Curiosità

Le “buchette del vino” di Firenze: storia e curiosità di questi insoliti tabernacoli

A Firenze c’è un’attrazione turistica che negli ultimi anni è diventata una vera e propria meta di migliaia di turisti da tutto il mondo. Si tratta delle “buchette del vino”, conosciute anche come tabernacoli o porte del paradiso, diventate in questi anni un simbolo iconico della città. Si tratta di piccole aperture nelle facciate dei palazzi nobiliari, che risalgono al XVII secolo, quando venivano utilizzate per vendere il vino in fiasco.

Con l’arrivo della peste, le buchette aumentarono, permettendo la vendita del vino senza contatto diretto con l’altra persona, una pratica che ha riacquistato popolarità durante il Covid-19. Oggi, le buchette del vino sono diventate una vera e propria attrazione turistica, sono tanti infatti i video e le foto sui social che mostrano persone che bussano a queste porticine per ottenere un bicchiere di vino toscano. Le buchette del vino sono l’emblema di come tradizioni antiche possano rinascere e adattarsi ai tempi moderni, diventando attrazioni turistiche.

Stando a quanto riferito dall’associazione “Buchette del vino” ci sono ben 180 di queste finestrelle a Firenze, 157 delle quali sono state individuate e segnalate con una targa. Un esempio del successo delle buchette è visibile in via delle Belle Donne, dove una piccola osteria con una delle famose finestre è costantemente presa d’assalto dai turisti. Il successo delle “Buchette del vino” lo si deve all’attore e regista americano Stanley Tucci, che nel 2021 ha dedicato una puntata della sua serie “Searching for Italy” alle buchette, trasmessa sulla Cnn e vista da milioni di americani.

https://www.meteo.it – 10/06/2024

L’abuso di alcol va combattuto. Ma bere vino moderatamente ha più benefici che non bere affatto

Le parole di Attilio Giacosa, presidente Irvas – Istituto per la Ricerca su Vino, Alimentazione e Salute. “Il valore della “J-Curve” è indiscutibile, ci sono migliaia di dati scientifici e di studi che dimostrano come un consumo moderato sia benefico, per esempio, sul fronte della malattie cardiovascolari, che sono la prima causa di morte nel mondo.

Chi usa la scienza per sostenere il contrario dà una interpretazione politica di un dato incontrovertibile. Noi dobbiamo affermarlo con forza, dire che il vino è diverso dalle altre bevande alcoliche. Che non vanno comunque demonizzate”.

https://winenews.it – 06/06/2024

Il vino va bevuto per questo miracolo: spinge l’intelligenza alle cose migliori

Parole di “Gino” Veronelli, nel ricordo di WineNews da “Il Veronelli”, il luogo che ne raccoglie il patrimonio nell’ex Convento dei Neveri, a Bariano

https://winenews.it/it/il-vino-va-bevuto-per-questo-miracolo-spinge-lintelligenza-alle-cose-migliori_527847/

Ecco “Il Veronelli”, il luogo che raccoglie il patrimonio culturale di Luigi Veronelli, nato, a 20 anni dalla scomparsa del maestro del giornalismo enogastronomico italiano, nell’ex Convento dei Neveri, a Bergamo, per far vivere la memoria e far conoscere il pensiero di una delle figure più autorevoli nella crescita della cultura materiale in Italia. E che, WineNews, vi mostra, con Gian Arturo Rota, responsabile Il Veronelli, il filosofo Aldo Colonetti, l’architetto Domenico Egizi, Angela Maculan, presidente Seminario Permanente Luigi Veronelli, ed i ricordi della figlia Lucia Veronelli.

https://winenews.it – 05/06/2024

Cotarella: “Dobbiamo diminuire la produzione di vino”

“Il vino è la miniera d’oro dell’Italia, un bene inesauribile, un patrimonio di cultura, storia e tradizione che dobbiamo difendere e promuovere”. Così il presidente nazionale di Assoenologi, Riccardo Cotarella, ha introdotto il 77° Congresso nazionale dell’Associazione degli enologi ed enotecnici italiani, dal titolo “Il vino: un’isola di valori”, che si è aperto a Cagliari al Bastione di Saint Remy, dove i lavori congressuali continueranno anche nell’intera giornata di oggi. Un grande evento con circa 500 ospiti presenti. Un Congresso impreziosito dalla presenza del ministro Francesco Lollobrigida (Agricoltura e Sovranità alimentare) e dall’imprenditore umanista Brunello Cucinelli. “È un Congresso che parla e guarda al mondo – spiega il presidente Cotarella – Un appuntamento che mette al centro il valore del vino e affronta le sfide del cambiamento.

