Martini & vino, il successo è una questione di famiglia
La cantina ha toccato il milione di fatturato (+5%) e produce 280 mila bottiglie Vi lavorano Gabriel, la moglie Johanna e i figli Maren e Lukas più 3 dipendenti
Piccola, a gestione familiare, ma anche pluripremiata (L’Espresso, Gambero rosso, Duemilavini, Veronelli) e in costante crescita. Stiamo parlando dell’azienda vitivinicola di Cornaiano Martini & Figli, che oltre a non risentire degli effetti della crisi ha deciso di investire almeno mezzo milione di euro nel 2013 per ampliare la cantina di via Lamm. A gestire l’azienda, oltre al capofamiglia Gabriel, sono la moglie Johanna e i figli Lukas (ex giocatore di hockey che si occupa della produzione, dalla vigna all’imbottigliamento) e la figlia Maren, che segue la contabilità. Oltre a loro ci sono due dipendenti fissi in cantina e una segretaria. Un team ridotto all’osso ma affiatato
Partiamo dall’inizio. Quando ha fondato l’azienda di famiglia?
«Nel 1979. Prima ho lavorato a Lana in un’azienda che faceva distillati e poi per 6 anni sono stato l’enologo della cantina di Gries».
Ma lei dove si è formato?
«All’Istituto agrario di San Michele all’Adige. Sono nel settore da 37 anni. Adesso che della produzione si occupa mio figlio Lukas ho dirottato le mie energie sulle vendite e sulla parte finanziaria».
La parte femminile dell’azienda è rappresentata invece da moglie e figlia. Cosa fanno di preciso?
«Mia moglie spazia dal lavoro di segreteria a quello di contabilità. Mia figlia Maren, oltre a seguire la contabilità, consiglia i clienti per l’acquisto dei vini al telefono, su internet e di persona in negozio».
Quante bottiglie riuscite a produrre in un anno?
«Circa 280 mila».
Oltre ai tanti vini premiati quali sono i più redditizi?
«Il Pinot bianco e il Sauvignon Palladium ma anche il Lagrein Maturum. Sul mercato italiano ci dà sempre grandi soddisfazioni anche il Gewürztraminer».
Qual è la quota di export?
«Siamo attorno al 30%».
Ciò significa che si riescono a fare buoni affari in tempo di crisi anche in Italia?
«Sì, certo. Lavoriamo bene soprattutto in Piemonte, Lombardia, Marche, Toscana e Lazio».
I pagamenti sono regolari?
«Diciamo che dalle parti di Roma ci mettono un po’ di più che altrove».
Centoventi giorni?
«In diversi casi anche di più. Ma pagano e apprezzano il nostro vino come pochi altri».
Il «Vineum», progetto che mira a collegare le cantine di Cornaiano sotto terra, contribuirebbe a far aumentare il fatturato di aziende di nicchia come la sua?
«Forse, ma 10/12 milioni di euro per una singola iniziativa in tempi di spending review mi sembrano davvero tanti».
al nostro palato.