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Vino: Spagna, no a misure unilaterali su etichette
La questione dell’etichettatura degli alcolici va risolta all’interno dell’Ue, “ogni approccio unilaterale sinceramente non mi sembra adatto”.
Così il ministro spagnolo dell’agricoltura Luis Planas arrivando al Consiglio a Bruxelles.
“Dobbiamo preservare il mercato unico e questo vuol dire avere un approccio comune – ha detto Planas – abbiamo rispetto delle competenza degli Stati membri in materia di salute però qui stiamo regolamentando un prodotto alimentare riconosciuto dal Trattato di funzionamento dell’Ue, abbiamo chiesto alla Commissione di pronunciarsi su questo tema, so che c’è un gruppo di Stati membri che pensa a un ricorso al Wto, ma questo è un problema che dobbiamo risolvere in famiglia, all’interno dell’Ue e ogni approccio unilaterale sinceramente non mi sembra adatto”.
https://www.ansa.it – 30/01/2023
Europa. No al teschio sulla bottiglia di vino si può accusare l’abuso, non l’uso
La campagna europea sugli alert sanitari in etichetta Francamente, non me l’aspettavo. Bruxelles ha dato l’ok agli alert sanitari sulle bottiglie di vino. Già non capisco che senso abbiano gli allarmi sui pacchetti di sigarette: tu sei lo Stato, hai messo nella Costituzione che il tuo compito è proteggere la salute dei tuoi cittadini, allora come puoi vendere, in regime di monopolio (cioè: tu vendi questo prodotto, ma impedisci che chiunque altro possa venderlo), un prodotto ma nel contempo decidi di contrassegnarlo con l’ammonimento che chi lo usa può ammalarsi e addirittura morire?
Il messaggio che trasmetti contraddice la ragione per cui esisti, perché con quel messaggio tu Stato dici: io fabbrico (ieri) o faccio fabbricare (oggi) e vendo questo prodotto altamente nocivo, dunque faccio del male a voi cittadini, ma con questo mercato ci guadagno, quindi faccio del bene a me. Perciò: morite ma datemi soldi. Ho sempre pensato, ma so che scriverlo è audace, che fabbricare e vendere sigarette sia incostituzionale. Lo Stato potrebbe (anzi, dovrebbe) essere condannato per questo. Credo d’averlo anche scritto. Ma non succede nulla. Una volta, quando prendeva piede l’informazione sui mali prodotti dal fumo, sui pacchetti di sigarette veniva stampigliato il teschio della morte, con la scritta: “Il fumo uccide”.
Per lo Stato era un problema economico: era enorme la somma che lo Stato ci rimetteva per le malattie polmonari e per le assenze dal lavoro. Il fumo, e lo dico da non-fumatore, era indicato come causa di molti malanni e di nessun beneficio, se non la rilassatezza che conferisce a chi ormai ne patisce la dipendenza. Ma per il vino non è così. Per il vino si può accusare l’abuso ma non l’uso. L’uso ha una tradizione trimillenaria e ha creato una cultura raffinata.
Ci sono i popoli del vino e i popoli della birra, e i popoli della birra considerano più raffinati i popoli del vino. “Volete qualcosa da bere?” chiede una sorella Buddenbrook al fratello che la va a trovare. “Sì, grazie” risponde quello. “Birra o vino?”. “Come volete voi”. “No no, come volete voi”. “ Vino, grazie”. “Davvero non volete birra?”. “Come volete voi”. “No no, come volete voi”. “Allora vino, grazie” risponde lui piccato. Thomas Mann mette questo dialogo nei Buddenbrook come esempio di rozzezza: tutti, anche quelli che bevono birra, sanno che il vino è più raffinato. Il vino è cultura: bevendo vino nei lirici greci si festeggiava la morte del tiranno. Col vino si concludono gli affari, e il mediatore offre un bicchiere al compratore e uno al venditore.