Siamo in un momento estremamente delicato, le crisi internazionali mettono a dura prova i mercati e i nostri relatori, tra i massimi esperti in materia, hanno fotografato alla perfezione quelli che sta accadendo. La sfida principale che riguarda il mondo del vino è legata alla sovrapproduzione, dobbiamo assolutamente diminuire le nostre produzioni, al di là delle richieste del mercato. L’ottimo sarebbe diminuire la produzione e innalzare ulteriormente la qualità dei nostri vini così da essere super concorrenziali a livello mondiale. In questo congresso emerge ancora, con grande forza, il ruolo chiave degli enologi che, assieme, ai produttori, sono l’anima profonda della vitivinicoltura italiana”.

Il ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha sottolineato l’importanza dell’agricoltura e “serve un’Europa che torni alle sue radici, quella dei padri fondatori che misero proprio l’agricoltura e la produzione al centro, per garantire prosperità ai propri popoli”. Evidenziando che “dove non c’è agricoltura non c’è nemmeno manutenzione dell’ambiente”. Parlando nello specifico di vino, il ministro ha ricordato che “è cultura, identità, storia.

Il vino è da sempre patrimonio della nostra alimentazione”, ha aggiunto il ministro. L’imprenditore Brunello Cucinelli si è soffermato su “l’intelligenza artificiale che ci aiuterà moltissimo, ma non posso immaginare che ci possa sostituire. Avremo bisogno sempre più di persone che generano, creano e di mani sapienti, ma le mani sapienti devono avere una giusta remunerazione”, ha aggiunto. Parlando di sostenibilità, abbinata anche alla viticoltura, l’imprenditore ha suggerito di “tornare a vivere in equilibrio con il Creato, dobbiamo prendere il mondo secondo misura”.

https://www.cronachedigusto.it -31/05/2024

Se la riduzione delle emissioni passasse dall’addio al vino in vetro, saremmo pronti?

L’abito in vetro è veicolazione di un messaggio, è tradizione, è (forse meno romanticamente) espressione della legge. Il mondo del vino è in fermento, e a questo giro non ci riferiamo (solamente) alle già abbondantemente discusse declinazioni dealcolate: chiamato a confrontarsi con la grande ma apparentemente inesorabile incognita del cambiamento climatico – così come tutti gli altri rami del più ampio settore primario, beninteso -, resa ben manifesta anche e soprattutto da un’ultima vendemmia pesantemente mutilata proprio dalle condizioni ambientali estreme; ecco che c’è chi ipotizza una strada alternativa per abbattere le emissioni: sostituire le bottiglie in vetro con con contenitori in Pet.

Immaginiamo sia inevitabile che, al leggere di una tale proposta, la frangia composta dai più ligi puristi del mondo del vino abbia già preso a strapparsi i capelli – un po’ come per le chiacchiere circondanti il vino in lattina, tanto per intenderci. Ma non divaghiamo: l’idea di cui sopra, stando a quanto riportato da Vitisphere, arriverebbe dai monopoli della Scandinavia, chiamati a ridurre le proprie emissioni di carbonio del 50% entro il 2030. È una sfida, non c’è ombra di dubbio: una che gli amici del Nord sembrano pronti a cogliere e ad affrontare.

Rimane naturalmente fondamentale, in questo cambio di paradigma, la percezione dei consumatori. Disturbando ancora il vino in lattina Leggi il resto di questo articolo »

Spumanti, trovate 40 lettere inedite dell’enologo Martinotti

Una quarantina di epistole inedite di Federico Martinotti, ideatore dell’omonimo metodo di vinificazione dello spumante, sono state scoperte dall’enologo Donato Lanati, fondatore del centro Enosis di Fubine Monferrato (Alessandria).

durante le sue ricerche per la ricorrenza dei 100 anni dalla morte dello stesso Martinotti, che era originario di Villanova Monferrato. Gli scritti erano indirizzato ad Arnoldo Strucchi della Gancia, azienda pioniera degli spumanti italiani, con la quale sottoscrisse un contratto durato dal 1898 al 1910.

Martinotti depositò il brevetto ‘Metodo di spumantizzazione in grandi contenitori’ il 3 agosto del 1895, quindici anni prima di Eugène Charmat.

“La sua intuizione – sottolinea Lanati – fu arrestare la fermentazione al momento giusto, attraverso la refrigerazione, che si raggiunge portando il vino a 4/5 gradi sotto lo zero. Non solo progettò serbatoi adatti, ma individuò un metodo fisico (il freddo) che, rispettoso della qualità del vino, arrestasse la fermentazione alcolica”.

