Degustazioni
Nasce linea cocktail ispirata a processo affinamento vino
Nasce nel mondo dei cocktail “The Key Cocktail”, linea di premiscelati prêt-à-porter ispirata al processo di affinamento del buon vino e con erbe raccolte a mano nel segno dell’antica arte delle herbarie, pratica esercitata da donne nell’antichità e che prevede la raccolta e lo studio delle erbe, lasciate a macerare in alcol e utilizzate per scopi medicamentosi.
A proporre la nuova linea con cocktail “riposati” e ready to drink è Valeria Sebastiani, bartender romana con esperienza nel mondo dei cocktail e del catering. La proposta prevede cheI miscelati siano lasciati in botti di legno per un tempo variabile dai 15 giorni ai 3 mesi, insieme a un mix di erbe e spezie, alcune delle quali raccolte in Lazio e Abruzzo grazie al foraging, elemento, quest’ultimo che permette di gustare i cocktail “ovunque senza bisogno di aggiungere alcun ingrediente, garnish e ghiaccio compresi”.
La collezione oggi è composta da sette preparazioni diverse, per sette differenti identità di gusto: Negroni, Mi.To, Old Fashioned, Gin Martini, Velvet, Manhattan e Martinez. Le preparazioni prendono forma all’interno del liquorificio di 180 mq situato nel quartiere residenziale romano di Quarto Miglio.
https://www.ansa.it – 26/01/2022
Pinot e Lagrein i vini che vengono dal freddo
Attorno al lago di Caldaro (Bassa Atesina, estremo sud della provincia di Bolzano) c’è un distretto del vino che è stato il cuore propulsivo del rilancio della vitivinicoltura dell’estremo nord d’Italia. Le cantine sociali qui si sono rinnovate all’insegna della qualità e dell’identità. Qui è nata la moda dei vini “che vengono dal freddo”, sia rossi (Pinot nero , Schiave, Lagrein) che bianchi (Gewuztraminer, Pinot bianco, Sauvignon).
È lo spirito che anima Erste+Neue, storica cantina i cui vigneti vanno dai pendii più bassi della Costiera della Mendola fino alle pendici delle Dolomiti. Originale anche nel nome (il + simboleggia la fusione fatta nel 1986 di due cooperative sorte nello scorso secolo) la cantina fa parte della storia della viticoltura altoatesina e ha recentemente rinnovato l’immagine dei suoi vini e dell’azienda. La montagna, la freschezza, l’eleganza, la sapidità sono i segni che danno la cifra di tutti i vini. I vigneti, infatti, sono distribuiti in parcelle, esposte a sud, dislocate a partire dai pendii più bassi fino a quasi 900 metri sul livello del mare. Una posizione che consente alla luce del sole di avere un effetto ideale durante il giorno, mentre la notte garantisce una importante escursione termica.
Sono tre le linee dei vini Erste+Neue. La linea di selezione Puntay rappresenta l’eccellenza della cantina che coniuga lo spirito montano e l’eccellenza organolettica dei singoli vitigni. Per fare questo vengono selezionate solo le uve degli appezzamenti più storici, raccolte a mano e a perfetta maturazione. Poi ci sono le linee Classic e Basic con prodotti onesti, autentici, e con un rapporto qualità-prezzo entusiasmante.
Gli assaggi. Dalla linea Puntay vanno segnalati fra i rossi il Pinot nero Riserva 2018 e il Lagrein Riserva 2019 di grande personalità, profumi, finezza; e fra i bianchi un Pinot Bianco, uno Chardonnay e un Sauvignon 2019 di grande ricchezza espressiva e freschezza.
Dalla linea Classic da scegliere a occhi chiusi il Kalterersee Classico Superiore 2020 e il Gewuztraminer 2020.
https://www.quotidiano.net – 16/01/2022
Sushi e vino, 6 abbinamenti perfetti
Il sushi è quella pietanza che negli ultimi anni ha fatto innamorare tutto il mondo.
Piatto originario del Giappone, si tratta di pesce crudo, spesso avvolto all’interno di alghe e riso. A prima vista potrebbe non sembrare la cosa più appetitosa del mondo, ma poi assaggiandolo ti rendi conto che è tanto buono da creare dipendenza! E con tutte le varianti esistenti, potresti assaggiare sushi per anni.
