In Olanda un gruppo di suore lancia un appello per vendere il vino “o lo berremo tutto”
Un meraviglioso video di presentazione, la mission dell’azienda ben spiegata e un messaggio d’appello a tutti i bevitori: potrebbe essere il video di una cantina vitivinicola multimilionaria e invece è stato realizzato dalle suore del monastero di Sint-Catharinadal a Oosterhout, in Olanda. Ma che vogliono queste consorelle? La vendemmia dello scorso anno è stata super abbondante e quindi hanno tante bottiglie in eccesso prodotte dal vigneto. Le vogliono vendere e per farlo si sono affidate a uno strumento che ancora non conoscono molto bene: internet.
Il convento nel Sud dei Paesi Bassi ha avviato l’attività del vigneto nel 2014 perché particolarmente adatto alla crescita della vite: puro business dunque ma a fin di bene, ovvero mantenere economicamente le suore e aiutare chi ne ha bisogno. Finora hanno prodotto lo stretto necessario: qualche bottiglia per il consumo personale, qualcun altra da vendere all’emporio del Sint-Catharinadal ma l’anno scorso qualcosa è cambiato: “Abbiamo avuto una bella estate — dice Suor Magdalena — con temperature calde che ci hanno permesso di ottenere oltre 60 mila bottiglie di vino”. Un prodotto figlio del cambiamento climatico dunque: in linea teorica i Paesi Bassi non dovrebbero neanche lontanamente poter avere questa resa.
Il costo delle bottiglie è di 14,50 euro e ci sono auxerrois, pinot bianco e pinot grigio, o un pinot nero/gamay rosé. A chi le chiede come mai non abbiano puntato sulla birra, visto il rapporto tra i monaci dell’Europa Centrale e questa bevanda, hanno semplicemente risposto che “non sarebbe appropriata in un convento” e che il vino si adatta meglio, perché simbolicamente rimanda a Gesù Cristo.
Non è il primo video che queste suore fanno a scopi di vendita: già nel 2020, durante la pandemia, sono uscite allo scoperto per aiutare i fiorai della zona che si sono ritrovati all’improvviso con le esportazioni bloccate. Dopo il video sono riusciti a vendere ben 300 mila fiori e bulbi, salvando il raccolto e la propria azienda. Ci avevano provato anche col proprio vino, facendo un accordo con un produttore, che però non è andato a buon fine: così si sono messe in proprio. Difendono anche il vino olandese, non così rinominato nel mondo dell’enologia: “È un’impressione errata, il vino olandese è buonissimo e sottovalutato”. Ma se non riuscissero a vendere le 64.000 bottiglie che se ne faranno di tutto questo vino, con la vendemmia alle porte? Hanno placidamente confessato che alle sorelle non importa: berranno due bicchieri di “uva santa” anziché uno e lo finiranno.
https://www.cookist.it – 26/04/2023