In Abruzzo la prima fontana di vino in Italia

L’idea è stata lanciata nel 2016 ma ultimamente se ne sta parlando sul web. Storie Instagram e contenuti raccontano qualcosa di magico, quasi rituale: la Cantina Dora Sarchese di Ortona, in Abruzzo, che accoglie i propri visitatori con una fontana da cui sgorga vino rosso Montepulciano.

La fontana, è una sorta di monumento al vino d’Abruzzo. Precisamente si trova a Villa Caldari, una frazione di Ortona che è in provincia di Chieti. Ma le sue radici sono lontane dall’Italia.

L’idea della realizzazione nasce sì da Dina Cespa e Luigi Narcisi, ortonesi doc promotori del Cammino di San Tommaso. Ma pare che la coppia, appassionata di percorsi di tutto il mondo sia stata ispirata a un qualcosa di simile visto in Spagna.

Dove? Lungo il Cammino di Santiago, precisamente, a Estella, in Navarra, avevano visitato infatti una cantina che aveva istallato una fontana di vino. Sembra fosse la prima al mondo.

Il passo successivo è stato chiedere a Nicola D’Auria, della Cantina Dora Sarchese, di realizzare la fontana del vino proprio in Abruzzo, lungo il percorso che collega Roma con Ortona. Il progetto è stato accolto subito con grande entusiasmo.

L’opera, così, è stata affidata all’architetto Rocco Valentini che l’ha realizzata utilizzando una botte molto antica da 50 ettolitri. Ha spiegato D’Auria, che per la fontana sono stati utilizzati materiali di recupero.

L’idea dietro l’opera è che le persone entrino all’interno per prendere il vino, che proviene da un serbatoio interrato da tremila litri. Chiunque può servirsi gratuitamente con un bicchiere o un calice. Oggi la fontana è una vera e propria attrazione turistica ed è l’occasione per visitare Ortona e la  Costa dei Trabocchi. Terra che offre numerose attrattive, oltre a diverse soluzioni per l’enoturismo.

https://www.innaturale.com – 14/04/2023

Le donne sempre più protagoniste del mondo del vino

Gran Gala delle Donne del Vino, il tradizionale appuntamento che chiude ufficialmente il Vinitaly, si rinnova ogni anno a Palazzo della Gran Guardia nell’ultimo giorno di fiera.

L’associazione delle donne del vino, in collaborazione con Veronafiere ha concluso i giorni di Vinitaly con la serata di Gala che ha visto la partecipazione di oltre 200 invitati con la degustazione di più di 100 etichette e i prodotti tipici di tutte le regioni d’Italia.

https://tgverona.telenuovo.it/attualita/2023/04/le-donne-sempre-piu-protagoniste-del-mondo-del-vino-ieri-gran-gala-finale-di-vinitaly-video

Vino, Tobiassen (importatori USA): i produttori parlino in modo diretto e empatico

“Il vino italiano negli Usa non deve indugiare su dettagli del prodotto o delle denominazioni, ma parlare ai consumatori in modo più diretto, empatico: deve saper anticipare l’experience”.  Lo ha detto a Vinitaly il presidente degli importatori wine & beverage USA (Nabi), Robert Tobiassen, protagonista del question time organizzato da Unione italiana vini in collaborazione con Veronafiere per approfondire gli ultimi trend di mercato nel primo mercato della domanda enologica made in Italy.

“È importante non solo utilizzare un linguaggio immediato, ma anche trovare i giusti canali di dialogo con il grande pubblico; penso al Super Bowl o alle partite di basket per i nuovi formati. Nel presentarsi al pubblico americano il produttore italiano deve soprattutto saper identificare il valore aggiunto del suo prodotto in termini di piacere e gusto: qual è l’enhancement, l’arricchimento che il calice del suo vino dà all’esperienza”. Un approccio più sensuale che culturale, quindi, che va oltre la profilazione dei consumatori e lo sviluppo di un’awareness sull’offerta italiana.

Quello del vino, ha spiegato poi Tobiassen ai produttori coinvolti nel dibattito, è un mercato diverso dagli altri prodotti, fortemente connotato culturalmente e legato per questo alla normativa statale piuttosto che federale. Si tratta di un sistema che rende quindi complicato anche il direct to customer per i prodotti stranieri, rendendo di fatto la filiera italiana dipendente dagli importatori.

