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Vini: Mondiale dei Vini Estremi, 240 premiati 121 italiani

Venti Gran Medaglie d’oro e 220 ori oltre ai premi speciali, selezionati tra 785 vini di cui 425 italiani e 360 esteri, provenienti da 297 aziende vitivinicole, di cui 169 italiane e 128 estere. E’ il bilancio della 28esima edizione del Mondial des Vins extremes, il concorso internazionale dedicato ai ‘vini eroici’ organizzato dal Cervim che si è tenuto in Valle d’Aosta. Si tratta della seconda edizione più partecipata di sempre nonostante un’annata fortemente caratterizzata dall’emergenza sanitaria da Covid-19.

Il concorso è dedicato ai vini prodotti da uve di vigneti che presentino almeno una difficoltà strutturale permanente tra altitudine, pendenze, sistemi viticoli su terrazze o gradoni e viticolture delle piccole isole.

“I risultati hanno confermato un’alta qualità delle produzione eroiche italiane e del resto del mondo, è emersa un’eccellenza media sempre più spiccata e grandi diversità di vitigni che si traducono nel bicchiere in vini dai sapori unici”, commenta Stefano Celi, presidente del Cervim, che organizza il concorso.

Per l’Italia ci sono tre Gran medaglie d’oro e 118 medaglie d’oro.
Alla Valle d’Aosta vanno una Gran medaglia d’oro e 26 medaglie d’oro; una Gran medaglia d’oro alla Toscana, che conquista anche quattro medaglie d’oro; al Molise una Gran medaglia d’oro. Quindici medaglie d’oro per la Lombardia; 11 per la Liguria; dieci per l’Alto Adige, il Trentino e la Sicilia; nove per la Campania e per il Veneto; cinque per il Piemonte e per la Sardegna; tre per il Lazio e una per l’Abruzzo.

Tra le nazioni fa incetta di premi la Spagna con ben sei Gran medaglie d’oro e 46 medaglie d’oro; quindi il Portogallo (tre Gran medaglie d’oro e sei medaglie d’oro), la Francia (due e 11), la Germania (due e 10), la Svizzera (una e 13), Cipro (una e quattro), la Georgia (una e due), l’Argentina (una Gran Medaglia d’oro). Altre medaglie d’oro sono andate alla Macedonia (tre), Slovenia (due), Grecia, Andorra, Slovacchia, Usa e Cina (una). (ANSA).

www.ansa.it – 12/09/2020

Bertinoro, i rintocchi della campana dell’Albana annunciano l’avvio della vendemmia

Con l’arrivo della vendemmia, sul balcone di Bertinoro è tornata a suonare la Campana dell’Albana. Come da tradizione, i suoi rintocchi segnano l’avvio della raccolta dell’uva, e più precisamente proprio quella dell’Albana, eccellenza enologica del territorio e primo vino bianco d’Italia ad aver ricevuto la Docg, nell’ormai lontano 1987. La Campana, creata dall’artista Guerrino Bardeggia, è stata voluta dal Comune di Bertinoro e dal Tribunato dei Vini di Romagna proprio per celebrare questo riconoscimento. Inizialmente collocata nella Torre dell’Orologio (dove il suo suono segnava le ore del giorno), nel 1994 è stata spostata nell’attuale posizione per consentire a tutti di ammirare gli altorilievi che la adornano.

La campana con l’inizio della vendemmia è stata simbolicamente suonata venerdì dall’assessore al Turismo del Comune di Bertinoro Mirko Capuano e dal vicepresidente del Consorzio Vini di Bertinoro Mauro Sirri. “Suonare la campana è sempre un momento particolare per Bertinoro – afferma Capuano -. Segna l’inizio della vendemmia e la partenza del ciclo di produzione del nostro prodotto principe: il vino; Albana e Sangiovese in primis che sono il simbolo del nostro territorio”.