Nel vino si può sentire, io la sento, la composizione minerale delle colline che l’han prodotto. Sull’Amarone della Valpolicella sento il sole del lago di Garda. È come bere il sole. Perciò dico: sulla bottiglia mettiamo una foto delle colline che han nutrito le vigne, non un simbolo mortuario. Se poi all’estero vogliono boicottare i nostri vini perché loro non reggono il confronto, cerchino di migliorare.
https://www.avvenire.it – 17/01/2022
Vino: Lollobrigida, le bugie nuocciono gravemente alla salute
“Le bugie nuocciono gravemente alla salute e sosterremo in ogni modo non solo azioni di difesa rispetto all’aggressione di etichettature fasulle, ma faremo tutte le azioni promozionali per spiegare ad ogni livello quali sono i benefici della dieta mediterranea, nella sua complessità, e dei prodotti della nostra nazione”.
Così il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida a margine di un convegno sulla ‘minaccia’ del cibo sintetico organizzato da Coldiretti Brescia a Lonato del Garda.
La sfida, dice il ministro, è ulteriore spinta all’export contro modelli di consumo che non sono utili alla salute.
Secondo Lollobrigida, “dire che il vino nuoce gravemente alla salute significa negare l’evidenza.
Bere con moderazione – spiega – fa anche bene, e questo è un dato che ogni scienziato penso potrà affermare con serenità. Ogni eccesso fa male. Allora stigmatizzare la qualità di questo prodotto serve ad indirizzare il consumatore verso altri prodotti, magari quelli iperprocessati come le bevande ad alta presenza di zuccheri, la cui produzione è gestita da grandi multinazionali oppure, e questo è l’altro dubbio, ingenerare il convincimento che un bicchiere di vino a 13-14 gradi sia uguale a distillati a 60-70 gradi e difendere il loro modello di consumo e produzione dall’espansione degli acquisti del buon vino europeo, come quello italiano”.
“Contrasteremo il cibo sintetico in ogni modo, con ogni mezzo”, ha aggiunto Lollobrigida: “Il cibo è un rapporto tra uomo, terra, natura. Si tratta di un prodotto di qualità che dev’essere dato alle persone, che non sono solo consumatori. Tutti abbiamo il diritto di mangiare bene e il cibo sintetico non è buon ciboIl mini. Non ci convincerà mai nessuno che un prodotto iperprocessato possa essere utile alla salute dell’uomo e all’economia della nostra nazione”.
https://www.ansa.it – 13/01/2023
L’ultima follia Ue Etichette del vino come quelle delle sigarette
“Il vino nuoce gravemente alla salute”. Presto potremo leggere questa frase su apposite etichette applicate alle bottiglie di vino. Sì, sulla falsa riga di quelle usate per i pacchetti di sigarette. E’ l’ultima, assurda, iniziativa targata Ue.
I cosiddetti “alert sanitari in etichetta”, mettono così vino e birra sullo stesso piano del tabacco. Si tratta per l’esattezza di una normativa irlandese a cui Bruxelles ha dato il via libera, consentendo a Dublino di adottarla. Al momento, dunque, soltanto l’Irlanda dovrebbe equiparare tutti gli alcolici al tabacco, con specifiche etichettature del tipo: “Il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”.
Il semaforo verde dell’Unione europea è arrivato nonostante i pareri contrari dei principali produttori di vino: Italia, Francia e Spagna. Oltre ad altri sei Paesi membri che hanno bocciato la misura in questione. Peraltro la Commissione europea ha pure annunciato iniziative comuni sull’etichettatura degli alcolici per ridurre il “consumo dannoso” di alcolici, tra cui anche dichiarazioni nutrizionali e avvertenze per la salute.
Sull’autorizzazione Ue concessa all’Irlanda, è durissima la presa di posizione di Coldiretti, che denuncia un vero e proprio “attacco diretto all’Italia, principale produttore ed esportatore mondiale (di vino) con oltre 14 miliardi di fatturato di cui più della metà all’estero”. Secondo Coldiretti si tratta infatti di un pericoloso precedente che potrebbe aprire le porte a una normativa che metterebbe a rischio una filiera che in Italia dal campo alla tavola “garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro”.
