Mangiare vino e formaggio fa bene?
Abbinare formaggio e vino richiede una certa abilità perché ogni singolo prodotto, che sia fresco o stagionato, che abbia un sapore più forte o più delicato, ha le sue peculiarità e caratteristiche. In generale più il formaggio ha struttura più il vino deve essere corposo, insomma deve essere in grado non solo di esaltarne il sapore ma anche bilanciarne il gusto.
Tra gli abbinamenti enogastronomici più famosi del mondo, quello del vino rosso e del formaggio ha certamente una posizione di rilievo. Basta pensare ai corsi, alle degustazioni, alle fiere, e alle manifestazioni ad essi dedicati, alle proposte di enoteche, cantine e ristoranti, fino all’immaginario romantico di una cena a lume di candela con tanto di calici di vino rosso e un vassoio di formaggi accompagnati da deliziose piccole marmellate, composte e miele. L’arte dell’abbinamento di vino e formaggio richiede studio, conoscenza approfondita delle materie ed esperienza. Va detto prima di tutto che la gamma di formaggi è vastissima e presenta caratteristiche gusto-olfattive diverse.
Ogni singola qualità di formaggio richiede quindi che il vino da associare venga accuratamente selezionato, così da esaltarne il sapore. Uno studio scientifico ha dimostrato che abbinare il formaggio e il vino fa bene alla salute del cervello. Leggi il resto di questo articolo »
Il vino Nobile di Montepulciano protagonista del mercato, già nel Medioevo
Oggi 7 bottiglie su 10 di vino Nobile di Montepulciano volano sui mercati di tutto il mondo, con un valore alla produzione stimato in 65 milioni di euro, e un valore complessivo, tra patrimonio immobiliare, vigneti e indotto sul territorio, che sfiora 1 miliardo di euro. Ma quel vino che il letterato (ed il medico più alto in grado alla Corte dei Medici, ndr) Francesco Redi definì “d’ogni vino il re” nel suo “Bacco in Toscana” del 1685, era protagonista del mercato del vino già nel Medioevo.
Come testimonia un raro contratto di mercatura del 17 ottobre 1350, conservato nel fondo Madonna de’ Ricci (crociferi) dell’Archivio di Stato di Firenze, ritrovato grazie alle attività di ricerca, promossa dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, guidato da Andrea Rossi e diretto da Paolo Solini. Che hanno portato al ritrovamento della registrazione notarile di una società di commercializzazione ed esportazione del vino prodotto nelle vigne di un esponente della famiglia signorile dei Del Pecora di Montepulciano, attraverso l’intervento del mercante Jacopo di Vanni di Santa Fiora.
La pergamena, una vera e propria rarità documentale sia per la datazione che per il contenuto, testimonia, come dice lo storico Repetti nel suo famoso Dizionario (Firenze, 1839) che il “vino squisito di Montepulciano, … s’inviasse all’estero da tempi assai remoti”, e fu scritta pochi anni dopo la redazione degli Statuti di Montepulciano del 1337 che normavano la produzione, la vendita e la fiscalità del prodotto enologico per il quale la città era già nota in quel profondo passato.
“Un ritrovamento che è avvenuto nei mesi scorsi, grazie al lavoro che stiamo facendo insieme alla Società Storica Poliziana per ricostruire la storia del vino a Montepulciano – spiega il presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Andrea Rossi – e che oggi abbiamo potuto presentare a tutto il mondo per dimostrare quanto la tradizione vinicola nel nostro territorio sia importante, fin da tempo remoto”.
Un pezzo di storia che porta al presente, per quella che è stata la prima Docg d’Italia nel 1980 (con il Consorzio che custodisce la prima fascetta Docg del vino italiano, la serie AA n° 000001), e che, da due anni, ha aggiunto la menzione obbligatoria “Toscana” in etichetta, per tutti i vini, raccontato nell’Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano, di scena oggi nella “perla del Rinascimento”.
https://winenews.it – 15/02/2023
Quella strana fossetta sul fondo delle bottiglie di vino…
Quella strana fossetta sul fondo delle bottiglie di vino, a cosa serve? Quando si parla di beni di consumo pregiati di solito si pone l’attenzione sul contenuto ma, nello specifico caso del vino, anche il contenitore ha la sua importanza. Una bottiglia di vino deve necessariamente seguire determinati parametri per conservare al meglio la pregiata bevanda.
In più, soprattutto nel caso di vini pregiati, deve rispettare anche criteri estetici e di design. Spesso la forma della bottiglia di vino viene influenzata da diktat della moda o da tradizioni antiche. Giusto per fare un esempio, le bottiglie di Bordeaux sono state modellate sulla bottiglia usata per il vino di Champagne.
