Eventi

MaWi: il vino sostenibile e resistente di Maculan

MaWi è il primo vino PIWI dell’azienda Maculan, storica realtà vitivinicola con sede a Breganze (Vicenza). L’etichetta nasce da uve Cabernet Volos e Merlot Khorus, varietà resistenti alle malattie fungine che richiedono minori trattamenti in vigna. Con MaWi Maculan esplora un’esperienza vitivinicola che unisce la tutela del territorio ai tratti stilistici dell’azienda. Anche il packaging pensa all’ambiente e alla sostenibilità: la bottiglia in vetro dal peso inferiore ai 450 grammi veste un’etichetta ottenuta interamente da cotone riciclato.
La Cantina avvia il progetto PIWI nel 2017, con l’iniziale messa dimora di 4000 viti di Merlot Khorus e Sauvignon Rytos, due varietà selezionate dall’Università di Udine, e in seguito di 4300 viti di Cabernet Volos.

Nel 2020 Maculan è tra le sette aziende protagoniste dell’iniziativa Passaporto Ambientale per i prodotti agroalimentari della Montagna Vicentina grazie all’introduzione di varietà resistenti in vigneto, ottenendo così il Passaporto Ambientale che favorisce la progettazione e la commercializzazione di nuovi prodotti agroalimentari, rispettosi dell’ambiente. L’iniziativa, finanziata dal Programma di sviluppo rurale della Regione Veneto, ha visto la stipula dell’accordo volontario con l’allora Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), per cui le realtà coinvolte si impegnavano nella riduzione dell’impronta ambientale di uno o più prodotti sotto la guida del
Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova.

“I vigneti di MaWi – spiega Maria Vittoria Maculan, enologo dell’azienda breganzese – Leggi il resto di questo articolo »

Per Cotarella sfida di rilanciare il vino della Georgia

Nuova sfida professionale per l’enologo orvietano Riccardo Cotarella, presidente mondiale della categoria, chiamato a rilanciare il vino della Georgia, il Paese dove nacque la viticoltura.

Attraverso un progetto privato, con la collaborazione dell’Università di Tbilisi, Cotarella darà infatti vita a una sperimentazione su alcuni vitigni tipici del territorio, a iniziare dalle uve Saperavi e Rhatsiteli. Inizierà su 10 ettari già impiantati su terreni che si trovano a una quarantina di chilometri dalla capitale, a seguire su altri 100 ettari sempre all’interno dell’area su cui sarà costruita anche una moderna cantina.

“Sono onorato ed emozionato per essere stato coinvolto dagli imprenditori Bacho Bugdiashvili e Vato Otkhmezuri in questo affascinante progetto che mi porta in connessione con la terra madre della viticoltura mondiale, qual è la Georgia e con i suoi protagonisti che sono i produttori”, ha detto Cotarella. “In tanti anni di professione – ha aggiunto – mai mi era capitato di cimentarmi in questo meraviglioso Paese. Adesso ho l’opportunità di lavorare partendo dalle origini della vite. Si tratta di una sfida complessa, fatta di ricerca e studio. Sono certo che, assieme ai miei collaboratori, a iniziare dal direttore Pier Paolo Chiasso, riusciremo a dare un nuovo impulso al vino georgiano innalzando il livello qualitativo dei prodotti.

L’obiettivo è proprio quello di dare ai vini e quindi ai vitigni georgiani, l’importanza della storia che possono vantare. Ci riusciremo perché il nostro bagaglio di conoscenza si sposerà alla perfezione con la passione e l’amore che i georgiani hanno per il vino e per la vitivinicoltura”.

La sperimentazione porterà alla produzione iniziale di mezzo milione di bottiglie. La prima vendemmia guidata da Cotarella sarà quella del 2024.

https://www.ansa.it – 18/04/2023

Le donne sempre più protagoniste del mondo del vino

Gran Gala delle Donne del Vino, il tradizionale appuntamento che chiude ufficialmente il Vinitaly, si rinnova ogni anno a Palazzo della Gran Guardia nell’ultimo giorno di fiera.

