Sforzato della Valtellina
Zona di produzione e storia
Zona di produzione: in sponda orografica destra del fiume Adda tutti i terreni in pendio ubicati tra il tracciato della s.s. n. 38 ed una quota di livello di metri 700 s.l.m. dal comune di Ardenno al comune di Tirano, inclusi; in territorio del comune di Piateda e Ponte in Valtellina i pendii vitati si spingono al di là della s.s. n. 38 fino al fiume Adda; in sponda orografica sinistra in comune di Villa di Tirano frazione Stazzona e in comune di Albosaggia i terreni in pendio compresi tra il fiume Adda e una quota di livello di metri 600 s.l.m.
La terra di origine corrisponde al corso superiore della Valle dell’Adda; il paesaggio è contraddistinto dalla presenza di imponenti montagne scoscese, percorse da terrazzamenti sopra i quali prosperano i vitigni.
Si pensa che furono i liguri i primi a cominciare l’imponente lavoro di terrazzamento che ha reso sfruttabili terreni ottimamente esposti. Storicamente erano coltivati vitigni autoctoni, ai quali, nel corso del Medioevo o in età napoleonica, si affiancò il nebbiolo, denominato localmente chiavennasca. Nelle zone più settentrionali della Lombardia i vigneti superano spesso gli 800 m di altitudine, ma la felice esposizione consente loro di godere di una temperatura paragonabile a quella di microclimi di zone poste ad altitudine più moderate e collocate più a sud. A influenzare il clima sono soprattutto i sistemi montuosi che proteggono la zona dai venti freddi del nord e da quelli umidi del sud; è anche importante l’azione svolta dalla Breva, un venticello che in primavera e in estate si leva dal Lago di Como e risale l’Adda facendo affluire aria tiepida che favorisce l’impollinazione primaverile e mantiene asciutti i grappoli e terreni.
Vitigni – Grado alcolometrico minimo – Invecchiamento e qualifiche
Vitigni: il vitigno principale è il Nebbiolo (localmente Chiavennasca), completato per un massimo del 10% da vitigni autoctoni (pignola, tossola, prugnola), pinot nero, merlot.
Lo Sforzato si produce da una parte delle uve destinate alla produzione dei Valtellina Superiore, selezionate nelle annate migliori, quando cioè dispongono di un elevato grado zuccherino. I grappoli, che devono avere una resa massima di 120 q/ha, a maturazione raggiunta, ma anche per prevenire grandinate estive o nevicate anticipate, vengono raccolti manualmente, dato che le ripide montagne spesso non consentono l’accesso dei mezzi agricoli e, posti in apposite gerle, vengono trasportati tramite piccole funivie o su trenini monorotaia o spesso a spalla verso i punti di raccolta per poi essere inviati alle cantine. Vengono, quindi, esposti su graticci e lasciati appassire in modo da concentrare gli zuccheri; segue la pigiatura e la macerazione del mosto sulle bucce. Il vino ottenuto è lasciato invecchiare un anno a partire dal 1° gennaio successivo alla vendemmia.
- Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 14,00% vol.
- Acidità totale minima: 5,0 g/l.
- Estratto secco netto minimo: 27,0 g/l.
Invecchiamento e di affinamento: almeno venti mesi, dei quali almeno 12 in botti di legno.
Il periodo di invecchiamento e di affinamento sopra riportato decorre dal 1° aprile dell’anno successivo alla raccolta.
Caratteristiche organolettiche
E’ un vino di colore rosso vivo che può tendere al granata con l’invecchiamento.
Il sapore è asciutto, caldo, vellutato, con spiccata vena aromatica, dotato di salda struttura, profondo e pieno.
L’odore è sottile, persistente, caratteristico; può essere etereo con note di uve appassite e, in alcune produzioni, rivela netti sentori di prugna secca.
Abbinamenti e temperatura di servizio
Va servito alla temperatura di 18°C; accompagna portate a base di carni rosse o di selvaggina da pelo lungamente cotta in intingolo; le bottiglie più morbide e dotate di maggior residuo zuccherino possono essere servite con formaggi saporiti, intensi e lungamente stagionati. Alcuni preferiscono gustare vino da solo, senza accompagnamenti gastronomici, come vino da meditazione.