Ma per quanto riguarda la tipica fossetta sul fondo di ogni bottiglia di vino, cosa possiamo dire?
La sua origine ha motivazioni pratiche. Inizialmente venne infatti realizzata dai soffiatori di vetro che costruivano le bottiglie con metodo artigianale. Un metodo che rendeva necessaria la fossetta per rendere stabile la bottiglia e che permettesse di poggiarla senza rischi. Oggi non è più così e la maggior parte delle bottiglie di vino vengono realizzate con metodo industriale, Ma allora, perché si è mantenuta nel tempo?
Le ragioni sono due, una più pratica e una dettata dalla passione per il vino. Scopriamole insieme!
Secondo la prima versione, forse la più pragmatica, la fossetta sul fondo delle bottiglie di vino si è mantenuta perché è in grado di raccogliere il sedimento che si forma in fase di invecchiamento. Riuscendo a farlo confluire sul fondo della bottiglia riduce la possibilità che finisca nel bicchiere mentre viene versato. In realtà nulla di tutto ciò è mai stato scientificamente provato ma, a quanto pare, il passaparola, è sufficiente per far mantenere la tradizionale forma.
Vi è poi una seconda versione che, in realtà, preveda che non servano versioni o spiegazioni di alcun tipo. Insomma, basta la storia secolare e la tradizione vinicola per far sì che si mantenga questa curiosa caratteristica. La cultura vinicola, in fondo, è fatta anche di antiche tradizioni e, anche se cerca costantemente di rinnovarsi guardando al futuro, non smetterà mai di discostarsi dal legame con la sua storia antica fatta di gesti ripetuti e legami con la natura.
https://www.flairplusultra.com – 13/02/2023
Se la Langa è così, trecento giovani per il mondo del vino
Saranno almeno trecento i giovani under 30 che affolleranno il teatro Sociale di Alba e l’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo per un’iniziativa voluta dal fondatore di Slow food Carlo Petrini, dal titolo Se la Langa è così.
Appassionati di enologia e nati nelle fortunate terre di Langa, Roero e Monferrato, i ragazzi sfideranno la cabala – la data prevista al Sociale è venerdì 17 febbraio – per conoscere, insieme a storici, attori e produttori, le tradizioni e le vicende del territorio in cui vivono. Il giorno successivo, sabato 18, dalle 10.30, all’Università di Pollenzo i ragazzi si confronteranno con un centinaio di vignaioli, attraverso tavoli tematici di assaggio e di racconto delle produzioni.
Non si tratterà di una degustazione, ma di un confronto a più voci su una terra benedetta, che i nostri giovani rischiano di non comprendere appieno, perché talvolta non ne conoscono la storia, fatta di grandi successi ma anche di immani sofferenze.
https://www.gazzettadalba.it 12/02/2023
Vicenza, il primo distributore automatico di carne italiano: inventiva o capriccio?
Si trova a Malo, in provincia di Vicenza, la prima macelleria dotata di distributore automatico che permette di vendere carne anche a negozio chiuso e riducendo quindi gli sprechi.
L’idea è di Antonio Adriani, che nel 1967 ha fondato con il fratello Santino la FAS di Schio, un’azienda nata con la costruzione, a mano, del primo prototipo di distributore automatico. La grande intuizione è dunque quella che qualsiasi cosa può essere venduta con la formula automatica.
Il caso pilota è quello della macelleria “La sartoria della carne”, negozio a gestione famigliare nel cuore di Malo (Vicenza), comune di circa 15mila abitanti che oggi può essere definito come la prima boutique della carne in Italia ad aver accolto la sfida del digitale nel settore dei prodotti freschi.
Un progetto sviluppato da FAS International avviato nel 2020, quando ha proposto a Denis Deganello di installare un distributore automatico refrigerato per la carne, da sfruttare come punto vendita 24 ore su 24, anche a negozio chiuso. Un progetto altamente innovativo per una realtà di provincia che ha sempre lavorato di passaparola e contatto con il cliente.
Legami e modi di fare comunità che teniamo a definire insostituibili e che speriamo non perderemo, ci permettiamo di aggiungere.
Intanto a Stone Ridge, nello stato di New York già dal 2018, Josh Applestone, macellaio dalla forte spinta innovativa, ha deciso di dotare la sua Applestone Meat Company di un distributore automatico di carne fresca aperto 24 ore su 24 tutti i giorni della settimana.
https://www.romait.it – 31/01/2023
Vino: Spagna, no a misure unilaterali su etichette
La questione dell’etichettatura degli alcolici va risolta all’interno dell’Ue, “ogni approccio unilaterale sinceramente non mi sembra adatto”.