Per questo “è del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici – fa notare il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino, diventato in Italia l’emblema di uno stile di vita attento all’equilibrio psico-fisico, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol”. Di conseguenza, il giusto impegno Ue per tutelare la salute dei cittadini, secondo Coldiretti “non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”.
https://www.ilprimatonazionale.it – 11/01/2023
La valle del Douro è “città” europea del vino 2023
Recevin, il network europeo che riunisce le Città del Vino, che nel quadriennio 2022-2026 è guidato dall’Asociación española de Ciudades del Vino (Acevin), ha assegnato, lo scorso 15 giugno alla regione vitivinicola portoghese del Douro, il titolo di “Città europea del vino 2023”, riconoscimento di un’iniziativa che fin dal 2012 ha lo scopo di promuovere i territori vitivinicoli europei.
A sei mesi dalla nomina, lo scorso 2 gennaio, la Comunità Intercomunale del Douro (Cim Douro) l’associazione dei comuni della regione, ha emesso un comunicato stampa (si legga qui) in merito a questo riconoscimento. La regione – già da alcuni anni parte del patrimonio UNESCO – aveva presentato la sua candidatura come European Wine City 2023 con il motto “All Aroud Wine, All Around Douro”, con lo scopo, dunque, di aprire “al mondo” una regione che per secoli si è dedicata alla sola produzione di vino. Quello del Douro – si legge nel comunicato del CIM – è un territorio ricco di paesaggi carismatici, con un fiume navigabile; ciò crea un valore aggiunto alla produzione del vino: un’opportunità dunque per promuovere l’enoturismo e la cultura locale, evidenziando quanto il vino sia elemento strategico ed essenza dell’attività economica del territorio.
I diciannove sindaci della regione si dicono dunque pronti a raccogliere la sfida di Douro European City of Wine 2023, insieme agli enti locali e regionali e ai circa 22mila produttori, assumendo l’urgenza di valorizzare il prodotto vino e di costruire insieme una regione equilibrata e sostenibile .
Il gala di presentazione della Città europea del vino del Douro si svolgerà il 4 febbraio, alle 21:00, presso il Centro Multiusos de Lamego.
https://news.unioneitalianavini.it – 07/01/2023
Smettetela di chiamarli rifugi
“Smettetela di chiamarli rifugi”. E’ chiaro il commento del Cai Alto Adige sull’iniziativa “Sommelier in pista” organizzata dall’Alta Badia che propone degustazioni dei migliori vini dell’Alto Adige lungo le piste da sci, nei rifugi partner Ütia I Tablà, Las Vegas, Rifugio Lé, Tamá, Ütia de Bioch, Ütia Pic Pré, Moritzino e Pic Pré.
“Non ho nulla contro queste iniziative che portano turismo e introiti sul territorio – sostiene Carlo Alberto Zanella, presidente del Cai Alto Adige -. Ma per rispetto nei confronti dei rifugisti, chiamate questi locali con il loro vero nome: sono ristoranti a tutti gli effetti, non rifugi”.
La critica quindi non è diretta alla proposta in sé, (i cui appuntamenti partiranno da gennaio 2023), che prevede di portare gli sciatori, accompagnati da una guida e da un sommelier esperto, da un rifugio all’altro per la degustazione di “pregiati vini altoatesini”, quanto invece alla denominazione delle strutture partner.
“E’ vero che si trovano lungo le piste da sci, quindi in quota – aggiunge -, ma non sono rifugi: con questo nome si intende una struttura volta ad accogliere l’escursionista che cerca un riparo per dormire in montagna. In un secondo momento anche i rifugi si sono adeguati a offrire anche un pasto caldo, ma ricordiamoci che rimane un posto ‘spartano’”.
Negli ultimi anni come più volte è stato sottolineato, il concetto di rifugio è cambiato, diventando una vera e propria meta “dove andare a mangiare”, piuttosto che un punto d’appoggio e un luogo di passaggio. “Il problema però è che si creano confusione e false aspettative nel turista se si continua a promuovere questa idea del rifugio-ristorante. Ampliare così tanto la denominazione è chiaramente una questione di marketing, per creare un immaginario più romantico”.
