Curiosità

I vini italiani più venduti nei ristoranti americani: sul podio un Prosecco e il Pinot grigio

L’intelligenza artificiale svela quali sono i 150 vini italiani più bevuti nei ristoranti americani. A Verona, durante l’ultima giornata del Wine2Wine 2023 è stata presentata Somm.ai, società creata nel 2021 che accoglie 46mila clienti e opera a livello internazionale. Jeremy Hart, Chief Strategy Officer e Co-Founder di Somm.ai, ha raccontato come lavora l’azienda e come si serve dell’AI nell’analisi.

Ogni due settimane vengono controllate le carte dei vini dei ristoranti: l’intelligenza artificiale aiuta questo processo ed estrapola i dati. Negli Stati Uniti i vini Supertuscan vanno per la maggiore: Antinori al momento è la cantina che vende di più.

Per i piemontesi il Nebbiolo è in aumento. L’analisi permette di vedere anche il trend: i due principali produttori sono della zona del Barbaresco, mentre il Barolo aumenta del 4%. Dalla classifica emerge anche che il Brunello di Montalcino è il rosso italiano più presente nelle wine list dei ristoranti statunitensi.

Dall’analisi emerge come i vini più venduti costino meno di 60 dollari (55 euro, mentre ci sono 91 vini rossi, 31 bianchi e 28 frizzanti. Il prezzo medio di una bottiglia di vino di questa lista è di 148 dollari (136 euro). In generale i vini toscani, veneti e piemontesi sono i più gettonati. Al primo posto dei vini più venduti, c’è un Prosecco.

https://www.cronachedigusto.it – 15/11/2023

Il re del vino spegne 80 candeline: “Ho ancora dei sogni da realizzare”

80 anni di passione. 80 anni di lavoro e sacrifici. 80 anni di traguardi e successi. 80 anni di cin cin. 80 anni di Angelo Maci. Il re del vino salentino e italiano, il fondatore di Cantine Due Palme, un uomo d’altri tempi che ha portato in alto il Salento e la sua identità.

Una storia che parte da Cellino San Marco e comincia nel 1989 dalla scommessa di Angelo con un piccolo gruppo di agricoltori a una delle più grandi realtà vinicole nazionali.

E internazionali, i prodotti di Cantine Due Palme vengono infatti esportati in ogni dove, anche al di fuori del territorio italiano.
Un grande uomo ha sempre accanto a sè una grande famiglia. Moglie, figlie, nipoti e tanto affetto.

Una grande famiglia e tanti amici che hanno rivolto un pensiero al festeggiato. Tra questi Albano, Bruno Vespa, Raffale Fitto, Dario Stefano. E numerosi riconoscimenti, come quello speciale che Telerama, attraverso una targa consegnata dal suo editore Paolo Pagliaro, ha attribuito al patron Maci come grande appassionato del Salento e dei prodotti locali e come esempio per i più giovani.
Quello di un uomo lungimirante che ha creduto in progetto e ha costruito un futuro.
E noi gli auguriamo un lungo e prosperoso avvenire. Ancora buon compleanno Presidente. Alla salute!

https://www.trnews.it – 11/11/2023

“Il vino? Migliora a ritmo di Mozart”

“Il vino? Migliora a ritmo di Mozart”. Il Maestro Beppe Vessicchio, celebre direttore dell’orchestra del Festival di Sanremo, racconta a Gambero Rosso i risultati dei suoi studi sugli effetti della musica sulla struttura di un vino, ma anche l’acidità di un limone, i difetti dell’olio o l’amaro di un broccolo. Una rivoluzione che è partita dal mondo dell’enologia e che sta abbracciando anche ortaggi e prodotti della terra: la connessione tra musica e cibo è più solida che mai, un legame che è addirittura scienza.

