Degustazioni
Tempranillo, uva pellegrini spagnoli vincente per Italia
Da Santiago di Compostela all’Italia centrale furono i pellegrini a portare semi di Tempranijo o Tempranillo, un vitigno spagnolo a bacca rossa che sta dando grandi soddisfazioni ai primi produttori italiani che ci hanno creduto.
Casale del Giglio, nel panorama vitivinicolo laziale, con i grappoli iberici ha appena conquistato una ‘Gran Menzione’ Vinitaly al 22/mo Concorso Enologico Internazionale per la categoria ”Vini rossi dai tre ai quattro anni dalla vendemmia”, insieme al Premio Speciale “Vinitaly Nazione 2015″.
La premiazione si terrà durante Milano Expo al padiglione ‘Vino – A Taste of ITALY’.
Un risultato importante che coincide con la ricorrenza dei “30 Anni di Ricerca” dell’azienda pontina, sottolinea il produttore Antonio Santarelli che, seguendo l’intuito paterno, ha impiantato quasi 60 varietà di vitigni diversi per produrre attualmente una gamma di 20 vini da monovitigni e da assemblaggi.
Mentre a San Miniato (Pisa) l’azienda Pietro Beconcini ha recentemente presentato una verticale dei ”Dieci anni di Vigna alle Nicchie” Leggi il resto di questo articolo »
Grappe Val di Cembra a Vicenza
Nei giorni scorsi all’ANAG di Vicenza si è svolta una serata di degustazione guidata dal Mastro Distillatore trentino Bruno Pilzer, generazione di distillatori, dal 2001 impiantatasi a Faver (provincia di Trento), nella Valle di Cembra, terra di vini.
L’iniziativa, organizzata dalle sezioni vicentina e veneta di Anag è stata una “maratona del buon grado”, iniziata con l’approfondimento culturale del rapporto che esiste tra la grappa, prodotto cento per cento italiano, e gli altri distillati internazionali di acquaviti.
Dodici i prodotti in degustazione, accompagnati da formaggi, salumi e dolci messi a disposizione dal locale che ha ospitato l’evento, il Ristorante “Al Company” di Vicenza.
Ad aprire l’appuntamento “spiritoso” è stata una grappa giovane di Nosiola, autoctono trentino a bacca bianca, seguita da una semi-aromatica di Muller Thurgau e da una giovane aromatica di Gewurztraminer. Leggi il resto di questo articolo »
A Expo 2015 vino al cobra del Vietnam e grilli e larve al cioccolato thailandesi
Per la prima volta in Italia potrà essere consumato a tavola il pesce palla grazie ad una speciale deroga accordata al Giappone per l’esposizione o la degustazione esclusivamente all’Expo che sta per essere concessa anche al coccodrillo per il quale si è mosso lo Zimbawe mentre sono già sbarcati a Milano dalla Thailandia scorpioni ricoperti di cioccolato, larve giganti, termiti disidratate, vodka allo scorpione e cavallette mentre altri insetti dovrebbero arrivare da Vietnam e Birmania, dove sono abitualmente consumati.
E’ quanto emerge dal primo studio sull’Expo nel piatto della Coldiretti che, a Cagliari, in occasione della spedizione dopo anni di divieto del primo maialetto sardo, ha esposto alcune inquietanti curiosità provenienti da diverse parti del mondo, dal vino di serpente che si beve in Cina e in Vietnam, Leggi il resto di questo articolo »
Rivini Wine Festival: sarà presente anche un vino giapponese del vitigno del Koshu
Rivini Wine Festival: sarà presente anche un vino giapponese del vitigno del Koshu
Al Rivini Wine Festival ci saranno molti vitigni che meritano di essere scoperti, a parte i vitigni nobili e classici si potrà scoprire anche un vino giapponese.
Il vitigno giapponese è il Koshu, un’uva dalla buccia rosa che è coltivata in Giappone fin dal lontano 8 secolo, anche se per lungo tempo la si è utilizzata solamente come uva da tavola è dal 19 secolo che nel paese del Sol Levante hanno iniziato a produrre vino con questo vitigno autoctono.
