Il vino è il più grande segno di civiltà dell’uomo… diceva Hemingway.

Un uomo un mattino pianta una vigna, la cura,la pota ,la guarda crescere, l’aspetta per quattro cinque anni prima che cominci a diventare seriamente produttiva,prima che inizi a produrre quell’uva bella e buona, ricca del giusto contenuto di zuccheri che le serve per diventare vino. Perché quell’uomo vuole produrre IL VINO, lo vuole fare perché fa parte del suo Dna,perché prima di lui uomini diversi hanno scritto la storia con un bicchiere di questa incredibile bevanda in mano. Perché sa che gli amici vengono a trovarlo e bere un calice di vino con loro sarà un ulteriore suggello alla loro amicizia. Perché sa che quel contenitore di vetro sonoro conterrà una bevanda speciale, che parla dei venti che hanno attraversato i filari quell’anno, delle piogge che si sono fatte attendere, delle sue ansie perché erano troppo copiose quelle piogge. Parla dei calli sulle sue mani, sa che il nome che porterà quel vino parlerà.
Indiscutibilmente della sua terra,la sua casa, perché lì e solo lì si produce quella determinata uva. E sa, magie delle magie, che il suo vino e quello del suo vicino di vigna,seppur prodotto con lo stesso tipo di uva,saranno due cose completamente diverse perché diversi sono loro,con il loro bagaglio culturale e di esperienze. Eppure probabile che saranno entrambi buoni ma di una bontà diversa… perché l’uva è un frutto altamente democratico, rispetta le idee di tutti gli uomini che hanno deciso di trasformarla in vino seppure possano essere diametralmente opposte, l’importante che alla base siano buoni,puliti e giusti con la terra che ospita queste vigne .

Questo per me vuol dire BERE CONSAPEVOLE: sapere che il vino,ma anche le altre bevande alcoliche,hanno un come ,un dove ed un perché e meritano non di essere tracannati per stordirsi ma di essere apprezzati bevendole con calma,come piace dire a noi sommelier di essere degustati. E’ irragionevole e pericoloso demonizzare l’atto del bere , perché non si fa altro che un torto alla nostra storia di grandi vignaioli, di artisti dell’accoglienza,di grandi miscelatori quando si parla di bar. La conoscenza è potere e conoscere quello che si beve può essere un primo passo verso la consapevolezza dell’atto che si sta compiendo. Il vino, in particolare ha un fascino mistico, da bevanda consolatrice a protagonista dei successi della nostra vita. E’ una macchina del tempo e rende ubiqui, perché quello che stiamo bevendo qui ed ora è stato prodotto in un altro dove un altro quando…è bello e magico tutto questo.

Questo è lo scopo di associazioni come l’ Ais, l’Aibes ,slow food,Le strade del vino,

Diffondere un modo corretto di mangiare e bere ed anche di formare persone che siano in grado di spiegarlo questo modo, per questo è stato interessante ed utile l’incontro del 16 novembre a Terra Murata: un modo semplice e diretto per spiegare che se al cibo ed al vino ci si avvicina in maniera interrogativa e curiosa, una quantità anche piccola dà immense soddisfazioni.

Voglio concludere con questo intelligente e geniale contributo dell’associazione Testadialkol il cui geniale motto è

BEVI CON LA TESTA!

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