“La vendemmia 2020 ce la ricorderemo per vari motivi – dice Sirri -. Prima di tutto per essere avvenuta in un anno toccante sul piano emotivo ed economico. In secondo luogo perché la natura ha risposto bene. I vigneti infatti, pur con un andamento siccitoso, non hanno sofferto lo stress idrico, hanno reagito bene a condizioni che in altri anni avrebbero dato qualche problema. Ci sarà un po’ meno di uva ma la qualità sarà alta. Siamo partiti ieri con l’Albana secco Docg, poi sarà la volta dell’Albana Dolce, spumante e passita”.

www.forlitoday.it – 28/08/2020

Si apre l’era “spaziale” del vino: in Oltrepò vigne sorvegliate dai satelliti

Terre d’Oltrepò e La Versa aprono l’era “spaziale” del vino. Al via un progetto rivoluzionario finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea e studiato con l’Università di Pavia. L’agronomo Parisi seguirà l’attività.

È al suo avvio un progetto finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) nella quale Terre d’Oltrepò rivestirà un ruolo fondamentale, assieme all’azienda Ticinum Aerospace, una spin-off accademica dell’Università degli Studi di Pavia. L’obiettivo del progetto è l’utilizzo di sensori satellitari e terrestri per alimentare modelli matematici in grado di prevedere alcuni fattori di qualità del vino prodotto dalle vigne monitorate, oltre a segnalare immediatamente eventuali aspetti di criticità per le viti.

L’agronomo Nicola Parisi coordinerà la partecipazione di Terre d’Oltrepò, e fornirà un aiuto prezioso, mettendo a disposizione del progetto la propria conoscenza non solo tecnica ma anche operativa, e suggerendo i migliori approcci per l’integrazione del sistema in modo da massimizzare i benefici per la produzione vitivinicola.

“L’attenzione di Parisi per gli sviluppi tecnologici e la sua passione per l’innovazione – spiega Andrea Giorgi, Presidente di Terre d’Oltrepò e La Versa –  hanno giocato un ruolo fondamentale nel rendere possibile questo progetto, contribuendo a creare una proposta di progetto convincente e fattiva, che l’Agenzia Spaziale Europea ha valutato molto positivamente”.

Entriamo nel dettaglio di questo progetto innovativo, quasi rivoluzionario Leggi il resto di questo articolo »

Dalla Georgia al Festival di Trento. Si parla di vino con Joško Gravner

La Georgia è l’anello di congiunzione tra Joško Gravner e la 68ª edizione del Trento Film Festival, in programma dal 27 agosto al 2 settembre. Il vignaiolo di Oslavia (Go) sarà protagonista dell’incontro Joško Gravner il contadino. Dal Collio alla Georgia e ritorno: riflessioni su vino e territorio, che avrà luogo sabato 29 agosto (ore 11) alla Cantina Martinelli di Mezzocorona (Trento). L’appuntamento è organizzato dal Trento Film Festival con il Consorzio Vignaioli del Trentino, che tornano a collaborare dopo il successo ottenuto dagli eventi Vignaioli di Montagna a Trento e Bologna.

Gravner ripercorrerà in dialogo con Fabio Giavedoni, coordinatore nazionale di Slow Wine, il percorso che lo portò ad abbandonare la viticoltura convenzionale e a disfarsi della tecnologia, per abbracciare la fermentazione con lunga macerazione e l’antico metodo della vinificazione in anfora, proprio della tradizione caucasica.

Dall’esordio negli anni Settanta alla prima importante svolta con la macerazione in grandi tini di legno fino al viaggio, dal Collio goriziano alla Georgia, intrapreso nel 2000 per approfondire l’utilizzo dei qvevri, le grandi anfore in terracotta interrate tipiche della zona dei Kakheti che Gravner aveva iniziato ad usare già nel 1997. Questi i temi al centro dell’incontro che i presenti potranno ascoltare sorseggiando un bicchiere di quella Ribolla vinificata in una delle 47 anfore importate dal paese caucasico e lasciate a dimora nella terra della cantina di Oslavia.

