Degustazioni

50 Shades of Pinot Grigio

Cinquanta sfumature di grigio è un film sulla seduzione, anche se di norma questo colore e relative sfumature richiamano maggiormente una tinta poco attraente, più adatta ad abiti formali, giornate invernali, cemento e automobili tedesche. A ridare brillantezza e verve a questo colore ci pensa il mondo del vino.

Il Pinot Grigio (varietà imparentata con il Pinot Nero, di cui risulta essere una mutazione) allo scialbo riferimento cromatico da cui prende il nome sostituisce, nella realtà, un colore della buccia che va dal rosa al lilla fino al bluastro e addirittura al color rame.

Questo vitigno arriva, con grande probabilità, dalla Borgogna, salvo poi espandersi nel resto della Francia, in particolar modo Alsazia, ma anche in Germania, Austria (qui la varietà è chiamata Rülander, nome talvolta utilizzato anche in Alto Adige), Stati Uniti (in percentuale vitata tra i primi produttori al mondo), Nuova Zelanda e, naturalmente, Italia.

Per quest’uva le sfumature, questa volta in senso gustativo, sono, al pari dei colori della buccia, ugualmente brillanti e vivaci per le versioni secche e addirittura quasi sensuali in quelle dolci. Leggi il resto di questo articolo »

Vini ghiacciati: 5 vini che sciolgono il cuore

Il vino ghiacciato forse è il vino più assurdo che ci sia al mondo. Più ci pensiamo e più suona assurdo. Immaginate una vigna in cui i grappoli siano lasciati in balia delle intemperie, esposti ad ogni sorta di fenomeno atmosferico e vittima del ghiaccio invernale, che viene e ghiaccia letteralmente i grappoli.

I grappoli ghiacciati vengono raccolti e schiacciati con una tecnica tutta speciale che fa uscire fuori solo il nettare più dolce e concentrato. Sembra quasi una favola, ma vi assicuriamo che non è così: produrre del vino da grappoli ghiacciati è tutt’altro che un gioco da ragazzi.

Fare il vino ghiacciato è quasi brutale, o almeno così è quello che sembra. Prima di tutto, è necessario che la vigna si trovi in una zona climatica in cui ci siano le esatte condizioni climatiche. Né troppo caldo né troppo freddo, né troppo presto né troppo tardi.

Lasciare i grappoli sulla vite oltre il tempo di maturazione è follia pura; è quasi un invito a mille e più complicazioni, tra cui il deperimento degli acini e l’assalto dei cinghiali selvatici. Per ottenere il risultato ottimale di alcuni grappoli, senza menzionare una vigna intera o più vitigni la risultante è un mix di più fattori, tra cui spiccano in primis il lavoro duro e una buona dose di fortuna. Leggi il resto di questo articolo »

Vino: all’asta cantina Tachis,c’è Pinot Nero ‘opera postuma’

Come un’opera letteraria postuma, nell’asta di vini provenienti dalla collezione del grande enologo Giacomo Tachis, morto nel 2016, celebre inventore del Sassicaia e per decenni demiurgo della casa vinicola Marchesi Antinori, ci sarà anche un nettare di Pinot Nero che Tachis non riuscì a realizzare in vita ma che un suo allievo, seguendone gli insegnamenti,ha ottenuto in Chianti.

Occasione, l’asta da Bolaffi a Torino il 16 e il 17 novembre con una serie di lotti provenienti dalla cantina privata di Tachis.

“Il lotto più speciale che verrà battuto sarà il Pinot Nero di Alessandro Cellai, fatto a Castellina in Chianti.

Si chiama La Pineta di Podere Monastero”, spiega la figlia Ilaria Tachis. “Un grandissimo vino anche se ancora poco conosciuto – prosegue – e l’autore è stato il più fedele esecutore dei consigli del babbo nonché suo alunno carissimo.

Il babbo non ha avuto l’occasione di fare un grande Pinot Nero, forse il suo unico rimpianto, ecco perché ha incitato altri a farlo”.

www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/vino – 11/11/2017

Ao Yun, il vino di lusso del Tibet che rallegra i conti di Arnault

Si racconta che il sogno di Bernard Arnault, azionista di riferimento nonché Presidente e Ceo di Lvmh, sia quello di far degustare il suo Ao Yun al presidente Xi Jinping: un baloon di Cabernet Savignon e Cabernet Franc per suggellare la definitiva pace tra il governo cinese e il Tibet.

Ao Yun, l’ultimo nato tra i prestigiosi vini dell’impero Lvmh, cresce infatti proprio in Tibet, tra i 2.200 e i 2.600 metri d’altezza. Un vino unico. Un vino raro. E anche di eccellenza a livello gustativo.

Ao Yun, primo vino cinese commercializzato sul Liv-ex, l’indice inglese del mercato secondario, movimentato da intenditori e collezionisti ha già fatto registrare un’impennata di scambi: a partire dal settembre del 2016, si è registrato trading a raffica, con una media di prezzo per sei bottiglie del millesimo 2013, la prima annata, circa 1.600 sterline, ai valori correnti circa 1800 euro.