Sono sorprendenti i risultati del rivoluzionario approccio scientifico che collega la musica al cibo. Entrambi legati alla sfera sensoriale, quello tra musica e cibo è un rapporto antico e solido che, grazie agli studi sul campo del noto compositore, è riuscito a scardinare anche le ferme certezze di Gambero Rosso e dei suoi degustatori.

Come lui spiega: “Quello del suono è prima di tutto un linguaggio capace di interloquire con la materia, non solo quella biologica, grazie a principi elettrici…Il suono è movimento delle molecole dell’aria sollecitate da una sorgente: un amplificatore, una corda che vibra, una campana”. E sollecitati da un suono, gli organismi vegetali attivano una reazione del sistema.

Studi iniziati con l’osservazione degli effetti sul vino: le molecole trattate con la musica si riorganizzano dal punto di vista elettrico, offrendo prodotti dal sapore e dal profumo gradevolissimo.

Ma poi si è scoperto che l’effetto vale per tutti gli ortaggi e i prodotti della terra. Leggi il resto di questo articolo »

Ecco come stappare una bottiglia di vino con una…piuma

Ci credereste se vi dicessimo che per aprire una bottiglia si può anche fare a meno del cavatappi?

L’Italia è rinomata per la sua produzione vitivinicola e, com’è risaputo, la chiusura classica della maggior parte delle bottiglie è con il tappo, meglio se di sughero. E, com’è inoltre risaputo, per aprire una bottiglia e quindi “togliere il tappo”, si usa un attrezzo indicato dal nome di cavatappi. Bene, vi starete chiedendo perchè abbiamo esordito con tutte queste “elementari” informazioni. Il perchè è presto spiegato: per aprire le bottiglie non sarà più necessario il cavatappi, si potrà usare anche…una piuma!

“Ho scoperto questo modo curioso di aprire le bottiglie con l’uso della piuma circa una quindicina d’anni fa a Porto in Portogallo e da allora regalo a tutti questo simpatico spettacolo“, a dirlo è Mario Pojer, enologo e uno dei più grandi vigneron del nostro Paese: dalle prime vendemmie in un garage è oggi proprietario, con l’amico di sempre Fiorentino Sandri, della cantina Pojer e Sandri, una delle più premiate d’Italia e, sabato 28 ottobre è stato ospite speciale al 40esimo anniversario di Enoteca Longo dove è stata aperta, con una Penna d’alpino, una bottiglia di Muller Thurgau del 1983- proprio l’anno in cui ha aperto l’Enoteca!

Il segreto? Sta nello causare lo shock termico. “Con una particolare pinza conosciuta anche come “Port Tongs”, che viene resa rovente per aprire bottiglie di vino antiche e pregiate, si “abbraccia” il collo della bottiglia, mentre la piuma, inserita prima nel ghiaccio, dà il colpo secco, per un’apertura pulita – viene tolto il tappo e la ceralacca -e dallo straordinario effetto scenico”.

Il Video: https://www.youtube.com/watch?v=-5ZPtYd_dM4

https://www.sempionenews.it – 29/10/2023

Botti per vino o acqua: un aggiunta decorativa e sostenibile per il giardino

In un mondo in cui la consapevolezza ambientale è diventata una priorità, trovare modi per rendere il nostro ambiente più sostenibile è fondamentale. L’utilizzo delle botti di vino è una soluzione pratica e affascinante che unisce la funzionalità ad un tocco estetico ai giardini. Nell’articolo di oggi, scopri come questi particolari oggetti possono aggiungere fascino decorativo e sostenibilità al tuo giardino.

Storicamente, le botti per il vino o per l’acqua sono state utilizzate per raccogliere e immagazzinare l’acqua da utilizzare in molti modi. Una pratica che risale all’antica Roma e alla Grecia, dove contenitori di ceramica o argilla conservavano l’acqua potabile.

le botti per l’acqua sono progettate per trattenere l’acqua piovana che normalmente scorrerebbe dal tetto e dalle grondaie. Un sistema di raccolta convoglia l’acqua piovana nella botte, dove viene conservata per un utilizzo futuro. Un dispositivo di filtraggio impedisce l’ingresso di detriti e foglie, garantendo che l’acqua conservata sia pulita e pronta per l’uso.

