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“Vino cancerogeno? Non è scienza”. Giorgio Palù affossa la Viola

La posizione del presidente di Aifa nei confronti degli attacchi contro il vino: “Mi pare che ci stiamo suicidando di politicamente corretto”

Mentre prosegue la crociata contro il vino dell’immunologa Antonella Viola, arriva la decisa smentita del presidente di Aifa Giorgio Palù. Intervistato da Libero Quotidiano, il professore afferma senza mezzi termini che andare ad affermare certe cose sul vino, ossia che è cancerogeno, non è di fatto scienza.

“La salute è una questione olistica, dipende dalla genetica, dall’ambiente, dalla nutrizione, dagli stili di vita, dalla socialità, dalla storia personale”, osserva Palù. “E la medicina non è propriamente una scienza esatta, anche quando adotta il metodo scientifico: procede per tentativi ed errori e si basa su studi clinici che quasi sempre abbisognano di conferme”, aggiunge.

Fatta tale premessa, il professore entra nel dettaglio: “Si fa un gran parlare di scienza medica senza riconoscere i limiti intrinsechi e i valori di certi studi osservazionali. Lo abbiamo visto con il Covid, con le suggestioni predicate negli ambienti no-vax e con certe affermazioni sugli effetti dannosi del vino”.

Parlando dell’Irlanda, Palù lancia la provocazione: “E con la birra Irlandese come la mettiamo? Alcol per alcol….?”. In effetti il ragionamento non fa una piega. Le autorità intendono per caso etichettare anche la loro birra? Oppure quella è più salutare? “Mi pare ci stiamo suicidando di politicamente corretto, inseguiamo totem e pregiudizi individuali che ci creiamo senza fondamenti scientifici e sui quali poi ostinatamente ci riconosciamo rinnegando perfino la nostra storia e le nostre tradizioni”, osserva.

Il vino fa parte della nostra storia, della nostra cultura. È parte integrante della classica tavola italiana. Rinnegarlo è rinnegare la nostra storia. Ne è convinto il presidente di Aifa, che vede gli attacchi rivolti contro la bevanda come un respingimento “della nostra cultura artistica, letteraria, musicale perfino quell’identità religiosa per cui il vino si trasforma in momento di comunanza umana e in simbolo di trascendenza divina”.

“Che il vino possa nuocere alla salute è una questione di dosi”, passa poi a spiegare. “Esso contiene, oltre all’alcol, alcuni preziosi elementi nutrizionali dotati di effetti farmaceutici benefici per esempio anti-ossidanti, antonciani, fenoli, resveratrolo, vitamine che proteggono dai radicali liberi, le molecole che generano infiammazione e a lungo termine il cancro”, aggiunge.

Ci sono studi, passa poi a elencare il professore, che dimostrano come bere un paio di bicchieri di vino rosso al giorno, dopo i trent’anni, apporti dei benefici. Palù cita anche il medico svizzero del ’500 Teofrasto von Hohenheim, meglio noto come Paracelso, il quale affermava che ogni sostanza contiene in sé un veleno, il segreto risiede nella quantità.

“Il vivere sano impone moderazione in tutte le nostre azioni”, conclude il presidente di Aifa. “In medio stat virtus. Gli studi che attaccano il vino, giudicandolo letale anche in piccole quantità, sono osservazionali, non hanno la dignità scientifica di studi controllati, prescindono, causa pregiudizi di selezione, da elementi cruciali come lo stile di vita, l’alimentazione, il fumo, la massa corporea, la predisposizione genetica”.

https://www.ilgiornale.it – 25/05/2023

Vino Amarone, pace fatta tra Consorzio Valpolicella e Famiglie storiche

“Il Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella e la società Famiglie Storiche comunicano di avere definito ogni contenzioso tra loro pendente, avente ad oggetto l’utilizzo della Docg (Denominazione origine controllata garantita, che vale per i vini doc più prestigiosi)  ‘Amarone della Valpolicella’.

Consorzio e Famiglie Storiche condividono l’obiettivo di agire, ciascuno per quanto di propria competenza, per lo sviluppo della Docg ‘Amarone della Valpolicella’ e delle altre denominazioni della Valpolicella, favorendo un clima di equa competizione tra produttori, rispetto reciproco, collaborazione e dialogo; ribadiscono l’importanza della difesa della Docg ‘Amarone della Valpolicella’ e delle altre denominazioni del territorio e della loro promozione in Italia e all’estero, con l’obiettivo di favorire la loro conoscenza e di consolidarne il successo, nell’interesse di tutta la collettività”.

