Unione italiana vini, ‘nuovo proibizionismo in Europa’
Quanto disposto ieri a Tel Aviv nel documento Oms, spiega l’Unione, “si discosta da quanto previsto dalla Global alcohol strategy approvata lo scorso maggio dalla stessa OMS e dalla votazione al Cancer plan da parte del Parlamento europeo che avevano rimarcato l’esigenza di focalizzare l’azione sul consumo dannoso di alcol. Il risultato emerso dal voto è una scure per il mondo del vino e l’inizio di una nuova ondata proibizionista per il settore”. “Le linee guida, accolte integralmente senza alcuna opposizione da parte delle delegazioni, anche quella italiana, – sottolinea Uiv – prevedono un contrasto al consumo tout court dell’alcol come priorità di azione, con un obiettivo di riduzione del 10% pro-capite entro il 2025. Tra le politiche che l’organizzazione proporrà ora ai Paesi interessati, l’aumento della tassazione, il divieto di pubblicità/promozione/marketing in qualsiasi forma, la diminuzione della disponibilità di bevande alcoliche, l’obbligo di health warning in etichetta e un nuovo approccio alla concertazione delle politiche che vedrebbe totalmente escluso il settore dal dibattito”.
https://www.ansa.it – 16/09/2022
Dopo la Slovenia, ora anche Cipro attacca l’aceto balsamico
In Europa non si fermano gli attacchi nei confronti delle Dop italiane. Dopo i tentativi della Croazia di insidiare la Doc del Prosecco, e dopo la sfida lanciata dalla Slovenia all’aceto balsamico di Modena, ora anche Cipro si aggiunge alla lista: così come fece un anno fa Lubiana, il 22 giugno scorso Nicosia ha notificato alla Commissione europea la legge che introduce la possibilità di chiamare “aceto balsamico” una miscela di aceto, mosto d’uva e zucchero prodotta dalle imprese locali.
Il Consorzio di tutela dell’aceto modenese, che ha appreso della notifica solo in questi giorni, è insorto: «È in atto un attacco inaudito da parte dei Paesi europei, che cercano di appropriarsi del nome e sfruttare il successo dell’originale prodotto modenese Igp conosciuto e consumato in tutto il mondo». Come nel caso della Slovenia, l’Italia può fare opposizione a Bruxelles.
Ma il tempo a disposizione è molto poco: i tre mesi per presentare le contromosse scadono il 22 settembre, troppo poco per poter preparare i documenti necessari. Proprio per questo il Consorzio di tutela ritiene di estrema gravità il fatto che il ministero dell’Agricoltura abbia comunicato soltanto il 7 di settembre quando avvenuto nelle sedi europee, Leggi il resto di questo articolo »
Attica, il vino della capitale Greca si reinventa
L’Attica è una delle regioni di maggiore tradizione vitivinicola dell’intera Grecia, un areale di prim’ordine in piena trasformazione che vanta non meno di 26 aziende vitivinicole e professionisti della gastronomia che hanno saputo crescere facendo squadra. La vicinanza del mare, la cui salsedine svolge un’ottima azione antiparassitaria per le viti, la continua ventilazione, i terreni perlopiù calcarei, la rendono particolarmente adatta alla viticoltura. Il vitigno principe della zona è il Savatianò, uva indigena a bacca bianca da millenni viene coltivata nella zona e con la quale si produce il tipico Retsina, vino bianco fermo a cui si aggiunge la resina del pino di Aleppo.
Il pieno sviluppo del suo potenziale qualitativo, la diversità dei terroir disponibili, il numero crescente di dinamiche aziende vinicole, stanno guidando il rinnovamento dell’Attica e dei vigneti della zona. Le nuove generazioni di vignaioli lavorano con uve autoctone e internazionali offrendo un’interessante gamma di stili. Si sperimenta la viticoltura moderna, si vinifica in vasi alternativi mantenendo sempre il focus su tradizioni di lunga data. Pet-Nats, vini a basso intervento e privi di solfiti, affinamenti sulle fecce fini, Leggi il resto di questo articolo »
Vino biologico, naturale e biodinamico: qual è la differenza tra i 3?
Il vino è una delle bevande più antiche e apprezzate al mondo. Già nei poemi omerici veniva fatta menzione di questa bevanda inebriante così come dei molti rituali ad essa legati come i culti a Dioniso, poi elaborati nella versione romana dei baccanali.
Iniziamo col dire che i vini biologici e quelli naturali sono gli unici a rispondere ad una chiara definizione impartita dal regolamento europeo. Crerchiamo di approndire la differenza fra i vini biologici, quelli naturali e quelli biodinamici.