La Georgia sarà il Paese ospite di questa edizione del Trento Film Festival, che ogni anno accoglie una nazione capace di unire patrimonio naturale e una solida produzione cinematografica. La manifestazione porterà in scena 97 pellicole e un ricco programma di appuntamenti collaterali nel pieno rispetto delle disposizioni normative. Sarà un Festival diffuso, con eventi che si svolgeranno in tutto il Trentino e la possibilità di vedere i film selezionati anche online. Tutti gli eventi sono gratuiti e a prenotazione obbligatoria.

www.italiaatavola.net – 20/08/2020

Vo’ Euganeo, al via la vendemmia del riscatto in una delle zone più colpite dal Covid

Nel piccolo Comune veneto la raccolta rappresenta il simbolo di ripartenza dopo mesi difficili. E intanto si fanno largo i “vigneti resistenti”

C’è chi la chiama “vendemmia del riscatto”, o “della rivincita”. Anche a Vo’, il piccolo Comune sui Colli Euganei che ha conosciuto la prima vittima da Coronavirus in Italia, è cominciata la raccolta dell’uva, dopo oltre tre mesi di lockdown.
Un periodo dove i produttori hanno vissuto esperienze assurde, come la richiesta del bollino “virus free” o la restituzione di casse di vino perché provenienti dalla zona rossa.

Per questo la vendemmia raffigura il simbolo della ripartenza, in un territorio dove l’agricoltura vale 16 milioni di euro (dati Istati) e dove si contano più di 250 ettari di vigneti e 270 aziende agricole, un numero elevato se si considera che la popolazione è di 3.300 abitanti.

Un territorio che ospita la Cantina dei Colli Euganei, la principale della territorio, insieme al Consorzio di Tutela Vini dei Colli Euganei, e dove da alcuni anni si coltivano i “vitigni resistenti”.

Si tratta, spiega la Coldiretti Veneto, di 20 varietà incrociate tra specie europee e internazionali già iscritte in catalogo e pronte a dare uva da vino e da tavola che consentono di abbattere fino all’85% i trattamenti fitosanitari.
Attualmente, su quasi 100.000 ettari regionali, sono 147 quelli vocati a questa scelta praticata da alcuni viticoltori trevigiani, padovani e bellunesi.

Anche questa è un’espressione della svolta ecosostenibile intrapresa dai produttori veneti, sottolinea Coldiretti, che con un piano triennale immagina un traguardo su una percentuale del 75% di coltivazione bio su territorio regionale che tiene conto non solo dei mutati standard qualitativi e ambientali ma anche dei gusti del mercato nazionale che estero.

https://winenews.it – 19/08/2020

Giappone: esce il primo vino da uve coltivate in una stazione ferroviari

Una stazione ferroviaria nella città giapponese di Shiojiri metterà in vendita il primo vino ottenuto da viti piantate sulle sue piattaforme nel 1988. Shiojiri, che si trova nella prefettura centrale di Nagano, ha una lunga tradizione nella coltivazione dell’uva. La prefettura ospita le regioni vinicole di Chikumagawa, Kikyogahara, Alpi Nihon e Tenryugawa ed è forse meglio conosciuta per il suo Merlot.

La stazione ferroviaria ha piantato un “vigneto” tra le piattaforme 3 e 4 alla fine degli anni ’80 come un modo per promuovere il vino locale ai turisti che visitano la zona.

Le viti del Merlot e del Niagara della stazione, appoggiate alle pergole, sono gestite dal personale delle ferrovie giapponesi e dai locali, che possono fare volontariato per aiutare a potare e vendemmiare l’uva sotto la guida di esperti.

Come riporta Wine Spectator, l’uva finora non era mai stata trasformata in vino,  veniva solo offerta ai visitatori o utilizzata per ricerche da studenti di enologia. Tuttavia, l’anno scorso, per la prima volta, è stato deciso che le uve sarebbero state utilizzate per produrre vino per celebrare il 60 ° anniversario dell’elevazione di Shiojiri allo status di città. Le risultanti 100 bottiglie di vino, prodotte in una cantina locale, verranno messe sul mercato questo mese.
Source: https://www.federvini.it/estero-cat/2473-giappone-esce-il-primo-vino-da-uve-coltivate-in-una-stazione-ferroviaria

www.federvini.it – 05/08/2020

Degustazione di vino online, gli incontri digitali sono il futuro dei viticoltori

Con una scatola degna di un brand di alta moda è iniziata la mia prima degustazione online, tendenza obbligata in un anno funestato dalla pandemia, che ha affondato la tradizionale visita in cantina in favore di tour interattivi. Tre bottiglie del kit Masterclass Prosecco di Villa Sandi, la cui proposta include anche i kit per l’Esperienza Opere, per l’Esperienza Superiore e per quella Classica (prezzi da 25 a 58 euro), spedite a domicilio come mossa preventiva dell’incontro con le guide che, a differenza del solito programma, in questo caso vanno oltre il vino e spaziano tra arte, storia e territorio.