Sappiamo che sei un amante del vino per cui, arrivati a questo punto, conosciamo il tuo dubbio…
Quale vino devo abbinare al sushi? Sushi e vino sono sempre un’accoppiata perfetta, ma la risposta dipende in gran parte dal tipo di sushi che stai mangiando. In questo articolo daremo un’occhiata ad alcuni dei vitigni, italiani e non, che si abbinano molto bene con vari tipi di sushi.
Iniziamo con un vino giapponese che potrebbe venire subito in mente come potenziale abbinamento…
Il sushi è una prelibatezza giapponese… Il SAKE è un vino giapponese…
Deve essere un’accoppiata vincente! In realtà ci sono pareri contrastanti a riguardo. Se parli con gli amanti del sushi tradizionale, ti diranno di non abbinare il sakè a questo piatto per un semplice motivo: il sakè è un vino preparato con riso.
Anche molti piatti di sushi fanno uso massiccio del riso e l’aggiunta di sake nel mix può creare un sapore di riso ancora più pesante.
Per questo, consigliamo di bere sake solo con sushi con basso contenuto di riso.
Passiamo ai vini Italiani. Il sushi si abbina molto bene con un diversi vini rossi italiani. Il PINOT NERO è una delle soluzioni migliori perché è un vino al contempo saporito e delicato. Aggiunge qualcosa al piatto senza sopraffare il sapore del pesce. Leggi il resto di questo articolo »
Il miglior vino bianco al mondo? E’ italiano
Non è certo un mistero che l’Italia abbia un’importante tradizione enologica. Per questo non dovrebbe stupire più di tanto il fatto che, da un campione di centinaia di prodotti, sia stato proprio un vino nostrano a essere definito il miglior bianco. A consegnare la corona d’alloro c’ha pensato il magazine statunitense Wine Enthusiast che, come ogni anno, ha stilato la sua personale classifica. Una graduatoria che, per il 2021, annovera ben 18 vini tricolori, uno dei quali finito davanti a tutti in quanto commistione giusta di qualità, lavorazione e anche prezzo.
Ben 22 mila vini degustati, solo 100 selezionati. L’attenzione degli esperti è meticolosa e letteralmente al millimetro. L’obiettivo è capire quali prodotti riescano effettivamente a sintetizzare tutte le qualità che ci si aspetta da un buon vino, bianco o rosso. E un tale sforzo di analisi, porta a risultati insperati lasciando scoprire che alcuni prodotti a basso costo possono essere comunque garanzia di qualità assoluta. La prima posizione in graduatoria, per la verità, la ottiene un vino francese, ovvero il rosso Margaux Château Siran 2018, ottimo nel rapporto qualità-prezzo. La medaglia d’argento assoluta (d’oro fra i bianchi) la ottiene però il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore 2019 di Bucci. Per gli esperti non c’è dubbio: si tratta di un vino bianco “assolutamente fenomenale”, per il gusto che concede ma anche per l’essere clemente con le tasche.
Tale bianco, infatti, si attesta su un costo inferiore ai 20 euro. In pratica, il miglior vino bianco del mondo potrebbe essere acquistato senza troppi sforzi in un qualsiasi supermercato. Si tratta, nello specifico, di un prodotto realizzato nelle Marche, forte di cinquant’anni di Denominazione di Origine Controllata. Ideale per accompagnare un primo di pesce o le verdure, viene definito leggero, cremoso e saporito. Inoltre, contrariamente al luogo comune che lo associa esclusivamente al pesce, si sposserebbe alla perfezione anche con le carni bianche. Il Verdicchio, in poche parole, rappresenta un’eccellenza a tutti gli effetti. Un termine che in sé, nonostante sia così altisonante, potrebbe dire poco. O meglio, non dire tutto. Perché il vino, in fondo, è un’esperienza da assaporare in ogni suo aspetto. E le etichette lasciano il tempo che trovano.
https://www.contocorrenteonline.it – 19/12/2021
Vin brulè: la ricetta
La magica atmosfera dell’avvento è già nell’aria e il desiderio di vivere l’arrivo del Natale secondo la tradizione è davvero sentito. Tra le bevande più popolari delle feste natalizie c’è certamente il vin brulè, la cui ricetta ha origine nell’antica Roma e si è modificata, nel tempo, attraversando secoli di storia e luoghi in cui si è diffusa. Ma quali sono le caratteristiche del vin brulè?