E’ quanto si legge in una nota congiunta a firma di Christian Marchesini per il Consorzio Tutela Vini Valpolicella e di Pierangelo Tommasi per Famiglie Storiche.

https://www.ilrestodelcarlino.it – 18/05/2023

Vino, proposta Docg unica per lo Zibibbo di Pantelleria

Si è conclusa a Pantelleria la tre giorni di incontri sul futuro vitivinicolo e agricolo dell’isola dal titolo “Zibibbo è Pantelleria”.
Oltre 30 gli interventi che si sono succeduti nei diversi momenti di confronto organizzati dal Comune.

Un’iniziativa voluta dal sindaco Vincenzo Campo per promuovere i prodotti e le bellezze dell’isola vulcanica, ma soprattutto per difendere lo Zibibbo, vite da sempre coltivata dai vignaioli panteschi. Oggi il nome Zibibbo figura come vitigno o sinonimo di Moscato nell’etichetta della Doc Sicilia e Igt Terre Siciliane ma non nella Doc Pantelleria.

Tra le tante proposte, anche concrete, la più significativa è quella di lavorare ad una Docg Pantelleria Zibibbo, che comprenda l’intera produzione dell’isola. Spetta adesso ai viticoltori e piccoli imbottigliatori panteschi trovare un’unità di intenti e lavorare per la rinascita del vino locale. Una sponda possono trovarla nell’associazione formata da vip e amici dell’isola che hanno scelto Pantelleria come buen retiro, ma anche in chi, durante la tre giorni, si è offerto di fare una ricerca e sperimentazione di ceppi di zibibbo antico e chi di lavorare ad una zonazione innovativa. Il sindaco Campo ha ricordato i 52 milioni di euro in arrivo grazie al Pnrr.

“Non è una battaglia per il solo vitigno e vino di Zibibbo” ha sottolineato Giampietro Comolli, uno dei più grandi esperti negli anni di consorzi e vini Doc chiamato dal sindaco a stimolare sui temi del dibattito. “E’ la difesa di una produzione che identifica Pantelleria nel mondo. Senza Zibibbo, senza vigne, c’è l’abbandono delle terre. Delocalizzare lo Zibibbo vuol dire incentivare un lento declino produttivo economico vitale a vantaggio di pochi imprenditori non panteschi”.

I piccoli produttori oggi divisi fra associati a Consorzio, associati a Pantelleria Enoica e anche quelli non aderenti a nulla intendono percorrere la strada di una sola “Docg” autonoma, con sede sull’isola. Ovviamente in questo caso confluirebbero dentro un unico Consorzio di Tutela.

https://www.ansa.it/sicilia – 10/05/2023

MaWi: il vino sostenibile e resistente di Maculan

MaWi è il primo vino PIWI dell’azienda Maculan, storica realtà vitivinicola con sede a Breganze (Vicenza). L’etichetta nasce da uve Cabernet Volos e Merlot Khorus, varietà resistenti alle malattie fungine che richiedono minori trattamenti in vigna. Con MaWi Maculan esplora un’esperienza vitivinicola che unisce la tutela del territorio ai tratti stilistici dell’azienda. Anche il packaging pensa all’ambiente e alla sostenibilità: la bottiglia in vetro dal peso inferiore ai 450 grammi veste un’etichetta ottenuta interamente da cotone riciclato.
La Cantina avvia il progetto PIWI nel 2017, con l’iniziale messa dimora di 4000 viti di Merlot Khorus e Sauvignon Rytos, due varietà selezionate dall’Università di Udine, e in seguito di 4300 viti di Cabernet Volos.

Nel 2020 Maculan è tra le sette aziende protagoniste dell’iniziativa Passaporto Ambientale per i prodotti agroalimentari della Montagna Vicentina grazie all’introduzione di varietà resistenti in vigneto, ottenendo così il Passaporto Ambientale che favorisce la progettazione e la commercializzazione di nuovi prodotti agroalimentari, rispettosi dell’ambiente. L’iniziativa, finanziata dal Programma di sviluppo rurale della Regione Veneto, ha visto la stipula dell’accordo volontario con l’allora Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), per cui le realtà coinvolte si impegnavano nella riduzione dell’impronta ambientale di uno o più prodotti sotto la guida del
Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova.

“I vigneti di MaWi – spiega Maria Vittoria Maculan, enologo dell’azienda breganzese – Leggi il resto di questo articolo »

Per Cotarella sfida di rilanciare il vino della Georgia

Nuova sfida professionale per l’enologo orvietano Riccardo Cotarella, presidente mondiale della categoria, chiamato a rilanciare il vino della Georgia, il Paese dove nacque la viticoltura.

Attraverso un progetto privato, con la collaborazione dell’Università di Tbilisi, Cotarella darà infatti vita a una sperimentazione su alcuni vitigni tipici del territorio, a iniziare dalle uve Saperavi e Rhatsiteli. Inizierà su 10 ettari già impiantati su terreni che si trovano a una quarantina di chilometri dalla capitale, a seguire su altri 100 ettari sempre all’interno dell’area su cui sarà costruita anche una moderna cantina.