L’azienda vitivinicola della famiglia Moretti Polegato, che conta su cinque tenute tra Veneto e Friuli Venezia Giulia per un totale superiore ai 160 ettari, vanta una delle più belle cantine d’Italia (punto a favore della visita in loco rispetto a quella interattiva, e su questo non c’è margine di discussione), poiché la sede sorge nel complesso palladiano eretto nel 1622 ai piedi delle colline trevigiane, tra le zone DOCG del Prosecco di Valdobbiadene e quella DOC dei vini del Montello.

Concordato giorno e orario della degustazione via Zoom, che si aggira sui 50-60 minuti con un massimo di cinque partecipanti, si parte con la conoscenza virtuale di Lisa, sommelier e guida del giro virtuale che si apre con la discesa nelle gallerie, un percorso di 1,4 chilometri che passa in rassegna le circa 1,5 milioni di bottiglie (la produzione annuale oscilla sulle 5 milioni di bottiglie) realizzate con Metodo Classico, oltre ai vini bianchi e rossi che affinano in acciaio e barrique.

Nonostante la distanza, la sedia e il tavolo di casa che contrastano con i mancati ed immaginati sentori scaturiti dalle spiegazioni di Lisa, l’abilità e la velocità della sommelier mantiene alta l’attenzione, che invece cala quando si ritorna in superficie per scoprire la Villa dopo la visione di un plastico che raggruppa i vigneti dell’azienda. Cambia la guida, cambia il tema e il racconto fila via (troppo) veloce, anche per rispettare la tabella di marcia e arrivare all’atto finale: si tenta un sincronismo nell’apertura delle bottiglie e preparazione dei bicchieri (che siano adeguati ai vini del kit è un dovere dei visitatori da casa) che viene a mancare per l’abitudine di Lisa a stappare bottiglie e preparare la tavola per la degustazione.

Prima dei brindisi digitali scopro che Leggi il resto di questo articolo »

E’ cuneese il più antico vino certificato Doc al mondo

Si tratta di un Barolo prodotto a Serralunga d’Alba nel 1961. La World Certification Limited ha ufficializzato il primato.
E’ italiano, per la precisione cuneese, il record mondiale per il più antico vino certificato Doc. A certificarlo l’agenzia internazionale della World Certification Limited. Il vino in questione è un Barolo, prodotto a Serralunga D’Alba nel 1961 e contrassegnato come vino Doc, certificazione introdotta nel 1960 per prevenire la vinificazione contraffatta.

Il titolo è stato rivendicato dal saluzzese Maurizio Paschetta, “detentore di ben otto record mondiali agricoli”. Il vino è attualmente conservato ed esposto nel museo popolare “Robe Veje”, di proprietà di Luigi Varrone nella città di Fontanelle Boves, a cui lo stesso Paschetta lo ha donato.

https://www.cuneodice.it – 13/07/2020

E’ morto Paolo Marzotto. Investì nel vino in Sicilia

Fondata nel 1997, e un anno dopo ampliata con l’acquisizione della tenuta in Val di Noto, Baglio di Pianetto ha sempre rappresentato per il Conte Paolo Marzotto la trasformazione di una passione – quella per la Sicilia e il vino -, ma soprattutto l’occasione di poter valorizzare un territorio che amava attraverso la creazione di un’impresa che potesse creare un tangibile valore.

“Il Conte si innamorò di quest’isola fin da bambino, tanto che si narra di un episodio in cui a 7 anni, durante un viaggio da queste parti, chiese a sua mamma di acquistargli una bottiglia di vino” continua De Bartoli. “Ha avviato qui il suo progetto, creando lavoro e ricchezza per il nostro territorio e contribuendo a fare apprezzare a un pubblico di intenditori e non solo i grandi vini siciliani, dal Nero d’Avola all’Insolia”.