Una delle principali caratteristiche di questa bevanda è il profumo che emana, per cui il consiglio è di scegliere vini di elevata qualità, dai profumi intensi, ricchi di aromi, ma anche corposi per soddisfare appieno il palato. Se volete ottenere, quindi, un buon vin brulè, dovete partire da una buona materia prima. Che tipi di vini utilizzare? Potete avvalervi dei vini tipici del territorio in cui risiedete. Per esempio, in Romagna tra i migliori vini usati per il vin brulè possiamo citare il Sangiovese. In Alto Adige si scelgono vini come il Pinot Nero e la Schiava. Sono ottimi anche i vini piemontesi, come un buon Barbera o un Nebbiolo. Per fare il vin brulè si possono utilizzare anche vini bianchi, come il Pinot Bianco e lo Chardonnay. L’importante è che il vino sia di alto livello qualitativo, se vogliamo coccolarci al meglio con un buon bicchiere.
Vi proponiamo una ricetta per preparare un profumatissimo vin brulè:
- 1 litro di vino rosso
- 1 arancia non trattata
- 1 limone non trattato
- 3 stecche di cannella
- 2 frutti di anice stellato
- 7 chiodi di garofano
- ½ noce moscata grattugiata
- 1 mela
- 170g di zucchero
Prelevate la scorza dell’arancia e del limone dopo averli lavati con cura, evitando di includere la parte bianca che potrebbe rendere la bevanda più amara. Tagliate a fette mezza arancia lasciando la buccia. Lavate la mela e affettatela a rondelle non troppo spesse.Versate il tutto in una pentola con il vino e lo zucchero, unendo le stecche di cannella, l’anice stellato, i chiodi di garofano e la noce moscata grattugiata. Accendete il fuoco, mantenendolo basso, e fate sobbollire per 10 minuti, finché vedete che si scioglie lo zucchero. Poi filtrate il vin brulè con un colino e servitelo, magari accompagnandolo con una fetta di torta. Se avanzate il vin brulè, potete conservarlo per un paio di giorni in frigorifero.
https://www.altroconsumo.it – 24/11/2021
Come si formano le “lacrime” nel calice di vino
La prossima volta che vi servono il vino per poi chiedervi di assaggiarlo, e voi riuscite al massimo a dire “è rosso”, potrete dirottare la conversazione con chi è a tavola con voi e spiegare come si formano quelle lacrime (o “archetti”, come li chiamano i sommelier) sulla superficie interna del bicchiere, quando il vino viene fatto roteare. Chi di vino se ne intende appena un po’, sa che rivelano la gradazione alcolica: più gradi, più lacrime.
Finora la fisica ha spiegato ciò che avviene prima della loro formazione. Facendo ruotare il bicchiere si deposita un fine strato di liquido sulla sua parete. Poi quella patina di vino perde un po’ di alcol, che evapora più rapidamente del resto dei componenti, e così finisce per avere una tensione superficiale (la forza che tiene assieme, per esempio, le bolle di sapone) maggiore del resto del vino. Risultato: quel sottile strato risale un po’ più verso l’alto, all’interno del bicchiere.
Qui inizia la parte che finora nessuno aveva spiegato: come si rompe, poi, formando le lacrime? Lo hanno spiegato Hangjie Ji e colleghi all’Università della California. Il loro modello matematico mostra che l’interazione tra gravità, forma del bicchiere, contenuto alcolico e movimento della mano del sommelier produce un’onda d’urto instabile, cioè una brusca variazione di pressione e densità che si propaga, appunto, come un’onda.