Secondo l’Osservatorio del vino Uiv sono profondamente cambiate le abitudini al consumo delle tipologie di prodotti italiani: il segmento sparkling (34% l’incidenza sui consumi) ha infatti superato i vini rossi (28%) e ora tallona i bianchi fermi (36%) con una quota di mercato quadruplicata. Ancora nanoshare per i rosé (2%).

https://horecanews.it – 05/04/2023

Tappo a vite o di sughero quale mantiene la qualità del vino intatta

Amanti del vino, questo articolo è per voi: è meglio il tappo a vite o di sughero? Quale dei due mantiene intatta la qualità del vino? Solitamente il tappo a vite gode di una pessima reputazione, ma è davvero un tappo da evitare in tutti i casi? Scopriamolo insieme, dando la parola agli esperti sommelier.

Il tappo di sughero è la tradizione, è la prima scelta da sempre e forse continuerà ad essere così. Questo piccolo pezzo ricavato dalla corteccia della quercia è davvero in grado di preservare la qualità del vino contenuto nella bottiglia?

Vi siete mai chiesti perché viene scelta proprio la corteccia della quercia per fare i tappi di sughero? La risposta è semplice: questo tappo non risente dello scorrere del tempo, rimane intatto, identico e perfetto a differenza di tappi realizzati in altri tipi di materiali. Inoltre è resistente al fuoco e all’acqua e consente al vino di invecchiare bene. Il sughero garantisce comunque al vino la possibilità di respirare, ma senza eccessi.

Il tappo di sughero per gli intenditori di vino non è un “semplice tappo”, ma rientra all’interno di un rituale cerimoniale di apertura della bottiglia. I puristi amano questo materiale naturale, ma sono sedotti soprattutto dal rumore al momento dell’apertura della bottiglia.

Pochi sanno inoltre che le foreste di sughero fermano l’avanzare della desertificazione Leggi il resto di questo articolo »

L’arte del vino bianco di Lomellina

Per completare il ricco panorama enologico di una regione di grande vocazione come il Piemonte, è necessaria una visita ai dintorni di Alessandria. Qui, oltre a riscoprire una bella – e ingiustamente misconosciuta – zona della Penisola, si può familiarizzare con il concetto che, oltre a rossi apprezzati in tutto il mondo, la Regione pedemontana regala bianchi di valore assoluto. Un esempio per tutti è proprio il Gavi.

Prodotto da uve Cortese, semplificando si potrebbe dire che il Gavi è tutto quello che il Barolo non è, mentre in realtà si tratta di ideali compagni di squadra. La famiglia Broglia è qui, a Lomellina di Gavi, fin dal 1972, ovvero da quando l’imprenditore tessile Bruno acquistò questi 100 ettari, di cui 65 vitati, dal Conte Edilio Raggio. La Meirana, poi, sviluppata grazie al lavoro di Piero (ex parlamentare della XII legislatura) e del fratello Paolo, che nonostante si sia occupato dell’attività tessile di famiglia ha sempre seguito le sorti dell’azienda vinicola, è tuttora la proprietà accorpata di maggiore estensione della zona. Ottima esposizione, marne calcaree, 350 metri di altitudine.

Una piattaforma ideale per la produzione di qualità. Ora, arrivati alla terza generazione, al timone ci sono Roberto e Filippo, figli di Piero, e Bruno, figlio di Paolo, che hanno consolidato la visione iniziale. Nel solco della territorialità: vini puliti, vinificati il più linearmente possibile, ad evidenziare la qualità della materia prima. Con un pallino, quello di esplorarne i confini in termini di longevità ed espressione, forse l’unica maniera per avvicinarsi al grande mistero della pianta meravigliosa che è la vite. Conferma sono l’iconico Gavi DOCG Vecchia Annata, più di 100 mesi sui lieviti, albicocca, fiori di acacia, tocchi di frutta secca tostata al naso, salmastro-fruttato alla beva, e il Metodo Classico Broglia Blanc de Blancs, olfazione di cedro, timo citrino e biancospino, al palato teso, succoso-sapido, con ritorno agrumato-officinale.

