Champagne e Borgogna fra i siti dell’Unesco Il vino francese è nel Patrimonio dell’Umanità

Diventano Patrimonio dell’Umanità i vigneti e le cantine di due pregiate aree della Francia, la Champagne e la Borgogna. Zone di vini celebri in tutto il mondo, che sono entrate in questi giorni fra i siti dell’Unesco.
Un riconoscimento che non è soltanto motivo di onore e prestigio, ma diventa strategico per il futuro sviluppo della viticoltura locale.

I due territori non sono i primi in Francia a far parte di questa lista rinomata: vanno ad aggiungersi a Mont-Saint-Michel, alla città fortificata di Carcassonne e ad altri 37 luoghi.

Ma per il settore vinicolo si tratta di un punto di svolta, considerato che il governo sta puntando molto su questo settore produttivo, che vale 7,6 miliardi di euro per l’export e dà lavoro a 550 mila persone a livello diretto e di indotto.

Il ministro degli esteri Laurent Fabius si sta impegnando in prima persona per valorizzare il vino e l’enoturismo, ben sapendo che il prestigio della nazione è legato anche a questo comparto.

Per quanto riguarda la Borgogna, è stata premiata soprattutto grazie all’impegno di Aubert de Villaine, erede e co-gestore della prestigiosa casa Romanée-Conti, convinto della ricchezza del territorio e, al tempo stesso, consapevole dell’importanza della sua conservazione davanti alle minacce della tecnologia spinta all’eccesso.

L’ingresso nell’Unesco sarà, dunque, il punto di forza del mantenimento di un delicato equilibrio ambientale e produttivo, così come è stato finora.

In casa Champagne il riconoscimento è arrivato proprio mentre fervevano le discussioni e le iniziative per parlare meglio di questo vino e migliorare la comunicazione.

Tuttavia, più che far leva sugli aspetti immateriali, la candidatura poggiava proprio sulla terra e sulle vigne, sulle loro peculiarità che hanno reso lo Champagne celebre in tutto il mondo.

Un’accurata ricerca, condotta su fotografie e disegni anche d’epoca, ha permesso di mostrare che il paesaggio della regione a est di Parigi non era cambiato che in minima parte col passare del tempo.

Sia in casa Champagne che in casa Borgogna sono consapevoli di aver vinto una battaglia non facile: è decisamente più agevole far passare l’idea di patrimonio dell’umanità riferendosi a qualcosa di più concreto o comunque appartenente alla storia millenaria, come nel caso della Muraglia cinese e dell’Alhambra di Granada.

Per i vigneti il discorso è più sfumato, anche se negli anni scorsi non erano mancati esempi a livello di paesaggi in generale, come la regione Tokaj in Ungheria. Nel caso specifico della Champagne, i promotori hanno evidenziato la trasformazione graduale da un’attività artigianale molto specializzata a un’impresa agroindustriale.

www.italiaoggi.it -  09/07/2015

I Commenti sono chiusi