Questa attraversa il vino rimasto attaccato alla superficie, provocando la formazione di grosse gocce che poi ricadono sotto forma di archetti, anziché come un flusso uniforme. Lo studio potrebbe avere applicazioni pratiche, oltre a contribuire alla conversazione a cena: analoghe onde d’urto potrebbero spiegare come umidità e vento interagiscono per formare una patina d’acqua sulle ali degli aerei durante il volo.
https://www.focus.it – 11/10/2021
Festa dell’Uva e del Vino di Vo’
Per tre giorni, quindici cantine di Vo’ e degli altri Comuni dei Colli raccontano la storia dei Colli Euganei attraverso le loro migliori produzioni. Il territorio particolarmente vocato alla viticoltura ha dato asilo nel corso della storia a innumerevoli varietà di vitigni. Ognuna ha trovato un habitat particolare che le ha permesso di esprimersi in modi assolutamente originali.
Ma ci sono alcune varietà che rappresentano una trait d’union tra tutti i produttori euganei come ricorda Marco Calaon, il Presidente del Consorzio Vini Colli Euganei, «il Fior d’Arancio in primis, Docg dal 2011 si può degustare nella classica versione spumante, nella versione secca e in quella passita. L’uva moscato giallo con sui si produce il Fior d’Arancio è l’espressione massima della versatilità e della ricchezza dei suoli e dei microclimi euganei. Nel Fior d’Arancio si ritrovano sia le essenze mediterranee dei pendii esposti a sud che la freschezza e l’eleganza regalata dalle colline del nord».
L’anima rossa di queste vulcaniche colline è invece rappresentata dal Merlot e dai Cabernet, che troviamo nella couvee del Colli Euganei Rosso. Intorno al 1870 i Conti Corinaldi nei loro possedimenti di Lispida sono tra i primi in Italia a piantare Merlot e Cabernet per farne vino. I suoli, i climi, i microclimi euganei, l’assolazione, la conformazione stessa dell’areale e il tempo hanno conferito a queste uve caratteristiche rinvenibili solo qui.
A chiudere la passerella degli interpreti del territorio sarà poi presente il Serprino, biotipo della glera, che solo sugli Euganei fa da matrice a una bollicina sapida e minerale espressione ancora una volta di un territorio unico.
L’appuntamento per degustare questi e gli altri vini a doc e docg Colli Euganei è la Festa dell’Uva in programma dal 17 al 19 settembre 2021 in Piazza Liberazione a Vo’.
https://www.padovaoggi.it – 17/09/2021
Vino: da quest’anno si studierà anche a scuola
Il vino diventa materia di studio a scuola. Parte dalle “Donne del Vino” l’innovativo progetto che da quest’anno scolastico porterà il mondo e la tradizione della viticoltura italiana nel piano formativo di alcuni istituti alberghieri e turistici di tre regioni pilota italiane: Sicilia, Piemonte ed Emilia Romagna.
Ieri l’annuncio alla ViniMilo 2021 è stato dato da Roberta Urso, delegata per la Sicilia delle Donne del Vino, associazione nazionale, nata nel 1988, che riunisce un migliaio di tesserate fra produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier e giornaliste esperte del settore con l’obiettivo di diffondere la cultura e la conoscenza del vino attraverso la formazione e la valorizzazione della donna nel settore vitivinicolo. In Sicilia il progetto riguarderà gli istituti di Randazzo (Istituto Enrico Medi), Erice (Istituto Ignazio Florio) e Bisacquino (Istituto Di Vincenti).
“Abbiamo scoperto con grande stupore – spiega Roberta Urso – che in Italia negli istituti tecnici per il turismo e negli alberghieri il vino non è materia didattica come in quegli agrari. Una lacuna enorme se consideriamo la crescente richiesta di professionalità da parte delle cantine, dei ristoranti, dei distretti turistici e delle Strade del vino. Per questo abbiamo deciso di formare le nuove generazioni con lezioni dinamiche e non solo frontali che cureranno aspetti come la mescita, la lettura dell’etichetta, il dialogo con produttori ed enoturisti: un racconto reale anche con visite in azienda su come si lavora in vigna e in cantina.
