Degustazioni
Il re del cioccolato che adora lo Zelten e le praline al vino
Due generazioni di pasticcieri e un’unica passione. Dolce come i sogni. Cioccolatini al vino e Zelten. Torte e sorbetti sperimentali. La vita del pasticcere non è più quella di una volta.
Così ci assicura il giovane Tobias Bonatti (ha 41 anni) di Egna che da diversi anni ha raccolto il testimone del padre Herbert e nell’omonima bar pasticceria, sperimenta, costruisce ed elabora molti dei nuovi dolci altoatesini. Il tutto in una rete tra produttori che un tempo a malapena si sfioravano.
Invece oggi l’arte pasticciera conosce una seconda giovinezza e un nuovo protagonismo. Dove accanto alle delizie della tradizione si offrono ai clienti, sempre più esigenti, emozioni in forma zuccherina. Perché come dice il motto “Das Beste kommt zum Schluss”: alla fine arriva il meglio. «Un buon dolce può salvare una cena non perfettamente riuscita – spiega Tobias – e lasciare un buon ricordo agli ospiti». Leggi il resto di questo articolo »
Vezzola: «Il segreto del rosé? Avere il dubbio che sia… rosé»
André Dubois, rinomato chef de cave di leggendarie Case della Champagne, indicava un criterio preciso per riconoscere l’autentico rosé: «Quando lo guardi devi avere il dubbio che sia… rosé». Perché deve’essere fatto con le uve rosse di qualità, non con quelle “sbagliate”. Dev’essere un vino vero, non un rosato di risulta.
Mattia Vezzola, enologo di fama internazionale, riconosciuto quest’anno come il migliore in Italia agli “Oscar del Vino” di Franco Maria Ricci di Bibenda, cita l’illustre collega Leggi il resto di questo articolo »
Vin Santo, una nuova stella tra i vini dolci
E’ un vino che ha poco da invidiare ad altre etichette italiane di più luna tradizione. Siamo a Vicenza, nell’area della Doc Gambellara Classico.
Qui, a Selva di Montebello, ha sede l’azienda agricola Dal Maso, che, con Serafino, il bisnonno degli attuali proprietari, ha iniziato l’attività alla fine dell’Ottocento.
La famiglia vicentina ha “coccolato” per 11 anni dopo la vendemmia, il Vin Santo.
Si tratta del recupero di una tradizione che si è persa tra gli anni Settanta e Ottanta e che era molto viva tra Verona e Vicenza.
Il vino è stato prodotto con i migliori grappoli di uva Garganega appesi al soffitto attraverso i cosiddetti “picai” e pigiato in primavera, durante la settimana santa che precede la Pasqua.
Il mosto è stato avviato a una lentissima fermentazione con un lievito indigeno (Zygosaccharomyces gambellarensis) senza aggiunta di solforosa per tre anni in caratelli di legno da 100 litri.
L’affinamento è proseguito in altri caratelli di legno, sigillati e non colmati nella “vinsantaia” della cantina vicentina. Leggi il resto di questo articolo »
Tra Trentino e Alto Adige a caccia dei vitigni scomparsi
Un tempo il nome del vino Enantio rosso, chiamato anche Lambrusco a foglia frastagliata, era assai noto tra i vignaioli della bassa Vallagarina, soprattutto nelle campagne tra Ceraino e Ala. Già Plinio, nel I secolo d.C., ricordava quest’uva con il nome di oenanthium. E’ il vitigno che più si avvicina alla Vitis silvestris, la vita selvatica che si può trovare, sebbene ormai raramente, nei boschi. In Valsugana, nel 1497, compare il vin pavan.
Lo si trova citato in un elenco riguardante le entrate di Castellalto, a monte di Telve di Sopra. Negli stessi elenchi, nel 1661, viene nominato il raspato cinese, un vitigno chiamato altresì pavana bianca – evidenti i legami con la terra padovana, soprattutto con i Colli Euganei dove si coltivava –, vernaccia bianca o vernaccia trentina, cenese, senese.
Sulla dirupata costa orientale del Virgolo, ad oriente di Bolzano, a 460 m si trova il Kohlerhof, un maso documentato già nel 1100 d.C. come proprietà della parrocchia bolzanina. Nelle sue campagne si è sempre prodotto il Blaterle, il moscato bianco, a cui si aggiunge il Pfefferer (vitigno del moscato giallo). Leggi il resto di questo articolo »
Al Barbera Fish Festival di Agliano la Norvegia sposa il vino
“Nota della Redazione: da buon Vicentino, amante del baccalà alla vicentina, non poteva sfuggirmi questa gustosa notizia”
Dalle lontane isole Lofoten alle colline astigiane: la Norvegia e l’Italia si incontrano a tavola ad Agliano Terme per la prima edizione del Barbera Fish Festival.
