Lo Shuttle dei formaggi: ecco il mega magazzino robotizzato della Brazzale

Ricordate lo Shuttle? A dieci anni dalla fine delle sue missioni nell’orbita terrestre, la navicella madre ricompare in versione casearia, non più targato Nasa, ma Brazzale. Lo fa per sganciare e riaccogliere “moduli” che spostano e sistemano forme da quaranta chili di formaggio stagionato Gran Moravia dentro un magazzino di oltre ottomila metri quadrati al coperto con sembianze da simulatore spaziale.

Qualcosa di mai visto prima per quantità di pezzi stoccati quando sarà a regime, 250 mila da 40 chili l’uno, e per qualità di un’automazione che affida migliaia di forme al giorno a quattro robot antropomorfi, “assistiti” da appena tre dipendenti. Nulla di meglio per rammentare quanto controcorrente sa essere questa famiglia imprenditrice di Zanè, provincia di Vicenza.

Nell’ultimo dopoguerra sono i fratelli Pietro e Giovanni Brazzale a scommettere su un formaggio stagionato da tavola alternativo al Parmigiano Reggiano, concorrendo così alla nascita del Consorzio del Grana Padano, datata 1954. Tre quarti di secolo dopo, l’attuale generazione dei Brazzale, la settima a partire da quella fondatrice del marchio – nel 1784 – cancella dalla sera alla mattina ben quindici siti di stoccaggio, per dare vita a quest’unico magazzino totalmente robotizzato, alle porte della zona industriale di Cogollo del Cengio.

Nel mezzo ci sta l’invenzione del grana boemo battezzato Moravia, da una ventina d’anni prodotto in Repubblica Ceca e reso competitivo con gli altri stagionati in virtù di un virtuoso rapporto qualità-prezzo, ma anche la rivoluzione delle forme “quadrate” – da affiancare a quelle tonde perché perfette per certi tagli – nonché una campagna di redenzione scientifico-alimentare del burro, altro gioiello della produzione Brazzale.

«Di fronte a questo magazzino, qualcuno in giro fa lo scettico» racconta il presidente Roberto Brazzale, intrattenitore dal “mood” teatrale, durante il tour inaugurale della struttura, nel quale lo accompagnano con discrezione i fratelli Gianni e Piercristiano. «A parte che ai sorrisi ironici siamo abituati dai tempi dello stabilimento aperto in Repubblica Ceca – continua il presidente – salvo poi vedere un sacco di gente ricredersi, noi qui mettiamo assieme due obbiettivi. Uno è la sfida tecnologica, costituita da un magazzino dove, grazie ai robot e ai loro movimenti meccanici, possiamo eliminare i corridoi, ovvero il 50% dello spazio utilizzato quando la gestione è affidata a operatori in carne e ossa. L’altro obbiettivo è costituito dalla necessità di razionalizzare tramite la logistica lo sviluppo di quest’azienda che dalla fine del 2022, non fra un secolo, prevede di produrre 350 mila forme di Gran Moravia all’anno. E una quantità che ci obbliga ad averne sempre stoccate 250 mila, con la conseguenza che questo nuovo magazzino sarà già pieno».

Ecco allora profilarsi in tutta la loro congruità i venti milioni di euro investiti in questa struttura, ricavata tramite restyling completo dentro uno stabilimento dismesso, vinto all’asta nel 2018 battendo l’agguerrita concorrenza di sei aziende di un comparto siderurgico da sempre trainante nell’Alto Vicentino. «Ma noi non potevamo perdere un’occasione del genere – chiarisce il presidente – a nemmeno dieci chilometri dalla nostra sede, e ai trecento metri delle pendici dell’altopiano di Asiago, habitat climaticamente perfetto per stoccare formaggi. È una situazione analoga a quella dei pascoli della Moravia. dove si alimentano al fresco le vacche delle ottanta fattorie che ci garantiscono 700 mila litri di latte al dì».
«Non ultima ragione per cui nasce questo magazzino – conclude Roberto Brazzale – è la possibilità impagabile di monitorare giorno per giorno un fenomeno straordinario, ma ancora da chiarire del tutto, come la stagionatura». Pur disceso dallo spazio, questo shuttle caseario non cessa di prometterci meraviglie.

https://nordesteconomia.gelocal.it – 15/06/2021

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