In pratica 300 euro a bottiglia. Il prezzo di uscita sul mercato è fissato a 250 euro. Presentato a Pechino, Ao Yun, che significa nuvola fiera, ha riscosso molti consensi, ma ha anche scatenato le critiche.

“L’imperialismo del vino cinese di Lvmh”, così ha titolato Wine Searcher un articolo in cui ha raccolto i commenti più velenosi. «Poche persone pagherebbero così tanto per un vino cinese dello Yunnan», ha dichiarato Emma Gao, enologa formata a Bordeaux, proprietaria della Silver Heights, una cantina di produzione a Ningxia: «Molte cantine cinesi stanno producendo vini di qualità da oltre dieci anni ha detto- l’idea che Lvmh possa adesso presentare il vino come ‘il primo di lusso cinese’ mi pare un po’ offensiva e imperialista ».

«Un prezzo ridicolo, Leggi il resto di questo articolo »

10 vini bianchi della Liguria per sentirsi (sempre) in estate

Pigato, Vermentino e non solo: in una delle terre dove è più difficile coltivare le vigne, nascono vini bianchi di grande impatto, da gustare a tutto pasto. Ecco la nostra selezione.

Mare, sabbia e rocce. Ma anche colline, quelle dove da secoli i viticoltori liguri riescono a fare miracoli. Perchè la Liguria è una delle piccole grandi regioni del vino, dove le ‘fasce’ – i terrazzamenti con i caratteristici muretti di pietre a secco – – sono state strappate alla montagna e godono di una vista straordinaria.

In Liguria si produce poco vino – meno dell0 0,5% della produzione nazionale – ma unico, figlio del vento e del mare, realizzato su vitigni autotocni. Vini per appassionati, rossi o bianchi che siano, ma sono i secondi a dare il ritmo: su tutti Pigato e Vermentino.

Vini dallo stile mediterraneo, affilato, complesso, minerale. Dove la sapidità e i profumi iodati sono il tratto distintivo. Leggi il resto di questo articolo »

Timorasso, la scommessa vincente

Se questa settimana siete stati al Vinitaly o se amate il vino, non vi sarà certo sfuggito che uno dei protagonisti degli anni recenti è il Timorasso, il vitigno alessandrino da cui si ottiene un bianco strutturato, adatto anche all’invecchiamento.

Nomi come Mariotto, Boveri, Colombera, Ricci,e sopra tutti quello di Walter Massa sono diventati così riconosciuti che addirittura un big come Oscar Farinetti ha deciso di investire nel Tortonese.

Ma ben prima di Mr. Eataly, i giovani agronomi Chiara Penati e Michele Conoscente (nella foto) decidevano di scommettere sul territorio: meno che trentenni, milanesi, laureati in agraria, nel 2010 scelgono di vivere e lavorare assieme («ma ognuno ha il proprio ambito – dice Michele – altrimenti vanno a monte sia lavoro che coppia»).

Partono da zero, senza santi in paradiso: raccolgono 50mila euro e comprano un ettaro e mezzo di vigne vecchie e una cantina da 90 metri quadri a Paderna, sui colli tortonesi. Così nasce Oltretorrente.

Vendemmia dopo vendemmia, sommano quattro ettari con vigne che arrivano al secolo, quattro vini – cortese, rosso, timorasso e barbera superiore – 18mila bottiglie e due bimbe, Caterina e Carlotta. «Siamo capitati qui per caso – continua Michele – io avevo lavorato come enologo nelle Marche ma cercavamo qualcosa vicino a Milano.

Ma appena siamo arrivati a Paderna abbiamo capito che era il posto giusto». Il posto giusto per fare il vino con cura (hanno la certificazione biologica), farlo buono – il timorasso sopra tutti – crescere un piccolo passo dopo l’altro e costruire una famiglia. Oggi vendono in 15 Paesi e continuano a investire.

www.repubblica.it – 17/04/2017

10 etichette per scoprire il mondo dei vini del Portogallo

Nel corso dei secoli in Portogallo sono stati prodotti tutti i tipi di vino, ma comunque, per la maggior parte del tempo, le persone hanno parlato solo del porto.

Se non avete assaggiato quello che il paese ha da offrire, ecco 10 vini da altrettante regioni vinicole portoghesi:

BARBEITO “RAINWATER” MEIO SECO 5 ANOS (MADEIRA)
Via il vecchio, fuori il nuovo? Non a Madeira! Questo Barbeito “Rainwater” è un’interpretazione fantastica di uno stile spesso sopravvalutato. Fresco, persistente e intenso.

