Degustazioni

Il Verdicchio sarà il vino del 2019, ascoltate uno stupido: Il buonappetito

La mia generazione – quella degli splendidi quaranta-cinquantenni – è cresciuta con il potentissimo immaginario del Verdicchio Fazi Battaglia. Ve lo ricordate il Fazi Battaglia? Con il suo contenitore riconoscibilissimo – la celebre bottiglia ad anfora di vetro verde – aveva conquistato il mondo.

Il Verdicchio Fazi Battaglia di quegli anni, diciamocelo, non era il miglior vino bianco italiano né il più economico, ma faceva numeri pazzeschi: avere l’”anfora” in tavola – con tanto di pergamenina, ricordate? – dava alle famiglie quel non-so-ché, un effetto simile alle simpaticissime bottiglie di Lancers o Matheus.

Poi i tempi cambiano, le tendenze si susseguono e il Verdicchio passò un po’ di moda, altri bianchi finirono sulle tavole degli italiani (il mio conterraneo Arneis, per dire), altre bottiglie conquistarono la fantasia, come quella con il “cavallo basso” del Bellavista.

Ma sei anni fa durante un viaggio nelle Marche ho capito che il Verdicchio era molto altro – e molto di più – del Fazi Battaglia: che vino splendido, ancor di più, per i miei personalissimi gusti, quello che viene dai vigneti matelicesi. Da allora il Verdicchio è diventato il bianco preferito da mia moglie ed ettolitri ne abbiamo bevuti.

Non siamo gli unici: negli ultimi anni il Verdicchio è cresciuto, e parecchio, in qualità, reputazione, immagine, volumi. Tuttavia non ha ancora lo spazio che merita sugli scaffali degli italiani e degli stranieri.

Ma ci siamo. Un paio di settimane fa ero a tavola seduto non distante da Walter Massa, l’uomo che ha “inventato” e reso grande il Timorasso, uno dei vini che hanno vissuto il maggior botto negli ultimi anni. E lui, con l’aria astuta che gli è propria, ha sancito: “il 2019 sarà l’anno del verdicchio”. Se lo dice Massa, ci scommetto anche io.

www.dissapore.com – 27/09/2018

 

Rinunciare al conformismo del pallino che indica il vino biologico

“Fa quindi parte del diventare cristiani l’uscire dall’ambito di ciò che tutti pensano, dai criteri dominanti” scrisse Papa Benedetto XVI qualche anno fa.

Lo metto in pratica oggi a San Benedetto del Tronto. In un piacevole ristorante sul molo, appunto il Molo Sud, mi danno la carta dei vini e noto un pallino verde a fianco di quasi tutti i bianchi marchigiani (nelle Marche bevo marchigiano, ovvio, e se mangio pannocchie alias cannocchie bollite bevo vino bianco, ancora più ovvio).

E’ il pallino che segnala la certificazione biologica. All’inizio nei ristoranti i pallini verdi erano una rarità, poi sono aumentati e adesso rappresentano una banalità burocratica.

Per una volta cerco di non entrare nel merito. Non vorrei noiosamente ripetere, meno che meno alla bella cameriera, che io ho fede in Dio anziché in Bio.

Mi limito a cristianamente uscire dal criterio dominante ordinando il Verdicchio di Matelica della Monacesca, coraggiosamente senza pallino (per rinunciare al conformismo del pallino bisogna averci le palle).

Casco bene: è perfetto, pure le pannocchie alias cannocchie ringraziano.

www.ilfoglio.it – 18/07/2018

Liquorificio Morelli, novità sul mercato (anche USA): ecco il Limoncino Di Vino

Un prodotto innovativo che racchiude il meglio dell’artigianalità toscana e punta ad arrivare sul mercato americano proprio in questi giorni.

È il Limoncino di Vino, l’ultima creazione del Liquorificio Morelli di Forcoli, Pisa, azienda storica che dal 1911 realizza grappe e liquori presenti in tutto il mondo.

L’idea nasce dalla voglia di misurarsi con una realizzazione completamente diversa dalle altre e trovare un prodotto competitivo in grado di distinguersi da tutti gli alcolici e superalcolici presenti sul mercato americano.

Il Liquorificio Morelli ha infatti una sede distaccata negli Stati Uniti, a Miami, dove vengono distribuiti liquori e grappe pensate per il mercato statunitense.

Ad occuparsi della sede di Miami ci sono Carlo, Andrea e Marco, gli Italian Moonshiners, che ormai vivono negli Stati Uniti da diversi anni.

Il Limoncino di Vino cercherà di conquistare il mercato americano ma dietro la sua realizzazione c’è l’impegno di diverse menti toscane. Leggi il resto di questo articolo »

Vino: arriva la barbera d’Asti ‘affinata in musica’

Una Barbera d’Asti ‘affinata in musica’ da un grande maestro d’orchestra e compositore.

Accade a Rocchetta Tanaro: poco più di 1.500 abitanti tra vigne e boschi del parco naturale nel cuore del Monferrato astigiano.