La principale regione giapponese per il vino è Yamanashi Prefecture, circa 100 km ad ovest di Tokyo, circondata dalle montagne tra cui spicca il famoso Mount Fuji. Il 40% della produzione vinicola del Giappone proviene da questa regione ed il 95% della coltivazione di Koshu è qua. Leggi il resto di questo articolo »
Il Plissè, vino bianco secco
in Italia, anche per l’esiguità della sua produzione, ma che ha suscitato grande interesse negli Stati Uniti, dove un famoso critico enologico ha scritto del Plissè: “non mi è mai capitato sino ad ora di assaggiare un vino aromatico piemontese di così alto livello”:
Il “Plissè” è effettivamente un vino originale delle nostre terre piemontesi e che sicuramente merita tutta la nostra attenzione.
Si tratta di un vino bianco con poco più di un lustro di vita, il quale mostra dapprima una colorazione inusuale per i vini prodotti in assenza di bucce e origina sensazioni olfattive molto simili ad un grande Vendange Tardiva Alsaziana; al gusto si notano, inoltre, percezioni dolci non dolci, con una forte personalità e con note incisive e aromatiche.
A produrlo sono i poderi Bertelli di Costigliole d’Asti , dove il proprietario, medico-vignaiolo, ha avuto l’idea di impiantare ceppi di Traminer aromatico nell’astigiano per creare un’alternativa bizzarra. Leggi il resto di questo articolo »
Il vino sardo dei templari domenica alla fiera di Verona
Una vetrina importante per il vino dei templari di Sardegna e in particolare per il marchio bosano che si prepara all’appuntamento internazionale dell’Expo 2015.
A Verona prima, ed a Milano poi, ci saranno le sue due perle pluripremiate al Vinitaly negli scorsi anni: Malvasia di Bosa Spumante DOC e Domina Casta Malvasia di Bosa DOC.
“Apprezzato in tutta Italia e nel mondo, il primo è lo spumante dolce più ricercato dagli intenditori, il suo colore è chiaro e trasparente, giallo brillante fragrante e profumato, è l’espressione del piacere – afferma Giovanni Porcu titolare assieme a Nicola Garippa della nota azienda della valle di Modolo – accompagna il Natale, le fritture di pesce, la Pasqua e gli incontri intriganti”. Leggi il resto di questo articolo »
Il Vino Santo trentino, che sfida il destino nella Valle dei Laghi
Oggi siamo in Trentino, sulle rive del Lago di Cavedine; il paesaggio è quello della Valle dei Laghi.
Le coordinate geografiche sono 46°1 Nord e 10°56’ Est.
Non ero mai stato nella Valle dei Laghi e non avevo mai bevuto il Vino Santo trentino, una specialità che spesso viene confusa con il Vin Santo toscano. Sono mondi diversi e bisogna conoscerli entrambi per apprezzarli.
Partiamo da Trento al mattino presto e in poco più di mezz’ora arriviamo a destinazione. Mentre guido penso ai cartoni animati della mia infanzia e a un gruppo di giovani dinosauri che varcava i confini del mondo ghiacciato per andare alla ricerca della valle incantata.
Noi non siamo giovani dinosauri, però come loro sgraniamo gli occhi quando usciamo dalla galleria e ci troviamo sul Lago di Toblino. L’impressione è proprio quella di essere finiti nella valle incantata: un luogo nascosto e magico, incassato tra le montagne, protetto dei venti e dal gelo. Leggi il resto di questo articolo »
Tappa romana per «Volcanic wines»
Fa tappa a Roma Volcanic wines, la rassegna sui vini del vulcano, che domani approderà a Milano, per poi volare alla volta di Londra per il «Volcanic Wines Tasting for The Institute of Masters of Wine»
Un fitto calendario di eventi fino al Vinitaly di Verona il prossimo 23 marzo. Il format itinerante in Italia e all’estero, dedicato ai vini bianchi nati sul suolo vulcanico, ideato dal Consorzio del Soave, in collaborazione con l’Associazione delle doc vulcaniche.
Nata nel 2012 e composta da consorzi di tutela, enoteche e comuni presenta l’evento «I vini del vulcano» in programma all’Hotel Hilton Cavalieri, in collaborazione con Bibenda e la federazione italiana sommelier.
Un vero e proprio viaggio nell’Italia dei vulcani con numeri di tutto rispetto: oltre 30 le aziende selezionate per la degustazione, 11 le denominazione di origine coinvolte, 7 le regioni italiane partecipanti.