La scarsità d’acqua è senza dubbio una preoccupazione globale che colpisce il mondo intero. Con la crescente domanda di acqua pulita e i continui cambiamenti climatici, è fondamentale trovare modi più efficaci per conservare questa preziosa risorsa.

L’utilizzo di queste botti è una soluzione semplice, pratica e sempre più apprezzata. Ecco diversi motivi per considerare di avere una botte per l’acqua in giardino: Leggi il resto di questo articolo »

Vino, Franciacorta; colore rosè sarà determinato con metodo scientifico

Modificato il Disciplinare, si potrà anche avere vigne oltre i 550 mt.

“Introduciamo nel Disciplinare la determinazione del colore dei vini rosati attraverso un metodo scientifico. Noi non determineremo un colore unico, ma un recinto all’interno del quale il Franciacorta può essere definito ‘Rosé’: è chiaro che continueremo ad avere quello più rosso, quello più giallo o quello un po’ più arancione, perché dipende dai vigneti, dall’annata e dallo stile di ogni azienda.

Ci sono e ci saranno delle differenze che sono sicuramente un valore, ma poter determinare il colore con un metodo oggettivo è sicuramente una possibilità importante”. Lo ha annunciato oggi il presidente del Consorzio Franciacorta, Silvano Brescianini, nel corso di un incontro dedicato alle modifiche al Disciplinare di produzione della Denominazione che si è tenuto nell’ambito degli eventi della “Milano Wine Week”.

“Fino ad oggi la correttezza del colore veniva stabilito dalla Commissione degustazione guardando il bicchiere, ma dato che l’interpretazione dell’uomo è per definizione soggetta ad errore, poteva succedere che i degustatori non fossero d’accordo tra loro e si apriva una discussione” ha ricordato Brescianini, sottolineando che “ci stiamo lavorando da 15 anni, da quando Davide Camoni (direttore del laboratorio di Enoconsulting, ndr) ci propose di utilizzare questo sistema che poi è diventato anche il metodo ufficiale OIV. Oggi, dopo un lungo e faticoso percorso, è un fatto – ha concluso – e io credo che servirà non solo a noi ma a tutto il mondo del vino e sono convinto che nei prossimi anni sarà utilizzato da tante altre Denominazioni”.

https://www.pozzuoli21.it – 10/10/2023

Piace il vino irlandese a base di frutti di bosco

Con il clima che cambia la coltivazione della vite si sta spostando verso nord e sale anche di altitudine. Ma nonostante questo, Paesi come l’Irlanda non figurano certo nella mappa mondiale della produzione vinicola. Eppure anche dalle parti di Dublino si parla di vino locale… solo che non è fatto partendo dai grappoli d’uva, ma con altra frutta più adatta al clima freddo e umido dell’isola, come i frutti di bosco.

Dieci anni fa Brett Stephenson assieme alla moglie Pamela Walsh ha avuto questa intuizione e ha così fondato la Wicklow Way Wines nell’omonima contea che si affaccia sul Canale di San Giorgio: dalla frutta irlandese hanno iniziato a produrre vini unici e pluripremiati Leggi il resto di questo articolo »

Il rito antico che lega l’Alto Adige al vino nuovo

L’autunno in Alto Adige ha un profumo definito, quello del vino nuovo: mentre il paesaggio cambia e si colora di sfumature dalla calda dolcezza, le tradizioni più antiche riprendono vita e si perpetuano nel volgere della stagione. Così ogni anno si celebra il rito del Törggelen: il termine deriva dal latino torquere, torcere, con riferimento al torchio in legno usato per la spremitura dell’uva nelle cantine. E dai primi di ottobre fino all’inizio dell’Avvento in Alto Adige le porte dei masi si spalancano per accogliere nelle stuben (quei caratteristici locali dominati da una grande stufa, dalle pareti rivestite in legno) chi vuole assaggiare il nuien, il vino nuovo, e il siaße, il mosto d’uva.