“Sono onorato ed emozionato per essere stato coinvolto dagli imprenditori Bacho Bugdiashvili e Vato Otkhmezuri in questo affascinante progetto che mi porta in connessione con la terra madre della viticoltura mondiale, qual è la Georgia e con i suoi protagonisti che sono i produttori”, ha detto Cotarella. “In tanti anni di professione – ha aggiunto – mai mi era capitato di cimentarmi in questo meraviglioso Paese. Adesso ho l’opportunità di lavorare partendo dalle origini della vite. Si tratta di una sfida complessa, fatta di ricerca e studio. Sono certo che, assieme ai miei collaboratori, a iniziare dal direttore Pier Paolo Chiasso, riusciremo a dare un nuovo impulso al vino georgiano innalzando il livello qualitativo dei prodotti.

L’obiettivo è proprio quello di dare ai vini e quindi ai vitigni georgiani, l’importanza della storia che possono vantare. Ci riusciremo perché il nostro bagaglio di conoscenza si sposerà alla perfezione con la passione e l’amore che i georgiani hanno per il vino e per la vitivinicoltura”.

La sperimentazione porterà alla produzione iniziale di mezzo milione di bottiglie. La prima vendemmia guidata da Cotarella sarà quella del 2024.

https://www.ansa.it – 18/04/2023

Le donne sempre più protagoniste del mondo del vino

Gran Gala delle Donne del Vino, il tradizionale appuntamento che chiude ufficialmente il Vinitaly, si rinnova ogni anno a Palazzo della Gran Guardia nell’ultimo giorno di fiera.

L’associazione delle donne del vino, in collaborazione con Veronafiere ha concluso i giorni di Vinitaly con la serata di Gala che ha visto la partecipazione di oltre 200 invitati con la degustazione di più di 100 etichette e i prodotti tipici di tutte le regioni d’Italia.

https://tgverona.telenuovo.it/attualita/2023/04/le-donne-sempre-piu-protagoniste-del-mondo-del-vino-ieri-gran-gala-finale-di-vinitaly-video

Vino, Tobiassen (importatori USA): i produttori parlino in modo diretto e empatico

“Il vino italiano negli Usa non deve indugiare su dettagli del prodotto o delle denominazioni, ma parlare ai consumatori in modo più diretto, empatico: deve saper anticipare l’experience”.  Lo ha detto a Vinitaly il presidente degli importatori wine & beverage USA (Nabi), Robert Tobiassen, protagonista del question time organizzato da Unione italiana vini in collaborazione con Veronafiere per approfondire gli ultimi trend di mercato nel primo mercato della domanda enologica made in Italy.

“È importante non solo utilizzare un linguaggio immediato, ma anche trovare i giusti canali di dialogo con il grande pubblico; penso al Super Bowl o alle partite di basket per i nuovi formati. Nel presentarsi al pubblico americano il produttore italiano deve soprattutto saper identificare il valore aggiunto del suo prodotto in termini di piacere e gusto: qual è l’enhancement, l’arricchimento che il calice del suo vino dà all’esperienza”. Un approccio più sensuale che culturale, quindi, che va oltre la profilazione dei consumatori e lo sviluppo di un’awareness sull’offerta italiana.

Quello del vino, ha spiegato poi Tobiassen ai produttori coinvolti nel dibattito, è un mercato diverso dagli altri prodotti, fortemente connotato culturalmente e legato per questo alla normativa statale piuttosto che federale. Si tratta di un sistema che rende quindi complicato anche il direct to customer per i prodotti stranieri, rendendo di fatto la filiera italiana dipendente dagli importatori.

Secondo l’Osservatorio del vino Uiv sono profondamente cambiate le abitudini al consumo delle tipologie di prodotti italiani: il segmento sparkling (34% l’incidenza sui consumi) ha infatti superato i vini rossi (28%) e ora tallona i bianchi fermi (36%) con una quota di mercato quadruplicata. Ancora nanoshare per i rosé (2%).

https://horecanews.it – 05/04/2023

Il vino Nobile di Montepulciano protagonista del mercato, già nel Medioevo

Oggi 7 bottiglie su 10 di vino Nobile di Montepulciano volano sui mercati di tutto il mondo, con un valore alla produzione stimato in 65 milioni di euro, e un valore complessivo, tra patrimonio immobiliare, vigneti e indotto sul territorio, che sfiora 1 miliardo di euro. Ma quel vino che il letterato (ed il medico più alto in grado alla Corte dei Medici, ndr) Francesco Redi definì “d’ogni vino il re” nel suo “Bacco in Toscana” del 1685, era protagonista del mercato del vino già nel Medioevo.