Per i minori ci limiteremo alla parte visiva e olfattiva, mentre i maggiorenni potranno anche accedere alla parte degustativa”. La notizia è stata particolarmente apprezzata dal sindaco di Milo, Alfio Cosentino, che ha sottolineato come “ancora una volta ViniMilo si dimostra una piazza strategica per il confronto, lo sviluppo e la crescita culturale di comunità e territori non solo in Sicilia”.
https://www.ansa.it – 09/09/2021
Cosa sono gli orange wines
Ultimamente stanno diventando sempre più una moda, e si sente parlare spesso degli “Orange Wines”, un termine inglese utilizzato per definire una tipologia di vino che ha origini antiche.
Gli Orange Wines sono vini prodotti con uve a bacca bianca, che assumono quella colorazione tendente all’ambrato e all’arancione, grazie al procedimento di vinificazione c.d. in rosso (cioè utilizzato generalmente per le uve a bacca rossa). In pratica le bucce dell’uva, i vinaccioli (a volte anche i raspi) e i lieviti vengono lasciati macerare a lungo insieme al mosto, conferendo al vino ricchezza di tannini, da cui prendono anche quella colorazione arancio – ramata, e aromi intensi, che li distinguono marcatamente dai vini bianchi.
La loro origine è in realtà piuttosto antica, risale a migliaia di anni fa in Armenia, dove la produzione di questi vini macerati, avveniva in anfore di argilla interrate – chiamate Kveri. Da questo metodo si ottenevano vini molto strutturati, tannici (un po’ ruvidi al palato) e un po’ ossidati ma al tempo stesso anche con intensi profumi balsamici. Oggi questo procedimento di produzione è stato riconosciuto come patrimonio dell’umanità dall’Unesco, e sta conquistando produttori di tutto il mondo oltre che in Italia. Ogni produttore ha un suo stile di produzione e può sperimentare con la durata della macerazione in anfora, facendo seguire magari anche un affinamento in botti di legno. I vini vengono filtrati per decantazione, cioè con i residui che si depositano sul fondo anche vari risultati nel vino.
Di solito i vitigni più usati sono il Pinot Nero, Sauvignon ma anche Trebbiano Albana o Pecorino. I vini che si ottengono oltre al colore aranciato hanno dei profumi che ricordano la foglia di pomodoro verde o il geranio, miele, oppure di frutta secca come albicocche e mandorle, nonché qualche nota speziata. Il loro abbinamento può prestarsi con carni saporite e speziate, ma anche con piatti della cucina orientale. La temperatura di servizio è a discrezione di come lo si preferisce: a temperatura ambiente oppure leggermente fresco.
https://www.sienanews.it
È incredibile che questi vini rossi si abbinino al pesce meglio dei bianchi
Da sempre, forse da quando il fare vino divenne cultura enologica, si è soliti abbinare il bianco alle portate di pesce. Un cliché che difficilmente non viene rispettato, nonostante le tecniche e i metodi di vinificazione si evolvano molto rapidamente.
Solo negli ultimi anni si è cercato, grazie all’opera di audaci sommelier, di scardinare il più classico degli abbinamenti enologici. La regola dice: “con il pesce si beve un bianco”.
È incredibile che questi vini rossi si abbinino al pesce meglio dei bianchi. Tracciamo l’identikit del vino rosso che più facilmente si sposa con il pesce e che quindi può essere bevuto anche in estate.
I rossi vengono associati solitamente ad una lunga maturazione in legno, magari in botti di rovere, ma non è più così per molti rossi.
In molte cantine si vinifica in acciaio, o si affina in bottiglia, prediligendo gli aromi e i sentori floreali fruttati rispetto a quelli legnosi e strutturati.
D’altra parte, il palato dei giovani consumatori ed estimatori di vino, cerca vini leggeri e beverini.
Infine il tannino. I tannini sono sostanze naturali che si trovano nelle bucce degli acini, nei semi o nei raspi. I tannini, inoltre, vengono ceduti al vino anche dalle botti di legno. Un vino tannico è un vino che offre una sensazione astringente, lascia il palato asciutto. Un vino tannico è ottimo in abbinamento con le carni perché ne bilancia la succulenza.
Il pesce, che nella maggior parte dei casi è un piatto magro, non predilige il vino tannico. Al contrario, i rossi con minor tannino, saranno i migliori da abbinare ai secondi di mare.
Vediamo, quindi, una regola base che possiamo seguire: Leggi il resto di questo articolo »