https://espresso.repubblica.it – 27/03/2023

Vino, tra sostenibilità e biodiversità

Buono, pulito e giusto. È molto più che uno slogan. Dal cibo al vino, è la filosofia slow, che ha conquistato il mondo per opera di Carlo Petrini, l’aedo che dagli Anni Ottanta ha messo al centro dello sviluppo agricolo la biodiversità, l’equilibrio, il mondo contadino. Tanto amato quanto a volte scansato, Petrini ha conquistato persino Papa Francesco, col quale ha condiviso idee, siglando l’introduzione all’Enciclica Laudato Si’ e trasportando nel volume “TerraFutura” i dialoghi che Petrini ha avuto con Papa Bergoglio.

Nei giorni scorsi si è conclusa a Bologna Slow Wine, rassegna dedicata al mondo del vino appunto “Buono, pulito e giusto”, un modello che sempre più sta intercettando un modo di vivere e di consumare più attento e sostenibile, a tutte le latitudini.

È il caso, abbastanza curioso, dei maialini assoldati per mantenere pulita l’interfila sotto i vigneti. Una variante alle pecore e all’utilizzo del cavallo per le lavorazioni soffici.
Non vuole essere un elogio del passato, un ritorno al mondo rurale manuale dove la fatica si mescolava alla scarsa speranza di uscire da una spirale di povertà. Oggi vi sono tutti i segnali per poter coniugare la sostenibilità, anche ambientale, in chiave moderna.

Una prima risposta deve essere data all’impiego dei mezzi tecnici. Scegliere di abolirli non deve essere un obbligo, Leggi il resto di questo articolo »

Oltre 200 Dop del vino contro la riforma al vaglio dell’Ue sulla protezione dei brevetti

Non c’è solo la questione sulle etichette a tenere banco nella politica del vino europea. In queste ore infatti sta circolando una lettera nei palazzi di Strasburgo del Parlamento europeo e nelle sedi di alcuni ministeri romani, in cui oltre duecento denominazioni europee del vino, hanno espresso un parere contrario al ruolo forte ufficio brevetti e a stralcio norme da Pac. Un secco no a un ruolo forte dell’Agenzia Ue per la protezione dei brevetti (Euipo) sulle Dop e allo stralcio di parte delle norme sui vini a indicazione di origine dalla Pac. La presa di posizione sulla riforma Ue delle norme Dop e Igp vede in campo oltre denominazioni tra cui Franciacorta, Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, Istituto Marchigiano Tutela Vini, Consorzio Castel del Monte, Vino Nobile di Montepulciano.

Sono due i temi caldi indicati nella proposta di riforma della politica delle Ig, che indica i prodotti a indicazione geografica, una minaccia esistenziale per le denominazioni in questione, si legge testualmente nella lettera. La Commissione europea vuole dare un ruolo di primo piano all’Euipo nella gestione dei disciplinari Dop. Per i produttori di vino, il ruolo dell’Agenzia dovrebbe essere limitato alla gestione del registro delle Dop e di un sistema di allerta contro le contraffazioni online. La paura è che con lo spostamento di alcune delle norme sulle Dop e Igp vino dalla Pac alla riforma in preparazione a livello Ue, “non saremo più in grado di riformare la politica vitivinicola delle indicazioni geografiche unitamente alla Pac” e la parte delle istituzioni Ue con competenze agricole, “perderà la capacità di definire le politiche” delle Dop e Igp del vino.

https://www.ansa.it – 11/03/2023

Lo sapevi che puoi fare il bagno nel vino? Perchè è consigliato farlo

Nell’antichità era molto praticato, oggi nessuno si sogna di fare il bagno del vino. Secondo gli esperti però farlo arreca al corpo tantissimi benefici. Ecco perché dovreste cominciare a farlo almeno una volta al mese.

Chi ama avere una bella pelle, curata e pulita da anti-estetiche macchie, dovrebbe ricorrere alla vinoterapia. Il vino, infatti, non è solo buono da bere ma anche da usare come antiossidante, tonificante e detossificante. L’uva può apportare al vostro corpo più benefici di quanti ne immaginate.