Il clima è quello di una festa, e le bevande sono accompagnate da ottimo cibo locale. Le cantine e i Buschenschank, le tipiche osterie contadine, si animano dei sapori della cucina locale: le mezzelune ripiene, i crauti e i canederli anticipano il gran finale con le caldarroste, servite ancora calde con burro e con gli immancabili krapfen, deliziosi dolci fritti farciti con marmellata di papavero, di albicocche o di castagne. La passeggiata per muoversi in una sorta di pellegrinaggio da un’osteria all’altra è parte del rito, che può durare anche un’intera giornata tra boschi e coltivi: l’aria frizzante mette fame, il movimento aiuta e i colori della stagione incantano.

Si tratta di una tradizione antica, che risale probabilmente al medioevo, Leggi il resto di questo articolo »

Nel deserto israeliano rinasce un vino di oltre mille anni

Fare vino nel deserto è possibile, ma se si utilizzano i vitigni autoctoni tutto ha un altro sapore. Un’ultima straordinaria esperienza in questo senso viene da Israele. Il deserto del Negev, splendido contesto naturalistico e meta di turismo da tutto il mondo, dopo secoli torna a ospitare due tipologie di vitigno molto antiche. Merito di un progetto di recupero condotto dalle Università di Haifa e di Tel Aviv, in collaborazione coi maggiori enti di archeologia israeliani.

Lo scorso 13 settembre, all’interno del parco nazionale di Avdat, attualmente patrimonio dell’Unesco, gli esperti hanno potuto assistere al reimpianto delle uve Sariki (rossa) e Beer (bianca), originate dai semi provenienti dai ritrovamenti durante gli scavi archeologici condotti nel 2017 proprio ad Avdat, rinomato centro di produzione di vino tra il quarto e il settimo secolo dopo Cristo. Una notorietà tale da far sì che i vini di queste aree, governate dai bizantini, fossero apprezzati anche in Inghilterra.

I reimpianti vitati sono stati realizzati lungo il cosiddetto “sentiero dei torchi”, Leggi il resto di questo articolo »

Il primo vino in brick nel mondo spegne 40 candeline

Ci sono compleanni speciali, cifre tonde che segnano traguardi raggiunti, ricordando momenti indimenticabili. Quarant’anni sono un avvenimento importante che il Tavernello, il vino più bevuto d’Italia e uno dei marchi più conosciuti, ha festeggiato con una serata speciale allo stabilimento Caviro di via Zampeschi, a Forlì.

Era il 1983 quando Caviro, cooperativa agricola nata a Faenza per valorizzare la produzione vinicola locale, portò il Tavernello sul mercato. E’ stato il primo vino in brick del pianeta, un prodotto destinato a rivoluzionare per sempre il modo di intendere il vino, oggi esportato in oltre 40 paesi nel mondo.

Il Gruppo Caviro, realtà che oggi rappresenta 11.650 soci e 37.000 ettari vitati per un totale di 600.000 tonnellate di uva prodotta (l’8,5% della produzione nazionale), ha scelto di celebrare questo traguardo a Forlì, città che ospita le Cantine di Caviro. Gli ospiti hanno potuto degustare vini attraverso il Tavernello ForTy Party, ma anche vedere come nascono attraverso visite guidate alla cantina. Gran finale con lo spettacolo del comico Raul Cremona.

La serata, che si è svolta in un’ampia area verde, fiore all’occhiello della sede, aveva l’obiettivo di far conoscere alla comunità locale tutto il mondo che ruota intorno a Tavernello, a partire dall’attività della cantina sino ad arrivare ai tanti vini Caviro.

https://www.forlitoday.it – 08/09/2023