Mani venete sul vigneto friulano

Ai veneti fa gola il Pinot grigio friulano. Il cavallo di battaglia del nostro vigneto, infatti, rischia di finire imbottigliato come Doc Venezia.

Il progetto sta maturando in questi mesi e fa leva sul fatto che la nostra regione è molto forte sotto l’aspetto qualitativo, ma altrettanto debole sotto quello commerciale.

Lo dimostra anche il fatto che, dal 2002 al 2012, la quantità di vino imbottigliato con le nostre Doc è sceso dal 60 al 40 per cento, ‘travasata’ sostanzialmente nelle Igt, soprattutto in quella ‘Delle Venezie’, per altro imbottigliata da aziende venete che acquistano cisterne di prodotto dalla nostra regione.

“La discesa è continuata anche nelle ultime vendemmie – spiega il direttore della società friulana di certificazione Ceviq, Michele Bertolami – tanto che oggi si stima che solo il 35% del vino friulano sia venduto come Doc, ma se consideriamo anche la presenza sempre più forte del Prosecco, possiamo dire che il 20% del nostro vino viene etichettato con il nome Friuli”.

Come si vede, quindi, siamo commercialmente deboli, però facciamo ‘sopra la media’ uno dei vini più venduti al mondo: il Pinot grigio, appunto. Attualmente, dei 21mila ettari coltivati a vigna in Friuli Venezia Giulia, ben 6mila hanno impiantato questo vitigno.
Il progetto riguarda la Doc Venezia o, si sta ancora ragionando, ‘delle Venezie’.

L’idea sarebbe quella di estendere la zona di produzione, limitatamente al Pinot, non solo a tutto il Veneto, ma anche al Trentino e al Friuli Venezia Giulia. Parallelamente, si introdurrebbe anche il suo contingentamento, esattamente come è già stato fatto con il Prosecco.

Con questa ricetta, si punta a riqualificare con una Doc ‘forte’ il vino attualmente imbottigliato Igt. E poi, il nome ‘Venezia’ lo conoscono in tutto il mondo.

“L’obiettivo di riqualificarlo in una tipologia a Denominazione di Origine è auspicabile – commenta Bertolami – comprendo anche la necessità di garantirsi un mercato considerato importante per la redditività di molte aziende, però il valore aggiunto rischia di sfuggire ai produttori friulani. Inoltre, questo progetto potrebbe confliggere con quello nostro per la Doc Friuli”.

Quest’ultima, superata la trafila burocratica, dovrebbe vedere la luce alla fine del 2015, mentre la procedura di inclusione della nostra regione nella Doc Venezia è, invece, molto più breve. Se entrambe arriveranno al traguardo, c’è il rischio concreto che proprio la Doc Friuli, dal nome indubbiamente meno evocativo all’estero, perda appeal tra i produttori.

“Sono i veneti che ci soprafanno o siamo noi friulani che non sappiamo difendere i nostri interessi?”, pone la domanda Pietro Biscontin, presidente del Consorzio delle Doc della nostra regione. In verità i veneti stanno sì correndo sul progetto Pinot grigio, ma anche attendono che proprio dal Friuli istituzioni e organizzazioni imprenditoriali dicano la loro.

“Non è sufficiente avere un buon prodotto se, poi, gran parte viene imbottigliato come Igt – continua Biscontin – questo è un problema comune alle tre regioni e allora è opportuno trovare una soluzione comune. Una Doc sovraregionale, facendo tesoro dell’esperienza fatta fino a ora col Prosecco, che non confligge con il nostro progetto di Doc Friuli, ci consentirà di migliorare i controlli sulla qualità e meglio promuovere il prodotto nel mondo”.

www.ilfriuli.it – 27/12/2014

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