Come testimonia un raro contratto di mercatura del 17 ottobre 1350, conservato nel fondo Madonna de’ Ricci (crociferi) dell’Archivio di Stato di Firenze, ritrovato grazie alle attività di ricerca, promossa dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, guidato da Andrea Rossi e diretto da Paolo Solini. Che hanno portato al ritrovamento della registrazione notarile di una società di commercializzazione ed esportazione del vino prodotto nelle vigne di un esponente della famiglia signorile dei Del Pecora di Montepulciano, attraverso l’intervento del mercante Jacopo di Vanni di Santa Fiora.

La pergamena, una vera e propria rarità documentale sia per la datazione che per il contenuto, testimonia, come dice lo storico Repetti nel suo famoso Dizionario (Firenze, 1839) che il “vino squisito di Montepulciano, … s’inviasse all’estero da tempi assai remoti”, e fu scritta pochi anni dopo la redazione degli Statuti di Montepulciano del 1337 che normavano la produzione, la vendita e la fiscalità del prodotto enologico per il quale la città era già nota in quel profondo passato.

“Un ritrovamento che è avvenuto nei mesi scorsi, grazie al lavoro che stiamo facendo insieme alla Società Storica Poliziana per ricostruire la storia del vino a Montepulciano – spiega il presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Andrea Rossi – e che oggi abbiamo potuto presentare a tutto il mondo per dimostrare quanto la tradizione vinicola nel nostro territorio sia importante, fin da tempo remoto”.

Un pezzo di storia che porta al presente, per quella che è stata la prima Docg d’Italia nel 1980 (con il Consorzio che custodisce la prima fascetta Docg del vino italiano, la serie AA n° 000001), e che, da due anni, ha aggiunto la menzione obbligatoria “Toscana” in etichetta, per tutti i vini, raccontato nell’Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano, di scena oggi nella “perla del Rinascimento”.

https://winenews.it – 15/02/2023

Se la Langa è così, trecento giovani per il mondo del vino

Saranno almeno trecento i giovani under 30 che affolleranno il teatro Sociale di Alba e l’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo per un’iniziativa voluta dal fondatore di Slow food Carlo Petrini, dal titolo Se la Langa è così.

Appassionati di enologia e nati nelle fortunate terre di Langa, Roero e Monferrato, i ragazzi sfideranno la cabala – la data prevista al Sociale è venerdì 17 febbraio – per conoscere, insieme a storici, attori e produttori, le tradizioni e le vicende del territorio in cui vivono. Il giorno successivo, sabato 18, dalle 10.30, all’Università di Pollenzo i ragazzi si confronteranno con un centinaio di vignaioli, attraverso tavoli tematici di assaggio e di racconto delle produzioni.

Non si tratterà di una degustazione, ma di un confronto a più voci su una terra benedetta, che i nostri giovani rischiano di non comprendere appieno, perché talvolta non ne conoscono la storia, fatta di grandi successi ma anche di immani sofferenze.

https://www.gazzettadalba.it 12/02/2023

Vicenza, il primo distributore automatico di carne italiano: inventiva o capriccio?

Si trova a Malo, in provincia di Vicenza, la prima macelleria dotata di distributore automatico che permette di vendere carne anche a negozio chiuso e riducendo quindi gli sprechi.

L’idea è di Antonio Adriani, che nel 1967 ha fondato con il fratello Santino la FAS di Schio, un’azienda nata con la costruzione, a mano, del primo prototipo di distributore automatico. La grande intuizione è dunque quella che qualsiasi cosa può essere venduta con la formula automatica.

Il caso pilota è quello della macelleria “La sartoria della carne”, negozio a gestione famigliare nel cuore di Malo (Vicenza), comune di circa 15mila abitanti che oggi può essere definito come la prima boutique della carne in Italia ad aver accolto la sfida del digitale nel settore dei prodotti freschi.

Un progetto sviluppato da FAS International avviato nel 2020, quando ha proposto a Denis Deganello di installare un distributore automatico refrigerato per la carne, da sfruttare come punto vendita 24 ore su 24, anche a negozio chiuso. Un progetto altamente innovativo per una realtà di provincia che ha sempre lavorato di passaparola e contatto con il cliente.

Legami e modi di fare comunità che teniamo a definire insostituibili e che speriamo non perderemo, ci permettiamo di aggiungere.

Intanto a Stone Ridge, nello stato di New York già dal 2018, Josh Applestone, macellaio dalla forte spinta innovativa, ha deciso di dotare la sua Applestone Meat Company di un distributore automatico di carne fresca aperto 24 ore su 24 tutti i giorni della settimana.

https://www.romait.it – 31/01/2023