Curiosità

Torcolato re del passito apre anno rassegne enologiche

Torna a Breganze il 17 gennaio la ‘Prima del Torcolato’ la manifestazione dedicata al tipico passito vicentino che come ogni anno apre le rassegne italiane dedicate all’enologia.

Puntuale per la 21/ma volta alla terza domenica di gennaio l’appuntamento con la Doc prodotta da uva Vespaiola appassita, custodita per mesi nel fruttaio, il locale della cantina dedicato a questa lavorazione.

I grappoli vengono quindi sottoposti ad una torchiatura soffice, che darà solo 25/30 litri di mosto per ogni quintale di frutta che contiene concentrati tutti gli aromi e i sapori caratteristici del vitigno: frutta gialla matura e scorza di mandarino, albicocche essiccate e datteri, fiori bianchi e miele.

Gli stessi che si ritroveranno, dopo alcuni anni di affinamento in cantina, nel vino Torcolato.

In occasione della “Prima”, Leggi il resto di questo articolo »

D-VINE, per degustare il vino in modo nuovo

Anfora, botte, bottiglia e adesso dispenser automatico.

Il futuro del vino sarà fatto di “capsule” ed erogatori atumatizzati?

Per un gruppo di tre ingegneri francesi sì e ci credono così tanto da creare una nuova società e sviluppare il D-Vine.

Si tratta di un sistema per erogare un singolo bicchiere di vino alla volta, scelto da un catalogo di vini selezionati.

Il sistema D-Vine è composto da due parti: la macchina erogatrice e i flaconi da 10 centilitri di vino.

Il funzionamento è molto semplice. Su ogni flacone c’è un chip contenente le informazioni necessarie al corretto servizio del vino: temperatura e ossigenazione. Leggi il resto di questo articolo »

Farnese, Benetton fa crescere i vini del Sud

«Le similitudini con il mondo della moda? Serve rispettare i gusti dei Paesi diversi, allinearsi alla domanda del mercato ma senza perdere gli elementi distintivi e la propria identità.

È un esercizio che ogni stilista deve fare e che vale anche per il mondo del vino». Nel 2013 il fondo 21 Investimenti guidato da Alessandro Benetton ha rilevato la maggioranza di Farnese Vini, la casa vitivinicola con sede a Chieti fondata nel 1994 da Valentino Sciotti, Filippo Baccalero e Camillo De Iulis con la volontà di valorizzare il patrimonio del Sud.

«Da quando siamo entrati – racconta l’imprenditore trevigiano – abbiamo raggiunto l’obiettivo dei 50 milioni di euro di fatturato con una crescita a doppia cifra e un ebitda del 20%». Leggi il resto di questo articolo »

Rinasce il vino dei monaci benedettini di Camaldoli

Ricerche documentarie e recupero sul campo in piccoli vigneti “relitto” che sopravvivono nella valle del Casentino.

Ecco come l’azienda agricola del Monastero ha riprodotto l’antico vino dei monaci benedettini.

Sarà presentato ufficialmente nel 2016 il vino che bevevano i monaci benedettini del XIII secolo nel noto monastero di Camaldoli, in provincia di Arezzo.

Il lavoro dell’Unità di ricerca per la viticoltura del Crea si sta completando: dapprima una ricostruzione bibliografica per rintracciare le tipologie di uva e poi il recupero sul campo, che ha consentito individuare 21 varietà autoctone, concentrate in piccoli vigneti ‘relitto’ che ancora si trovano nella valle del Casentino, su una superficie di 5 mila metri quadrati.

E dal 2012 (a mille anni dalla fondazione della comunità monastica), nell’azienda agricola del Monastero, è stato creato un vigneto per ospitare i vitigni recuperati.

Il vino è stato prodotto riutilizzando pratiche enologiche d’epoca medioevale (d’altronde le antiche costituzioni dei Camaldolesi, prescrivevano che i monaci coltivassero la terra, accanto alla cura per la preghiera e la contemplazione), come la lunga fermentazione con lieviti autoctoni, l’uso di un tino di legno aperto, la rifermentazione con granella di uva appassita e la maturazione per 18 mesi in botti di rovere.

Paolo Storchi, direttore del Crea di Arezzo, spiega che si tratta di un prodotto complesso, di colore rosso intenso, con 13,5 gradi e con caratteristiche aromatiche molto particolari.

La moderna enologia è entrata solo nella fase di monitoraggio, in particolare per controllare l’evoluzione dei composti polifenolici e antiossidanti presenti fin dall’inizio in elevata quantità, grazie soprattutto all’apporto di uno specifico vitigno recuperato dal germoplasma locale.

www.gamberorosso.it – 22/12/2015

Scherza con i fanti ma lascia stare i santi…

MESSAGGI IN BOTTIGLIA – A CURA DI DAVIDE BONASSI

Continuando il nostro percorso alla ricerca dei significati attribuiti al bere vino attraverso i secoli, che hanno da dirci, per esempio, dei santi, o addirittura dei Dottori della Chiesa come sant’Agostino d’Ippona e sant’Ildegarda di Bingen?

Consiglieranno di astenersi, probabilmente, o li scopriremo favorevoli alla nostra amata bevanda? Con sant’Agostino potrebbe sembrare di primo acchito prevalere la ipotesi avversativa. Leggi il resto di questo articolo »

Caso Sauvignon: «Non esistono prove di sofisticazione»

Per i produttori è andata bene.

I periti hanno confermato che non esiste prova scientifica dell’uso da parte dei produttori di vino dei prodotti dell’enologo.