Terra di “quieta follia”, amava definirla Bruno Lauzi, che incontra ora il genio allegro di un napoletano: Peppe Vessicchio, da tutti conosciuto come il maestro del Festival di Sanremo.
Nasce così ‘Rebarba’, la nuova Barbera d’Asti vendemmia 2016, armonizzata in musica e firmata dalle Cantine Post dal Vin di Rocchetta Tanaro (79 soci conferitori, 100 circa ettari di vigneti, 85 mila bottiglie).

Un’idea cresciuta nell’amicizia che il cuoco Beppe Sardi condivide con Vessicchio e Giulio Porzio, presidente della cantina: “Il maestro Vessicchio – racconta Porzio – ha prima fatto una prova su una nostra bottiglia di Barbera e abbiamo visto che il vino armonizzato con la sua musica era più buono e piacevole.

Così, abbiamo sposato questo stravagante, innovativo e divertente progetto. Leggi il resto di questo articolo »

Green Chile Wine: quando il peperoncino finisce nel vino

Si chiama Green Chile Wine ed è un vino particolare che contiene peperoncino. Non si tratterebbe di una nuova ricetta ma del frutto di una lunga tradizione, legata alla città di Hatch, nel New Messico.
Qui infatti la tradizione del peperoncino verde si perde nei secoli e quella della produzione di vino fu portata dagli spagnoli nel 1600. Il matrimonio tra le due era solo questione di tempo evidentemente.

Cosa ci fa il peperoncino nel vino?

La vendemmia, quando si inizia la prima fase di produzione del vino, coincide con il picco di consumo del tipico peperoncino verde messicano, che i cittadini vanno a comprare in grossi pacchi.

Il piccante frutto viene arrostito sul fuoco vivo normalmente, ma nella produzione del vino viene invece utilizzato fresco.
L’idea di base è arrivare ad un vino bianco di buona qualità, per poi aggiungere le rondelle di peperoncino fresco. Leggi il resto di questo articolo »

Arriva da Todi il vino per la Santa Messa

Sarà Berit (Alleanza) la dicitura presente sull’etichetta del vino di uve Grechetto di Todi per la Santa Messa ex-genimine vitis.

Un vino ideato secondo le norme del codice di diritto canonico mediante direttive riprese da Papa Francesco (Vinum debet esse naturale ex genimine vitis et non corruptum).

E’ quello che, dopo un percorso progettuale avviato nell’estate del 2017, sarà presentato mercoledì 18 aprile (alle ore 11, nell’Aula Magna della Citadella Agraria di Todi) dal vescovo di Orvieto-Todi, monsignor Benedetto Tuzia, al quale compete l’autorizzazione per l’apposizione del sigillo ecclesiale sull’etichetta.

Tutto è partito dall’Istituto Ciuffelli, nella cui cantina sperimentale, l’enologo Martin Paolucci, ex allievo della scuola, ha voluto dar vita a questa limitata produzione enologica.

Ogni elemento è stato scelto con cura, a partire dalle uve, selezionate a mano nei vigneti di Spagliagrano, a ridosso della casa diocesana, di proprietà dell’Istituto per il sostentamento del clero.

La microvinificazione è stata poi seguita con attenzione in tutta la filiera enologica, Leggi il resto di questo articolo »

Albania paese di vino, dalle viti più antiche del mondo ad oggi

Non è scontato pensarlo, ma dovrebbe esserlo. Come ogni paese mediterraneo, anche l’Albania è un eccellente produttore vinicolo. Ma non solo, è anche uno dei più antichi d’Europa, la  viticoltura infatti si era sviluppata già nel VIII secolo a.c sulla base di varietà autoctone che avevano resistito fin dal’era glaciale.

Una storia quella dell’Albania e del vino che ha seguito le vicissitudini geopolitiche del paese. Se infatti durante il XVII secolo, la produzione vinicola rallentò sotto l’influenza dell’Islam e ai nuovi dettami religiosi che vietavano il consumo di bevande alcoliche, nel 1972, durante la dominazione comunista la produzione vinicola albanese riprese vita, fino a raggiungere il suo picco con 20.000 ettari coltivati.

Nei primi anni ’90, un programma di privatizzazione dei terreni vitivinicoli portò ad un ulteriore modernizzare del settore ed ad un miglioramento nella produzione del vino.

Anche Papa Francesco nel 2014 durante il suo viaggio in Albania si è concesso la curiosità di assaggiare i vini di queste terre. Nello specifico il pontefice si recò nelle vigne di Kantina Arberi, un’azienda di antica tradizione in questo nuovo mercato.

Domaine Arbëri infatti, con i suoi 25 ettari situati tra 396 e 640 metri sul livello del mare, ha visto succedersi 3 generazioni di viticoltori.

Il microclima della zona, tra il caldo sole mediterraneo e le notti fresche di montagna, è perfetto per la crescita di due vitigni autoctoni: il Kallmet (rosso) e l’i shesh bardhë (bianco).