Il Vulcano in questo senso, oltre a rappresentare una vera e propria «spina dorsale» in grado di collegare tutta l’Italia del vino, si rivela una chiave di comunicazione chiara e vincente in grado di fare breccia tra i consumatori, sia esperti che neofiti, superando così barriere linguistiche e confini territoriali.
«Per il sistema del vino italiano – sottolinea Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio del Soave – c’è la possibilità di superare le barriere legate ai singoli territori e dare così un’immagine unica dal Nord, al Sud fino alle isole.
Parliamo di vini che sono spesso poco conosciuti e di vitigni autoctoni, raccontando tante storie di persone e di aziende veramente nuove».
Il Volcanic Wines dopo il Vinitaly di Verona sbarca a Soave (Verona), successivamente fa tappa a Montefiascone, Pitigliano e Orvieto, e poi in Sardegna e sull’Etna.
cultura.diariodelweb.it – 27/01/2015
Giorgio Damini: tutto il fascino delle materie prime
È quello che muove lo chef della macelleria Damini & Affini, il cui lavoro è stato da poco premiato con un’ambita stella Michelin
Giorgio Damini si definisce un cuoco “simpatico”, ma è una dimensione che ha raggiunto solo di recente, coronando il sogno di un ristorante in proprio, anzi in coabitazione e collaborazione con il fratello Gian Pietro, macellaio.
Una lunga gavetta in giro per l’Europa partendo da Verona per poi volare a Londra e, soprattutto, importanti esperienze stellate da Perbellini e dal Pescatore della famiglia Santini, fanno da preludio a questo exploit mai visto prima: una macelleria-gastronomia che diventa anche ristorante, con tanto di stella Michelin dopo sette anni di duro lavoro, ad Arzignano (Vicenza).
Cosa l’ha portata a diventare chef? E com’è entrata la macelleria nella sua vita?
Quella di fare il cuoco era un’idea che avevo sin da piccolo, ma di certo l’innamoramento per questo mestiere è avvenuto durante la scuola alberghiera, mentre ero in stage da Giorgio Sancassiani, chef del ristorante La Pergola di Verona.
La macelleria poi è sempre stata la mia casa, perché sia mio padre che mio nonno e il mio bisnonno erano macellai. Io stesso già a 12 anni preparavo i polli… ma quello è diventato il mestiere di Gian Pietro, mentre io ho sempre amato i fornelli.
Cosa si diverte di più fare in cucina?
Sicuramente ricevere le materie prime, per esempio un bel pesce o della bella carne che sappiamo da dove arrivano. Leggi il resto di questo articolo »
C’era una volta il vin brulè
Vi raccontiamo una fiaba. C’era una volta un omone grande e buono, che sapeva dominare una arcana creatura che si mangiava gli alberi e generava fuoco e calore.
Sopra questo antico drago dai poteri benefici si scaldava un pentolone, che ribolliva di un nettare dolce e caldo, capace di farti dimenticare gli aghi del gelo e la solitudine. L’uomo non voleva rimanere solo e per questo aveva chiesto ad una stupenda fata dalle gonne rosse di sedersi al suo fianco.
“”Gli ingredienti base di un ottimo vin brulè sono un buon vino rosso, la cannella, i fiori di garofano, lo zucchero e l’arancia. Poi, a seconda dei luoghi e delle usanze, si aggiunge un piccolo particolare che ne modifica leggermente il sapore. Nel Bellunese, si aggiunge una scorza di limone non trattato, mentre in Alto Adige e Trentino, si aggiunge un pizzico di cardamomo.”"
Alla fata piaceva la musica e per questo aveva portato con sé un pianoforte. Ma non era abbastanza. I due si sentivano ancora soli, e per questo chiamarono una farfalla, capace di cantare e di ipnotizzare chiunque passasse di fronte alla loro casa. E fu così che passarono le feste: la fata e la farfalla attiravano i curiosi e l’uomo donava loro quel nettare, che decise di chiamare vin brulè.
“”Si ottiene così una bevanda dalle numerose proprietà benefiche. Fa sicuramente bene all’umore, lenisce la gola infiammata, calma la tosse e, se si respirano i suoi vapori aromatici, libera il naso chiuso e le vie respiratorie. Può essere data anche ai bambini, come antibatterico, antivirale, oltre che antinfluenzale, visto che la maggior parte dell’alcool evapora durante la sua preparazione.”"
di Mauro Pigozzo
venetoblog.corrieredelveneto.corriere.it – 27/12/2014