Ad oggi non tutti sanno cos’è la wine therapy  e perché, secondo degli esperti del benessere, fare il bagno nel vino risulta un trattamento di cui non dovremmo fare a meno.  Nel mondo moderno tutti vogliono curarsi e risultare belli fuori, preoccupandosi un po’ meno di come sono dentro però. Il trattamento con il vino ha diverse caratteristiche positive per il nostro corpo, curandolo dall’interno.

La vinoterapia sfrutta in tutto e per tutto le proprietà ma anche i principi attivi dell’uva. Con le sue caratteristiche, il vino è un ottimo bioattivatore estetico, Leggi il resto di questo articolo »

Il vino è nato 11mila anni fa, la sua origine è scritta nel Dna

L’origine dell’uva e quella del vino, che finora sono state un mistero finora irrisolto, risalgono a 11mila anni fa, grazie a due eventi di domesticazione separati geograficamente da più di 1.000 chilometri ma simili nel risultato, avvenuti in Asia occidentale e nella regione del Caucaso.
Lo ha ricostruito la più vasta analisi genetica mai condotta, che ha esaminato oltre 3mila campioni di varietà di vite provenienti anche da collezioni private e da esemplari mai documentati.

Lo studio è pubblicato sulla rivista Science, conquistando anche la copertina, dal gruppo internazionale guidato da Università agraria cinese dello Yunnan, Laboratorio statale di genomica agraria di Shenzhen e Accademia Cinese delle Scienze di Pechino, con la collaborazione italiana delle Università di Milano, Milano-Bicocca e Mediterranea di Reggio Calabria, del Centro nazionale per la biodiversità (Nbfc) di Palermo e del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

Anche se l’uva e il vino rivestono un ruolo di primo piano dal punto di vista culturale, è stato finora difficile confermare il momento e il luogo esatti della loro origine, principalmente a causa di analisi genetiche che hanno riguardato soltanto poche varietà. Le principali ipotesi sostenevano che la coltivazione della vite da vino (Vitis vinifera) fosse nata da un’unica domesticazione della varietà selvatica (Vitis sylvestris), avvenuta in Asia occidentale prima dell’avvento dell’agricoltura e che le varietà di uva da tavola fossero arrivate solo molto più tardi. Leggi il resto di questo articolo »

Questa sera pizza ma cosa è meglio bere?

Quando si ordina una pizza è quasi impossibile anche solo pensare di accompagnarla con l’acqua e, a meno che siate astemi, potete scegliere tra la birra o il vino. Ma cosa sarebbe meglio scegliere tra i due? La risposta giusta esiste e a condividerla sono i nutrizionisti stessi. E voi cosa preferite?

Diciamoci la verità quando prendiamo una pizza quasi sicuramente decidiamo di accompagnarla con una birra fresca. L’accostamento sembra perfetto, ma siamo sicuri che sia davvero così? Con che cosa sarebbe preferibile, secondo i nutrizionisti, accompagnare il piatto preferito dagli italiani?

La risposta giusta, quindi, è il vino sarebbe infatti questo tra le due alternative proposte sopra quella più appropriata alla pizza e la motivazione ha a che fare con valori nutrizionali e la loro composizione.

Birra e pizza sono entrambi fonte di carboidrati e di lievito. E due prodotti ricchi di lievito se consumati insieme possono provare flatulenza e gonfiore intestinale. Da questo punto di vista, invece, il vino è diverso e c’è maggiore possibilità di abbinamento.

Non resta che vedere quale vino sia migliore scegliere in base alla pizza che abbiamo; la scelta prima di tutto deve essere fatta in base anche agli ingredienti che ritroviamo sulla pizza stessa.

Se, per esempio, abbiamo scelto una margherita l’acidità del pomodoro sarà la nota a prevalere e per questo il vino da scegliere dovrebbe essere poco acido, con un basso volume alcolico e anche poco tannico. Vanno, quindi, bene un Lambrusco o un Pinot Grigio.

Se optiamo per una pizza capricciosa allora un vino rosato; la pizza 4 formaggi chiama invece bollicine come uno spumante extra dry.

https://www.checucino.it – 25/02/2023