L’associazione delle donne del vino, in collaborazione con Veronafiere ha concluso i giorni di Vinitaly con la serata di Gala che ha visto la partecipazione di oltre 200 invitati con la degustazione di più di 100 etichette e i prodotti tipici di tutte le regioni d’Italia.

https://tgverona.telenuovo.it/attualita/2023/04/le-donne-sempre-piu-protagoniste-del-mondo-del-vino-ieri-gran-gala-finale-di-vinitaly-video

Vino, Tobiassen (importatori USA): i produttori parlino in modo diretto e empatico

“Il vino italiano negli Usa non deve indugiare su dettagli del prodotto o delle denominazioni, ma parlare ai consumatori in modo più diretto, empatico: deve saper anticipare l’experience”.  Lo ha detto a Vinitaly il presidente degli importatori wine & beverage USA (Nabi), Robert Tobiassen, protagonista del question time organizzato da Unione italiana vini in collaborazione con Veronafiere per approfondire gli ultimi trend di mercato nel primo mercato della domanda enologica made in Italy.

“È importante non solo utilizzare un linguaggio immediato, ma anche trovare i giusti canali di dialogo con il grande pubblico; penso al Super Bowl o alle partite di basket per i nuovi formati. Nel presentarsi al pubblico americano il produttore italiano deve soprattutto saper identificare il valore aggiunto del suo prodotto in termini di piacere e gusto: qual è l’enhancement, l’arricchimento che il calice del suo vino dà all’esperienza”. Un approccio più sensuale che culturale, quindi, che va oltre la profilazione dei consumatori e lo sviluppo di un’awareness sull’offerta italiana.

Quello del vino, ha spiegato poi Tobiassen ai produttori coinvolti nel dibattito, è un mercato diverso dagli altri prodotti, fortemente connotato culturalmente e legato per questo alla normativa statale piuttosto che federale. Si tratta di un sistema che rende quindi complicato anche il direct to customer per i prodotti stranieri, rendendo di fatto la filiera italiana dipendente dagli importatori.

Secondo l’Osservatorio del vino Uiv sono profondamente cambiate le abitudini al consumo delle tipologie di prodotti italiani: il segmento sparkling (34% l’incidenza sui consumi) ha infatti superato i vini rossi (28%) e ora tallona i bianchi fermi (36%) con una quota di mercato quadruplicata. Ancora nanoshare per i rosé (2%).

https://horecanews.it – 05/04/2023

Il vino Nobile di Montepulciano protagonista del mercato, già nel Medioevo

Oggi 7 bottiglie su 10 di vino Nobile di Montepulciano volano sui mercati di tutto il mondo, con un valore alla produzione stimato in 65 milioni di euro, e un valore complessivo, tra patrimonio immobiliare, vigneti e indotto sul territorio, che sfiora 1 miliardo di euro. Ma quel vino che il letterato (ed il medico più alto in grado alla Corte dei Medici, ndr) Francesco Redi definì “d’ogni vino il re” nel suo “Bacco in Toscana” del 1685, era protagonista del mercato del vino già nel Medioevo.

Come testimonia un raro contratto di mercatura del 17 ottobre 1350, conservato nel fondo Madonna de’ Ricci (crociferi) dell’Archivio di Stato di Firenze, ritrovato grazie alle attività di ricerca, promossa dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, guidato da Andrea Rossi e diretto da Paolo Solini. Che hanno portato al ritrovamento della registrazione notarile di una società di commercializzazione ed esportazione del vino prodotto nelle vigne di un esponente della famiglia signorile dei Del Pecora di Montepulciano, attraverso l’intervento del mercante Jacopo di Vanni di Santa Fiora.

La pergamena, una vera e propria rarità documentale sia per la datazione che per il contenuto, testimonia, come dice lo storico Repetti nel suo famoso Dizionario (Firenze, 1839) che il “vino squisito di Montepulciano, … s’inviasse all’estero da tempi assai remoti”, e fu scritta pochi anni dopo la redazione degli Statuti di Montepulciano del 1337 che normavano la produzione, la vendita e la fiscalità del prodotto enologico per il quale la città era già nota in quel profondo passato.

“Un ritrovamento che è avvenuto nei mesi scorsi, grazie al lavoro che stiamo facendo insieme alla Società Storica Poliziana per ricostruire la storia del vino a Montepulciano – spiega il presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Andrea Rossi – e che oggi abbiamo potuto presentare a tutto il mondo per dimostrare quanto la tradizione vinicola nel nostro territorio sia importante, fin da tempo remoto”.

Un pezzo di storia che porta al presente, per quella che è stata la prima Docg d’Italia nel 1980 (con il Consorzio che custodisce la prima fascetta Docg del vino italiano, la serie AA n° 000001), e che, da due anni, ha aggiunto la menzione obbligatoria “Toscana” in etichetta, per tutti i vini, raccontato nell’Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano, di scena oggi nella “perla del Rinascimento”.

https://winenews.it – 15/02/2023

Se la Langa è così, trecento giovani per il mondo del vino

Saranno almeno trecento i giovani under 30 che affolleranno il teatro Sociale di Alba e l’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo per un’iniziativa voluta dal fondatore di Slow food Carlo Petrini, dal titolo Se la Langa è così.