Un vino organico (ovvero biologico) deve provenire da vigneti a certificato biologico, ovvero deve essere il frutto di una piantagione non trattata con sostanze chimiche come pesticidi, fertilizzanti o erbicidi. Gli unici composti utilizzabili sono lo zolfo e il solfato di rame.
I fertilizzanti anche devono essere biologici, non intaccare, cioè, il normale equilibrio dell’ecosistema e della biodiversità del terreno. I vini biologici presentano sull’etichetta una foglia su sfondo verde circondata da stelle, quelle dell’unione. Se il vino è spagnolo, la certificazione biologica sarà quella di un sole su un cielo blu, un terreno marrone e delle linee in diagonale di colore verde.
I vii biologici sono più espressivi nel gusto perchè derivati Leggi il resto di questo articolo »
Il vino affinato nella ceramica è stato premiato al Wine Festival di Merano
Il vino del futuro affonda le sue radici nel passato. Amphora Moris 2018 della Poderi di San Pietro si conquista il riconoscimento Gold al premio The WineHunter Award del Merano Wine Festival, uno degli appuntamenti enogastronomici che negli ultimi anni ha scalato le gerarchie dell’attenzione di cantine, esperti ed appassionati per la selezione di qualità messa in atto.
The WineHunter premia solo le etichette che raggiungono almeno 90 punti su 100, e l’Award Gold è riservato a chi si aggiudica dai 93 ai 95,99 punti della giuria di esperti. Sopra di quel riconoscimento, c’è solo l’Award Platinum. Per Amphora Moris, alla prima partecipazione, è un debutto con i fiocchi, che conferma la grande accoglienza di pubblico e critico per questa bottiglia particolare, un bianco da 14 gradi affinato 12 mesi in anfore di ceramica.
«Siamo molto soddisfatti di questo riconoscimento, il Merano Wine Festival è cresciuto tanto negli ultimi anni e si sta caratterizzando come un appuntamento di qualità – dicono dalla Poderi di San Pietro -. Con ogni probabilità saremo presenti a novembre al Festival, e intanto ci godiamo questo riconoscimento. Amphora Moris ci sta dando tante soddisfazioni, è un vino particolare, quasi un finto bianco, con la sua potenza e la sua gradazione, che ampliano la platea degli abbinamenti. Anche per questo sta entrando sempre più nelle carte dei vini di ristoranti di livello».
Con un rapporto qualità-prezzo molto interessante, Amphora Moris è prodotto da uve chardonnay e verdea in circa 2mila 500 bottiglie l’anno. È un vino potente e alcolico, 14 gradi circa, sapido in bocca e complesso. Anticamente, il vino stava in anfore di terracotta, ma oggi è preferito l’affinamento in ceramica perché ha un impatto neutro sul vino, mantenendo intatte tutte le caratteristiche organolettiche.
Per le sue caratteristiche è consigliato servirlo fresco a 6 gradi, ma non si disdice di servirlo a temperatura ambiente, e si sposa alla perfezione con formaggi semi-stagionati e di alpeggio, con piatti di pesce, anche elaborati, e persino con carni bianche. Attualmente è in commercio l’annata 2018, a breve entrerà a scaffale il 2019.
https://www.ilcittadino.it – 21/08/2022
Il sorprendente vino di Israele
Per quanto testimonianze scritte facciano risalire la presenza della viticultura e produzione di vino in Galilea a oltre 3000 anni fa, la viticultura moderna in Israele ha radici recenti. Fu il barone Edmond de Rothschild di origini ebraiche nel 1882 a fondare la cantina Carmel, finanziando iniziative vitivinicole in Terra Santa sperando che diventasse il cuore produttivo dei vini Kosher per gli ebrei di tutto il mondo.
Piantò due vitigni, il Chenin Blanc e il Carignan dando il via così alla nuova viticoltura israeliana. L’inizio non fu fortunato: il primo raccolto fu bruciato da un’ondata di caldo, poi arrivò la fillossera. Il successivo turbolento periodo storico non aiutò. Bisogna aspettare il 1983, un secolo dopo, quando un noto professore di enologia della California University, Cornelius Ough, fonda la Golan Heights Winery sulle alture del Golan, una delle zone più vocate del paese.
Notevoli i risultati enologici di questa azienda, la prima a puntare sulla qualità. Dalla fine degli anni ’80 si è registrato un proliferare di aziende, che vanno dalle più grandi certificate Kosher fino alle piccole wine boutique. Secondo i dati di Assovini 2021, attualmente si contano circa 300 aziende con vigneti che coprono circa 6.000 ettari. Per quasi quattro quinti sono dedicati a uve rosse. La produzione è dedicata al mercato interno, anche se un buon 15% è destinato all’esportazione.
