità totale di sette grammi litro mentre il contadino specializzato prende quello che la natura gli dà”. Leggi il resto di questo articolo »
Fava: tutelare nome e produzione del Lambrusco
“LA DIFESA DELLE DENOMINAZIONI D’ORIGINE PASSA DAI TERRITORI”
“Esprimo soddisfazione per questa risoluzione che si inserisce in un contesto più generale della tutela delle denominazioni d’origine e del fatto che questa avvenga in corrispondenza dei disciplinari di produzione, del rispetto delle norme in tema di approvvigionamento delle materie prime, piuttosto che di modalità di trasformazione delle stesse.
Per un attimo abbiamo rischiato che si passasse da un sistema come l’attuale, in virtu’ del quale i disciplinari comprendono anche elementi geografici di provenienza, a un sistema nell’ambito del quale non valesse più il termine perentorio geografico di provenienza, ma al contrario fosse possibile usare la stessa indicazione a patto che i vitigni, o gli uvaggi che compongono i vitigni tradizionali, rispettassero le indicazioni dei disciplinari attuali”. Leggi il resto di questo articolo »
DECIMA: Il Comune novarese di Sizzano reintroduce la tassa medievale
Il Comune di Sizzano rispolvera la decima medioevale: ogni anno donerà al vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla, una magnum di Sizzano realizzata da un artista e una brenta (50 litri) di vino doc.
Alla delibera di giunta è seguita la realizzazione della maxi-bottiglia e la sua presentazione alla mostra del vino di Sizzano, che si è conclusa proprio ieri.
Il pagamento del vino alla mensa vescovile di Novara si perde nell’Alto Medioevo ed è proseguito fino al 7 ottobre 1974, quando con un decreto del sindaco del tempo e del vescovo la decima era stata abolita.
L’omaggio del doc è tornato d’attualità con la riscoperta da parte del Comune delle tradizioni culturali del paese.
«Insieme alla Pro Loco – dice il sindaco, Celsino Ponti – abbiamo pensato di riproporre questa tradizione.
Quella che un tempo era una tassa ora è un omaggio, un’offerta annua simbolica che vuole anche essere un segno di riscoperta culturale».
Nessuna nostalgia, quindi, per la tassa sui prodotti della terra, Leggi il resto di questo articolo »
Asti: si presenta il progetto “Vino e Cultura”
Lunedì alle 18 sarà presentato alle commissioni consigliari congiunte Urbanistica, Turismo e Cultura il progetto “Vino e Cultura” che il Comune sta predisponendo per ottenere dalla Regione Piemonte il finanziamento denominato “Agenda Urbana”: la nuova edizione del famoso PISU appena concluso nella zona ovest della Città.
“E’ la più importante forma di finanziamento di cui Asti disporrà tra il 2017 e il 2020, parecchi milioni di euro, quindi non si deve sbagliare la scelta” spiega il sindaco Fabrizio Brignolo che precisa: “come già è avvenuto per il vecchio Pisu, non si tratta di fondi che devono essere vinti con un bando, quindi è sicura la loro destinazione ad Asti”.
Il progetto Vino e Cultura, elaborato anche tramite nove tavoli di lavoro realizzati con Enti, associazioni e operatori della città, ha come obbiettivo quello di potenziare la vocazione turistica dei Asti nel nome del prodotto simbolo di questa terra.
Al centro del progetto il trasferimento dell’ATL in municipio per accogliere i turisti nel salotto della Città, la realizzazione del Palazzo del Vino a Palazzo Ottolenghi e la creazione di un’enoteca: “su quest’ultimo punto potremmo anticipare l’arrivo dei fondi di Agenda Urbana, partendo subito nei locali già disponibili in Città e da poco restaurati” precisa Brignolo.
www.gazzettadasti.it – 02/07/2016