Appassionati di enologia e nati nelle fortunate terre di Langa, Roero e Monferrato, i ragazzi sfideranno la cabala – la data prevista al Sociale è venerdì 17 febbraio – per conoscere, insieme a storici, attori e produttori, le tradizioni e le vicende del territorio in cui vivono. Il giorno successivo, sabato 18, dalle 10.30, all’Università di Pollenzo i ragazzi si confronteranno con un centinaio di vignaioli, attraverso tavoli tematici di assaggio e di racconto delle produzioni.

Non si tratterà di una degustazione, ma di un confronto a più voci su una terra benedetta, che i nostri giovani rischiano di non comprendere appieno, perché talvolta non ne conoscono la storia, fatta di grandi successi ma anche di immani sofferenze.

https://www.gazzettadalba.it 12/02/2023

Vicenza, il primo distributore automatico di carne italiano: inventiva o capriccio?

Si trova a Malo, in provincia di Vicenza, la prima macelleria dotata di distributore automatico che permette di vendere carne anche a negozio chiuso e riducendo quindi gli sprechi.

L’idea è di Antonio Adriani, che nel 1967 ha fondato con il fratello Santino la FAS di Schio, un’azienda nata con la costruzione, a mano, del primo prototipo di distributore automatico. La grande intuizione è dunque quella che qualsiasi cosa può essere venduta con la formula automatica.

Il caso pilota è quello della macelleria “La sartoria della carne”, negozio a gestione famigliare nel cuore di Malo (Vicenza), comune di circa 15mila abitanti che oggi può essere definito come la prima boutique della carne in Italia ad aver accolto la sfida del digitale nel settore dei prodotti freschi.

Un progetto sviluppato da FAS International avviato nel 2020, quando ha proposto a Denis Deganello di installare un distributore automatico refrigerato per la carne, da sfruttare come punto vendita 24 ore su 24, anche a negozio chiuso. Un progetto altamente innovativo per una realtà di provincia che ha sempre lavorato di passaparola e contatto con il cliente.

Legami e modi di fare comunità che teniamo a definire insostituibili e che speriamo non perderemo, ci permettiamo di aggiungere.

Intanto a Stone Ridge, nello stato di New York già dal 2018, Josh Applestone, macellaio dalla forte spinta innovativa, ha deciso di dotare la sua Applestone Meat Company di un distributore automatico di carne fresca aperto 24 ore su 24 tutti i giorni della settimana.

https://www.romait.it – 31/01/2023

Vino: Spagna, no a misure unilaterali su etichette

La questione dell’etichettatura degli alcolici va risolta all’interno dell’Ue, “ogni approccio unilaterale sinceramente non mi sembra adatto”.

Così il ministro spagnolo dell’agricoltura Luis Planas arrivando al Consiglio a Bruxelles.

“Dobbiamo preservare il mercato unico e questo vuol dire avere un approccio comune – ha detto Planas – abbiamo rispetto delle competenza degli Stati membri in materia di salute però qui stiamo regolamentando un prodotto alimentare riconosciuto dal Trattato di funzionamento dell’Ue, abbiamo chiesto alla Commissione di pronunciarsi su questo tema, so che c’è un gruppo di Stati membri che pensa a un ricorso al Wto, ma questo è un problema che dobbiamo risolvere in famiglia, all’interno dell’Ue e ogni approccio unilaterale sinceramente non mi sembra adatto”.

https://www.ansa.it – 30/01/2023

Europa. No al teschio sulla bottiglia di vino si può accusare l’abuso, non l’uso

La campagna europea sugli alert sanitari in etichetta Francamente, non me l’aspettavo. Bruxelles ha dato l’ok agli alert sanitari sulle bottiglie di vino. Già non capisco che senso abbiano gli allarmi sui pacchetti di sigarette: tu sei lo Stato, hai messo nella Costituzione che il tuo compito è proteggere la salute dei tuoi cittadini, allora come puoi vendere, in regime di monopolio (cioè: tu vendi questo prodotto, ma impedisci che chiunque altro possa venderlo), un prodotto ma nel contempo decidi di contrassegnarlo con l’ammonimento che chi lo usa può ammalarsi e addirittura morire?