Le varietà più diffuse sono Cabernet, Carignan e Merlot, che coprono il 50% della produzione. I territori vocati passano dal mare alle montagne, dalle valli fertili al deserto. Tra le aree più vocate, la Galilea, al nord del paese. Qui hanno sede alcune delle cantine migliori di Israele – tra cui appunto la Golan Heights Winery – che conta quattro sottozone, Alta e Bassa Galilea, Tabor e appunto Golan Heights.
L’area è caratterizzata da buoni rilievi, escursioni termiche tra il giorno e la notte e terreni drenati al punto giusto. Un territorio vario, in cui la vite viene coltivata tra i 400 e i 1200 metri s.l.m., con picchi fino a oltre 2000 metri di altezza, Leggi il resto di questo articolo »
Perchè si dice vendemmia?
La produzione del vino, quantomeno per gli amanti della bevanda, ha un fascino particolare. Uno dei passaggi cruciali del processo è senza ombra di dubbio la vendemmia, vale a dire la raccolta dell’uva destinata a essere trasformata in rossi, bianchi, rosé, spumanti e via dicendo. Tempi e sistemi di raccolta variano di zona in zona, anche se in Italia, così come nel resto dell’emisfero Nord del pianeta, l’attività si svolge nel periodo compreso tra luglio e novembre. Ma perché si dice “vendemmia” e “vendemmiare”? Qual è il significato di queste parole? Scopriamolo…
Fare la vendemmia, periodo di vendemmia, vendemmia tardiva. Le espressioni che contengono la parola con cui ci si riferisce all’operazione di prelievo dei grappoli d’uva dalle viti per la produzione del vino sono tantissime. Anche per questo di sicuro a qualche curioso è capitato di interrogarsi sul significato di questo termine, soprattutto se la zona in cui si abita non è a vocazione vitivinicola e quindi, per un motivo o l’altro, non si è contatto con la cultura del vino.
La parola “vendemmia” deriva dal latino vīndēmia e dal tardo latino vĭndēmia, e sua volta è il risultato dell’unione del sostantivo vīnum (vino) con il verbo demĕre (levare). Insomma, una perfetta sintesi dell’attività che indica e alla quale veniva attribuita una grande importanza nell’Antica Roma.
Gli antichi romani, infatti, ogni 19 agosto celebravano la cosiddetta “Vinalia Rustica”, una festa in onore di Giove che dava ritualmente inizio alla vendemmia. L’uva veniva raccolta a mano con l’aiuto di utensili simili a coltelli, depositata in piccoli contenitori e poi gettata nelle “lacus vinaria”, vere e proprie vasche nelle quali veniva pigiata.
Nel periodo della “Vinalia Rustica” tutte le attività venivano sospese, in modo tale che tutta la famiglia o la cerchia famigliare potesse riunirsi e dedicarsi esclusivamente al lavoro nelle vigne. È da qui che deriva il carattere sociale e conviviale della vendemmia. L’attività era qualcosa che univa, un’occasione per festeggiare e passare del tempo insieme.
Questo spirito sacrale è stato tramandato nel tempo. Tanto che spesso il momento della vendemmia è stato associato alla celebrazione dedicate a diversi santi che venivano ringraziati per l’uva prodotta. La ritualità dell’attività si è un po’ persa a partire dalla metà del ‘900, complice la meccanizzazione delle operazioni in nome della produttività. Tuttavia, si possono trovare ancora in alcune zone d’Italia realtà e aziende che conservano le usanze del passato e interpretano la vendemmia come rito collettivo e di festa.
https://www.innaturale.com – 01/08/2022
La Coldiretti avvia ufficialmente la vendemmia 2022: che vino dobbiamo aspettarci?
Al via con almeno sette giorni di anticipo rispetto allo scorso anno la vendemmia 2022 in Italia con la siccità e il caldo oltre i 40 gradi che hanno tagliato la produzione del 10% a livello nazionale con i vigneti messi a dura prova anche da nottate con afa e temperature minime sempre molto alte che non hanno permesso ai grappoli di prendere un po’ di “respiro” climatico con il tradizionale sbalzo termico. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in occasione dell’avvio della vendemmia in Italia.
