Curiosità

Apre a Shanghai la prima wine academy italiana

Aprirà il 2 aprile a Shanghai la “Taste Italy! Wine Academy”, la prima wine school italiana interamente dedicata agli appassionati cinesi di vino.

Ad esportare in Oriente i corsi per gli amanti del vino italiano è stata la società fiorentina Business Strategies, rappresentata al Chinese Wine Summit di Shanghai dall’amministratore delegato Silvana Ballotta.

La scuola, patrocinata da Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), avrà sede nel quartiere di Xintiandi noto per la sua impostazione occidentale e per l’apertura al vino europeo, e offrirà corsi dedicati a Wine Lovers (I e II livello), a cui seguiranno anche i corsi Wine Professionals (I e II livello).

L’approccio al vino, dalla cultura del prodotto alla degustazione, sarà mediato da una costante attenzione ed “educazione all’italianità”, a partire proprio da una presentazione complessiva delle eccellenze del Belpaese. Leggi il resto di questo articolo »

Barone di Serramarrocco, superbo Perricone

Barone di Serramarrocco 2012 Igt Sicilia di Barone di Serramarrocco, è un vino dalle caratteristiche uniche, espressione di un territorio e un vitigno in perfetta simbiosi. Un piacere degustarlo.

Il tempo scorre fra corsi e ricorsi storici; ciò che è stato scompare, per poi ripresentarsi dopo molto tempo. Così è stato per il Perricone (detto anche Pignatello), una varietà autoctona di pregio il cui declino sembrava inarrestabile, ma che improvvisamente è stata riscoperta da vigneron attenti.

Il Barone di Serramarrocco 2012 Igt Sicilia è un ottimo risultato del recupero di un vitigno straordinario come il Perricone, espressione del territorio trapanese, particolarmente vocato alla viticoltura di qualità.

Un rosso di struttura, elegante, avvolgente, dai profumi complessi di frutti rossi, tabacco, cioccolato che affascinano l’olfatto. Leggi il resto di questo articolo »

Tutela salda per l’etichetta dei vini

Bruxelles lancia una ciambella di salvataggio per i vini italiani con nome corrispondente ai vitigni autoctoni.

La Commissione europea infatti va verso un dietrofront sulla proposta di liberalizzazione dei nomi dei vitigni fuori dai luoghi di produzione, come Lambrusco e Vermentino.

A dare la notizia è stato Paolo De Castro, coordinatore per il gruppo S&d della commissione agricoltura dell’Europarlamento: «Il direttore generale Joost Korte, a seguito delle nostre osservazioni, ha dichiarato che proporrà al commissario per l’agricoltura Ue Phil Hogan il ritiro dell’atto delegato sul vino», ha annunciato De Castro dopo uno scambio di vedute con l’esecutivo Ue sull’allineamento e la semplificazione della legislazione secondaria dei settori vino e ortofrutta.

Se Korte farà quanto dichiarato all’Europarlamento, «sarà un importante successo per i nostri produttori, Leggi il resto di questo articolo »

Dopo quella del vino, ecco anche la fontana della birra

Dopo quella del vino, ecco anche la fontana della birra

La fontana del vino è conosciuta ormai dai tempo.

E’ quella delle “Cantine di Irache“, costruita in pietra nel 1991, e situata nella città di Estella, lungo il “Cammino di Santiago de Compostela“.

Si tratta di un punto di ristoro che offre la possibilità al pellegrino di scegliere se bere acqua o vino, gratuitamente.

Ma non tutti sanno che ora è arrivata anche la fontana della birra, dalla quale poter attingere bionde, rosse, doppio molto, lager, pils o qualunque altro tipo dell’amatissima bevanda si preferisca.

Si trova in Slovenia, con precisione a Zalec, un centro agricolo specializzato nella produzione del luppolo.

La cittadina è così dedita alla produzione di birra che nel simbolo comunale c’è proprio il luppolo verde.

Ora, l’amministrazione ha deciso di incentivare il turismo alquanto carente, dando vita alla prima fontana di birra d’Europa.

La fontana è ancora in costruzione, e i lavori prevedono una spesa di 170 mila euro, tanto che una parte della giunta si è mostrata contraria a sborsare tale somma.

Ma gli introiti, sperano gli ideatori, potranno ripagare le uscite, dato che chi vorrà accedervi dovrà pagare 6 euro, prezzo nel quale sono compresi tre boccali di birra.

www.meteoweb.eu – 23/02/2016

Feteasca Neagra, il rosso di Romania

Da italiani è arduo appassionarsi ad uvaggi non indigeni. E se il nostro mercato è di difficile penetrazione per i vitigni internazionali, lo è ancor di più per i vitigni autoctoni di altre nazioni.

Talvolta, guidati dalla curiosità e dal desiderio di scoperta, ci si imbatte invece in piacevoli sorprese.

La nazione è in questo caso la Romania, con un territorio straordinariamente vocato alla vitivinicoltura per ragioni climatiche ed un terroir particolarmente distintivo.

Il Paese si è dimostrato come un produttore vinicolo da attenzionare sia per quantitativi prodotti che per la recente qualità dei suoi vini.

La storia enoica romena risalirebbe all’incirca al 2000 a.c., periodo in cui i Daci avrebbero approntato le prime rudimentali pratiche di addomesticazione della vitis vinifera e vinificazione.

Tale riferimento storico è stato confermato dal rinvenimento di semi nella valle del fiume Prut nella regione Iasi.

Oggi la Romania è uno dei primi dieci produttori vinicoli del mondo, e può contare su una varietà di vitigni autoctoni che ne renderanno crescente l’interesse.

Inoltre, con l’ammodernarsi delle tecniche enologiche e con la formazione internazionale dei giovani enologi, i livelli qualitativi del vino tendono verso un generale innalzamento.

