Ha portato le viti proprio sotto l’Adamello
Ancora una volta il corso per giovani imprenditori agricoli di San Michele coordinato da Paolo Dallavalle, ci fa scoprire delle realtà inimmaginabili.
È anche il caso di questa settimana, a Tione abbiamo trovato un giovane nato da famiglia contadina, ma che di professione dopo la laurea, ha scelto quella del consulente aziendale nel settore del commercio, ossia Nicola Del Monte.
Casualmente sette anni scopre in Alto Adige la viticoltura fatta nel massimo rispetto dell’ambiente coltivando le viti resistenti della varietà Solaris, l’anno dopo mette a dimora i primi vitigni in una zona sopra la borgata di Tione, una zona assai pendente, che permette la produzione di un prodotto di alta qualità.
Per Nicola è stata la scoperta di una vocazione tardiva all’agricoltura ed alla viticoltura sostenibile in particolare. «Quando ho cominciato a piantare le viti mi hanno dato del matto, ed il mio nonno, ancora attivo nonostante che abbia superato da molto i 90 anni, non poteva più andare in paese perché lo deridevano a causa del nipote fuori di testa.
Poi però è subentrata la curiosità ed ora l’ammirazione per quanto sono riuscito ad ottenere - afferma con soddisfazione Del Monte – Certo non è stato facile, ho dovuto partire da zero, piantare le viti, costruire ed attrezzare la cantina dentro la vecchia casa di famiglia, ma grazie alla consulenza tecnica di Marino Gobber della Fondazione Mach ed a quella enologica di un bravo esperto quattro anni fa il primo vino».
Si chiama «Dedit» dal latino dono della terra, un vino fermentato naturalmente senza lieviti aggiunti, fermenta per due mesi poi senza filtrazione viene messo in botti d’acciaio per sei mesi e quindi messo in bottiglia. Da quest’anno ha cominciato a produrre anche le proprie bollicine ma per lui la punta è il vino fermo di monovitigno Solaris.
«Per me – prosegue – il vino è l’espressione migliore di un territorio vergine, un vino che ha il sapore dell’antico, fatto nel pieno rispetto dell’ambiente, tant’è che anche nel 2014, anno molto difficile non ho fatto nessun trattamento». E il mercato? «Il più importante, afferma Nicola è quello di Milano, ma vendo anche in Trentino ed in Alto Adige».
Certo, siamo in una zona limite per la viticoltura, pur non essendo ad una quota molto alta, la vicinanza dell’Adamello ci porta un clima freddo l’inverno che può creare una significativa moria delle viti, ma nel complesso la sperimentazione è riuscita e l’anno prossimo Del Monte metterà a dimora altre viti sempre della varietà Solaris.
Egli è cosciente che quella agricola è una professione molto difficile e ricca di imprevisti, ma è affascinante, «quando apri una bottiglia di questo vino eccezionale e puoi dire questo è frutto del mio lavoro è una gioia immensa. Se sono riuscito in questo, il merito è anche della mia famiglia, mia madre innanzi tutto, da quando si apre la stagione è sempre nel campo, ma anche mia moglie si è andata via via appassionando pur facendo un’altra professione».
Un sogno nel cassetto? «Certo, poter vivere solo del reddito della mia vigna e della mia cantina. Non sarò mai pentito perché ritornando alle origini con una svolta epocale, con grande passione trovi sempre nuovi stimoli, nuove soddisfazioni, anche se fin ad ora tutti gli investimenti gli ho dovuti fare solo a mie spese. Ovviamente bisogna portare innovazione ed essere coscienti che è pur sempre un’impresa».
Crede molto al lavoro di gruppo ed al confronto per questo è presidente della sezione trentina del Piwi, l’associazione europea che raggruppa i viticoltori di viti resistenti. Anche con la comunità tionese il rapporto è molto migliorato, durante il periodo estivo organizza l’aperitivo in vigna, un momento molto apprezzato dai compaesani.
trentinocorrierealpi.gelocal.it – 21/12/2014