Tutto questo si riflette sui rifugisti “che gestiscono strutture in zone spesso impervie – conclude il presidente -, affrontano una serie di problematiche, come solo l’approvvigionamento, che li mette a dura prova. E spesso si trovano ad avere a che fare con una clientela ‘difficile’ e sempre più esigente, le cui richieste spesso non possono essere soddisfatte per mancanza di una ‘cultura della montagna’”.
https://www.ildolomiti.it – 03/01/2023
Il “Bianco di Custoza” veronese cambia nome: da ora si chiamerà solo “Custoza”
Il “Bianco di Custoza”, vino simbolo di Verona, tra poco si chiamerà solo “Custoza“: il 26 dicembre infatti entrerà in vigore il Regolamento di esecuzione UE che conclude il complesso iter di modifica del disciplinare di produzione del vino Custoza DOC.
Il processo di revisione è iniziato diversi anni fa: una prima parte di competenza nazionale si è già positivamente conclusa con l’approvazione da parte del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali il 7 giugno 2019.
“Festeggiamo un traguardo fondamentale per la denominazione che rappresenta un importante passo per la cres crescita della nostra immagine”, afferma la presidente del Consorzio tutela vino Custoza DOC, Roberta Bricolo. “Il nome Custoza, senza altre specifiche, semplifica la comunicazione nei confronti del mercato e rafforza il legame con il territorio che ci identifica”.
Già dal 2019 dunque la denominazione è forte della revisione dei criteri che ne definiscono la base: in primis la “rielaborazione” dell’uvaggio, che, pur mantenendo le caratteristiche della denominazione che si fonda su diverse tipologie di vitigni e l’obbligo di assemblarne un minimo di 3 per garantirne l’identità unica ed irriproducibile, ha “eliminato” le percentuali minime obbligatorie di ciascun vitigno.
In secondo luogo, sempre con efficacia dal 2019, la riduzione della resa /ettaro a 13 t ha rappresentato certamente un grande passo avanti verso la ricerca della qualità Leggi il resto di questo articolo »
Umbria Jazz Winter, Masterclass ‘Note di Vino’ a Orvieto
Nell’ambito della 29/a edizione di Umbria Jazz Winter, saranno due le Masterclass organizzate dal Consorzio Tutela Vini di Orvieto per raccontare i terroir e l’affascinante storia dei vini orvietani. Avranno come filo conduttore la musica, da qui “Note di Vino”, che accompagnerà le degustazioni che saranno guidate da due grandi esperti del mondo enologico, quali sono Chiara Giannotti, Fondatrice di Vino.tv e Maurizio Dante Filippi “Best Italian Sommelier 2016″.
Le Masterclass sono in programma per i giorni 28 e 29 dicembre 2022, a iniziare dalle ore 17, presso il Ridotto del Teatro Mancinelli di Orvieto. Saranno gratuite e si consiglia la prenotazione da inviare a info@orvietodoc.it fino a esaurimento dei posti disponibili.
Si comincerà il 28 dicembre con “Vini e Terroir: le tante anime dell’Orvieto” a cura di Maurizio Dante Filippi che racconterà i vini selezionati con un approccio tecnico-scientifico, ma allo stesso tempo accattivante.
Il 29 dicembre sarà, invece, la volta di “Vino, arte e cultura: Orvieto una denominazione affascinante” con Chiara Giannotti chiamata a raccontare i vini del territorio attraverso un viaggio semplicemente unico tra presente e passato.
Le cantine che hanno aderito alle Masterclass con i loro vini sono 19.
“Vino e jazz e più in generale vino e musica è un connubio collaudato e vincente che anche quest’anno abbiamo deciso di riproporre in occasione di Umbria Jazz Winter, in cui il Consorzio Tutela Vini di Orvieto è ancora una volta presente in qualità di partner.