QUINTA DAS BÁGEIRAS ESPUMANTE GRANDE RESERVA (BAIRRADA)
Questa etichetta può definitivamente mettere a tacere qualsiasi critica alle bollicine portoghesi. Quelle di Bairrada, sia bianchi che rossi, si vedono raramente nei video di canzoni hip-hop americane, ed è meglio così – sarebbe uno spreco intollerabile di buon vino.

TORRE DE TAVARES JAEN (DÃO)
Jaen è un esempio perfetto dell’impressionante varietà di uve del Portogallo. Conosciuta come Mencía in Spagna, ha trovato casa nella regione del Dão. Il produttore João Tavares Pina ci mostra tutte le potenzialità del vitigno. Un assaggio che merita.

QUINTA DO AMEAL LOUREIRO (VINHO VERDE)
Il Portogallo deve affrontare moltissimi preconcetti quando si parla di vino e cucina, e il territorio del Vinho Verde non fa eccezione. Ma produttori come Quinta do Ameal, con i loro vini bianchi intensi ma delicati, Leggi il resto di questo articolo »

Angelina Jolie e Brad Pitt di nuovo insieme per lanciare il loro brand di olio d’oliva

I rapporti tra Brad Pitt e Angelina Jolie non sono certo dei migliori al momento, ma i Brangelina si sono riuniti per un’occasione: il lancio del loro marchio gourmet di olio d’oliva. I due attori sono i proprietari di un castello in Francia che è stato valutato ben 60 milioni di dollari nel 2008, quando lo acquistarono.

Ovviamente tale cifra implica la necessità di investimenti ulteriori e fruttuosi, così il castello francese, lo Chateau Miraval, è stato utilizzato da Angelina Jolie e Brad Pitt per coltivare olive e produrre bottiglie di olio di oliva chiamate proprio con il nome del castello. Lo Chateau Miraval, tra l’altro, fu utilizzato nel 1979 anche dai Pink Floyd per registrare parte dell’album The Wall ed è qui che i due divi hollywoodiani sono convolati a nozze nel 2014.

Il castello ospita anche 150 acri di vigneto, con cui Brad e Angelina producono il loro vino rosé Miraval, applaudito dai critici del settore per la sua bontà. “Le classiche trappole dei vinai celebri non si applicano a questo caso. Loro non sono vinai-celebrità; Brad e Angelina sono veri vinai. Hanno assunto un vero viticoltore, hanno aspettato che il vino diventasse buono prima di metterlo in vendita. È un buon vino”, scriveva l’esperto di Vanity Fair. Leggi il resto di questo articolo »

Firenze, un brindisi col faraone: arriva lo Shedeh, il vino di Tutankhamon

“Ascoltare la tua voce è per me vino shedeh”, si legge nel famoso papiro Harris 500 conservato al British Museum.

Una dichiarazione d’amore non certo da poco, se si pensa che lo shedeh, nell’Egitto antico, era un vino talmente pregiato da essere considerato capace di riportare in vita i morti.

Tanto che un’anfora di questa preziosa bevanda è stata ritrovata persino nella tomba di Tutankhamon, il “faraone fanciullo” scomparso nel 1323 a.C. a diciannove anni.

Ricreare quel vino, utilizzando le tecniche del tempo, è l’improbabile quanto affascinante sfida che ha deciso di raccogliere una squadra di egittologi e produttori vinicoli: il risultato, lo Shedeh dell’azienda trevigiana Antonio Rigoni, si potrà assaggiare domani mattina in anteprima a “TourismA”, il Salone internazionale dell’archeologia organizzato dalla rivista Archeologia Viva, in programma fino a domenica a Firenze, al Palazzo dei Congressi. Leggi il resto di questo articolo »

L’Europa sdogana il vino Clinto con un trucco

Parte dall’Europa la rivincita del ruspante e clandestino Clinto.

Dopo anni di bastonate gli appassionati, che da Villaverla hanno tentato la scalata all’Olimpo europeo, del rosso dell’uva ibrida americana, così diffusa nelle campagne venete, potranno brindare alzando il bicchiere proibito.

Da Bruxelles è arrivato, infatti, il responso del ministro dell’agricoltura europeo all’interrogazione presentata dall’eurodeputata leghista Marta Bizzotto sulla salvaguardia del Clinto, alle cui uve è vietata la classificazione comunitaria.

L’Ue suggerisce a Roma un trucco, una soluzione “all’italiana”: «Le autorità italiane potrebbero prendere in considerazione l’utilizzo di una denominazione composta, ad esempio “vino Clinto”, evitando qualsiasi confusione con prodotti corrispondenti alle categorie di vino».

Dunque, l’Europa conferma che con quell’uva non si può fare il vino ma a questo punto basterebbe considerarlo una bevanda.

Uno spiraglio che ha già fatto levare le “scodelle” del vino dei nonni alla “Confraternita del Clinto” di Villaverla.

«Abbiamo vinto una battaglia, ma la resa dei conti ora sarà a Roma».

www.ilgiornaledivicenza.it – 22/01/2017