L’evento che celebra l’insolito connubio fra il merluzzo e la Barbera d’Asti è in programma dal 18 al 20 ottobre nel paese termale, entrato con i suoi vigneti a far parte dei siti Unesco insieme a Langhe e Roero.
Il festival presentato nei giorni scorsi, al Centro Incontri della Regione, è organizzato dall’Associazione Barbera Agliano e dal Norwegian Seafood Council. Leggi il resto di questo articolo »
Macarons’ al “Primitivo di Manduria” la novità dolciaria in una pasticceria di Pescara
Eleganza, bontà e un ottimo mix tra dolcezza e vini hanno accolto questa mattina il noto giornalista aquilano Bruno Vespa che ha gradito omaggiare con la sua presenza la famosa pasticceria di Pescara ‘Caprice’ gestita da Fabrizio Camplone.
La vetrina del raffinato locale, per l’occasione è stata curata minuziosamente per ospitare anche la torta preparata per l’evento: tralci di viti e grappoli d’uva, tipici di stagione hanno ornato l’ambiente ed introdotto il tema trattato, e tanto caro a Vespa, ossia il vino. Leggi il resto di questo articolo »
La sorpresa… l’attesa… ed infine la scoperta
La sorpresa… l’attesa… ed infine la scoperta
La sorpresa. Ė iniziata quando ci è stata consegnata la cartella-stampa. I tradizionali comunicati, la broshure e lei…la mascherina. Sì proprio una mascherina tipo quelle che sono in dotazione sugli aerei durante le tratte notturne. Insomma quelle per “dormire”.
Cosa ci fa una mascherina in dotazione ai giornalisti durante la conferenza stampa di presentazione del Merano Wine festival a Milano? Comprensibile la sorpresa; voltarla e rivoltarla alla ricerca di una risposta plausibile. Non capisco. Questa la frase ripetitiva tra tutti noi.
Pazientate giornalisti, pazientate e capirete. Leggi il resto di questo articolo »
Esplora il significato del termine: Il miglior vino dell’anno è un Valpolicella
Facile essere padri orgogliosi dell’Amarone, la creatura che lo ha reso famoso nel mondo. Meno scontato con il Valpolicella, l’avo umile.
Ma Romano Dal Forno lo protegge come uno scrigno che contiene il suo passato contadino. Perché, come il protagonista del romanzo di Marco Missiroli, la sua guida è «il senso dell’elefante, la devozione verso tutti i figli». Questo senso di accudimento ora riceve un tributo speciale: il suo Valpolicella (il Monte Lodoletta 2008) è stato giudicato il miglior vino d’Italia. Leggi il resto di questo articolo »
Vermouth, orgoglio italiano
Vermut, oppure Vermutte, o, scritto alla francese, Vermouth: una delle tantissime eccellenze, purtroppo sottovalutata, che il genio e la creatività italiana hanno regalato a tutto il mondo.
Un vino liquoroso aromatizzato, nato nel 1786 a Torino dall’idea di Antonio Benedetto Carpano, che scelse questo nome ispirandosi al termine Wermut, con il quale viene chiamata, in lingua tedesca, il suo principale ingrediente, l’Artemisia Maggiore meglio conosciuta come Assenzio; ma sono permesse tantissime altre erbe: dalle piante aromatiche, ai fiori, alle radici ed alle spezie; ogni casa produttrice ha i propri ingredienti che vengono lasciati in infusione nell’alcol per un risultato originale e caratteristico.
A quel tempo i vini liquorosi erano molto in voga tra gli inglesi: Leggi il resto di questo articolo »
Oli vicentini da premio
Le geografia dei migliori oli italiani passa anche da Vicenza. All’undicesima edizione del concorso oleario internazionale Aipo d’Argento, bandito dall’associazione dei produttori olivicoli, fra 220 campioni di olio giunti da tutta Italia e dal bacino del Mediterraneo, tre aziende vicentine si sono distinte con piazzamenti importanti.
Due esordi col botto nella categoria degli oli extravergini biologici, fruttati leggeri. Il primo è dell’azienda Del Rebene. Il nome evoca più che gli olivi le viti – “reben” è un toponimo risalente alla colonizzazione tedesca dei colli Berici e rimanda alla presenza della vite – invece sui tre ettari al sole sui colli sopra Zovencedo, Francesco Castegnaro assieme alla moglie Claudia Serblin coltiva 700 olivi che danno il “Re’ bene bio” , premiato con il diploma di gran menzione.
«È la prima volta – commenta – che ci presentiamo al concorso con il nostro nome, mentre in precedenza portavamo l’olio alla cooperativa Olibea. È sempre stato proposto come olio dop. Eravamo sicuri che fosse un olio buono e abbiamo deciso di lanciare la nostra azienda proponendoci in proprio». Leggi il resto di questo articolo »