È difatti stato innescato un processo di inversione rispetto al passato, in cui si prediligeva la quantità a scapito della qualità – un po’ come in Italia Leggi il resto di questo articolo »

Addio a Giacomo Tachis, il più grande di tutti

Se ne è andato in punta di piedi ad 82 anni, come allo stesso modo ha condotto la sua professione, che tanto ha dato al vino tricolore.

È morto Giacomo Tachis, uno dei “padri fondatori” dell’enologia italiana e tra gli uomini che hanno cambiato il corso del vino del Belpaese, sprovincializzandolo e consegnandolo al successo mondiale.

Tra gli artefici del cosidetto “Rinascimento” enologico italiano, con alcune delle etichette più importanti del Belpaese e non solo, le sue scelte, a distanza di anni,
restano fra i contributi più preziosi al successo dei nostri vini, metodologie ormai “codificate” come la selezione clonale, gli impianti ad alta densità, l’abbassamento delle rese, la fermentazione malolattica, l’invecchiamento in rovere piccolo, tutti elementi capaci di far dialogare la tradizione italiana con quella francese, come lui dialogava con il suo mentore Emile Peynaud.

Giacomo Tachis, ritiratosi definitivamente dall’attività professionale nella primavera 2010, è stato l’amico del vino italiano, Leggi il resto di questo articolo »

Addio “binge drinking”, nelle terre del vino piemontesi i ventenni bevono meno alcol

Nelle zone dove il vino si produce, anche i ventenni imparano a snobbare il “binge drinking”, l’abbuffata alcolica tanto in voga in città, e si gustano il vino con gli amici e in famiglia senza sviluppare una dipendenza o abituarsi a bere fuori pasto.

Una ricerca che ci racconta come l’alcol può diventare ed è forse già diventata “esperienza culturale” rivela che nelle aree ad alta densità vitivinicola si muore meno per alcol e il numero dei ricoveri per patologie correlate al consumo è più basso.

Per i giovani il vantaggio appare più marcato: fra i 18 e i 34 anni, mentre il dato generale piemontese dice che nel 51 per cento dei casi i giovani hanno avuto almeno un comportamento a rischio negli ultimi trenta giorni (binge drinking consumo abituale elevato e consumo fuori pasto), nelle zone caratterizzate da produzioni vitivinivole il numero cala al 37 per cento. Leggi il resto di questo articolo »

Chianti: quest’anno si festeggiano i 300 anni del famoso vino italiano

Questo è il trecentesimo anno del Chianti Classico. “300 anni e nemmeno una penna bianca“, recita una delle headline della campagna pubblicitaria.

Il Chianti Classico non è solo un vino, ma uno strumento in grado di offrire un’alternativa valida ai turisti. L’attività di produzione vede la collaborazione di alcune migliaia di lavoratori e tecnici preparati, che hanno dedicato la loro vita alla valorizzazione di un territorio rurale, trasformandolo in una meta turistica importante.

Questi trecento anni sono stati coronati dall’introduzione di una nuova categoria di Chianti, Leggi il resto di questo articolo »

Che fine ha fatto il mestiere del bottaio? Ecco uno dei “sopravvissuti”

Per fare il vino, ci vuole l’uva, ma anche la botte.

Ma ci si è mai chiesti quanti ancora portano avanti il mestiere di bottaio? “Ben pochi. In Valtellina sono solo due: uno a Chiuro, l’altro a Castione”, spiega Paolo Piatta, consigliere comunale e componente della Pro loco che, nelle pagina del Ciapél d’Oro, ha postato la foto di Danilo Panella, alle prese con la lavorazione di una botte, all’interno della suo laboratorio a Balzarro.

Il post ha riscosso subito successo, in termini di like e condivisioni. Dai dati della pagina, ci spiega, sembra sia stato condiviso anche a Varese.

Panella, di professione falegname come il padre, oltre a essere specializzato in mobili e serramenti, è, come detto, uno dei mastri bottai ancora attivi. Oltre a costruirle, le monta, le smonta e le pulisce: operazioni periodicamente indispensabili per le cantine.

E con il legno di quelle non più utilizzabili crea mobili e complementi d’arredo, dando libero sfogo alla fantasia.

Lavora da solo: “non è semplice, al giorno d’oggi, trovare ragazzi che abbiano voglia di diventare apprendisti di bottega. Eppure di lavoro ce ne sarebbe”.

www.ilgiorno.it – 15/01/2016

Primi vitigni resistenti a malattie prodotti in Italia

Sono dieci, cinque a bacca bianca e cinque a bacca rossa, i primi vitigni resistenti alle malattie prodotti in Italia dai ricercatori dell’Università di Udine e dell’Istituto di Genomica applica (Iga) di Udine.

Le nuove varietà saranno presentate ufficialmente lunedì 18 gennaio a Udine (ore 11, a palazzo Wassermann), alla presenza del delegato del ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Salvatore Parlato, e dell’assessore regionale alle risorse agricole e forestali, Cristiano Shaurli.

Le “magnifiche dieci”, come le chiamano i ricercatori udinesi, sono il frutto di 15 anni di lavoro di ricerca e di una straordinaria sinergia tra pubblico e privato.

Il più grande vantaggio delle nuove varietà di viti sarà la possibilità di abbattere notevolmente i costi delle viticoltura, grazie al risparmio sui trattamenti.

Le caratteristiche dei vitigni saranno illustrate nel corso del convegno dal titolo “Resistere per competere: presentazione delle nuove varietà di vite”, che si aprirà con i saluti del rettore dell’Università di Udine, Alberto De Toni, e dell’assessore Cristiano Shaurli.

www.ansa.it – 12/01/2016