Le Masterclass che abbiamo organizzato saranno di grande livello qualitativo, grazie anche alla indiscussa professionalità di chi sarà chiamato a guidarle. Il nostro intento, ancora una volta, è far conoscere i nostri vini a una platea sempre più ampia e il contesto internazionale di Ujw è sicuramente un palcoscenico privilegiato in tal senso. La competenza, l’amore e la passione che i produttori orvietani mettono nella realizzazione dei loro vini ha permesso negli ultimi anni di portare sulle tavole di tutto il mondo e nelle migliori enoteche e ristoranti vini di grande qualità che oggi sono diventati anche ambasciatori di un territorio meraviglioso quale è il nostro”, hanno detto il presidente del Consorzio, Vincenzo Cecci e la vicepresidente con delega agli eventi, Giulia Di Cosimo.
https://tg24.sky.it – 23/12/2022
La UE ritorna sui suoi passi, salvati carne, salumi, vino e birra
Bloccato il tentativo di escludere carne, salumi, vino e birra dai finanziamenti europei relativi alla Promozione dei Prodotti Agroalimentari, a dispetto dell’attacco ideologico che discrimina gli alimenti della Dieta Mediterranea. Nel rivedere il Regolamento 1144/2014 in materia, relativamente all’annualità 2023, la Commissione Europea ha eliminato gli elementi di penalizzazione per tali prodotti.
Carne e salumi italiani rappresentano un settore di punta dell’agroalimentare nazionale grazie al lavoro di circa centomila persone (tra allevamenti, trasformazione, trasporto e distribuzione), per un fatturato che vale 30 miliardi. Di non meno conto, poi, il volano economico generato dal vino italiano che vale oltre 11 miliardi di fatturato e offre opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone.
Il lavoro svolto negli ultimi mesi da Coldiretti, unitamente al Governo, ha favorito il confronto diretto con i Commissari Ue Timmermans, Wojciechowski e Gentiloni per riportare il fronte europeo a riposizionarsi in merito alla Filiera Italia.
“Tuttavia, occorrerà mantenere alta la guardia affinché non vengano discriminati altri prodotti e si proceda nella giusta direzione passando attraverso la corretta informazione – precisa il Presidente Coldiretti Asti Marco Reggio.
“Alla politica fuorviante e imperfetta del Nutriscore, Coldiretti risponde col Nutrinform e a quella che apre le porte al cibo sintetico coltivato in laboratorio, Coldiretti viaggia diritta a pollice verso mettendo in guardia i consumatori sulla totale assenza di letteratura scientifica in termini di garanzie sulla salute e, conseguentemente, sugli enormi rischi che minaccerebbero anche l’ambiente, l’economia e il futuro del settore primario – rimarca il Direttore Coldiretti Asti Diego Furia.
In assenza di finanziamenti per la promozione dell’agroalimentare italiano che, spesso, è fatto anche di prodotti più di nicchia, ma dal grande valore culturale-storico-sociale, fortemente radicato ai diversi territori, si rischierebbe l’estinzione dei prodotti stessi e di minacciare la straordinaria biodiversità italiana, patrimonio unico che ci invidia tutto il mondo”.
https://lanuovaprovincia.it – 09/12/2022
Il vino italiano va negli Usa in barca a vela.
Il vino italiano diretto negli Usa ora viaggia in barca a vela. La novità arriva da un imprenditore toscano leader nella logistica dei prodotti enologici che ha annunciato un risparmio energetico e nelle emissioni tra il 90 e il 97%. Il primo carico è partito lo scorso 10 novembre dal porto di Brest, nel dipartimento di Finistère in Normandia ed è previsto in arrivo a New York tra il 5 e il 6 dicembre prossimi. Circa 20-25 giorni di veleggiata attraverso l’Atlantico, un viaggio 10 giorni più breve di quello delle navi cargo e di solo una settimana circa più lungo rispetto al traffico aereo.
A spiegarlo è lo stesso Alessio Piccardi, titolare della Bencienni srl, società di logistica del vino e appassionato velista. «I cargo oggi viaggiano lenti per risparmiare carburante e hanno rotte più complesse, ma soprattutto quando arrivano a destinazioni come Port Elizabeth, uno dei più grandi terminal di tutta la Costa Est del Nord America, vanno in coda allo sbarco delle merci. Occorrono giorni perché il vino possa essere liberato. L’aereo è ovviamente più veloce ma a destinazione ha lo stesso effetto imbuto dei grandi terminal navali.
Invece la barca a vela scarica la merce con priorità». I costi, sempre secondo l’imprenditore toscano, sono gli stessi. Leggi il resto di questo articolo »