Il messaggio che trasmetti contraddice la ragione per cui esisti, perché con quel messaggio tu Stato dici: io fabbrico (ieri) o faccio fabbricare (oggi) e vendo questo prodotto altamente nocivo, dunque faccio del male a voi cittadini, ma con questo mercato ci guadagno, quindi faccio del bene a me. Perciò: morite ma datemi soldi. Ho sempre pensato, ma so che scriverlo è audace, che fabbricare e vendere sigarette sia incostituzionale. Lo Stato potrebbe (anzi, dovrebbe) essere condannato per questo. Credo d’averlo anche scritto. Ma non succede nulla. Una volta, quando prendeva piede l’informazione sui mali prodotti dal fumo, sui pacchetti di sigarette veniva stampigliato il teschio della morte, con la scritta: “Il fumo uccide”.

Per lo Stato era un problema economico: era enorme la somma che lo Stato ci rimetteva per le malattie polmonari e per le assenze dal lavoro. Il fumo, e lo dico da non-fumatore, era indicato come causa di molti malanni e di nessun beneficio, se non la rilassatezza che conferisce a chi ormai ne patisce la dipendenza. Ma per il vino non è così. Per il vino si può accusare l’abuso ma non l’uso. L’uso ha una tradizione trimillenaria e ha creato una cultura raffinata.

Ci sono i popoli del vino e i popoli della birra, e i popoli della birra considerano più raffinati i popoli del vino. “Volete qualcosa da bere?” chiede una sorella Buddenbrook al fratello che la va a trovare. “Sì, grazie” risponde quello. “Birra o vino?”. “Come volete voi”. “No no, come volete voi”. “ Vino, grazie”. “Davvero non volete birra?”. “Come volete voi”. “No no, come volete voi”. “Allora vino, grazie” risponde lui piccato. Thomas Mann mette questo dialogo nei Buddenbrook come esempio di rozzezza: tutti, anche quelli che bevono birra, sanno che il vino è più raffinato. Il vino è cultura: bevendo vino nei lirici greci si festeggiava la morte del tiranno. Col vino si concludono gli affari, e il mediatore offre un bicchiere al compratore e uno al venditore.

Nel vino si può sentire, io la sento, la composizione minerale delle colline che l’han prodotto. Sull’Amarone della Valpolicella sento il sole del lago di Garda. È come bere il sole. Perciò dico: sulla bottiglia mettiamo una foto delle colline che han nutrito le vigne, non un simbolo mortuario. Se poi all’estero vogliono boicottare i nostri vini perché loro non reggono il confronto, cerchino di migliorare.

https://www.avvenire.it – 17/01/2022

Vino: Lollobrigida, le bugie nuocciono gravemente alla salute

“Le bugie nuocciono gravemente alla salute e sosterremo in ogni modo non solo azioni di difesa rispetto all’aggressione di etichettature fasulle, ma faremo tutte le azioni promozionali per spiegare ad ogni livello quali sono i benefici della dieta mediterranea, nella sua complessità, e dei prodotti della nostra nazione”.

Così il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida a margine di un convegno sulla ‘minaccia’ del cibo sintetico organizzato da Coldiretti Brescia a Lonato del Garda.

La sfida, dice il ministro, è ulteriore spinta all’export contro modelli di consumo che non sono utili alla salute.

Secondo Lollobrigida, “dire che il vino nuoce gravemente alla salute significa negare l’evidenza.

Bere con moderazione – spiega – fa anche bene, e questo è un dato che ogni scienziato penso potrà affermare con serenità. Ogni eccesso fa male. Allora stigmatizzare la qualità di questo prodotto serve ad indirizzare il consumatore verso altri prodotti, magari quelli iperprocessati come le bevande ad alta presenza di zuccheri, la cui produzione è gestita da grandi multinazionali oppure, e questo è l’altro dubbio, ingenerare il convincimento che un bicchiere di vino a 13-14 gradi sia uguale a distillati a 60-70 gradi e difendere il loro modello di consumo e produzione dall’espansione degli acquisti del buon vino europeo, come quello italiano”.

“Contrasteremo il cibo sintetico in ogni modo, con ogni mezzo”, ha aggiunto Lollobrigida: “Il cibo è un rapporto tra uomo, terra, natura. Si tratta di un prodotto di qualità che dev’essere dato alle persone, che non sono solo consumatori. Tutti abbiamo il diritto di mangiare bene e il cibo sintetico non è buon ciboIl mini. Non ci convincerà mai nessuno che un prodotto iperprocessato possa essere utile alla salute dell’uomo e all’economia della nostra nazione”.

https://www.ansa.it – 13/01/2023