Così il ministro spagnolo dell’agricoltura Luis Planas arrivando al Consiglio a Bruxelles.
“Dobbiamo preservare il mercato unico e questo vuol dire avere un approccio comune – ha detto Planas – abbiamo rispetto delle competenza degli Stati membri in materia di salute però qui stiamo regolamentando un prodotto alimentare riconosciuto dal Trattato di funzionamento dell’Ue, abbiamo chiesto alla Commissione di pronunciarsi su questo tema, so che c’è un gruppo di Stati membri che pensa a un ricorso al Wto, ma questo è un problema che dobbiamo risolvere in famiglia, all’interno dell’Ue e ogni approccio unilaterale sinceramente non mi sembra adatto”.
https://www.ansa.it – 30/01/2023
Il vino come “facilitatore” di relazioni umane: Eros e convivialità
Le riflessioni di Rosario Iannacchero, neurologo, e presidente Società Italiana Studio Stroke
“Il vino è uno strumento che stimola l’amicizia, il suo consumo moderato aiuta a relazionarsi, si dice “in vino veritas”, importante è non esagerare.
Il vino ha la sua storia, e per le malattie cardio e celebro vascolari in determinate condizioni può avere anche un ruolo protettivo e preventivo.
Dire categoricamente che non si deve mangiare questo o quello, o che non si deve bere, è un messaggio che non è corretto”.
https://winenews.it – 19/01/2023
Europa. No al teschio sulla bottiglia di vino si può accusare l’abuso, non l’uso
La campagna europea sugli alert sanitari in etichetta Francamente, non me l’aspettavo. Bruxelles ha dato l’ok agli alert sanitari sulle bottiglie di vino. Già non capisco che senso abbiano gli allarmi sui pacchetti di sigarette: tu sei lo Stato, hai messo nella Costituzione che il tuo compito è proteggere la salute dei tuoi cittadini, allora come puoi vendere, in regime di monopolio (cioè: tu vendi questo prodotto, ma impedisci che chiunque altro possa venderlo), un prodotto ma nel contempo decidi di contrassegnarlo con l’ammonimento che chi lo usa può ammalarsi e addirittura morire?
Il messaggio che trasmetti contraddice la ragione per cui esisti, perché con quel messaggio tu Stato dici: io fabbrico (ieri) o faccio fabbricare (oggi) e vendo questo prodotto altamente nocivo, dunque faccio del male a voi cittadini, ma con questo mercato ci guadagno, quindi faccio del bene a me. Perciò: morite ma datemi soldi. Ho sempre pensato, ma so che scriverlo è audace, che fabbricare e vendere sigarette sia incostituzionale. Lo Stato potrebbe (anzi, dovrebbe) essere condannato per questo. Credo d’averlo anche scritto. Ma non succede nulla. Una volta, quando prendeva piede l’informazione sui mali prodotti dal fumo, sui pacchetti di sigarette veniva stampigliato il teschio della morte, con la scritta: “Il fumo uccide”.
Per lo Stato era un problema economico: era enorme la somma che lo Stato ci rimetteva per le malattie polmonari e per le assenze dal lavoro. Il fumo, e lo dico da non-fumatore, era indicato come causa di molti malanni e di nessun beneficio, se non la rilassatezza che conferisce a chi ormai ne patisce la dipendenza. Ma per il vino non è così. Per il vino si può accusare l’abuso ma non l’uso. L’uso ha una tradizione trimillenaria e ha creato una cultura raffinata.
Ci sono i popoli del vino e i popoli della birra, e i popoli della birra considerano più raffinati i popoli del vino. “Volete qualcosa da bere?” chiede una sorella Buddenbrook al fratello che la va a trovare. “Sì, grazie” risponde quello. “Birra o vino?”. “Come volete voi”. “No no, come volete voi”. “ Vino, grazie”. “Davvero non volete birra?”. “Come volete voi”. “No no, come volete voi”. “Allora vino, grazie” risponde lui piccato. Thomas Mann mette questo dialogo nei Buddenbrook come esempio di rozzezza: tutti, anche quelli che bevono birra, sanno che il vino è più raffinato. Il vino è cultura: bevendo vino nei lirici greci si festeggiava la morte del tiranno. Col vino si concludono gli affari, e il mediatore offre un bicchiere al compratore e uno al venditore.