“Ricorderemo sempre la prontezza di spirito della persona, la lucidità, l’intelligenza, il grande intuito. Non dimenticheremo la sua scelta coraggiosa, compiuta a 72 anni, quando avrebbe potuto trascorrere serenamente il resto della sua vita dopo una lunga attività imprenditoriale nel mondo della moda. Scelse, invece, di rimettersi in gioco, amando da sempre il mondo del vino. Decise di ripartire daccapo e puntò proprio sulla Sicilia per investire, lui che era un profondo conoscitore dei più famosi terroir francesi e dei più vocati presenti del Nord Italia”.

Oggi, Baglio di Pianetto, prima di essere un’azienda, rappresenta una favola divenuta realtà, che dà lavoro a oltre cinquanta dipendenti ed è apprezzata sia in Italia che all’estero dagli amanti del “made in Sicily”. “Ci mancheranno tantissimo i suoi consigli e la sua forza d’animo – conclude De Bartoli – e sembra che qui intorno anche la natura se ne sia accorta: ieri sera la luce era diversa, le tinte del tramonto ci sembravano differenti, quasi in omaggio alla grandezza della persona, di un imprenditore illuminato che tutta la Sicilia ha perduto.

Sappiamo però, allo stesso tempo, che ora siamo ancora più responsabili di una grande eredità. Assieme alle figlie, alla moglie, a tutti i familiari, ai quali siamo vicini in questo momento di dolore, siamo più che mai determinati a portare avanti la memoria del suo nome con l’eccellenza dei vini che nascono dal suo genio e dal suo grande amore per le terre siciliane”.

ragusanews.com – 26/05/2020

L’antico rito del vino santo Trentino modificato dal Corona virus

In tempi di emergenza da coronavirus, con relative restrizioni, quest’anno non potrà essere celebrato l’antico rito pasquale della spremitura delle uve Nosiola.  Dal cui nettare nasce il Vino Santo Trentino.

Ma i Vignaioli della Valle dei Laghi non si sono persi d’animo e in sostituzione del tradizionale rito collettivo della spremitura. Hanno deciso di celebrare tanti piccoli riti nelle diverse aziende, da condividere a distanza con gli amanti, vino afrodisiaco, raro e prezioso, unico al mondo.

Il Vino Santo Trentino è speciale, non un bene effimero, ma elemento fondante della storia della Valle dei Laghi e della memoria delle sue comunità.

Un assaggio di Vino Santo è come un viaggio nel tempo, che riporta alla luce ricordi e memorie dell’immaginario individuale e collettivo.

Il Rito della Spremitura è il momento simbolicamente più importante di questa storia secolare: tradizionalmente svolto in occasione della Settimana Santa.  Il passaggio dall’appassimento dei migliori grappoli di Nosiola raccolti in Valle dei Laghi, alla lunghissima fase di fermentazione e maturazione di questo nettare raro.

Quest’anno, a causa delle norme imposte dall’emergenza coronavirus, il Rito della Spremitura non si potrà svolgere nella sua forma pubblica.

Ma i Vignaioli del Vino Santo non hanno desistito e stanno organizzando diversi piccoli riti, in forma privata, all’interno delle singole aziende. O – dove possibile, come a Santa Massenza – al confine tra le stesse cantine.

Così Giuseppe Pedrotti (Azienda agricola Gino Pedrotti). Marco, Stefano e Arrigo Pisoni (Azienda agricola Pisoni). Graziano e Gianpaolo Poli (Azienda agricola Giovanni Poli). Enzo Poli (Azienda agricola Maxentia) e Alessandro Poli (Azienda agricola Francesco Poli). Hanno deciso di condividere anche quest’anno un rito che li tiene uniti.

Pur distanti, nella volontà di portare avanti la tradizione del Vino Santo Trentino, di generazione in generazione, come ormai avviene da più di cinquecento anni.

www.egnews.it/ – 05/04/2020