Una realtà d’eccellenza, ma non l’unica. Il mondo del vino Albanese è un settore sano ed in crescita, e anche se il consumo ad oggi è principalmente interno, chissà di non sentirne parlare di più nei prossimi anni, specialmente in Italia dove la popolazione di origine Albanese è ormai molto radicata.

www.beverfood.com – 09/03/0218

Sci e Vino, l’anima dell’Alto Adige

LE CANTINE più alte d’Italia guardano il confine del Brennero incorniciate dalle piste di sci della Valle d’Isarco che stanno vivendo un periodo d’oro.

Da queste parti si sviluppa il matrimonio «vino & sci» in un circolo virtuoso cucito su misura per il turismo enogastronomico.

Le 18 cantine socie di Eisacktalwein sono dislocate da nord a sud lungo la valle: 16 di esse sono gestite da singoli storici vignaioli che seguono l’intera filiera.

Accanto a queste ci sono poi le due strutture di maggiori dimensioni: la Cantina Valle Isarco, struttura sociale con 130 soci conferitori, e la storica Abbazia di Novacella, che deve ai frati anche la propria storia vinicola.

Tutte le cantine, sfruttando le diversità dei suoli e le varietà climatiche delle diverse zone della Valle, producono vini (alcuni sapientemente fruttati) ottenuti da vitigni a bacca bianca che trovano qui il loro habitat ideale grazie alla notevole escursione termica fra giorno e notte e alla quota importante di ore di sole nel corso dell’anno.

QUI ci sono vini che si esprimono al meglio solo in Val Isarco: il mitico Kerner, il Sylvaner e il Grüner Veltliner, nel nord della valle. Leggi il resto di questo articolo »

Vino: spumante senz’alcol e Halal, Bosca pensa ai musulmani

Uno spumante senz’alcol e certificato Halal, per chi le bevande alcoliche non le può bere per la sua fede religiosa.

Una storica azienda spumantiera piemontese, Bosca, di Canelli (Asti) ha lanciato il suo prodotto (“Toselli Halal” a “Gulfood”, che si apre oggi a Dubai, considerata la rassegna più importante del settore alimentare e delle bevande rivolto ai mercati di Medioriente, Sud Asia e Africa.

L’azienda canellese ha come “obiettivo – spiega Pia Bosca – la conversione in Halal delle bollicine senz’alcol già vendute sia in aree fortemente musulmane come i Paesi Arabi e l’Africa, soprattutto Nigeria, Gabon, Ghana e Senegal, sia in atre zone come i Caraibi e le Repubbliche Baltiche, per un totale di 325 mila bottiglie nel 2017.

Poter brindare con un bicchiere di bollicine Halal – prosegue Pia Bosca – non solo è permesso dalle prescrizioni ma è anche sicuro poiché è stato certificato seguendo i più stretti dettami della Sharia”.

lospiffero.com – 18/02/2018

Il vino di Mozart

Il Marzemino è conosciuto come il vino di Mozart. Un vitigno a bacca nera che trova traccia della sua storia già nel Cinquecento e pregio di quest’uva è la sua dolcezza.

Per poter regalare un buon vino la vite del Marzemino deve produrre poco, richiede molte cure e deve trovarsi in determinate aree geografiche. Il vitigno è di difficile coltivazione, è infatti sensibile alle gelate e al vento primaverile.

Il Marzemino è un vino autoctono del territorio trentino, in particolare della Vallagarina, l’area di Rovereto e dintorni, a sud di Trento.

Di colore rosso rubino intenso, di medio corpo abbastanza alcolico e pochi tannini. Ha un profumo fruttato con sentori di violetta fini ed armonici.

Il gusto è secco, discretamente fresco, spesso morbido, piuttosto sapido, equilibrato. Un buon abbinamento è con gli arrosti di maiale e la polenta.

Il legame con Wolfgang Amadeus Mozart è dovuto alla sua opera lirica in due atti il “Don Giovanni” composta nel 1787 e considerata uno dei suoi grandi capolavori. Al protagonista dell’opera “Don Giovanni” un giovane cavaliere e grande seduttore, fa menzionare il vino celebrandone la sua bontà:

DON GIOVANNI
Versa il vino. Eccellente marzemino!
LEPORELLO (cangia il piatto a Don Giovanni)
(Questo pezzo di fagiano piano, piano vo’ inghiottir)

Da quel momento il Marzemino è diventato il vino di Mozart.

Troviamo anche in Veneto ed in alcune zone dell’Emilia-Romagna e della Lombardia una versione del Marzemino spumantizzato.

È un vino rosso frizzante che si presenta con un perlage fine e persistente. All’olfatto è fruttato con note di ciliegia, lampone e floreale di violetta. Al palato evidenzia il corpo snello, sapido e morbido. Un ottimo abbinamento con la pasticceria sia essa di crema o secca.

www.tio.ch (Sellwine) 31/01/2018