Il re dei vini in tribunale per bancarotta ed evasione

C’era una volta l’azienda agricola Boschi, tra i vigneti della Franciacorta.

In molti hanno messo le gambe sotto i tavoli di questo ristorante di Erbusco, di recente balzato agli onori delle cronache anche per avere ospitato la cena che suggellò il patto tra i secessionisti bresciani e veneti.

Sì, proprio loro: gli indipendentisti accusati di voler instaurare la Serenissima a colpi di Tanko.
Ora Franco Timoteo Metelli, 66 anni, il titolare della Boschi che il 20 ottobre 2011 fallì, è nei guai.

La Procura accusa il famoso televenditore di vini di bancarotta fraudolenta, reati tributari, evasione e truffa all’assicurazione.
Ha chiesto il rinvio a giudizio e l’udienza preliminare sarà il 21 novembre.

Davanti al gup Cesare Bonamartini dovranno presentarsi anche Diego Giordano Lucchini, amministratore della Boschi nei due anni precedenti al fallimento, e Guido Angelo Piva, liquidatore di una delle aziende del gruppo.

Ex apprendista tornitore, già fattorino della Ras e venditore di polizze, poi produttore e venditore di bollicine, ma anche imprenditore enogastronomico, Metelli è sospettato di avere fatto sparire apposta migliaia di litri di vino e di avere evaso quasi 800mila euro di tasse.

Non solo. Avrebbe raccontato qualche bugia di troppo per intascare indebitamente un indennizzo dopo un incendio che a Capodanno 2010 distrusse parte della sua cantina. Allora un ex dipendente della Boschi contattò gli inquirenti per denunciare misteriose sparizioni di bottiglie.

Metelli ai periti dell’assicurazione raccontò di essersi dovuto sbarazzare di 5mila ettolitri di vino sfuso gettandolo nelle fogne.

Le fiamme, si giustificò l’imprenditore, lo avevano guastato irrimediabilmente. Il rimborso per danni fu liquidato. Gli investigatori però non trovarono traccia dell’ingente sversamento. Di qui la contestazione di fraudolento danneggiamento di beni assicurati.

Ma non è tutto. Per la Finanza e la Procura questa è la punta di un iceberg. Metelli nel 2010 avrebbe distratto 583.334 litri di vino sfuso, 457.458 di vino imbottigliato e beni per 20.425 euro.

Nel 2011 altri 186.733 litri in bottiglia. E ancora: per rendere impossibile la ricostruzione degli affari l’eclettico 66enne e il collaboratore Lucchini nel 2010 avrebbero presentato dichiarazioni fraudolente indicando crediti inesistenti (204mila euro,) «dimenticando» inoltre di dichiarare un attivo di tre milioni e 624mila euro e di versare 726mila di Iva.

www.ilgiorno.it – 18/08/2014

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