La produzione italiana quest’anno – sottolinea la Coldiretti – si stima in calo del 10% a livello nazionale per un quantitativo intorno ai 45,5 milioni di ettolitri ma molto dipenderà sia dall’evoluzione delle temperature che influiscono sulla maturazione sia dall’assenza di nubifragi e grandinate che hanno un impatto devastante sui vigneti e sulle quantità prodotte. In Italia si attende comunque una annata di buona/ottima qualità anche se l’andamento della raccolta sarà influenzato molto dal resto del mese di agosto e da quello di settembre per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo.
Nonostante il calo a livello nazionale l’Italia – precisa la Coldiretti – è il primo produttore mondiale di vino mentre per il secondo posto si prospetta una sfida tra Francia e Spagna paesi che hanno subito entrambi i danni causati dalla siccità e dagli incendi. Da nord a sud della Penisola la raccolta parte tradizionalmente con le uve da spumanti Pinot e Chardonnay Leggi il resto di questo articolo »
Le Donne del Vino, l’unione è sinonimo di forza
La storia del vino al femminile è ricca di esempi virtuosi, che caratterizzano tanto il passato, quanto il nostro presente. Basta guardare al mondo dello Champagne, per capire quanto le donne siano state fondamentali nella storia dei grandi vini.
Sono molte, infatti, le Maison prestigiose guidate da donne brillanti ed energiche, in un momento storico in cui il vino e la sua produzione risultavano ancora preclusi all’universo femminile. Un nome su tutti, quello di Madame Clicquot. Rimasta vedova, nel 1805 all’età di 27 anni, passerà alla storia come la Grande Dame dello Champagne. Tutti conosciamo, poi, l’esprit di Lily Bollinger e l’intraprendenza di J.A. Louise Mélin, vedova Pomméry, che nel 1874 con l’invenzione del brut, contribuirà ad influenzare, in modo definitivo, le sorti e lo stile produttivo della più nota tra le bollicine.
Nonostante la storia attribuisca un ruolo importante alla componente femminile, sotto l’aspetto produttivo e culturale, quello che non sappiamo, forse, è che negli ultimi anni le donne sono entrate sempre più numerose nelle cantine di tutto il mondo vinicolo, raggiungendo le qualifiche più alte, ideando nuovi trend e creando nuovi network. Crescono le donne iscritte nelle facoltà di agraria, viticultura ed enologia e aumentano le donne che partecipano ai corsi da sommelier e WSET, dove ormai rappresentano più del 40% degli iscritti. In Italia non manca una fitta schiera di personalità, che sono manifesto di grande affermazione e successo professionale: Camilla Lunelli, Raffaella Bologna, Marilisa e Silvia Allegrini, Stefania Pepe, Elena Walch, Giannola Nonino, Marina Cvetic, solo per citarne alcune. Leggi il resto di questo articolo »
Le Donne del Vino: il nettare di Dioniso è sempre più “rosa”
L’Associazione Nazionale Le Donne del Vino, nata nel 1988, è la più grande la mondo contando quasi mille socie tra sommelier, produttrici, ristoratrici, giornaliste, enotecarie ed esperte di settore in tutta Italia. L’obiettivo è diffondere la cultura e la conoscenza del vino attraverso la formazione e la valorizzazione del ruolo della donna nel settore vitivinicolo.
Per una maggiore capillarità è organizzata per delegazioni regionali. Ed è in questo contesto che la delegazione Umbria, forte delle numerose figure femminili di successo coinvolte nel settore, si sta rilanciando in questi giorni con un programma già ben variegato cha spazia dalla formazione allo scambio con altre delegazioni, da una carta dei vini dedicata a degustazioni tematiche e campagne social che possano dare visibilità a ciascuna socia e relative attività.
La kermesse regionale organizzata da Umbria Wine Club, e più specificamente la tappa spoletina, si presenta come occasione ideale di presentazione pubblica della delegazione regionale: Le Donne del Vino – Umbria. La prima tappa della Kermesse che vede, dunque, le Donne del Vino direttamente coinvolte, si terrà a Spoleto dal 15 al 17 luglio con un programma ricco di incontri e momenti di scambio.
Diverse socie della delegazione regionale interverranno ufficialmente sia in Conferenza Stampa, prevista per il giorno 15 luglio alle ore 18:00, sia in occasione dell’Osservatorio tematico programmato per sabato 16 alle ore 10:00. Un’occasione per condividere i dati e soprattutto lo spirito dell’Associazione e fornire informazioni per chiunque fosse interessato a scoprire di più.
Non solo, durante la tre giorni sarà previsto un presidio dedicato Le Donne del Vino – Delegazione Umbria – per informazioni sull’associazione e come iscriversi.
https://www.umbriaecultura.it – 08/07/2022