Lo ha affermato oggi – come riferito dall’Ansa – l’avvocato Giuseppe Campeis, al termine dell’ udienza – durata un paio d’ore – per ascoltare in contraddittorio tra le parti i due consulenti tecnici incaricati dal Gip di Udine di analizzare in incidente probatorio i campioni di mosto e vino prelevati nell’ambito dell’inchiesta sul Sauvignon.

«La Procura – ha aggiunto Campeis – ha insistito sul fatto che le prove siano venute meno per ossidazione.

Ipotesi che, su domanda della difesa, i periti dicono essere assolutamente astratta.
Non ci sono elementi e letteratura per dire in che tempi e a che condizioni il fenomeno si verifica. Siamo nel campo delle ipotesi».

Nei campioni di due cantine sono state trovate tracce di mesitile ossido, sostanza trovata in possesso dell’indagato e che secondo gli investigatori potrebbe essere stata usata per adulterare il mosto.

Ma secondo i consulenti il quantitativo è stato giudicato talmente basso da non poter stabilire se sia una presenza naturale o artificiale.

«Il tracciante – ha chiarito l’avvocato Ponti con il suo consulente – è presente nel vino in percentuali infinitesimali, ma la letteratura scientifica prevede che sia possibile una presenza naturale di questa sostanza in tutti i tipi di vino o, ad esempio, in altri preparati di frutta con principi di fermentazione».

www.udinetoday.it – 16/12/2015

Di che annata è la bistecca? Il manzo vintage da 3mila euro «millesimato» come il vino

Di che annata è la bistecca? La domanda suona inquietante ma in questo caso nessuno sta mettendo in dubbio la bontà della carne.

Nè il blasone del ristorante che la sta servendo.

Anzi. Un giovane allevatore e macellaio francese, Alexandre Polmard, utilizza infatti un rivoluzionario sistema per «ibernare» le sue carni, che porta a meno 43 gradi e poi investe con un soffio di aria fredda sparata a 120 km all’ora.

Questo fa sì che, sostiene Polmard, la bistecca non solo non perda qualità e sapore ma addirittura diventi un’esperienza culinaria unica.

Tanto che la sua carne «vintage», prenotata con mesi di anticipo dai migliori ristoranti del mondo può arrivare a costare due-tremila euro: è il caso, per esempio, di una Blonde Aquitania (la razza del bovino) del 2000, «quotata» fino a 3mila euro.
Gli animali in questione finiscono male ma vivono bene: sono allevati all’aria aperta, nella tenuta di famiglia nel Nord Est della Francia, con un trattamento che Polmard definisce «a cinque stelle». Leggi il resto di questo articolo »

Turchia, vino a ostacoli tra tasse e estremismo islamico

Dopo una difficile vendemmia, il risultato delle elezioni turche del 1 Novembre è stato una doccia fredda per i viticoltori turchi.

La vittoria dell’AKP, fondato dal Presidente Erdogan, ha dissolto le speranze di un alleggerimento della legislazione punitiva e della tassazione esorbitante che regolano la produzione di alcolici. Ironicamente, le elezioni sono state tenute proprio nel periodo in cui si assaggia il vino novello.

Fino a pochi anni fa, i vini turchi erano considerati la rivelazione del panorama enologico mondiale, ma oggi i produttori sono stremati dalle politiche che l’opposizione attribuisce all’ispirazione islamista del partito di Erdogan.

Nonostante tutto, l’annata 2015 sarà memorabile: le gelate primaverili e le grandinate hanno provocato una vendemmia  di scarsa quantità ma che si annuncia di altissima qualità.

www.repubblica.it – 02/12/2015

Il cavallo nelle vigne nell’azienda Coffele

Sembra addirittura irreale, in una società iper tecnologica, quella già del 3.0, quella delle battaglie per la ferrea protezione di ogni specie animale, riemerge la tendenza di considerare il cavallo utile, persino indispensabile, nei lavori in campagna e in vigna, specie in quelle in condizioni “estreme”.

La multifunzionalità del cavallo è da tempo sfruttata in molteplici utilità sociali, dall’ippoterapia all’ippoturismo, esistono società ispirate a correnti di psicologia cognitiva che usano il cavallo in corsi di management.

Oggi, da qualche anno, in verità, sul modello di una grande azienda francese nella Borgogna, anche in Italia si eliminano i mezzi meccanici per preferire il traino, Cavallo in vigna per I-vini-estremi-italiani-15esempio seguito anche in piccole aziende italiane, come quella pugliese di Gianfranco Fino o quella di Emma e Roberto Di Filippo nel cuore dell’Umbria, e quella di Massimiliana e Henry di Castello di Tassarolo, in provincia di Alessandria. Leggi il resto di questo articolo »

Nuovo attacco al vino dalla UE

I vini che hanno più mercato, spiegano gli operatori, fanno gola a tradizionali competitor come la Spagna, ma anche a Paesi emergenti nel panorama viticolo comunitario che vorrebbe equiparare l’uso di vitigni internazionali come Chardonnay e Merlot con gli autoctoni, un patrimonio particolarmente caratterizzante il Vigneto Italia.

«Siamo di fronte all’ennesimo attacco al vino – commenta il direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, Alberto Mazzoni – da parte di Bruxelles.

La liberalizzazione per i vini che prendono il nome dal vitigno, come nel caso del Verdicchio dei Castelli di Jesi e del Verdicchio di Matelica, è pura follia. Per le Marche poi sarebbe come buttare all’aria il lavoro fatto negli ultimi 40 anni». Leggi il resto di questo articolo »