Nel vino si può sentire, io la sento, la composizione minerale delle colline che l’han prodotto. Sull’Amarone della Valpolicella sento il sole del lago di Garda. È come bere il sole. Perciò dico: sulla bottiglia mettiamo una foto delle colline che han nutrito le vigne, non un simbolo mortuario. Se poi all’estero vogliono boicottare i nostri vini perché loro non reggono il confronto, cerchino di migliorare.
https://www.avvenire.it – 17/01/2022
Vino: Lollobrigida, le bugie nuocciono gravemente alla salute
“Le bugie nuocciono gravemente alla salute e sosterremo in ogni modo non solo azioni di difesa rispetto all’aggressione di etichettature fasulle, ma faremo tutte le azioni promozionali per spiegare ad ogni livello quali sono i benefici della dieta mediterranea, nella sua complessità, e dei prodotti della nostra nazione”.
Così il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida a margine di un convegno sulla ‘minaccia’ del cibo sintetico organizzato da Coldiretti Brescia a Lonato del Garda.
La sfida, dice il ministro, è ulteriore spinta all’export contro modelli di consumo che non sono utili alla salute.
Secondo Lollobrigida, “dire che il vino nuoce gravemente alla salute significa negare l’evidenza.
Bere con moderazione – spiega – fa anche bene, e questo è un dato che ogni scienziato penso potrà affermare con serenità. Ogni eccesso fa male. Allora stigmatizzare la qualità di questo prodotto serve ad indirizzare il consumatore verso altri prodotti, magari quelli iperprocessati come le bevande ad alta presenza di zuccheri, la cui produzione è gestita da grandi multinazionali oppure, e questo è l’altro dubbio, ingenerare il convincimento che un bicchiere di vino a 13-14 gradi sia uguale a distillati a 60-70 gradi e difendere il loro modello di consumo e produzione dall’espansione degli acquisti del buon vino europeo, come quello italiano”.
“Contrasteremo il cibo sintetico in ogni modo, con ogni mezzo”, ha aggiunto Lollobrigida: “Il cibo è un rapporto tra uomo, terra, natura. Si tratta di un prodotto di qualità che dev’essere dato alle persone, che non sono solo consumatori. Tutti abbiamo il diritto di mangiare bene e il cibo sintetico non è buon ciboIl mini. Non ci convincerà mai nessuno che un prodotto iperprocessato possa essere utile alla salute dell’uomo e all’economia della nostra nazione”.
https://www.ansa.it – 13/01/2023
L’ultima follia Ue Etichette del vino come quelle delle sigarette
“Il vino nuoce gravemente alla salute”. Presto potremo leggere questa frase su apposite etichette applicate alle bottiglie di vino. Sì, sulla falsa riga di quelle usate per i pacchetti di sigarette. E’ l’ultima, assurda, iniziativa targata Ue.
I cosiddetti “alert sanitari in etichetta”, mettono così vino e birra sullo stesso piano del tabacco. Si tratta per l’esattezza di una normativa irlandese a cui Bruxelles ha dato il via libera, consentendo a Dublino di adottarla. Al momento, dunque, soltanto l’Irlanda dovrebbe equiparare tutti gli alcolici al tabacco, con specifiche etichettature del tipo: “Il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”.
Il semaforo verde dell’Unione europea è arrivato nonostante i pareri contrari dei principali produttori di vino: Italia, Francia e Spagna. Oltre ad altri sei Paesi membri che hanno bocciato la misura in questione. Peraltro la Commissione europea ha pure annunciato iniziative comuni sull’etichettatura degli alcolici per ridurre il “consumo dannoso” di alcolici, tra cui anche dichiarazioni nutrizionali e avvertenze per la salute.
Sull’autorizzazione Ue concessa all’Irlanda, è durissima la presa di posizione di Coldiretti, che denuncia un vero e proprio “attacco diretto all’Italia, principale produttore ed esportatore mondiale (di vino) con oltre 14 miliardi di fatturato di cui più della metà all’estero”. Secondo Coldiretti si tratta infatti di un pericoloso precedente che potrebbe aprire le porte a una normativa che metterebbe a rischio una filiera che in Italia dal campo alla tavola “garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro”.
Per questo “è del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici – fa notare il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino, diventato in Italia l’emblema di uno stile di vita attento all’equilibrio psico-fisico, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol”. Di conseguenza, il giusto impegno Ue per tutelare la salute dei cittadini, secondo Coldiretti “non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”.
https://www.ilprimatonazionale.it – 11/01/2023