L’autoclave ideata da Martinotti era a doppia parete, con l’intercapedine che serviva a far circolare un liquido refrigerante. “E se è vero che i francesi dovrebbero dare qualcosa ai tedeschi e agli inglesi per i loro Champagne, il mondo intero – conclude Lanati – dovrebbe riconoscere al Monferrato e al Piemonte la paternità di tutti gli spumanti italiani”.

https://www.ansa.it – 22/05/2024

Il vino si degusta in mare aperto: partnership tra Msc Crociere ed Associazione Italiana Sommelier

Quando si guida non si deve bere. Ma se si viene cullati dal mare su una nave da crociera, un buon calice di vino ci si può concedere nel massimo della tranquillità e del relax. E per scegliere quello giusto, Msc Crociere, terza compagnia crocieristica al mondo e leader europeo nel settore, da qualche anno ha scelto come partner l’Ais – Associazione Italiana Sommelier, come racconta, tra le altre cose, l’evento “Miglior Sommelier d’Italia Premio Trentodoc” che, nel 2023, è andato in scena a bordo dell’ammiraglia Msc World Europa, nella Convention Nazionale Ais di Genova. E grazie a questa partnership, ora, si aprono tante opportunità professionali a bordo delle navi da crociera per i sommelier.

“La nostra ormai solida partnership con Ais si rafforza con questa ulteriore e importante iniziativa, finalizzata a offrire interessanti sbocchi professionali nel settore food & beverage a bordo delle nostre navi. L’enogastronomia rappresenta, infatti, uno dei grandi punti di forza delle nostre crociere e uno dei principali elementi differenzianti nella scelta delle vacanze da parte dei nostri ospiti”, ha detto Luca Valentini, direttore commerciale di Msc Crociere. Per il presidente Ais, Sandro Camilli “questa partnership offre ai nostri soci un’opportunità unica per intraprendere una carriera entusiasmante e gratificante nel settore del vino a bordo delle navi da crociera Msc. Siamo certi che questa esperienza li porterà a crescere professionalmente e a vivere momenti indimenticabili in giro per il mondo”.

Le navi Msc sono infatti alla ricerca di “sommelier brillanti e motivati – spiega una nota – ai quali offrire un’esperienza professionale unica nel suo genere: lavorare nelle numerose enoteche, ristoranti, cocktail bar e birrerie di alto livello presenti a bordo. Un ambiente di lavoro internazionale, dove mettere a frutto il proprio talento, a contatto con un pubblico realmente globale. Un’esperienza formativa unica, in un contesto stimolante e in continua evoluzione, tramite il quale conoscere nuove culture, paesi e abitudini alimentari di ogni parte del mondo”. Come spesso accade, grazie ad una buona bottiglia di vino.

https://winenews.it – 22/04/2024

Finirà in una bolla di sapone È tutto marketing

Elvira Maria Bortolomiol, produttrice dell’omonima cantina e Presidente Consorzio Tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, ha una posizione in linea con le decisioni ministeriali. Prodotti no alcol si, ma che non vengano chiamati vino.

Qual è secondo lei la riflessione principale in merito ai vini dealcolati?
« Il discrimine sta nel modo in cui si guarda a questo prodotto che non possiamo, in coscienza, più chiamare vino. È un prodotto nuovo, del tutto diverso, a cui ci affacciamo per compensare l’attuale momento di crisi». Un meccanismo di protezione a cui il sistema produttivo italiano non è affatto nuovo.
«Esatto, già in passato ci sono stati dei momenti storici in cui il dealcolato ha fatto capolino, però poi tutto si è risolto in una bolla di sapone.
Guardo quindi con circospezione alla possibilità di permettere alle cantine di produrre etichette di questa tipologia, modificando anche alcuni processi produttivi. Resta il timore che anche in questo caso si riveli più un figlio del marketing che un fenomeno di una qualche sostanza».

Chi produce vino dealcolato parla di dati di crescita importanti. Lei come si pone in merito?
«Comprendo il momento storico che stiamo attraversando, non vivo fuori dal mondo, anzi. Ma la mia posizione non cambia: un vino che viene privato di alcune sue parti fondamentali non può più essere definito tale, è una questione di onestà. Questo non toglie che ci si possa ugualmente approcciare al mercato del no alcol».

Quali soluzioni propone o sceglierebbe per la sua cantina?
«Attualmente non ho preso alcuna decisione, mi riservo questa possibilità per il futuro. Ritengo però che sia decisamente più etico e realistico decidere di produrre qualcosa di altro, di diverso. Dobbiamo pensare prodotti genuini, che siano espressione del territorio: meglio farlo con lavorazioni di alta qualità, interamente pensate ex novo, che con operazioni posticce».

Aprirebbe quindi le porte a un fermentato d’uva no alcol?
«Si, basta che non si tocchi il vino. Non ha senso cambiare un prodotto già perfetto così».

La Repubblica – 16/04/2024

Il Vinitaly ci dirà come sta il vino italiano

Come ormai saprete dal 14 al 17 aprile ci sarà il Vinitaly di Verona, la fiera del vino più importante d’Italia e tra le maggiori al mondo. Un evento che cade in un momento molto delicato per il vino in generale e per il comparto italiano in particolare. I motivi sono quelli legati alle congiunture politiche ed economiche internazionali, ovviamente, delle quali il vino è uno dei marker più precisi. Guerre, post pandemia, inflazione, anche se in calo. Poi una generale disaffezione al vino, soprattutto da parte delle giovani generazioni, che bevono molto meno dei loro coetanei di vent’anni fa. Per loro il vino è solo una delle tante opzioni. Il bere miscelato, le bevande analcoliche, la birra, ultimamente anche i superalcolici, che sono in ripresa, sono all’ordine del giorno. I motivi sono i più vari, e vanno da una disaffezione per gli stili di vita dei padri a questioni di ordine salutistico e di eco-sostenibilità.

Per di più in vari Paesi produttori, Francia, ma anche Italia e Stati Uniti, la lobby antialcolica, in buona parte sostenuta da specifiche ricerche scientifiche, sta mettendo in discussione alcuni punti fondamentali che hanno in passato fatto del vino un prodotto molto importante per la cultura materiale mediterranea, e quindi per il “made in Italy” agroalimentare.

Cosa ci dirà o, meglio, cosa potrà dirci il Vinitaly su temi come questi?
Intanto se siamo davanti a una crisi congiunturale o se si tratta di una questione strutturale. Lo diranno le presenze di importatori internazionali e di buyers, che negli ultimi tempi hanno acquistato meno che in passato, soprattutto in mercati fondamentali per l’Italia, come Usa, Germania e Regno Unito. Poi fioccheranno convegni vari che affronteranno i temi che vi ho appena esposto, e vedremo cosa diranno i principali player del vino italiano e i responsabili delle politiche agricole del nostro Paese. Per tre giorni di parlerà molto di vino anche sulle piattaforme generaliste, cosa abbastanza rara e soprattutto ambito ultimamente piuttosto controverso. Avremo un’idea sul polso della situazione, e se il malato è in fase di ripresa o meno, insomma. Soprattutto se il vino continuerà ad avere quel ruolo di simbolo di territori e di tradizioni che bene o male ha avuto nel periodo post scandalo del metanolo. Per la prima volta da allora non sarà scontato.

https://www.cronachedigusto.it – 08/04/2024

Prova per la Maturità gli studenti del liceo producono un vino

La Franconia, una delle regioni della Baviera, è una terra di grandi vini (oltre che di grandi birre): nell’incantevole area  attorno al Meno vengono prodotti superbi Silvaner, Müller-Thurgau, Riesling, Pinot Bianco, e il  pregiato Bacchus che incrocia i vitigni del  Silvaner è  Müller-Thurgau e Riesling. Al centro della regione c’è quel gioiello del barocco che è la città di Würzburg, una località dove il vino è sacro, dominata – non a  caso – da quello che è uno dei  vigneti più antichi della Germania, risalente almeno al 779 : quel Würzburger Stein di 85 ettari che fu celebrato anche da Goethe nei suoi versi. Non stupisce quindi poi tanto che proprio a Würzburg abbia visto la luce un interessante progetto che ha collegato scuola e vino in maniera interessante e originale. I protagonisti sono stati 15 studenti  del liceo Riemenschneider che, con il loro insegnante di chimica Klaus Perneker, come seminario individuale obbligatorio per l’ultimo biennio hanno fatto il loro Silvaner “Vino della maturità“, partendo da zero. O meglio, partendo dalla vendemmia del 2022 , quando,nel freddo e nella nebbia, equipaggiati di tutto punto con cesoie in mano e gerle in spalla, guidati dall’enologo Martin Schmitt dell’azienda vinicola Schmitts Kinder di Randeracker, già di primo mattino si sono inerpicati sui ripidi pendii del vigneto a raccogliere a mano i grappoli.

Un’intera giornata di lavoro per i futuri maturandi, Leggi il resto di questo articolo »